Laetoli

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Laetoli
Il sito di Laetoli nel 2006
Localizzazione
StatoBandiera della Tanzania Tanzania
Mappa di localizzazione
Map
Coordinate: 2°59′46.39″S 35°21′08.64″E / 2.99622°S 35.3524°E-2.99622; 35.3524
I principali siti di ritrovamenti di Hominini e australopiteco in Africa; il sito di Laetoli porta la sigla (TZ-2):
Ciad (TD):
*TD-1 – Bahr el-Ghazal *TD-2 – Djourab Etiopia (ET):
*ET-1 – Hadar *ET-2 – Herto *  ET-3 – Omo Kenya (KE):
*KE-1 – Lago Turkana
Tanzania (TZ):
*TZ-1 – Gola di Olduvai *TZ-2 – Laetoli

Africa meridionale (ZA):
*ZA-1 – Sterkfontein *ZA-2 – Swartkrans *ZA-3 – Kromdraai *ZA-4 – Taung

Il sito di Laetoli in Tanzania contiene delle impronte fossili di piedi di ominidi eccezionalmente conservate, impresse su cenere depositatasi in seguito all'eruzione del vicino vulcano Sadiman, situato a 20 km di distanza. La pioggia immediatamente successiva all'eruzione ha cementato lo strato di cenere, spesso 15 cm, trasformandolo in tufo, che è stato nel tempo ricoperto da altri depositi e sedimenti che ne hanno consentito la conservazione.

Si trova a 45 chilometri a sud della Gola di Olduvai, nella riserva naturale del cratere vulcanico del Ngorongoro.

Datazione[modifica | modifica wikitesto]

L'età degli strati di cenere calcolata con il metodo di datazione radiometrica al potassio-argon, risale a circa 3,66 milioni di anni e quindi al periodo del Pliocene.

Le impronte di ominidi[modifica | modifica wikitesto]

Questa zona, esplorata a partire dagli anni’40 dagli archeologi Louis Leakey e Mary Leakey e dal geologo Peter Kent, fu oggetto di indagini sistematiche solo dalla metà degli anni’70, portando al recupero di numerosi resti di ominidi risalenti a 3,5-3,8 milioni di anni fa.

Nel 1976 Andrew Hill identificò in situ una serie di impronte animali sullo strato di cenere fossilizzato, denominato in seguito Footprint Tuff (Tufo delle Orme); negli anni seguenti furono condotte nuove campagne di scavo, che misero in luce circa 50000 impronte di diversi animali.

Nel 1978 Paul I. Abell rinvenne nel tufo del sito identificato come G, un’orma senza alcun dubbio di origine ominide e l’anno successivo, la rimozione dello strato superficiale, portò alla luce due file di circa 27 metri di impronte fossili di ominidi[1].

Le impronte sono state lasciate da tre individui, convenzionalmente identificati come G1, G2 e G3, che avanzavano cercando di mettere i piedi nell'orma già prodotta sul terreno dal capofila, rendendo così difficile distinguere la traccia originale. Poiché le tracce vanno tutte nella stessa direzione, è stato ipotizzato che i tre individui appartenessero ad uno stesso gruppo familiare che si recava alla sorgente, ma non c'è ovviamente conferma di questa ricostruzione.[2]

ominina 1 ominina 2
lunghezza dell'impronta 21,5 cm 18,5 cm
larghezza dell'impronta 10 cm 8,8 cm
lunghezza del passo 47,2 cm 28,7 cm
stima delle dimensioni del corpo 1,34-1,56 m 1,15-1,34 m

Le impronte fossili dimostrano che gli ominidi camminavano abitualmente in posizione eretta, in quanto non ci sono evidenze di tacche lasciate dall'appoggio delle nocche delle mani. I piedi inoltre non hanno il pollice del piede mobile come quello delle scimmie e presentano l'arco sottoplantare tipico dell'uomo moderno.

