Luigi Amato (generale)

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Luigi Amato
NascitaMolfetta, 1º agosto 1883
MorteMolfetta, 10 marzo 1964
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Italia Italia
Forza armataRegio Esercito
ArmaFanteria
CorpoRegio corpo truppe coloniali della Tripolitania
Anni di servizio1905-1943
GradoGenerale di corpo d'armata
GuerreGuerra italo-turca
Prima guerra mondiale
Seconda guerra mondiale
CampagneFronte italiano (1915-1918)
BattaglieBattaglia di Caporetto
Battaglia del solstizio
Battaglia di Vittorio Veneto
Decorazionivedi qui
Studi militariRegia Accademia Militare di Fanteria e Cavalleria di Modena
dati tratti da Generals[1]
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Luigi Amato (Molfetta, 1º agosto 1883Molfetta, 10 marzo 1964) è stato un generale italiano, veterano della guerra italo-turca, e della prima guerra mondiale. Si distinse particolarmente durante le operazioni di riconquista della Libia, durate dal 1922 al 1931, e poi nella repressione della guerriglia etiope in Africa Orientale Italiana. Durante il corso della seconda guerra mondiale fu comandante della 209ª Divisione costiera. Decorato con la Croce di Cavaliere dell'Ordine Militare di Savoia, quattro Medaglie d'argento e una di bronzo al valor militare. Fu sindaco di Molfetta dal 14 giugno 1949 al 23 marzo 1950.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nacque a Molfetta il 1º agosto 1883, figlio di Pantaleo e di Susanna Altomare.[2] Conseguì la maturità classica presso il Liceo della sua città natale, e arruolatosi nel Regio Esercito fu ammesso a frequentare la Regia Accademia Militare di Fanteria e Cavalleria di Modena, uscendone nel 1905 con il grado di sottotenente assegnato all'arma di fanteria.[3] Prese parte alle operazioni di soccorso alle popolazioni colpite dal terremoto di Messina del 1908.[3] Nel 1911-1912 partecipò alla guerra italo-turca combattendo in Libia e nella operazioni di occupazione delle isole del Dodecaneso.[2]

Durante la prima guerra mondiale si distinse in combattimento sul Monte Sober a Vertoiba (Gorizia), venendo promosso da capitano a maggiore per merito di guerra, decorato con la prima Medaglia d'argento al valor militare, e insignito dallo Zar Nicola II della Croce di Cavaliere dell'Ordine di San Stanislao.[2] Dopo la fine del primo conflitto mondiale partì per la Libia, assegnato al Regio corpo truppe coloniali della Tripolitania, partecipando alle operazioni belliche di riconquista della colonia, venendo decorato di due medaglie d'argento al valor militare.[3] Nel campo della strategia militare, al fine di rendere sicuri e agevoli i percorsi durante le avanzate delle truppe al suo comando, andava personalmente in avanscoperta nel deserto per disegnare carte topografiche, mappe con oasi e pozzi di acqua per eventuali rifornimenti. Fu diretto collaboratore di Amedeo d'Aosta e del generale Rodolfo Graziani nelle fasi della 2ª campagna di Libia, e conquistò i pozzi d’acqua di Bir Tagrift nel Fezzan.[2] Per questo fatto fu insignito dal re Vittorio Emanuele III con la Croce di Cavaliere dell’Ordine Militare di Savoia.[2]

Dopo la fine della operazioni militari in Africa Settentrionale Italiana ricevette l'incarico di gestire l'organizzazione politica, amministrativa e sociale, agevolando lo sviluppo dell'agricoltura, della realizzazione di reti stradali e delle opere idriche.[3] Fu anche nominato Presidente del Tribunale Coloniale della Libia. Nel 1935, rientrato a Molfetta per una breve licenza, sposò Susanna Amato, dalla quale ebbe due figli: Nanda e Alberico.[2] Rientrato in Libia ricevette il comando delle forze di fanteria coloniale della Libia occidentale.[2] Con il grado di colonnello operò in Africa Orientale Italiana, distinguendosi nelle operazioni di controguerriglia, venendo per questo insignito della quarta Medaglia d'argento al valor militare.[3] Rientrato in Patria poco prima dell'entrata in guerra del Regno d'Italia, poi avvenuta il 10 giugno 1940, fu promosso generale di brigata nel giugno 1941, assumendo poi il comando della 209ª Divisione costiera cui era assegnata la difesa della costa da Manfredonia a Brindisi, al fine di prevenire qualsiasi operazione di sbarco nemico.[3] Dopo la firma dell'armistizio dell'8 settembre 1943 rimase fedele al governo del Maresciallo d'Italia Pietro Badoglio.[3] Dopo l'arresto del generale Nicola Bellomo,[N 1] da parte degli Alleati per presunti crimini di guerra, assunse il comando della Divisione della Piazza di Bari, ricevendo pieni poteri di controllo sull'ordine pubblico, sulla giustizia civile e militare, e sulla pubblica amministrazione.[3] Il 15 dicembre 1943 fu posto in congedo, raggiungendo successivamente il grado di generale di corpo d'armata, e risultando insignito di ventuno decorazioni.[3]

