Sikhismo

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
(Reindirizzamento da Guru del Sikhismo)
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Un fedele sikh, fotografato ad Agra, in India.
Il khanda è un simbolo sikh.

Il Sikhismo è una religione monoteistica nata nel XV secolo nel villaggio di Rai Bhoe Talwandi, conosciuto oggi come Nankana Sahib, situato a 40 miglia da Lahore nel Pakistan, in cui il fondatore di questa religione, Guru Nanak Dev, era nato ed aveva cominciato a predicare.[1]

Una delle più giovani tra le religioni maggiori, è la quinta religione più grande del mondo, comprendente circa 25 milioni di sikh all'inizio del XXI secolo.[2] Il sikhismo si è sviluppato dagli insegnamenti spirituali di Guru Nanak Dev, il primo guru (1469–1539), e dei nove Guru Sikh che gli succedettero. Il decimo guru, Guru Gobind Singh ji (1666-1708), nominò suo successore la scrittura Guru Granth Sahib ji, portando a termine la linea dei Guru umani e stabilendo le Scritture come guida spirituale eterna e religiosa.

Guru Nanak Dev ji ha insegnato che vivere una "vita attiva, creativa e pratica" di "veridicità, fedeltà, autocontrollo e purezza" è al di sopra della verità metafisica e che l'uomo ideale "stabilisce l'unione con Dio, conosce la Sua volontà ed esegue quella volontà". Guru Har Gobind, il sesto guru sikh (1606-1644), stabilì il concetto della mutua coesistenza dei regni miri (politico/temporale) e piri (spirituale). Guru Granth Sahib ji si apre con il Mul Mantar (ਮੂਲ ਮੰਤਰ), preghiera fondamentale su ik onkar (ੴ, "un dio").

Le credenze fondamentali del sikhismo, articolate nel Guru Granth Sahib, includono la fede e la meditazione sul nome dell'unico creatore; unità e uguaglianza divina di tutta l'umanità; impegnarsi in seva ("servizio disinteressato"); lottare per la giustizia, per il bene e la prosperità di tutti; e una condotta e un sostentamento onesti mentre si vive la vita di un capofamiglia. Seguendo questi precetti, il sikhismo rifiuta le affermazioni secondo cui ogni particolare tradizione religiosa ha il monopolio della verità assoluta.

Il sikhismo enfatizza il simran (ਸਿਮਰਨ, meditazione e ricordo delle parole di Dio), che può essere espresso musicalmente attraverso il kirtan, o internamente attraverso naam japna ("meditazione sul suo nome") come mezzo per sentire la presenza di Dio. Insegna ai seguaci a trasformare i "cinque ladri": sono le cinque principali debolezze della personalità umana in contrasto con la sua essenza spirituale e sono conosciuti come "ladri" perché rubano il buon senso intrinseco di una persona. Questi cinque ladri sono kaam (lussuria), krodh (ira o rabbia), lobh (avidità), moh (attaccamento) e ahankar (ego o orgoglio eccessivo), sono simili agli arishadvarga induisti, che però sono sei (kama-desiderio, krodha-rabbia, lobha-avidità, mada-arroganza, moha-illusione, matsarya-gelosia). Per gli induisti queste caratteristiche negative impediscono all'uomo di raggiungere moksha = मोक्ष, la liberazione e l'illuminazione, ovvero lo scopo supremo della vita umana, che sarebbe la libertà da dukkha e saṃsāra, il ciclo di morte e rinascita, dalla brama e dall'attaccamento alle passioni e dalla mente mondana, mediante la "conoscenza del vero sé", chiamato atman. Nell'induismo ci sono poi altri tre obiettivi della vita umana, che sono: dharma = vita virtuosa, corretta, morale, artha = prosperità materiale, sicurezza del reddito, mezzi di sussistenza, kama = piacere, sensualità, appagamento emotivo).

