Giovanni Gasparro

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Giovanni Gasparro (Bari, 22 ottobre 1983) è un pittore e incisore italiano.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nato a Bari ma residente ad Adelfia (BA), vince giovanissimo il premio "Bona Sforza, regina di Polonia e duchessa di Bari" (Bari, 1997) per un'opera grafica. Approfondisce gli studi nel campo dell'arte a Bari prima di diplomarsi all'Accademia di belle arti di Roma nel 2007[1].

Vittorio Sgarbi ammira il "San Giuseppe" di Gasparro nella Basilica di san Giuseppe, L'Aquila

A partire dal 2001 espone in tutta Italia.[2] La sua prima mostra personale, tenutasi nel 2009 a Parigi, ne consolida la dimensione europea[3]; nello stesso anno espone nella galleria Russo di Roma. Nel 2011 espone per il padiglione della Regione Lazio nella 54ª Esposizione internazionale d'arte di Venezia[4].

Sempre nel 2011 l'Arcidiocesi dell'Aquila gli commissiona la decorazione delle ancone marmoree della basilica di San Giuseppe Artigiano, danneggiata dal terremoto del 2009 e in quel momento in fase di restauro[1]. Gasparro realizza 18 tra cimase e pale d'altare e 2 teleri, raffiguranti scene tratte dai vangeli e santi della tradizione aquilana, che costituiscono il più grande ciclo pittorico religioso realizzato negli ultimi anni[3]. Il 22 luglio 2012, in occasione della riapertura al pubblico della chiesa, il critico d'arte Vittorio Sgarbi ha elogiato pubblicamente l'artista pugliese[5].

Nel 2013 vince il "Bioethics Art Competition" della cattedra in bioetica e diritti umani dell'UNESCO con l'opera Casti connubii, ispirata all'enciclica redatta da papa Pio XI nel 1930[6]. L'anno seguente, il dipinto Quum memoranda – ritratto di papa Pio VII – vince il premio "Pio Alferano"[7].

Nel 2020 ha fatto molto discutere una sua opera[8], il quadro "Martirio di San Simonino da Trento" [9] (Dittico centinato, olio su tela, 225 x 150 cm) in cui l'autore ha raffigurato il presunto martirio del piccolo Simonino, un bambino ritrovato morto nel 1475 a Trento, per il cui omicidio vennero accusati alcuni ebrei askenaziti in un "processo farsa" basato sul presunto mito dell'infanticidio rituale ebraico. Il 28 ottobre 1965, durante il Concilio Vaticano II, la Chiesa abolì il culto del falso beato[10].

Opere principali[modifica | modifica wikitesto]

Il pentimento di San Pietro, esposto all'interno della basilica di San Giuseppe Artigiano all'Aquila.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b giovannigasparro.com, Biografia, su giovannigasparro.com. URL consultato il 25 maggio 2013.
  2. ^ Giovanni Gasparro eccellente pittore
  3. ^ a b Eccellenti pittori, Giovanni Gasparro, su eccellentipittori.it. URL consultato il 25 maggio 2013.
  4. ^ Mostre, su giovannigasparro.com. URL consultato il 25 maggio 2013.
  5. ^ Filmato audio Sgarbi elogia l'artista Giovanni Gasparro, su YouTube, 24 luglio 2012, a 04 min 32 s. URL consultato il 25 maggio 2013.
  6. ^ UNESCO, 2013 Bioethics Art Competition, su bioethicsart.org. URL consultato il 3 novembre 2014 (archiviato dall'url originale il 3 novembre 2014).
  7. ^ Camillo Langone, L'arte sacra esiste ancora. E vince anche dei premi., in Il Giornale, 6 agosto 2014.
  8. ^ San Simonino, una fake news del 1475 - Leonardo Tondelli, su Il Post, 24 marzo 2021. URL consultato il 24 marzo 2021.
  9. ^ Martirio di San Simonino da Trento (Simone Unverdorben) | Giovanni Gasparro, su www.giovannigasparro.com. URL consultato il 24 marzo 2021.
  10. ^ Ester Moscati, Il quadro scandaloso che oggi riprende il mito antisemita di Simonino: inaccettabile, su Mosaico, 26 marzo 2020. URL consultato il 24 marzo 2021.

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