La carriera di Suzanne

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La carriera di Suzanne
Catherine Sée in una scena del film
Titolo originaleLa carrière de Suzanne
Lingua originalefrancese
Paese di produzioneFrancia
Anno1963
Durata52 min
Dati tecnicib/n
rapporto: 1,37:1
Generecommedia
RegiaÉric Rohmer
SoggettoÉric Rohmer
SceneggiaturaÉric Rohmer
ProduttoreBarbet Schroeder
Casa di produzioneLes Films du Losange
FotografiaDaniel Lacambre
MontaggioÉric Rohmer
Interpreti e personaggi

La carriera di Suzanne è un mediometraggio del 1963 scritto e diretto da Éric Rohmer.

È il secondo capitolo del ciclo dei Sei racconti morali (Six contes moraux), una serie di opere del regista francese composta da un cortometraggio, un mediometraggio e quattro lungometraggi. Segue La fornaia di Monceau (1962) e precede La collezionista (1967).

Trama[modifica | modifica wikitesto]

Bertrand, studente in medicina, subisce il fascino libertino dell'amico Guillaume. Così, quando questi, con la scusa di una seduta spiritica, approfitta di Suzanne, giovane studentessa lavoratrice incontrata in un bistrot parigino, e se ne sbarazza qualche giorno dopo, non disapprova la sua condotta. In seguito è, anzi, la donna ad essere oggetto della sua indifferenza e del suo disprezzo, anche quando, attraverso ripetuti inviti e tentativi manifesta il proprio interessamento per Bertrand.

Egli non esita neppure a rivolgere a lei i sospetti circa la sparizione di una somma di denaro dalla camera della pensione in cui è alloggiato e in cui la giovane ha trascorso una notte con lui, ancora una volta ignorata. In realtà l'autore del furto è stato Guillaume. Bertrand è attratto da Sophie, donna di fiera bellezza, che si dimostra inaccessibile ai suoi approcci. È il confronto con l'immagine idealizzata di Sophie a rendere mediocre e volgare l'altra.

Solo quando, qualche tempo dopo, la ritrova felicemente sposata con un ex amico di Sophie, si trova costretto a riconsiderare le sue valutazioni sulla giovane Suzanne.

Produzione[modifica | modifica wikitesto]

Come La fornaia di Monceau ha lo stesso produttore (Barbet Schroeder) e la stessa limitatezza di mezzi del primo cortometraggio.

Critica[modifica | modifica wikitesto]

Questo secondo dei Sei racconti morali presenta una struttura simile al primo (La fornaia di Monceau): un giovane studente in un triangolo completato da una fredda donna ideale cui è andata la sua scelta e da un'altra donna, nel cui mondo reale egli si rifiuta di entrare. A fianco del terzetto, un amico dello studente come deus-ex-machina delle sue scelte.

Ancora una volta l'ambientazione è funzionale alla descrizione dei meccanismi psicologici. Girato per quasi tutta la sua durata in ambienti angusti e oscuri, il film si conclude nel sole di una gita sul fiume, nel momento in cui il corpo di Suzanne si manifesta, disteso sulla barca, nella sua felice pienezza.[1]

Tecnica cinematografica[modifica | modifica wikitesto]

«Come La fornaia di Monceau, il film è stato girato in 16mm con mezzi amatoriali. Gli attori non conoscevano le battute e Rohmer gliele suggeriva, convinto che il sistema producesse un ulteriore effetto di naturalezza; non c'è inoltre traccia in tutto il film di uno zoom o di un carrello. In occasione dell'ingrandimento a 35mm, qualche anno dopo, Rohmer dedicò particolarmente cura al rifacimento della colonna sonora, arricchendola di voci d'ambiente, di rumori da lui stesso registrati nei diversi quartieri di Parigi.»

Home Video[modifica | modifica wikitesto]

Il film è stato distribuito in Italia da Dolmen Home Video, in un DVD che comprende anche Nadja à Paris, Charlotte et son steak e La fornaia di Monceau.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Jacques Fieschi, Morphologie des Contes Moraux e Revoir Rohmer, Claude Arnulf, Un jeu de quatre coins, Michel Devillers, D'entre les lignes, in "Cinématographe", n.44, febbraio 1979.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Éric Rohmer, La mia notte con Maud: sei racconti morali, (1974) a cura di Sergio Toffetti, tr. it. Elena De Angeli, Torino, Einaudi, 1988 ISBN 88-06-59996-8
  • Éric Rohmer, L'Ancien et le nouveau, Cahiers du Cinéma, n. 172, 1965.
  • Marion Vidal, Les contes moraux d' Éric Rohmer, Paris, Lherminier, 1977.
  • Virgilio Fantuzzi, Il gioco della coscienza e del caso, "Rivista del Cinematografo", n. 4-5, aprile-maggio 1975.
  • Giandomenico Curi, Il cinema francese della Nouvelle Vague, Roma, Studium, 1977.
  • Fabio Carlini-Mauro Marchesini, Rohmer, o della trasparenza, in "Bianco e Nero", XXXIII, n. 7-8, luglio-agosto 1977.
  • Mario Guidorizzi, Verona '78: cinema francese d'oggi (e tutto Rohmer), in "Bianco e Nero", n.5-6, settembre-dicembre 1978.
  • Gianni Rondolino, Prefazione, Catalogo della Rassegna "Verona '78: il cinema francese ( e tutto Rohmer)", Comune di Verona, 1978.
  • Roald Koller, Intervista a Éric Rohmer, in Filmkritik, n. 229, gennaio 1976
  • Jacques Fieschi, Morphologie des Contes Moraux e Revoir Rohmer, Claude Arnulf, Un jeu de quatre coins, Michel Devillers, D'entre les lignes, in "Cinématographe", n.44, febbraio 1979.
  • Vincent Nordon, Rohmer et le corp adorable, "Ça cinéma", n. 17,1979.
  • Michele Mancini, Eric Rohmer, Firenze, La nuova Italia, 1982 e 1988.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Controllo di autoritàVIAF (EN225729920 · LCCN (ENno2017107838 · BNE (ESXX4901620 (data)
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