Ducato di San Giulio
Il Ducato di San Giulio fu uno dei ducati istituiti dai Longobardi in Italia. Le informazioni che ci sono pervenute sulla sua fondazione e sulle sue vicende interne sono molto scarse e frammentarie.
Storia
Non è nota la data di fondazione del ducato, il cui territorio fu conquistato dai longobardi già al tempo di Alboino[1]; mentre il nome di un solo duca ci è stato tramandato: Mimulfo, che fu duca dell'Isola di San Giulio dal 575 circa.
Il duca Mimulfo, ribellatosi poi al re Agilulfo, secondo quanto riportato nella Origo gentis Langobardorum[2], fu da questi fatto decapitare nel 590, accusato di tradimento a favore dei Franchi[3].
Nel 1688, durante gli scavi effettuati per gettare le fondamenta dell'edificio del seminario vescovile, vennero alla luce i resti di una tomba, il cui sarcofago conteneva le ossa di un cadavere privo del cranio, e sulla cui lastra di chiusura era riportata la scritta, mutila: "MEYNUL[...]"[4]. La lastra recante il nome di Mimulfo andò perduta, mentre il piccolo sarcofago fu riutilizzato come cassetta per le elemosine all'interno della basilica di San Giulio, dove è tuttora visibile.
Sui motivi della localizzazione della sede di ducato all'Isola di San Giulio, anziché a Novara - la città più vicina e sede dell'autorità ecclesiastica vescovile -, in analogia con quanto accadde per gli altri ducati dell'area piemontese (Torino e Asti), gli storici hanno a lungo discusso. Le motivazioni individuate sono due: il fatto che l'Isola di San Giulio fosse un importante centro fortificato, considerato a quei tempi quasi inespugnabile, al pari dell'Isola Comacina, sul Lago di Como (che rappresentò infatti un nodo di resistenza all'avanzata longobarda nella penisola[5]); l'anomala, e non ancora chiarita, marginalità della città di Novara rispetto agli ordinamenti circoscrizionali del territorio, che la portò anche nella successiva epoca carolingia a non ospitare la sede di comitato, ubicata invece nel forte castello di Pombia[6].
Un'altra testimonianza della presenza longobarda nell'area del Lago d'Orta è costituita dal recente ritrovamento, durante una campagna di scavi archeologici effettuati presso la chiesa di San Lorenzo a Gozzano, di numerose sepolture di personaggi di un certo rilievo, appartenenti al ceto dominante longobardo e risalenti al VII secolo[7], la cui presenza è probabilmente collegata alla vicinanza con la sede amministrativa del ducato di San Giulio.
Note
- ^ Paolo Diacono, Historia Langobardorum, II, 15.
- ^ Origo gentis Langobardorum, 6.
- ^ Paolo Diacono, Historia Langobardorum, IV, 3.
- ^ L. A. Cotta, Corografia della Riviera di San Giulio; A. Fara, La Riviera di San Giulio, Orta e Gozzano, p. 102.
- ^ Paolo Diacono, Historia Langobardorum, III, 27.
- ^ G. Sergi, I confini del potere. Marche e signorie fra due regni medievali, pp. 357-366.
- ^ G. Pantò, L. Pejrani Baricco, Chiese nelle campagne del Piemonte in età tardolongobarda, p. 48, nota 96.
Fonti
- Paolo Diacono, Historia Langobardorum (Storia dei Longobardi, Milano, Fondazione Lorenzo Valla - Mondadori, 1992).
Bibliografia
- Lazaro Agostino Cotta, Corografia o descrittione della Riviera di S. Giulio contado della sede vescovale di Novara. Tumultuario tratenimento di Lazaro Agostino Cotta d'Ameno. In quattro libri, Milano, Ghisolfi, 1688 (edizione anastatica a cura di C. Carena, Milano 1980).
- Angelo Fara, La Riviera di San Giulio, Orta e Gozzano. Trattenimento Storico, Novara, Merati, 1861.
- Giuseppe Sergi, I confini del potere. Marche e signorie fra due regni medievali, Torino, Einaudi, 1995. ISBN 8806130587
- Gabriella Pantò, Luisella Pejrani Baricco, Chiese nelle campagne del Piemonte in età tardolongobarda in Le chiese tra VII e VIII secolo in Italia settentrionale (8° Seminario sul Tardoantico e l’Altomedioevo in Italia centrosettentrionale, Garda 8-10 aprile 2000), a cura di Gian Pietro Brogiolo, Mantova 2001, pp. 17-54. ISBN 8887115265