Herpestes ichneumon

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Mangusta egiziana
Stato di conservazione
Rischio minimo[1]
Classificazione scientifica
DominioEukaryota
RegnoAnimalia
PhylumChordata
ClasseMammalia
OrdineCarnivora
SottordineFeliformia
FamigliaHerpestidae
GenereHerpestes
SpecieH. ichneumon
Nomenclatura binomiale
Herpestes ichneumon
(Linnaeus, 1758)
Sinonimi

Viverra ichneumon
Linnaeus, 1758

Areale

La mangusta egiziana o icneumone (Herpestes ichneumon Linnaeus, 1758) è un carnivoro della famiglia degli Erpestidi. (Talvolta, in senso più ampio, il nome «icneumone» viene utilizzato per indicare anche altre specie di manguste africane.) Occupa in Africa la nicchia ecologica che in Asia è occupata dalla mangusta grigia indiana e dalla mangusta di Giava ed è inoltre l'unica specie di mangusta originaria anche del suolo europeo. Il suo nome deriva dal greco antico ἰχνεύμων (ichneúmōn) o ἰχνευτής (ichneutēs), che significa «che segue le tracce», ma gli antichi, in realtà, la indicavano con un altro nome («donnola egiziana»)[2].

Statuetta di icneumone, animale legato agli dei egizi Atum e Horus. Bronzo, tra il 722 e il 332 a.C., Periodo tardo dell'Egitto. Museo Egizio, Torino.

L'icneumone ha una lunghezza testa-corpo di 50–65 cm, ai quali vanno aggiunti altri 33–45 cm di coda. Il peso varia tra gli 1,7 e i 4 kg. Ha corpo snello e allungato, con arti relativamente brevi e coda folta. È ricoperta da una lunga pelliccia di colore grigio screziato di marrone e presenta, nel complesso, un aspetto poco appariscente. Il muso è appuntito e gli occhi sono circondati da un anello di pelle nuda.

Distribuzione e habitat

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L'icneumone è diffuso in gran parte dell'Africa, dove è assente solamente nei deserti e nelle foreste pluviali molto fitte. Suo habitat preferito è la savana. Inoltre, è presente anche in Asia Minore e in Palestina. È l'unica specie di mangusta diffusa nell'Europa meridionale, in Spagna e Portogallo. Tuttavia, se la specie sia sempre stata presente in questo continente o vi sia stata introdotta dall'uomo in tempi antichi è tuttora oggetto di discussione. Più di recente, è stata introdotta anche in Italia, dove non si è avuta acclimatazione, e in Madagascar.

Le abitudini di questa specie mostrano forti parallelismi con quelle della mangusta grigia indiana e della mangusta di Giava: va in cerca di cibo durante il giorno e si nutre di insetti, roditori, uccelli e rettili. Come queste altre due specie è in grado di sopraffare i serpenti velenosi effettuando attacchi fulminei. Consuma anche uova, che afferra con le zampe anteriori e lancia contro una roccia per romperne il guscio.

Riguardo al comportamento sociale, le testimonianze sono discordanti, in quanto è stata avvistata sia da sola che in coppie.

Dopo 60-84 giorni di gestazione, la femmina dà alla luce da due a quattro piccoli. Essi vengono allattati per un periodo variabile dalle quattro alle otto settimane, e raggiungono la piena indipendenza tra i sei e i dodici mesi. L'aspettativa di vita in cattività può superare i 20 anni.

Ne vengono riconosciute undici sottospecie[3]:

Rapporti con l'uomo

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Nell'antico Egitto, l'icneumone veniva venerato come un animale sacro (in francese viene infatti chiamato rat des pharaons, «ratto dei faraoni») e si trova raffigurato in numerosi affreschi e rilievi, in particolare di età tolemaica, ma anche dell'Antico Regno. La popolarità dell'icneumone dipende, come per le manguste dell'India, dalla sua reputazione di cacciatore di serpenti[4]. Aristotele ne descrisse i combattimenti contro i serpenti, ed Erodoto scrisse che gli icneumoni venivano imbalsamati e sepolti in luoghi sacri. Plinio il Vecchio racconta che gli abitanti dell'Egitto credevano che gli icneumoni saltassero in bocca ai coccodrilli e strappassero loro il cuore, uccidendoli. Naturalmente, questa affermazione non ha nulla a che vedere con la realtà, ma ha contribuito ad accrescere la popolarità dell'icneumone. Per Plutarco l’icneumone, il bue e la pecora erano venerati poiché utili e d’aiuto per l’uomo.[5]

Conservazione

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L'icneumone viene classificato sulla Lista Rossa delle specie minacciate dell'Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN) come specie «a rischio minimo» (Least Concern).

  1. ^ (EN) Do Linh San, E., Maddock, A.H., Gaubert, P. & Palomares, F. 2016, Herpestes ichneumon, su IUCN Red List of Threatened Species, Versione 2020.2, IUCN, 2020.
  2. ^ Icnèumone in Vocabolario Treccani.
  3. ^ (EN) D.E. Wilson e D.M. Reeder, Herpestes ichneumon, in Mammal Species of the World. A Taxonomic and Geographic Reference, 3ª ed., Johns Hopkins University Press, 2005, ISBN 0-8018-8221-4.
  4. ^ Hans Bonnet: Ichneumon, in: Lexikon der ägyptischen Religionsgeschichte, pag. 321.
  5. ^ Plutarco, Iside e Osiride, traduzione di Marina Cavalli, introduzione di Dario Del Corno, Milano, Adelphi, 1985, p. 138, ISBN 9788845906121.

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