Complesso di Sant'Apollonia

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
(Reindirizzamento da Monastero di Sant'Apollonia)
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Complesso di Sant'Apollonia
Facciata
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneToscana
LocalitàFirenze
Coordinate43°46′41.18″N 11°15′24.6″E / 43.778106°N 11.256833°E43.778106; 11.256833
Religionecattolica di rito romano
Stile architettonicomanierista

Il complesso di Sant'Apollonia è un ex-complesso monastico del centro storico di Firenze, situato tra via San Gallo 25-27-29 (ex-chiesa, e cappella, adibite ad auditorium e sala conferenze), via XXVII Aprile (ingresso al Museo del Cenacolo di Sant'Apollonia) e via Santa Reparata (ingresso al chiostro dove ha sede la mensa studenti dell'Università di Firenze).

Dopo la soppressione definitiva del monastero nel 1866, è adibito ad uso civile.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Il monastero delle camaldolesi di Sant'Apollonia fu fondato nel 1339 da Piero di Ser Mino, un abitante del popolo di San Simone, così com'è scritto nell'atto di fondazione presso l'Archivio di Stato di Firenze. Tra il 1440 ed il 1441 furono annessi al monastero anche l'abbazia di Santa Maria a Mantignano e l'ospedale di San Pietro a Porta Pinti. Nell'occasione la badessa Cecilia Donati chiese l'autorizzazione a papa Eugenio IV per eseguire lavori di ammodernamento e ingrandimento della struttura. Vennero allora ampliati il chiostro ed il cenacolo, un'ampia sala rettangolare con soffitto a cassettoni e una serie di finestre sulla parete destra, affrescato su un'intera parete da Andrea del Castagno nel 1447.

A causa della clausura delle monache, il cenacolo fu completamente ignorato dalle fonti antiche, infatti né Vasari, né Bocchi-Cinelli, né il Richa ne parlano nelle loro opere su Firenze.

Solo dopo la soppressione del 1808 se ne scoprirono i tesori. Nel 1824 fu ripristinato all'uso monastico e nel 1863 fu in gran parte utilizzato ad uso militare, con riduzione degli spazi destinati alle monache che furono nell'occasione riconfigurati su progetto dell'architetto Gaetano Baccani. L'anno successivo l'occupazione si estese a comprendere anche la chiesa, ai sensi della legge di esproprio per causa di pubblica utilità. Nel 1866 ne fu dichiarata la proprietà demaniale e, sia per periodo che vide Firenze Capitale (1865-1871) sia per i decenni successivi, fu utilizzato per accogliere magazzini, laboratori e uffici della Direzione dei magazzini dell'amministrazione militare, previ lavori alla struttura diretti dal tenente colonnello Giovanni Castellazzi. Una parte del convento infatti fu demolita per l'apertura di via XXVII Aprile.

Il complesso appare nell'elenco redatto nel 1901 dalla Direzione Generale delle Antichità e Belle Arti, quale edificio monumentale da considerare patrimonio artistico nazionale.

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Interno della chiesa
Il chiostro della Badessa
Il comunicatoio con gli affreschi del Poccetti

Oltre alla porzione del Cenacolo, musealizzata nel 1891 e di competenza della Soprintendenza, il grande complesso comprende attualmente vari ambienti ancora in uso da parte del Ministero della Difesa, mentre altri sono stati concessi all'Università degli Studi di Firenze, che a sua volta li ha affittati in parte alla Toscana Film Commission.

In via San Gallo resta l'antico accesso alla chiesa del monastero (oggi sconsacrata e utilizzata come sala per conferenze), tradizionalmente ricondotta a un disegno di Michelangelo, anche perché in questo monastero visse una sua nipote. Sebbene molto studiata, questa ipotesi è oggi tramontata in via per lo più definitiva, attribuendo il disegno a Giovanni Antonio Dosio. Federico Fantozzi segnalava la mostra del portale per essere "stata assai male restaurata", facendo evidentemente riferimento a un intervento condotto sul manufatto da parte dell'architetto Leopoldo Pasqui, visto che in alcune carte d'archivio relative alla sua attività si ricorda "la restaurazione della porta di Michelangelo della chiesa di Santa Apollonia, che era in pieno stato di deperimento".

L'ex-chiesa è ad aula unica, con un colonnato che regge il coro delle monache. Sul soffitto ligneo, intagliato e dorato, campeggia un grande stemma del monastero, con la tenaglia: fu probabilmente disegnato dallo stesso Dosio. Il presbiterio ha un'abside quadrangolare, dove si aprono nella parte superiore altre grate per le monache, e presenta affreschi di Bernardino Poccetti, tra i quali spicca la cupoletta con una visione paradisiaca. Allo stesso artista si deve anche un'Ultima cena (1611) nel comunicatorio delle monache, completata ai lati da due lunette di Fabrizio Boschi (1613).

Il grande chiostro detto della Badessa, iniziato nel 1442, a due piani, con su tre lati un colonnato di ordine ionico e colonnine al piano superiore, dal 2010 in restauro. Qui si trovava una lunetta di Andrea del Castagno con il Cristo in pietà sorretto da due angeli, oggi esposta nel museo del Cenacolo; l'unica lunetta affrescata ancora in loco è opera di Vincenzo Meucci (1735-1737). Un secondo chiostro, detto "del Silenzio", è di dimensioni più piccole, mentre un terzo è detto "del Noviziato".

