Giuseppe La Farina (cacciatorpediniere)
Giuseppe La Farina | |
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Descrizione generale | |
Tipo | cacciatorpediniere (1919-1929) torpediniera (1929-1941) |
Classe | La Masa |
In servizio con | Regia Marina |
Identificazione | LF |
Costruttori | Odero |
Cantiere | Sestri Ponente |
Impostazione | 29 dicembre 1917 |
Varo | 12 marzo 1919 |
Entrata in servizio | 19 marzo 1919 |
Intitolazione | Giuseppe La Farina, patriota italiano |
Destino finale | saltata su mine il 4 maggio 1941 |
Caratteristiche generali | |
Dislocamento | normale 840 t a pieno carico 875 t |
Lunghezza | 73,5 m |
Larghezza | 7,3 m |
Pescaggio | 3 m |
Propulsione | 4 caldaie 2 turbine a vapore potenza 16.000 HP 2 eliche |
Velocità | 30 nodi (55,56 km/h) |
Autonomia | 2230 miglia a 13 nodi |
Equipaggio | 99 tra ufficiali, sottufficiali e marinai |
Armamento | |
Artiglieria | 4 pezzi da 102/45 Mod. 1917 2 pezzi da 76/40 mm |
Siluri | 4 tubi lanciasiluri da 450 mm |
Note | |
Motto | Primi velitum ("Primi al combattimento") |
dati riferiti all'entrata in servizio | |
dati presi da Warships 1900-1950 e Marina Militare | |
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Il Giuseppe La Farina è stato un cacciatorpediniere (e successivamente una torpediniera) della Regia Marina. L'unità è intitolata allo scrittore e patriota del Risorgimento Giuseppe La Farina.
Storia
[modifica | modifica wikitesto]Impostato durante la prima guerra mondiale, nel novembre 1917, entrò in servizio solo nel marzo 1919, a conflitto ormai concluso[1].
Nella sera del 30 agosto 1923, durante la crisi di Corfù, il La Farina fece parte – insieme ai cacciatorpediniere Cascino, Montanari, Medici e Carini, alle corazzate Cesare e Cavour, agli incrociatori corazzati San Giorgio e San Marco, alle torpediniere 50 OS e 53 AS, ai MAS 401, 404, 406 e 408 ed ai sommergibili Provana e Barbarigo – della squadra che bombardò e occupò l’isola in questione[2].
Nel 1929 la nave fu declassata a torpediniera[1].
Il 10 giugno 1940 la La Farina faceva parte della V Squadriglia Cacciatorpediniere di base a Messina, che formava insieme alle vecchie unità Schiaffino, Dezza ed Abba ed al cacciasommergibili Albatros.
Durante la seconda guerra mondiale la nave fu adibita a scorte sulle rotte libiche[3].
Il 2 novembre 1940 salpò da Tripoli di scorta ai piroscafi Pallade e Snia Amba, ma il 4 novembre quest'ultimo fu silurato e danneggiato dal sommergibile HMS Tetrarch al largo di Bengasi[4].
Tra il 1940 ed il 1941 l'unità fu sottoposta a lavori di modifica che videro la rimozione di due cannoni da 102 mm, la sostituzione dei pezzi da 76 mm con 6 mitragliere da 20 mm e l'eliminazione di due tubi lanciasiluri da 450 mm[1].
Dal 18 al 21 aprile 1941 la nave scortò da Palermo a Tripoli, insieme alle torpediniere Mosto, Calliope, Climene ed Orione (queste ultime due aggregatesi in seguito) un convoglio composto dai piroscafi Isarco, Nicolò Odero e Maddalena Odero e dalle navi cisterna, aggiuntesi in un secondo tempo, Luisiano ed Alberto Fassio[5].
Il 3 maggio 1941 la La Farina salpò da Tripoli per scortare a Trapani la nave cisterna Luisiano, ma l'indomani, alle 5.30, nei pressi delle secche di Kerkenna, la torpediniera urtò una mina[3][6] e, spezzata in due in corrispondenza del fumaiolo centrale, affondò in meno di due minuti, nel punto 34°35' N e 11°50' E.
In tutto la nave aveva effettuato 35 missioni di scorta e 12 antisommergibile.