Jurinea bocconei

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Cardo di Boccone
Jurinea bocconei
Classificazione APG IV
Dominio Eukaryota
Regno Plantae
(clade) Angiosperme
(clade) Mesangiosperme
(clade) Eudicotiledoni
(clade) Eudicotiledoni centrali
(clade) Superasteridi
(clade) Asteridi
(clade) Euasteridi
(clade) Campanulidi
Ordine Asterales
Famiglia Asteraceae
Sottofamiglia Carduoideae
Tribù Cardueae
Sottotribù Saussureinae
Genere Jurinea
Specie J. bocconei
Classificazione Cronquist
Dominio Eukaryota
Regno Plantae
Superdivisione Spermatophyta
Divisione Magnoliophyta
Classe Magnoliopsida
Sottoclasse Asteridae
Ordine Asterales
Famiglia Asteraceae
Sottofamiglia Cichorioideae
Tribù Cardueae
Sottotribù Carduinae
Genere Jurinea
Specie J. bocconei
Nomenclatura binomiale
Jurinea bocconei
(Guss.) DC., 1844
Sinonimi

Serratula bocconei
Guss.
Jurinea bocconii
(Guss.) DC.

Il cardo di Boccone (Jurinea bocconei (Guss.) DC., 1844) è una pianta erbacea angiosperma dicotiledone della famiglia delle Asteraceae, endemica della Sicilia.[1][2]

L'epiteto specifico è un omaggio al botanico palermitano Paolo Boccone (1633–1704).

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

È una pianta erbacea con fusto alto 3–15 cm.
Possiede radici legnose coperte da guaine scure.
Le foglie sono disposte in rosetta basale, e sono di forma oblanceolato-spatolata, pennato-lobate o pennatosette nella metà basale.
L'infiorescenza è un capolino unico del diametro di 3–4 cm, sessile, di colore rosso-vinoso.
I frutti sono acheni piramidali dotati di un pappo di colore paglierino.

  • /x K , [C (5), A (5)], G 2 (infero), achenio[3]

Distribuzione e habitat[modifica | modifica wikitesto]

È una specie relitta endemica delle Madonie (Sicilia occidentale).

Predilige i pendii rupestri di natura calcarea, da 1200 a 1600 m di altitudine.

Tassonomia[modifica | modifica wikitesto]

La famiglia di appartenenza di questa voce (Asteraceae o Compositae, nomen conservandum) probabilmente originaria del Sud America, è la più numerosa del mondo vegetale, comprende oltre 23.000 specie distribuite su 1.535 generi[4], oppure 22.750 specie e 1.530 generi secondo altre fonti[5] (una delle checklist più aggiornata elenca fino a 1.679 generi)[6]. La famiglia attualmente (2021) è divisa in 16 sottofamiglie.[1]

La tribù Cardueae (della sottofamiglia Carduoideae) a sua volta è suddivisa in 12 sottotribù (la sottotribù Saussureinae è una di queste).[7][8][9][10]

Filogenesi[modifica | modifica wikitesto]

Le specie di questo genere in precedenti trattamenti erano descritte all'interno del gruppo informale (provvisorio da un punto di vista tassonomico) "Jurinea-Saussurea Group". In questo gruppo erano descritti principalmente quattro generi: Dolomiaea, Jurinea, Polytaxis e Saussurea.[8][9][11] In seguito ad ulteriori ricerche e analisi di tipo filogenetico, allorquando il gruppo ha acquisito la sua denominazione definitiva di sottotribù, si sono aggiunti altri nuovi generi.[10][12]

Il genere Jurinea (con 241 specie, due delle quali nella flora spontanea italiana) appartiene alla sottotribù Saussureinae (tribù Cardueae, sottofamiglia Carduoideae).[8][9][10][11]

Sinonimi[modifica | modifica wikitesto]

Alcuni sinonimi di Jurinea bocconei:[2]

  • Jurinea humilis var. bocconei (Guss.) DC.
  • Jurinea humilis subsp. bocconei (Guss.) Malag.
  • Serratula bocconei Guss.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b (EN) The Angiosperm Phylogeny Group, An update of the Angiosperm Phylogeny Group classification for the ordines and families of flowering plants: APG IV, in Botanical Journal of the Linnean Society, vol. 181, n. 1, 2016, pp. 1–20.
  2. ^ a b World Checklist - Royal Botanic Gardens KEW, su powo.science.kew.org. URL consultato l'8 febbraio 2021.
  3. ^ Judd-Campbell-Kellogg-Stevens-Donoghue, Botanica Sistematica - Un approccio filogenetico, Padova, Piccin Nuova Libraria, 2007, p. 520, ISBN 978-88-299-1824-9.
  4. ^ Judd 2007, pag. 520.
  5. ^ Strasburger 2007, pag. 858.
  6. ^ World Checklist - Royal Botanic Gardens KEW, su powo.science.kew.org. URL consultato il 18 marzo 2021.
  7. ^ Funk & Susanna 2009, pag. 303.
  8. ^ a b c Kadereit & Jeffrey 2007, pag. 137.
  9. ^ a b c Barres et al. 2013.
  10. ^ a b c Herrando et al. 2019.
  11. ^ a b Funk & Susanna 2009, pag. 298.
  12. ^ Yuan et al. 2015.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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