Dal chiostro della Badessa si accede a un'aula affrescata, forse l'antica sala capitolare, con un ciclo frammentario e su più strati riferito a Bonaccorso di Cino (affreschi più antichi) e a Cenni di Francesco (Annunciazione e altre storie aggiunte a cavallo fra Tre e Quattrocento).

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Federico Fantozzi, Nuova guida ovvero descrizione storico artistico critica della città e contorni di Firenze, Firenze, Giuseppe e fratelli Ducci, 1842, p. 465;
  • Federico Fantozzi, Pianta geometrica della città di Firenze alla proporzione di 1 a 4500 levata dal vero e corredata di storiche annotazioni, Firenze, Galileiana, 1843, p. 86, n. 181;
  • Nuova guida della città di Firenze ossia descrizione di tutte le cose che vi si trovano degne d’osservazione, con piante e vedute, ultima edizione compilata da Giuseppe François, Firenze, Vincenzo Bulli, 1850, pp. 257–258;
  • Ministero della Pubblica Istruzione (Direzione Generale delle Antichità e Belle Arti), Elenco degli Edifizi Monumentali in Italia, Roma, Tipografia ditta Ludovico Cecchini, 1902, p. 251;
  • Walther Limburger, Die Gebäude von Florenz: Architekten, Strassen und Plätze in alphabetischen Verzeichnissen, Lipsia, F.A. Brockhaus, 1910, n. 52;
  • Guido Morozzi, Attività delle Soprintendenze: Firenze, Ex convento di Santa Apollonia, in "Bollettino d'Arte", 1964, XLIX, 3, p. 282;
  • 2ª mostra internazionale del restauro monumentale, catalogo della mostra (Venezia, palazzo Grassi, 25 maggio-25 giugno 1964) a cura di Marco Dezzi Bardeschi e Piero Sanpaolesi, Venezia, Stamperia di Venezia, 1964, p. 28, n. 68;
  • Charles De Tolnay, Newly discovered drawings related to Michelangelo: the Scholz-scrapbook in the Metropolitan Museum of Art, in Michelangelo, Berlin, Mann, 1967, pp. 64–68;
  • Guido Morozzi e Pietro Roselli, Convento di Sant'Apollonia, in Il restauro dei monumenti dal 1944 al 1968, catalogo della mostra (Firenze, Orsanmichele, settembre-ottobre 1968) a cura di Mazzino Fossi, Firenze Giunti Barbèra, 1968, pp. 20–22, n. 10;
  • Walther Limburger, Le costruzioni di Firenze, traduzione, aggiornamenti bibliografici e storici a cura di Mazzino Fossi, Firenze, Soprintendenza ai Monumenti di Firenze, 1968 (dattiloscritto presso la Biblioteca della Soprintendenza per i Beni Architettonici e per il Paesaggio per le province di Firenze Pistoia e Prato, 4/166), n. 52;
  • Charles Davis, Cosimo Bartoli and the portal of Sant'Apollonia by Michelangelo, in "Mitteilungen des Kunsthistorischen Institutes in Florenz", XIX, 1975, 2, pp. 261–276;
  • Carlo Bertocci, A leaf from the Scholz Scrapbook, in "Metropolitan Museum Journal", 1977, 12, pp. 93–100;
  • Piero Bargellini, Ennio Guarnieri, Le strade di Firenze, 4 voll., Firenze, Bonechi, 1977-1978, III, 1978, p. 216;
  • Osanna Fantozzi Micali, Piero Roselli, Le soppressioni dei conventi a Firenze. Riuso e trasformazioni dal sec. XVIII in poi, Firenze, Libreria Editrice Fiorentina, 1980, pp. 82–84;
  • Luigi Zangheri, Variorum architectorum delinationes portarum et fenestrarum, quae in urbe Florentiae reperiuntur..., in Il disegno interrotto, 1, Testi e documenti, a cura di Franco Borsi, Cristina Acidini et al., Firenze, Gonnelli, 1980, pp. 323–371;
  • Giuseppina Bacarelli, Per l'architettura fiorentina del Quattrocento: il chiostro di Sant'Apollonia, in "Rivista d'Arte", XXXVII, 1984, pp. 134–163;
  • Piero Roselli, Osanna Fantozzi Micali, Brunella Ragoni, Elisa Spilotros, Nascita di una capitale: Firenze, settembre 1864 / giugno 1865, Firenze, Alinea, 1985, p. 82, n. 2;
  • Guido Zucconi, Firenze. Guida all’architettura, con un saggio di Pietro Ruschi, Verona, Arsenale Editrice, 1995, p. 57, n. 60;
  • Touring Club Italiano, Firenze e provincia, Milano, Touring Editore, 2005, pp. 322–323.
  • Carlotta Lenzi Iacomelli, Vincenzo Meucci (1694-1766), Firenze, Edifir 2014, pp. 187–188.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]