Lingua hindī

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Hindī
हिन्दी
Parlato inIndia (bandiera) India
Minoranze in:
Bangladesh (bandiera) Bangladesh
Belize (bandiera) Belize
Botswana (bandiera) Botswana
Canada (bandiera) Canada
Germania (bandiera) Germania
Guyana (bandiera) Guyana
Kenya (bandiera) Kenya
Mauritius (bandiera) Mauritius
Nepal (bandiera) Nepal
Nuova Zelanda (bandiera) Nuova Zelanda
Filippine (bandiera) Filippine
Singapore (bandiera) Singapore
Sudafrica (bandiera) Sudafrica
Suriname (bandiera) Suriname
Trinidad e Tobago (bandiera) Trinidad e Tobago
Uganda (bandiera) Uganda
Emirati Arabi Uniti (bandiera) Emirati Arabi Uniti
Regno Unito (bandiera) Regno Unito
Stati Uniti (bandiera) Stati Uniti
Yemen (bandiera) Yemen
Zambia (bandiera) Zambia
RegioniAsia meridionale
Locutori
Totale602,2 milioni (Ethnologue, 2022)
Classifica4
Altre informazioni
ScritturaDevanagari
TipoSOV (ordine libero)
Tassonomia
FilogenesiLingue indoeuropee
 Lingue indoarie
  Lingue indoarie centrali
   Hindi
Statuto ufficiale
Ufficiale inIndia (bandiera) India (hindi standard, urdu)
Figi (bandiera) Figi (hindi figiano)
Regolato daDirettorato Centrale Hindi
Codici di classificazione
ISO 639-1hi
ISO 639-2hin
ISO 639-3hin (EN)
Glottologhind1269 (EN)
Linguasphere59-AAF-qf
Estratto in lingua
Dichiarazione universale dei diritti umani, art. 1
सभी मनुष्यों को गौरव और अधिकारों के मामले में जन्मजात स्वतन्त्रता और समानता प्राप्त है। उन्हें बुद्धि और अन्तरात्मा की देन प्राप्त है और परस्पर उन्हें भाईचारे के भाव से बर्ताव करना चाहिए।
Traslitterazione
Sabhī manuṣyõ ko gaurav aur adhikārõ ke māmale mẽ janmajāt svatantratā aur samāntā prāpt hai. Unhẽ buddhi aur antarātmā kī den prāpt hai aur paraspar unhẽ bhāīchāre ke bhāv se bartāv karnā cāhie.

La lingua hindī[1][2] (/ˈindi/[3]; nome nativo हिन्दी o हिंदी in devanagari, AFI [hɪnd̪iː]) è una lingua, o un continuum dialettale di lingue, del subcontinente indiano, ed è parlata soprattutto nell'India settentrionale e centrale. Fa parte delle lingue di ceppo indoeuropeo.

Al 2022, è parlata da 602,2 milioni di parlanti totali[4].

Distribuzione geografica dell'hindi in India

Data la molteplicità di dialetti, è stato riconosciuto il primato al dialetto khari boli, parlato in un'area prossima a Delhi. Sulla base di questo dialetto, ha preso forma il cosiddetto hindi standard, che è ciò che s'intende come hindi in senso stretto.

L'hindi è una delle 22 lingue ufficialmente riconosciute dall'allegato VIII della Costituzione dell'India,[5] ed è, insieme all'inglese, una delle due lingue ufficiali del paese: la stessa costituzione indiana è scritta in inglese e in hindi.

È la quarta lingua più parlata come madrelingua al mondo, dopo il cinese mandarino, l'inglese e lo spagnolo.

La parola hindī è un termine pre-islamico di origine persiana, e significa letteralmente "indiano", composta dal termine hind "India", e dal suffisso aggettivale . Questo termine veniva impiegato dai mercanti e ambasciatori persiani pre-islamici dell'India settentrionale in riferimento a qualunque lingua indiana. A partire dal XIII secolo, il termine "hindi" (con le sue varianti "hindavi" e "hindui") si iniziò a usare per distinguere la lingua parlata nella regione di Delhi.

Come molte altre moderne lingue dell'India, l'hindi deriva dal sanscrito, forse con influenze di altre lingue antiche a questo strettamente affini (pracrito).

Già intorno al 400 d.C. compare nelle opere del poeta Kālidāsa il termine apabhraṃśa per indicare le lingue "corrotte" parlate nel nord dell'India - versioni dialettali del sanscrito che non rispettavano pienamente le sue regole grammaticali.

Il termine apabhraṃśa copre approssimativamente le lingue di transizione parlate nel nord dell'India fino al XIII secolo. Alcuni studiosi hanno applicato anche a queste lingue di transizione il termine "pracrito", per altri limitato a lingue più antiche e/o più meridionali.

La lingua apabhraṃśa ebbe una propria letteratura, il cui ultimo rappresentante di rilievo fu Raighu (XV secolo).

Nel frattempo (intorno al 1100), aveva preso forma, a partire dalla scrittura usata per il sanscrito, la scrittura devanagari attualmente usata per l'hindi; mentre sul piano della lingua parlata era aumentata la differenziazione tra i vari dialetti, rendendo possibile distinguere l'hindi dal bengali e da altre lingue minori. Già nel XII secolo Chand Bardai aveva composto Prithviraj Raso, un poema epico che è considerato una delle primissime opere della letteratura hindi (e non più genericamente apabhraṃśa).

Il nome di hindi per la nuova lingua non era peraltro consolidato. Si trovano i termini hindavi, indostano e urdu, oltre che hindi, per indicare in vari luoghi e tempi specifiche forme locali o fasi evolutive della stessa lingua. Solo nel XX secolo si è arrivati a una definizione chiara del termine "hindi" (almeno nella forma standard).

Rapporti con l'urdu

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L'hindi è largamente imparentato con l'urdu, che non solo ha la stessa origine, ma, nella sua versione standard, fa riferimento anch'esso allo stesso dialetto khari boli. La differenza più evidente riguarda la forma di scrittura, perché l'hindi fa uso della scrittura devanagari, mentre l'urdu usa una scrittura di origine araba.

Per quanto riguarda il vocabolario, fermo restando che la base comune dell'hindi e dell'urdu è il sanscrito con forti influenze persiane, l'hindi ha subìto un processo di sanscritizzazione (ulteriore recupero di elementi sanscriti) mentre l'urdu ha subìto un processo di persianizzazione (ulteriore incorporazione di termini provenienti dal persiano). Comunque, questi processi hanno avuto effetti circoscritti, in quanto coloro che parlano le due lingue possono comunicare fra loro con facilità.

Fonti

  1. ^ Hindī, in Treccani.it – Enciclopedie on line, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. URL consultato il 6 gennaio 2024.
  2. ^ Hindī, in Sapere.it, De Agostini. URL consultato il 6 gennaio 2024.
  3. ^ Luciano Canepari, hindi, in Il DiPI: dizionario di pronuncia italiana, Bologna, Zanichelli, 1999, ISBN 88-08-09344-1.
  4. ^ (EN) What are the top 200 most spoken languages?, su Ethnologue, SIL International, 3 ottobre 2018. URL consultato il 27 maggio 2022.
  5. ^ Germano Franceschini e Francesco Misuraca, 2006, p. 16.

Voci correlate

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Altri progetti

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Collegamenti esterni

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