Lasciata la vita militare si diede all'attività politico amministrativa.[3] Nel 1947 divenne Presidente dell'Opera Pia Monte di Pietà e dell'Ospedale Civile di Molfetta.[3] Nel 1949 si candidò alle elezioni amministrative nelle liste della Democrazia Cristiana.[3] Eletto consigliere comunale, fu sindaco di Molfetta dal 14 giugno 1949 al 23 marzo 1950, quando si dimise per un diverbio sorto con il Prefetto di Bari in merito alle modalità di riscossione delle imposte sui consumi.[3]

Si spense improvvisamente a Molfetta il 10 marzo 1964.[1]

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Onorificenze italiane[modifica | modifica wikitesto]

Cavaliere dell'Ordine militare di Savoia - nastrino per uniforme ordinaria
— Regio Decreto 19 maggio 1930.[4]
Medaglia d'argento al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Aiutante maggiore in 1ª di un reggimento fanteria che aveva tutti i battaglioni nella linea di fuoco battuta violentemente dall'artiglieria ed attaccata da fanteria nemica che tentava riconquistare la posizione da cui era stata cacciata, percorreva più volte la fronte di combattimento per assicurarsi che gli ordini del suo colonnello fossero eseguiti. In un momento estremamente difficile, raccolse e condusse sulla linea soldati sbandati e dispersi, contribuendo in tal modo a mantenere la posizione conquistata. Sober Vertoiba, 10-12 ottobre 1916
Medaglia d'argento al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Comandante di un battaglione indigeno facente parte della colonna mobile impiegò, in un sanguinoso combattimento con i ribelli, il suo battaglione con mirabile esempio. Sprezzante del pericolo, primo fra tutti nelle avanzate ed a tutti mirabile esempio di calma, energia, e valore condusse il suo battaglione alla vittoria. Bir Tagrift, 25 febbraio 1928
Medaglia d'argento al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Comandante di un gruppo mobile in zona avanzata di recente occupazione, ed alla di cui organizzazione militare e civile dava grande contributo, con instancabile ed intelligente opera e con intensa educazione morale forgiava il gruppo stesso in modo da renderlo perfetto e magnifico strumento di guerra. Delineatosi il concentramento di una forte mehalla ribelle, costruita dalle genti più combattive della colonia, assumevasi la iniziativa di affrontarla ed attaccarla. Sosteneva sanguinoso e violento combattimento contro forze superiori, animato da vero fanatismo e, malgrado della irruenza e del grande spiegamento delle forze nemiche, con azione vigorosa conteneva prima, e con illuminata perspicacia contrattaccava poi, infliggendo gravissime perdite e determinando infine, con abile manovra la fuga dei ribelli, che incalzati per più ore, precipitosamente si sbandavano, ritirandosi nel Fezzan. Bir el Afie (Tripolitania), 30-31 ottobre 1928
Medaglia d'argento al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Valoroso comandante di una colonna di cinque battaglioni, durante aspri combattimenti trascinava i propri reparti infiammati dal suo ardimentoso contegno, contro agguerrite forze nemiche, sbaragliandole e infliggendo loro perdite sanguinose. Regione Densà-Meccia-Faguttà, 1-18 maggio 1918
Medaglia di bronzo al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Di rincalzo a piccoli nuclei di un altro reggimento che ripiegavano, si portò con travolgenti ondate della sua compagnia fin sotto gli intatti reticolati nemici e vi rimaneva l'intera notte, immobilizzando con vivacissimo fuoco il nemico nelle sue trincee e facilitando così il compito ai reparti laterali. Peuma, 6 agosto 1916
Commendatore dell'Ordine della Corona d'Italia - nastrino per uniforme ordinaria
— Regio Decreto 3 aprile 1937[5]
Commendatore dell'Ordine coloniale della Stella d'Italia - nastrino per uniforme ordinaria
Medaglia commemorativa della guerra 1915-1918 - nastrino per uniforme ordinaria
Medaglia a ricordo dell'Unità d'Italia - nastrino per uniforme ordinaria
Medaglia interalleata della Vittoria - nastrino per uniforme ordinaria
Medaglia commemorativa delle Campagne di Libia - nastrino per uniforme ordinaria

Onorificenze estere[modifica | modifica wikitesto]

Cavaliere dell'Ordine di San Stanislao (Impero russo) - nastrino per uniforme ordinaria

Note[modifica | modifica wikitesto]

Annotazioni[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Successivamente fucilato dagli inglesi.

Fonti[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b Generals.
  2. ^ a b c d e f g De Trizio 2012, p. 22.
  3. ^ a b c d e f g h i j k l m Molfetta, il fatto.
  4. ^ Sito web del Quirinale: dettaglio decorato.
  5. ^ Supplemento ordinario alla Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia n.221 del 22 settembre 1937, pag.32.
  6. ^ Bollettino ufficiale delle nomine, promozioni e destinazioni negli ufficiali e sottufficiali del R. esercito italiano e nel personale dell'amministrazione militare, 1935, p. 4249. URL consultato il 1º marzo 2020.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Matteo Dominioni, Lo sfascio dell'impero: Gli italiani in Etiopia 1936-1941, Bari, Giuseppe Laterza, 2019.
  • Cirio Saverio Minervini e Nanda Amato, Luigi Amato, uomo e soldato, Molfetta, Mezzina, 2004.
Periodici

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]