Copromorpha gypsota

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Copromorpha gypsota
Immagine di Copromorpha gypsota mancante
Stato di conservazione
Specie non valutata
Classificazione scientifica
Dominio Eukaryota
Regno Animalia
Sottoregno Eumetazoa
Superphylum Protostomia
Phylum Arthropoda
Subphylum Tracheata
Superclasse Hexapoda
Classe Insecta
Sottoclasse Pterygota
Coorte Endopterygota
Superordine Oligoneoptera
Sezione Panorpoidea
Ordine Lepidoptera
Sottordine Glossata
Infraordine Heteroneura
Divisione Ditrysia
Superfamiglia Carposinoidea
Famiglia Copromorphidae
Genere Copromorpha
Specie C. gypsota
Nomenclatura binomiale
Copromorpha gypsota
Meyrick, 1886

Copromorpha gypsota Meyrick, 1886[1] è un lepidottero appartenente alla famiglia Copromorphidae, endemico delle Figi.[2]

Etimologia[modifica | modifica wikitesto]

L'epiteto specifico deriva dai termini greci γύψος (gýpsos=gesso), e ούς, ώtός (oús, otós=orecchio, testa in senso lato), con riferimento al colore bianco del capo dello stadio adulto.[1][3]

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Si tratta di una falena eteroneura appartenente ai Ditrysia, con taglia relativamente piccola (apertura alare compresa tra 26 e 30 mm) e abitudini principalmente notturne.[4][5][6]

Adulto[modifica | modifica wikitesto]

Capo[modifica | modifica wikitesto]

Il capo presenta piccole scaglie ravvicinate di colore bianco.[1]

Gli occhi sono moderatamente grandi e distanziati, mentre gli ocelli sono assenti.[4][5][6]

Nell'apparato boccale, la spirotromba è presente e priva di scaglie, mentre i palpi labiali sono bianchi e rivolti verso l'alto, col secondo articolo più scuro sull'esterno e fittamente rivestito di scaglie piliformi. I palpi mascellari sono vestigiali.[1][4][5][6]

Le antenne sono bianche e hanno lunghezza pari ai due terzi della costa dell'ala anteriore; sono filiformi nella femmina e pettinate nel maschio, con lo scapo privo di un pecten; i chaetosemata sono assenti.[1][4][5]

Torace[modifica | modifica wikitesto]

Il torace è biancastro, con lievi sfumature violacee ai lati.[1]

Le zampe sono scure, con la parte apicale di ogni segmento di colore bianco; l'ultimo paio presenta qui e là delle tonalità più chiare; l'epifisi è presente e la formula degli speroni tibiali è 0-2-4. Le metatibie sono robuste e ricoperte di fitte setole.[1][4][5][6]

L'ala anteriore è di forma quasi rettangolare, con la costa lievemente sinuosa e il margine interno più segnatamente concavo; l'apice e il tornus sono arrotondati. La spinarea è presente e si osservano ciuffi di scaglie sollevate sulla superficie dorsale.[1] Sc è libera e molto robusta nel tratto basale; Rs2 ed Rs3 partono dalla cellula discale molto più ravvicinate tra loro che rispetto a Rs1 ed Rs4; M2 è convergente con M3; la cellula discale risulta aperta in quanto la nervatura radio-mediale (r-m) è assente; CuA1 e CuA2 sono entrambe presenti (la prima molto ravvicinata a M3), mentre CuP è solo vestigiale e appena accennata; 1A+2A presenta una breve biforcazione basale, mentre 3A è assente.[1][4][5][6][7] La tonalità di fondo della superficie dorsale è un biancastro stiato di scuro, con una macchia giallo-ocra pallida nella regione discale; si possono osservate lievi bagliori violacei scuri in direzione del termen e del margine interno; è presente, sul quarto basale della costa, una zona scura che finisce con una piccola macchia nera; un'estesa e irregolare fascia obliqua scura parte dalla metà della costa e si spinge internamente fino al centro dell'ala; nella parte centrale della cellula discale si trova una breve macchia nera a mezzaluna, posta in diagonale, con le estremità rivolte verso l'esterno; altre due piccole macchie nere sono visibili sulla costa in direzione dell'apice, oltre a una serie di piccoli punti scuri sparpagliati tra il termen e il margine posteriore, a ridosso del tornus; una frangiatura di sottili scaglie piliformi inizia posteriormente all'apice e continua fino al tornus, con una colorazione tra il grigio spento e l'ocra.[1]

Nell'ala posteriore, più triangolare e di un unico colore grigio scuro, Sc+R è discretamente inspessita nella regione basale; Rs non presenta ramificazioni, ed M2 parte dalla cellula discale più vicino a M3 che a M1; i due rami di CuA sono entrambi presenti, e CuA1 è convergente con M3; CuP è presente e pressoché rettilinea; 1A+2A non mostra biforcazione basale, mentre 3A è presente.[1][4][5][6][7]

Addome[modifica | modifica wikitesto]

L'addome è grigio pallido, con poche sfumature di ocra.[1] Nel maschio si osserva una coppia di coremata, posti in prossimità del margine posteriore.[4] Il secondo sternite non presenta scaglie nella parte anteriore.[6]

Nell'apparato genitale maschile l'uncus è ben sviluppato e non bifido. I socii sono assenti. Il vinculum risulta privo di saccus. L'edeago presenta un coecum penis non molto lungo.[4][6][7]