Lo scopo principale di un Sikh praticante è sottomettere questi cinque vizi interiori e renderli inattivi. Le azioni della propria mente (e, per estensione, del proprio corpo) dovrebbero essere al di sopra, al di là e senza interferenze da questi cinque mali interiori. È il dharma e il dovere di un sikh non sottomettersi a queste cinque concupiscenze della mente.

La religione si è sviluppata e si è evoluta in tempi di persecuzione religiosa, guadagnando convertiti sia dall'induismo che dall'Islam. I governanti moghul dell'India torturarono e giustiziarono due dei guru sikh, Guru Arjan ji (1563-1605) e Guru Tegh Bahadur ji (1621-1675), dopo che si rifiutarono di convertirsi all'Islam. La persecuzione dei sikh ha innescato la fondazione del "Khalsa" - da parte di Guru Gobind Singh ji nel 1699 - come ordine per proteggere la libertà di coscienza e religione, con membri che esprimono le qualità di un Sant-Sipāhī, un "santo soldato".

La maggior parte delle scritture sikh erano originariamente scritte con l'alfabeto gurmukhī, una scrittura standardizzata da Guru Angad Dev a partire dalle scritture laṇḍā storicamente usate nell'attuale Pakistan e nell'India settentrionale. Nel Guru Granth Sahib, ci sono anche molte altre lingue per esempio il persiano, hindi e lingue locali. Questo è perché il guru granth sahib contiene parti di testo anche non scritte dai guru ma modificate o decise di mettere dentro per mostrare uguaglianza fra la gente.

Gli aderenti al sikhismo sono conosciuti come sikh, che significa "studenti" o "discepoli" del guru. Infatti tutti i Sikh continuano durante la vita, come gli studenti, ad imparare.

La parola anglicizzata sikhismo deriva dal verbo punjabi sikhi, che connota il "percorso temporale dell'apprendimento" ed è radicato nella parola sikhana ("imparare").

Caratteristiche

[modifica | modifica wikitesto]
Il tempio d'Oro, sancta sanctorum sikh, situato ad Amritsar, nello stato indiano settentrionale del Panjab. Meta di pellegrinaggio in cui recarsi almeno una volta nella vita per pregare e offrire le proprie suppliche, è divenuto poi un'attrazione turistica di livello mondiale.

L'etimologia della parola sikhismo si rintraccia nella parola sikh, che deriva dal sanscrito e che significa "discepolo". I sikh sono i devoti del Guru Granth Sahib, le sacre scritture dei dieci guru che si sono succeduti dal 1469 al 1708 e di altri amanti del Creatore. Vivono principalmente nel Nuovo Panjab Indiano (India del nord-ovest). Pregano il Creatore onnipresente ed onnipotente, che si manifesta attraverso il creato e che è raggiungibile grazie alla preghiera e all'aiuto di una guida, il guru, cioè colui che dà la luce (saggezza) al buio (l'ignoranza).

Il sikhismo si basa su tre principi dettati da Guru Nanak Dev Ji (primo guru):

  • pregare: ricordare il Creatore in ogni momento;
  • lavorare: guadagnare lavorando onestamente senza imbrogli e truffe;
  • condividere: anche solo una piccola parte del proprio guadagno.

Le scritture sacre non riconoscono il sistema delle caste e nemmeno approvano l'adorazione degli idoli, i rituali e le superstizioni.

I sikh considerano venerabile solo la parola del Creatore rappresentata dalle sacre scritture dei guru.

I guru sikh non hanno sostenuto la necessità della vita ascetica e dell'isolamento dal mondo per guadagnare la salvezza. Quest'ultima può essere raggiunta da chiunque si mantenga onestamente e conduca una vita normale. Non esiste un clero.

Ai sikh è proibito ogni tipo di dipendenza da sostanze, come l'alcol, tabacco e carne animale. Un sikh deve considerare la moglie di un altro uomo alla stregua di sorella o madre, e la figlia di un altro come sua. La stessa regola è applicata anche alle donne.

