Domenico Michiel

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Domenico Michiel (o Michele) (... – 1130) è stato un doge veneziano.

Fu il trentacinquesimo doge della Repubblica di Venezia, in carica dal 1117 al 1130.

Era figlio dell'ammiraglio Giovanni (comandante della flotta veneziana in Terrasanta durante la prima crociata) e nipote del trentatreesimo doge Vital I Michele. La famiglia Michiel era una delle dodici cosiddette famiglie apostoliche, che si riteneva avessero fondato la città di Venezia.

Il dogado

Uno dei suoi primi editti impose, ignorando quanto era stato stabilito precedentemente per evitare co-reggenze e trasmissione ereditaria delle cariche, la nomina di suo figlio e di suo nipote come Venetie Presìdes, ovvero plenipotenziari per il governo degli affari economici e politici durante le assenze del doge, ristabilendo di fatto un potere assoluto.

Nell'aprile del 1123 partì con una flotta di ben 40 galere, 40 navi onerarie e 28 navi rostrate in soccorso di Baldovino II re di Gerusalemme, prigioniero dei saraceni. La flotta veneziana, giunta in prossimità del porto di Ascalona (odierna Ashqalone), fu circondata dalla flotta egiziana accorsa a difesa del sultanato di Tiro; i veneziani riuscirono però a vincere. L'azione continuò, quindi, muovendo assedio alla stessa Tiro che fu presa dopo cinque mesi. I crociati accolsero il doge da trionfatore e gli offersero il regno di Gerusalemme, disperando di poter liberare Baldovino II. Ma gli interessi dogali erano rivolti a Bisanzio che aveva nel frattempo disatteso gli editti e la "bolla d'oro", consentendo ai pisani di avere un quartiere e liberi scambi in Costantinopoli, e la promessa di risarcimento in caso di ritorsione veneziane. Stante la situazione Domenico Michiel volse la flotta verso i territori sotto l'egida di Bisanzio e del suo Imperatore Calojanni. Attaccò e saccheggiò successivamente le isole di Rodi, Samo, Chio, Lesbo, Andro, Cefalonia e la citta di Modone.

In adriatico, attaccò l'Ungheria di Stefano II e riconquistò le città dalmate di Traù (odierna Trogir) e Spalato nel maggio del 1125. Nello stesso mese Baldovino II fu liberato e concesse al doge i privilegi già concordati con il regno di Gerusalemme. L'imperatore di Bisanzio, messo alle strette, chiese la pace e nel 1126 emise una nuova "Bolla d'oro" nella quale si riaffermavano i privilegi di Venezia a Costantinopoli e nei territori imperiali. Il ritorno del doge fu un trionfo: a questo punto, si dedicò al ripristino della normalità cittadina che aveva assunto aspetti di inquietante delinquenza: pose il divieto di indossare travestimenti o l'applicazione di barbe posticce "alla greca", e fece illuminare, a carico dei curati, tutte le edicole o capitelli votivi affinché calli e campielli non dessero più vita al malaffare delle tenebre.

L'abdicazione

Questo grande doge abdicò nel 1130 e dopo pochi giorni morì; le sue spoglie, in un primo tempo deposte a San Giorgio in isola, furono disperse quando i frati decisero di ampliare la chiesa.

Predecessore Doge di Venezia Successore
Ordelafo Faliero 1117-1130 Pietro Polani