Nel genitale femminile, l'ovopositore non appare allungato. Le apofisi posteriori sono più sviluppate di quelle anteriori. Il ductus bursae è membranoso e il corpus bursae è provvisto di un signum.[5]

Uovo[modifica | modifica wikitesto]

Dati non disponibili.[4][5]

Larva[modifica | modifica wikitesto]

Non è stata descritta la larva di questa specie.[4][6]

Pupa[modifica | modifica wikitesto]

Non è stata descritta la pupa di questa specie. Per affinità con gli altri membri dei Copromorphidae, si ritiene che sia obtecta, con un tegumento sottile e traslucido, da cui si scorgono i profili del capo e del torace[4][6][8]

Biologia[modifica | modifica wikitesto]

Non si dispone di informazioni riguardo alla biologia di questa specie.[4][6]

Le isole Figi, locus typicus della specie

Distribuzione e habitat[modifica | modifica wikitesto]

Il taxon è endemico delle isole Figi.[1]

Tassonomia[modifica | modifica wikitesto]

Copromorpha gypsota Meyrick, 1886 - Trans. Ent. Soc. Lond. 1886: 282 - locus typicus: Figi.[1]

Sottospecie[modifica | modifica wikitesto]

Non sono state individuate sottospecie.[2]

Sinonimi[modifica | modifica wikitesto]

Non è stato riportato alcun sinonimo.[2]

Conservazione[modifica | modifica wikitesto]

La specie non è stata inserita nella Lista rossa IUCN.[9]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e f g h i j k l m n (EN) Meyrick, E., Descriptions of Lepidoptera from the South Pacific (PDF), in Transactions of the Entomological Society of London, vol. 1886, n. 3, Londra, The Society, ottobre 1886, p. 281; 282, DOI:10.1111/j.1365-2311.1886.tb01626.x, ISSN 0035-8894 (WC · ACNP), LCCN sn88024445, OCLC 183140024. URL consultato il 6 luglio 2017.
  2. ^ a b c (EN) Wing, P., Copromorpha gypsota [collegamento interrotto], su The Global Lepidoptera Names Index, Londra, Natural History Museum, 18 aprile 2011, ISSN 2405-8858 (WC · ACNP), OCLC 223993023. URL consultato il 6 luglio 2017.
  3. ^ Schenkl, F.; Brunetti, F., Dizionario Greco-Italiano/Italiano-Greco, a cura di Meldi, D., collana La creatività dello spirito, Berrettoni G. (nota bibliografica), La Spezia, Casa del Libro - Fratelli Melita Editori, dicembre 1991 [1990], pp. 176; 639, ISBN 978-88-403-6693-7, OCLC 797548053.
  4. ^ a b c d e f g h i j k l m (EN) Dugdale, J. S.; Kristensen, N. P.; Robinson, G. S. & Scoble, M. J., Cap. 13 - The Smaller Microlepidopteran-Grade Superfamilies, in Kristensen, N. P. (Ed.) - Handbuch der Zoologie / Handbook of Zoology, Band 4: Arthropoda - 2. Hälfte: Insecta - Lepidoptera, moths and butterflies, Kükenthal, W. (Ed.), Fischer, M. (Scientific Ed.), Teilband/Part 35: Volume 1: Evolution, systematics, and biogeography, ristampa 2013, Berlino, New York, Walter de Gruyter, 1999 [1998], pp. 217 - 232, ISBN 978-3-11-015704-8, OCLC 174380917. URL consultato il 6 luglio 2017.
  5. ^ a b c d e f g h i (EN) Scoble, M. J., Cap. 11 - Lower Ditrysia, in The Lepidoptera: Form, Function and Diversity, seconda edizione, London, Oxford University Press & Natural History Museum, 2011 [1992], pp. 225-289, ISBN 978-0-19-854952-9, LCCN 92004297, OCLC 25282932.
  6. ^ a b c d e f g h i j k (EN) Common, I. F. B., Moths of Australia, Slater, E. (fotografie), Carlton, Victoria, Melbourne University Press, 1990, pp. vi, 535, 32 con tavv. a colori, ISBN 978-0-522-84326-2, LCCN 89048654, OCLC 220444217.
  7. ^ a b c (EN) Jarzembowski, E. A., Fossil, insects from the Bembridge Marls, Palaeogene of the Isle of Wight, southern England (PDF), in Bulletin of the British Museum (Natural History) (Geology), vol. 33, Londra, The Museum, 1980, p. 270, fig. 52, ISSN 0007-1471 (WC · ACNP), LCCN 58020573, OCLC 770307936. URL consultato il 6 luglio 2017.
  8. ^ (EN) Heppner, J. B., Copromorphidae. Alucitidae. Carposinidae. Epermeniidae (Coprornorphoidea); Glyphipterigidae. Plutellidae (Yponomeutoidea), in Stehr, F. W. (Ed.). Immature Insects, vol. 1, Dubuque, Iowa, Kendall/Hunt Pub. Co., 1987, pp. 399-405, ISBN 978-0-8403-3702-3, LCCN 85081922, OCLC 311572089.
  9. ^ (EN) International Union for Conservation of Nature and Natural Resources, IUCN Red List of Threatened Species. Version 2016-3, su IUCN 2016, Cambridge, IUCN Global Species Programme Red List Unit, ISSN 2307-8235 (WC · ACNP), OCLC 943528404. URL consultato il 6 luglio 2017.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Pubblicazioni[modifica | modifica wikitesto]

Testi[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]