Khababash

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Khababash
Parte della stele di Nastasen che cita l'invasore egizio Kambasuten (riga 13).
Re dell'Alto e Basso Egitto
In carica338 a.C. - 336 a.C.
Incoronazione338 a.C.
PredecessoreArtaserse III
SuccessoreDario III
NascitaIV secolo a.C.
MorteIV secolo a.C.
DinastiaXXXI dinastia egizia

Khababash (IV secolo a.C.IV secolo a.C.) è stato un faraone ascrivibile alla XXXI dinastia egizia.

Noto anche come Khabash o Khabbash, regnò da Sais nel Basso Egitto tra il 338 a.C. ed il 336 a.C., durante la seconda dominazione persiana e sovrapponendosi al regno del Gran Re Artaserse IV.

Testimonianze[modifica | modifica wikitesto]

Sovrano di difficile collocazione temporale, il suo nome non compare né nella Cronaca demotica né tra gli elenchi dei sovrani della XXXI dinastia. Tuttavia la sua esistenza è comprovata da vari reperti archeologici.

Sulla cosiddetta Stele del Satrapo, eretta all'epoca in cui il futuro Tolomeo I era ancora reggente d'Egitto ed oggi conservata presso il Museo Archeologico di Napoli, viene riconfermata la proprietà di certe terre al clero di Buto che a suo tempo era stata concessa da ”…Il Re dell’Alto e Basso Egitto Senentenen-Setepenptah, Figlio di Ra Khababash, che possa vivere in eterno…”. Poco più avanti si narra che questo sovrano ispezionò i rami del delta del Nilo allo scopo di tenere lontane le flotte "asiatiche", cioè persiane, dall'Egitto.[1][2][3]

Le affermazioni della Stele del Satrapo, unite a quelle del papiro demotico Libbey[3], hanno permesso di collocare Khababash nel breve periodo della seconda dominazione persiana (dal 343 a.C. al 332 a.C.), mentre da un'iscrizione sul sarcofago di un toro Api, ritrovato nel Serapeo di Saqqara, è noto che regnò non meno di due anni e tre mesi.[4][5]

Il nome di questo personaggio compare anche in un'iscrizione demotica proveniente dalle rovine del palazzo di Apries, su un amuleto, sopra un vaso rinvenuto nella regione menfita e su uno scarabeo di provenienza ignota.[6]

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nel 338 a.C., pochi anni dopo la conquista dell'Egitto, il Gran Re Artaserse III morì assassinato da Bagoas, un potente eunuco che insediò sul trono di Persia (e quindi, almeno nominalmente, anche su quello d'Egitto) come suo fantoccio Artaserse IV, figlio del sovrano appena ucciso.
È plausibile che entro la fine dell'anno Khababash, approfittando di questo periodo di debolezza che l'impero achemenide stava attraversando, insorse contro gli occupanti persiani, attribuendosi i titoli regali e, come già visto, regnò sul Basso Egitto per oltre due anni (cioè almeno fino al 336 a.C.).[7]

Non si sa niente della vita di questo personaggio prima della sua insurrezione ed ascesa al trono. Il suo nome è di etimologia incerta: non è egizio ma potrebbe essere appartenuto a genti di origine libica trapiantate in Nubia.

Anche quel che accadde nei tempi successivi è poco noto. Da una stele meroita detta Stele di Nastasen, pare che nel 330 a.C. un egizio di nome Khambasutu o Khambas-uten, spesso identificato con Khababash, tentò di invadere la Nubia ma venne sconfitto dal re Nastasen.[8]

Titolatura[modifica | modifica wikitesto]

Titolo Traslitterazione Significato Nome Traslitterazione Lettura (italiano) Significato
G5
ḥr Horo
G16
nbty (nebti) Le due Signore
G8
ḥr nbw Horo d'oro
M23
X1
L2
X1
nsw bjty Colui che regna
sul giunco
e sull'ape
S29M22 M22
N35
C18U21
N35
Q3
X1
V28A40
snn Ṯnn stp n Ptḥ Senentenen Setepenptah Immagine di Tatenen, scelto da Ptah
G39N5
s3 Rˁ Figlio di Ra
M12W10E10M8
ḫbbš Khababash / Khabbash

Le due parti del praenomen di questo sovrano sono state rinvenute anche separate:

S29M22 M22
N35
C18

snn Ṯnn - Senentenen (Immagine di Tatenen)

U21
N35
Q3
X1
V28A40

stp n Ptḥ - Setepenptah (Scelto da Ptah)

Anche il nomen "Khababash" appare in un'altra forma[3]:

<
M12G29G29M8A40
>S34U28S29

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Records of the Past Being English Translations of the Assyrian and Egyptian Monuments, Adamant Media Corporation 2001, p. 73
  2. ^ Il decreto di Tolomeo Lagide sulla Stele del Satrapo, su reshafim.org.il. URL consultato il 13 gennaio 2012 (archiviato dall'url originale il 4 ottobre 2018).
  3. ^ a b c Wilhelm Spiegelberg: Der Papyrus Libbey
  4. ^ Karl Baedeker, Egypt, Adamant Media Corporation, 2000, p. 130.
  5. ^ Samuel Birch, Ancient history from the monuments. Egypt from the earliest times to B.C. 300, Society for Promoting Christian Knowledge, 1883, p. 189.
  6. ^ Huss, Werner p. 97
  7. ^ Phiroze Vasunia, The Gift of the Nile: Hellenizing Egypt from Aeschylus to Alexander, University of California Press, 2001, p. 266.
  8. ^ La stele di Nastasen, su homestead.com. URL consultato il 13 gennaio 2012 (archiviato dall'url originale il 18 luglio 2008).

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Franco Cimmino, Dizionario delle dinastie faraoniche, Milano, Bompiani, 2003, pp. 395-399, ISBN 88-452-5531-X.
  • Thomas Schneider, Lexikon der Pharaonen, Dusseldorf, Albatros, 2002, p. 97, ISBN 3-491-96053-3.
  • W.G. Waddell, Manetho (The Loeb classical Library 350), Cambridge (Mass.), Harvard University Press, 2004, ISBN 0-674-99385-3.
  • Werner Huss, Der rätselhafte Pharao Chababasch, in Studi epigrafici e linguistici sul Vicino Oriente antico (SEL), vol. 11, 1994, pp. 97-112.
  • The Cambridge Ancient History vol VI: The Fourth Century BC, Cambridge University Press, 2008, pp. 344–345.

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Predecessore Signore dell'Alto e del Basso Egitto Successore
Artaserse III 338 - ~ 336 a.C.
(contemporaneo ad Artaserse IV)
Dario III