Lelio Buzzi

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Lelio Buzzi, o Busso oppure Bussi (Viggiù, 1551/1553Viggiù, 1605), è stato un architetto italiano.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Lelio Buzzi appartenne ad una famiglia di artisti ed architetti, di cui fu il capostipite, e risultò attivo in una fase di passaggio tra il manierismo del Pellegrini e il barocco richiniano.[1][2]

Nel 1569 collaborò per i lavori del Duomo di Milano, al quale resterà legato per tutta la vita.[1]

Dieci anni dopo ricevette compensi per alcuni lavori effettuati all'organo del duomo.[1]

Nel 1585 venne licenziato assieme al suo superiore Pellegrino Tibaldi, accusato di non sorvegliare i lavori e persino di appropriazione indebita, tanto che l'anno dopo subì un vero e proprio processo,[2] ma fu riassunto poco dopo.[1]

Alla morte di Martino Bassi, nel 1589, non riuscì a sostituirlo nell'incarico di architetto della Fabbrica ed ottenne la carica di capomastro,[2] anche se poco dopo ricevette la qualifica di architetto.[1]

Poco tempo dopo venne privato della carica in favore di Aurelio Trezzi e definitivamente licenziato nel 1603 con la diffida di interessarsi dei lavori.[1][2]

Fra le sue altre opere realizzate sono note le sue collaborazioni conn Martino Bassi nella chiesa di San Barnaba (1589); inoltre costruì la facciata del Santuario di Saronno, in base ai disegni lasciati dal Pellegrini nel 1576 e dove in precedenza aveva già disegnato il tabernacolo dell'altare maggiore.[1]

Buzzi lavorò per la realizzazione del Palazzo Nuovo di Bergamo nel 1600.[1]

Nel 1603 partecipò alle modifiche al progetto di G. B. Lantana, G. A. Avanzi e Pier Maria Bagnadore per il duomo nuovo di Brescia e, con il Bagnadore, firmò la relazione finale.[2]

Fece infine il progetto e diresse i lavori della Biblioteca Ambrosiana, grazie anche al particolare appoggio del cardinale Federico Borromeo.[1]

Le documentazioni storiche ci presentano anche i figli Francesco, nato il 7 febbraio 1597 e architetto collegiato nel 1619, del quale non sono sopravvissute le sue opere, e Carlo, pittore, da non confondere con l'omonimo architetto.[2]

Opere[modifica | modifica wikitesto]

  • Organo del Duomo di Milano;
  • Chiesa di San Barnaba (1589);
  • Facciata del Santuario di Saronno;
  • Tabernacolo dell'altare maggiore del Santuario di Saronno;
  • Palazzo Nuovo di Bergamo nel 1600;
  • Biblioteca Ambrosiana.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e f g h i Buzzi, Lelio, in le muse, II, Novara, De Agostini, 1964, p. 502.
  2. ^ a b c d e f Paolo Mezzanotte, Buzzi, Lelio, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 15, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1972. URL consultato il 15 novembre 2020.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Annali della Fabbrica del duomo, IV, Milano, 1881, pp. 90, 99, 172, 187, 222, 259, 272, 278, 284, 292, 303, 325.
  • Annali della Fabbrica del duomo, V, Milano, 1883, pp. 15, 17, 19.
  • C. Baroni, Documenti per la storia dell'architettura, I, Firenze, 1940, p. 96.
  • C. Baroni, L'architettura lombarda da Bramante a Richini, Milano, 1941, pp. 127, 134.
  • G. Bascapé, Il Collegio Borromeo a Pavia, Pavia, 1955, p. 21.
  • B. Besta, Alcune notizie per una storia degli artisti milanesi del Seicento, in Archivio storico lombardo, LX, 1933, p. 468.
  • C. Devoti, G. Meda e il contratto per la costruzione della cappella Trivulzia in Santo Stefano in Brolio, in Arte lombarda, XII, n. 1, 1967, p. 121.
  • L. Grassi, Province del Barocco e del Rococò, Milano, 1966, p. 92.
  • G. Pagani, Chi architettò l'Ambrosiana?, in Architettura storica lombarda, XIX, 1892, pp. 990, 992.

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