Ernesto Cauvin

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on. Ernesto Cauvin

Consigliere nazionale del Regno d'Italia
LegislaturaXXX
Tipo nominanominato dal Consiglio nazionale delle corporazioni
Sito istituzionale

Dati generali
Partito politicoPNF
Titolo di studioLaurea in scienze economiche e commerciali
UniversitàUniversità degli Studi di Genova
ProfessioneGiornalista, pubblicista, imprenditore

Ernesto Cauvin (Genova, 28 novembre 1903Genova, 23 dicembre 1981) è stato un imprenditore, dirigente sportivo e politico italiano.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Discendente di una famiglia di origine francese trapiantata a Genova nel XIX secolo, Ernesto Cauvin si laurea presso l'università del capoluogo ligure, intraprendendo l'attività di giornalista pubblicista.

Dopo un periodo trascorso all'estero, viene chiamato dal padre Vittorio a collaborare alla gestione dell'azienda da quest'ultimo fondata nel 1890 per l'importazione e il commercio di fertilizzanti.

Negli anni 1930 entra a far parte della corporazione della chimica del Regno d'Italia; grazie a tale posizione, nel 1939 viene nominato alla Camera dei fasci e delle corporazioni per la XXX legislatura.

Nel secondo dopoguerra subentra definitivamente al padre nella gestione dell'impresa familiare, provvedendo a diversificarne le attività: è lui a inserirla nel settore del commercio estero e a procurarle le concessioni d'agenzia della United States Steel e dell'Alcoa per commerciare e lavorare acciaio e alluminio da smerciare sul mercato italiano.

Su sollecitazione dell'arcivescovo di Genova Giuseppe Siri e del concittadino imprenditore Angelo Costa, tra il 1951 e il 1953 assume la presidenza del Genoa[1], il più antico club calcistico italiano, reduce da anni di malagestione e risultati sportivi deludenti che l'avevano portato a retrocedere in Serie B: le sue scelte manageriali (ivi compresa l'opera persuasiva presso le istituzioni locali e nazionali per la costruzione di un campo d'allenamento presso villa Lomellini Rostan[2]) si rivelano azzeccate e nel 1953 il Grifone torna in Serie A. Ottenuto tale risultato, cede la carica a Ugo Valperga.[3][4]

Nello steso periodo ricopre inoltre le cariche di vicepresidente della Confederazione generale italiana del commercio e del turismo, presidente dell'Associazione italiana case import-export e membro dell'Associazione nazionale commercio estero.

A partire dal 1958 si fece affiancare dai figli Gian Vittorio e Massimiliano detto "Max" (avuti dalla moglie Gabriella Bertolini) nella gestione dell'azienda familiare, di cui mantenne comunque la presidenza fino al giorno della morte.

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Cavaliere dell'Ordine al merito del lavoro - nastrino per uniforme ordinaria

Note[modifica | modifica wikitesto]

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Davide Rota, Dizionario illustrato dei giocatori genoani, De Ferrari, 2008.
  • Gianni Brera, Franco Tomati, Genoa Amore mio, Nuove Edizioni Periodiche.

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]