La sequenza delle impronte indica un'andatura tranquilla. Simulazioni eseguite al computer, in base alle informazioni derivanti dai resti fossili attualmente assegnati ad Australopithecus afarensis e la spaziatura delle impronte trovate, indicano che questi ominina stavano camminando alla velocità di circa 1 metro al secondo, che corrisponde all'andatura di una odierna passeggiata in città.[3]

Nel 2015 impronte della stessa età di quelle ritrovate nel sito G, furono rinvenute a circa 150 metri a sud della prima serie di impronte. Questo nuovo sito fu chiamato sito S e gli omidi che le lasciarono furono identificati come S1 e S2. Di S2 è rimasta solo un'orma, mentre S1 nè ha lasciata una serie; le analisi hanno trovato che S1 era considerevolmente più grande di ciascuno dei tre ominiti trovati nel sito G[1].

Impronte di altri animali[modifica | modifica wikitesto]

Altre impronte identificate indicano la presenza di almeno 20 specie animali, tra le quali la iena, il grande felino Machairodus, il babbuino, il cinghiale, la giraffa, il rinoceronte, diversi tipi di gazzella e antilope, il pony hipparion, il bufalo, l'elefante estinto Deinotherium, la lepre e vari uccelli.

Poche di queste impronte sono sovrapposte le une alle altre, il che indica che sono state rapidamente ricoperte da altri depositi. Nell'area circostante sono stati ritrovati anche alcuni scheletri di questi animali.

Si sono conservate anche le impronte lasciate dalle gocce di pioggia che hanno contribuito alla cementificazione.

Ritrovamenti di ominidi[modifica | modifica wikitesto]

L'antropologo tedesco Ludwig Kohl-Larsen fu il primo a condurre ricerche di fossili umani a Laetoli, e nel 1934 ritrovò una mascella che venne assegnata ad Australopithecus afarensis.[4]

Successivamente sono stati ritrovati resti, prevalentemente mandibole e denti, di altri 13 ominidi che mostrano affinità con lo scheletro femminile della celebre Lucy, ritrovata a Hadar in Etiopia. Alcuni studiosi classificano questi resti come A. afarensis.

Un cranio pressoché completo (Laetoli 18), ritrovato a Ngaloba nel 1976, è stato datato a più di 120.000-100.000 anni fa. L'anatomia è vicina a quella moderna, anche se la fronte è ancora poco pronunciata e il cranio è allungato antero-posteriormente, con una capacità cranica di circa 1200 cm³.

Manufatti[modifica | modifica wikitesto]

Finora nello strato di cenere più antico, dove si trovano le impronte, non sono stati ritrovati manufatti che invece sono presenti nei più recenti ritrovamenti di Olpiro e Ngaloba.[5]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b (EN) New footprints from Laetoli (Tanzania) provide evidence for marked body size variation in early hominins, su elifesciences.org. URL consultato il 18 febbraio 2024.
  2. ^ (EN) Laetoli - 3.5 Million Year Old Hominin Footprints in Tanzania, su thoughtco.com. URL consultato il 18 febbraio 2024.
  3. ^ PREMOG - Supplementry Info, in The Laetoli Footprint Trail: 3D reconstruction from texture; archiving, and reverse engineering of early hominin gait, Primate Evolution & Morphology Group (PREMOG), the Department of Human Anatomy and Cell Biology, the School of Biomedical Sciences at the University of Liverpool, 18 maggio 2007. URL consultato il 1º novembre 2007 (archiviato dall'url originale il 17 luglio 2007).
  4. ^ Kohl-Larsen, Ludwig (ed.1991). Ludwig Kohl-Larsen - der Mann der Lucy's Ahnen fand: Lebenserinnerungen und Materialien. Pfälzische Verlagsanstalt; Erich Renner. ISBN 3-87629-173-9
  5. ^ Ndessokia, P. N. S., 1990. The Mammalian Fauna and Archaeology of the Ndolanya and Olpiro Beds, Laetoli, Tanzania. Ph.D. Dissertation, University of California, Berkeley

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Mary D. Leakey and J. M. Harris (eds), Laetoli: a Pliocene site in Northern Tanzania (Oxford, Clarendon Press 1987). ISBN 0-19-854441-3.
  • Richard L. Hay and Mary D. Leakey, "Fossil footprints of Laetoli." Scientific American, February 1982, 50-57.
  • Africa Alone, Odyssey of an American Traveler (August House 1983; Columbus & Company 1988).

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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