Isa Crescenzi

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Isa Crescenzi mentre interpreta la regina Oreussa nello sceneggiato I legionari dello spazio (1966)

Isa Crescenzi (...) è un'attrice italiana.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1955 Lucio Ardenzi la coinvolse in una tournée in America meridionale[1] che toccò Brasile, Argentina e Uruguay. La tournée venne organizzata con l'appoggio del Ministero dello Spettacolo e coinvolse molti attori teatrali del momento come Enrico Maria Salerno, Luigi Vannucchi, Anna Proclemer, Giorgio Albertazzi, Renzo Ricci, Eva Magni, Glauco Mauri, Davide Montemurri, Franca Nuti, Tino Buazzelli e Bianca Toccafondi.

Attiva negli anni '60 del XX secolo, ebbe vari ruoli da comprimaria in numerosi film dell'epoca e come ruoli principali si possono ricordare quello di Giulia ne "I fuorilegge del matrimonio" del 1963 con Ugo Tognazzi per la regia di Valentino Orsini e Paolo e Vittorio Taviani. Sempre nello stesso anno recita in "Il comandante" con Totò e, in Amore in 4 dimensioni, nell'episodio "Amore e Vita" dell'anno seguente.

Contemporaneamente al cinema fu molto attiva in televisione, recitando in vari sceneggiati dell'epoca, come "Giallo club - Invito al poliziesco" (un episodio, 1961), "Una tragedia americana" (quattro episodi, 1962), "Ritorna il tenente Sheridan" (un episodio, 1963). Nel 1966 rivestì fu l'antagonista nello sceneggiato I legionari dello spazio (1966) con Carlo Croccolo. Recitò inoltre nei film per la televisione "La casa sull'acqua" (1960), "Il furfantello dell'ovest" (1962), "La statua incantata" (1965), "Il pensiero" (1966), "Miracolo" (1967).

Nel 1964 fu tra le attrici e conduttrici della trasmissione "Specchio segreto" di Nanni Loy, in cui fece vittima dello scherzo il calciatore del Bari Biagio Catalano.[2]

Filmografia[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Sito ufficiale di Anna Proclemer Copia archiviata, su annaproclemer.it. URL consultato il 27 aprile 2013 (archiviato dall'url originale il 4 gennaio 2014).
  2. ^ E la bionda Crescenza chiamò: Alberto!, su Lagazzettadelmezzogiorno.it. URL consultato l'8 marzo 2023.

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