I membri sono tenuti all'osservanza delle cinque "kappa"[3]:

  • Kesh, peli e capelli non tagliati, segno dell'accettazione della volontà di Dio;
  • Kangha, il pettine, segno del controllo spirituale;
  • Kirpan, il pugnale, segno della volontà di difendere la verità;
  • Kara, il braccialetto metallico al polso, segno dell'unità con Dio e col guru;
  • Kashera, pantaloni corti quasi fino alle ginocchia, segno della forza morale.

L'istituzione del langar (cucina comune) serve a creare uguaglianza sociale fra l'intero genere umano. Essa è un luogo in cui persone di estrazione sociale alta e bassa, ricchi e poveri, istruiti e ignoranti, re e mendicanti, o di altre religioni condividono tutti lo stesso cibo, sedendo insieme in un'unica fila per terra per rappresentare l'uguaglianza tra i presenti.

La discendenza dei guru terminò a dieci, però c'è l'undicesimo guru, il Libro Sacro. Durante le cerimonie, i seguaci si riuniscono per ascoltare le parole del guru, il quale, viene trasportato sulla testa (perché non può toccar terra) dopo che il tempio viene pulito e lucidato a fondo ancor prima che l'ufficiante prescelto si svegli per i canti.

Foglio dell'Adi Granth, il testo sacro sikh, recante il sigillo (nisan) del Guru Gobind Singh.

Tutti i dieci guru che con la propria vita hanno formato i sikh:

Nell'aprile 1699, per eliminare ogni differenza tra le persone (di casta, di ricchezza, ecc.), Guru Gobind Singh Ji (decimo guru sikh) introdusse il battesimo (amrit), con il quale ogni uomo prendeva il cognome "Singh" (leone) e ogni donna "Kaur" (principessa) e che prevedeva per gli uomini, ma anche per le donne, l'assunzione di cinque simboli (kakaar).

Sri Guru Granth Sahib ji (= Il nobile libro originario che è Signore e Maestro Spirituale) è comunemente chiamato anche Adi Granth con riferimento alla versione curata nel 1603-1604 dal quinto guru Arjun o Guru Granth Sahib se si fa riferimento alla sua ultima recensione curata dal decimo Guru Gobind Singh nel 1705, o semplicemente Granth (il libro).

In particolari occasioni solenni, si pratica il rito della lettura completa e senza interruzioni del Libro Sacro: l'akhand panth è una cerimonia che prevede la lettura ininterrotta delle 1430 pagine del Libro Sacro, da parte di cinque Lettori, nell'arco di 48 ore. Il libro è scritto in gurmukhi, versione semplificata e considerata sacra, dell'antico sanscrito e comprende vocaboli punjabi, persiani e sanscriti.

I sikh inoltre, hanno vissuto un periodo d'oro dopo la disgregazione dell'Impero Mogul poiché si organizzarono in una propria autonoma entità statale omogenea per lingua, religione ed etnia, l'Impero Sikh.

