Giancarlo Cimoli

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Giancarlo Cimoli (Fivizzano, 12 dicembre 1939) è un dirigente pubblico e privato italiano.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Laureato in Ingegneria chimica nel corso di laurea del Premio Nobel Giulio Natta, al Politecnico di Milano, ha iniziato la sua attività professionale nel 1966 presso la SIR. Dal 1968 al 1974 lavora per la Snia Viscosa. Nel 1985 è amministratore delegato della Montefibre. Dal 1987 passa al Gruppo Montedison. Dal 1988 è direttore generale del Gruppo Enimont, incarico che lascia nel 1991 per andare a ricoprire il ruolo di amministratore delegato dell'Edison.

Ferrovie dello Stato[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1996 il primo governo Prodi, lo sceglie come risanatore delle Ferrovie dello Stato, dopo la discutibile gestione di Lorenzo Necci[1], coinvolto nell'inchiesta mani pulite. Guida il gruppo ferroviario per otto anni (ma dal 1998 al 2001 la presidenza è di Claudio Dematté) procedendo ad uno snellimento del personale ed alla societarizzazione delle varie attività. Durante il suo mandato nascono Trenitalia, RFI, Grandi Stazioni. Per un breve periodo il Tesoro gli affianca come presidente l'economista Claudio Dematté, ex presidente della Rai e rettore della Luiss.

I risultati dell'amministrazione di Cimoli sono deleteri e portano le Ferrovie Italiane al disastro economico e ad una totale inefficienza del servizio[2].

Lascia FS nel 2004 con un premio di buona uscita di 6.700.000 euro[3] e viene nominato dal governo Berlusconi al vertice della compagnia Alitalia[4].

Alitalia[modifica | modifica wikitesto]

Per il risanamento della compagnia aerea Alitalia, Cimoli realizza il "Piano industriale 2005-2008", che avrebbe avuto l'obiettivo di riportare in pareggio i conti a partire dal bilancio 2006 per poi portarli in attivo dal 2008[5]. Pressato dalla Consob che chiede una gestione trasparente durante l'iter della privatizzazione della compagnia[6], Cimoli all'inizio 2007 stima in circa 380 milioni di euro il rosso per l'esercizio dell'anno precedente. La gestione Cimoli non piace ai sindacati che hanno chiesto ripetutamente al governo il suo avvicendamento. Nel febbraio 2007 il secondo governo Prodi constata la crisi della compagnia aerea, prossima al fallimento a cui Cimoli l'ha condotta[7]; decaduto il consiglio di amministrazione, il Ministro dell'economia Tommaso Padoa-Schioppa non gli rinnova la fiducia[8], indicando come nuovo presidente della compagnia Berardino Libonati[9]. La gestione Cimoli non ha raggiunto alcuno degli obiettivi prefissati.

Particolare scalpore ha destato la seconda buonuscita (dopo quella delle Ferrovie) che Cimoli si è autoattribuito, di quasi 3 milioni di euro[10]: uno stipendio considerevolmente più alto di quello dei capiazienda delle altre compagnie europee in utile: 6 volte quello di Air France e il triplo di British Airways, aziende di maggiori dimensioni rispetto ad Alitalia.

Nel settembre 2015 i giudici della sesta sezione penale del tribunale di Roma, nella sentenza del processo legato al dissesto Alitalia, hanno condannato Cimoli per bancarotta e aggiotaggio a otto anni e otto mesi di reclusione (oltre che all'interdizione in perpetuo dai pubblici uffici), insieme a Pierluigi Ceschia, ex responsabile finanza straordinaria, Gabriele Spazzadeschi, ex direttore centrale amministrazione e finanza, e Francesco Mengozzi, amministratore delegato dal febbraio 2001 al febbraio 2004. La corte ha giudicato "abnormi o ingiustificate sotto il profilo economico e gestionale" le operazioni condotte dalla gestione Cimoli tra il 2001 e il 2007 che hanno condotto a perdite di oltre 4 miliardi di euro[11][12]. Nella stessa sentenza Cimoli e i suoi ex-collaboratori sono stati condannati a risarcire oltre 355 milioni di euro (160 milioni di euro dal solo Cimoli) alle società del gruppo Alitalia che essi hanno amministrato e a un migliaio di privati tra azionisti e risparmiatori.[13]