I dieci guru del sikhismo

[modifica | modifica wikitesto]
# Nome diventato guru il data di nascita data di morte età padre madre
1 Sri Guru Nanak Dev Ji 20 ottobre 1496 14 aprile 1469 22 settembre 1539 70 Mehta Kalu ji Mata Tripta ji
2 Sri Guru Angad Dev Ji 7 settembre 1539 31 marzo 1504 29 marzo 1552 48 Baba Pheru ji Mata Ramo ji
3 Sri Guru Amar Das Ji 25 marzo 1552 5 maggio 1479 1º settembre 1574 95 Tej Bhan Bhalla ji Bakht Kaur ji
4 Sri Guru Ram Das Ji 29 agosto 1574 24 settembre 1534 1º settembre 1581 46 Baba Hari Das ji Mata Daya Vati ji
5 Sri Guru Arjan Dev Ji 28 agosto 1581 15 aprile 1563 30 maggio 1606 43 Guru Ram Das Ji Mata Bhani ji
6 Sri Guru Har Gobind Ji 30 maggio 1606 19 giugno 1595 3 marzo 1644 48 Guru Arjan ji Mata Ganga ji
7 Sri Guru Har Rai Ji 28 febbraio 1644 26 febbraio 1630 6 ottobre 1661 31 Baba Gurditta ji Mata Nihal Kaur ji
8 Sri Guru Har Krishan Ji 6 ottobre 1661 7 luglio 1656 30 marzo 1664 7 Guru Har Rai ji Mata Krishan Kaur ji
9 Sri Guru Tegh Bahadur Ji 20 marzo 1665 1º aprile 1621 11 novembre 1675 54 Guru Har Gobind Sahib ji Mata Nanki ji
10 Sri Guru Gobind Singh Ji 11 novembre 1675 22 dicembre 1666 7 ottobre 1708 41 Sri Guru Tegh Bahadur Ji Mata Gujri Kaur ji

Lo jathedar (in lingua punjabi: ਜਥੇਦਾਰ) è il leader politico-religioso sikh di una sede sacra (takht) e di un corpo di uomini armati e liberi, comprensivo delle loro famiglie e comunità, esistenti fin dal XVII secolo. Lo jathedar è un chierico sikh ordinato al quale è assegnata una delle cinque jath esistenti in India, coordinato dal primato teologico e di giurisdizione spettante allo jathedar Akal Takht di Amritsar.

Fino al 1800, erano eletti da un'assemblea deliberativa di leader sikh (Sarbat Khalsa[4]), che aveva luogo ogni due anni ad Amritsar, nel Punjab.

A partire dal 1921, furono nominati dalla Shiromani Gurdwara Parbandhak Committee (SGPC), un'organizzazione indiana deputata alla tutela e conservazione dei luoghi sacri sikh, controllata da membri eletti dal Shiromani Akali Dal, il più influente partito dei sikh indiani, che assunse anche l'amministrazione del tempio Darbar Sahib di Amritsar.[5]

Nel XX secolo, ebbero luogo solamente due sarbat khalsa. la prima in occasione dell'assassinio di Indira Gandhi, e la seconda nel 1986. L'11 novembre 2015, l'assemblea di sikh non rinnovò i quattro jathedar uscenti e nominò tre jathedar ad interim per le sedi di Akal Takht, Damdama Sahib a Bathinda e Anandpur Sahib, alla presenza di più di 100.000 persone.[6]

  1. ^ voce "Nanak (Guru)" di Arvind-Pal Singh Mandair e Harjeet Singh Grewal, in Arvind-Pal Singh Mandair (a cura di), Encyclopedia of Indian Religionsː Sikhism, Dordrecht, Springer, 2017, pp. 282-285.
  2. ^ (EN) Sikhism | History, Doctrines, Practice, & Literature | Britannica, su www.britannica.com, 14 luglio 2023. URL consultato il 20 agosto 2023.
  3. ^ "Sikhismo", Il Corriere della sera, I percorsi della storia, John Bowker,Religioni del mondo, pag. 76. Nuovo Istituto Italiano d'Arti Grafiche, Bergamo, 1997.
  4. ^ Brief History of Sikh Misls, Jalandhar, Sikh Missionary College (Regd.), pp. 4–5.
  5. ^ SGPC bans shooting of films at Golden Temple complex, su News18, 19 marzo 2016.
  6. ^ What sounds like a religious schism in Punjab could be a cry for better political leadership, in The Economist, 28 novembre 2015.

Voci correlate

[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti

[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni

[modifica | modifica wikitesto]
Controllo di autoritàThesaurus BNCF 36397 · LCCN (ENsh85122435 · GND (DE4181283-9 · BNF (FRcb11963355x (data) · J9U (ENHE987007543760105171 · NDL (ENJA00570974