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Cavaliere di gran croce dell'Ordine al merito della Repubblica italiana - nastrino per uniforme ordinaria
«Di iniziativa del Presidente della Repubblica»
— 11 luglio 2002[14]
Commendatore dell'Ordine al merito della Repubblica italiana - nastrino per uniforme ordinaria
Cavaliere del lavoro - nastrino per uniforme ordinaria
— 31 maggio 2003[16]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Biografia, su fondazionelorenzonecci.it.
  2. ^ La Corte dei conti boccia le Fs, su ricerca.repubblica.it, la Repubblica, 9 marzo 2004. URL consultato il 17 settembre 2008.
  3. ^ Sergio Rizzo, Fs, scontro sulla buonuscita di Cimoli, su archiviostorico.corriere.it, Corriere della Sera, 7 agosto 2005. URL consultato il 17 settembre 2008 (archiviato dall'url originale il 28 settembre 2008).
  4. ^ Edoardo Borriello, Le chiavi di Alitalia a Cimoli, su ricerca.repubblica.it, la Repubblica, 7 maggio 2004. URL consultato il 17 settembre 2008.
  5. ^ Giancarlo Radice, Alitalia, si riparte dal piano Ma spunta il caro-petrolio, su archiviostorico.corriere.it, Corriere della Sera, 22 agosto 2004. URL consultato il 17 settembre 2008 (archiviato dall'url originale il 27 settembre 2008).
  6. ^ Giovanni Pons, Alitalia, più ampia la perdita 2004 Il pressing della Consob sul piano, su ricerca.repubblica.it, la Repubblica, 17 ottobre 2004. URL consultato il 17 settembre 2008.
  7. ^ Hugo Dixon, Atterraggio di emergenza per Alitalia, senza Cimoli, su ricerca.repubblica.it, la Repubblica, 12 ottobre 2006. URL consultato il 17 settembre 2008.
  8. ^ Lucio Cillis, Alitalia, il governo scarica Cimoli, su ricerca.repubblica.it, la Repubblica, 15 settembre 2006. URL consultato il 17 settembre 2008.
  9. ^ Lucio Cillis, Cimoli lascia Alitalia, arriva Libonati, su ricerca.repubblica.it, la Repubblica, 10 febbraio 2007. URL consultato il 17 settembre 2008.
  10. ^ Dario Di Vico, Alitalia, 5-6 mila esuberi e capitali per 7-800 milioni, su archiviostorico.corriere.it, Corriere della Sera, 6 luglio 2008. URL consultato il 17 settembre 2008 (archiviato dall'url originale il 27 settembre 2008).
  11. ^ Questa valutazione confligge on i bilanci certificati dalla soc. "Deloitte & Touche spa" a pag. 90 [1]
  12. ^ La Compagnia risulta pertanto, anziché "prossima al fallimento a cui Cìmoli l'aveva condotta", locupletata per l'importo di Euro 312.213 mln, oltre ad altre ingenti componenti di incremento. Resta in ogni caso il fatto che, nella primavera 2008, oltre un anno dopo la fuoruscita dell'ing. Cìmoli, Air France- KLM erano pronte ad includere nel loro gruppo, a condizioni molto vantaggiose per "le casse italiane", un'Alitalia evidentemente in bonis, nel cui C.d.A. sedeva, da parecchi anni, il Presidente di Air France, la quale deteneva una quota di capitale dell'allora nostra Compagnia di bandiera.
  13. ^ Crac Alitalia: condannati quattro ex amministratori, fra loro anche Cimoli, su repubblica.it, La Repubblica, 28 settembre 2015. URL consultato il 28 settembre 2015.
  14. ^ Sito web del Quirinale: dettaglio decorato.
  15. ^ Sito web del Quirinale: dettaglio decorato.
  16. ^ Sito web del Quirinale: dettaglio decorato.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Predecessore Presidente del gruppo Ferrovie dello Stato Successore
Lorenzo Necci 1996 - 1998 Claudio Dematté I
Claudio Dematté 2001 - 2004 Elio Catania II
Predecessore Amministratore delegato del gruppo Ferrovie dello Stato Successore
Lorenzo Necci 1996 - 2004 Elio Catania
Predecessore Presidente del gruppo Alitalia - Linee Aeree Italiane Successore
Giuseppe Bonomi 2004 - 2007 Berardino Libonati
Predecessore Amministratore delegato del gruppo Alitalia - Linee Aeree Italiane Successore
Marco Zanichelli 2004 - 2007 nessuno