Chiesa dei Santi Celso e Giuliano
Chiesa dei Santi Celso e Giuliano | |
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Stato | ![]() |
Regione | Lazio |
Località | Roma |
Coordinate | 41°54′02.7″N 12°28′00.37″E / 41.90075°N 12.46677°E |
Religione | Chiesa Cattolica di rito tridentino |
Titolare | Celso e Giuliano di Antiochia |
Ordine | Istituto di Cristo Re Sommo Sacerdote |
Diocesi | Roma |
Architetto | Bramante |
Inizio costruzione | XVIII secolo |
Completamento | 1735 |
Sito web | www.institute-christ-king.org/apostolates/international-home |
La chiesa dei Santi Celso e Giuliano è un luogo di culto cattolico di Roma, situata in via del Banco di Santo Spirito. Fu costruita nel IX secolo e poi ricostruita nel XVI secolo. Ha la dignità di basilica minore.[1]
Storia[modifica | modifica wikitesto]

È situata nel centralissimo rione Ponte, il quartiere dei Banchi, da cui il nome di san Celso e Giuliano in Banchi, poco lontano dal Ponte Sant'Angelo, in un'area fino al XIX secolo importantissima per essere sull'arteria dell'unico collegamento tra il centro cittadino e il Vaticano, prima della costruzione degli ultimi e più moderni ponti sul Tevere. Ricordata fin dal IX secolo[2], la chiesa fu abbattuta per essere ricostruita su commissione di papa Giulio II, che richiese un nuovo progetto a Donato Bramante (1509). Tale disegno non fu poi eseguito per mancanza di fondi; due secoli più tardi papa Clemente XII decise di far ricostruire la chiesa secondo il progetto di Carlo de Dominicis, terminato nel 1735. La chiesa era dotata altresì di un capitolo ed, essendo cappella papale dal pontificato di Innocenzo III, i canonici furono insigniti da Benedetto XV del titolo di Cappellano Segreto d'Onore durante munere[3] e da Pio XII del titolo di Cameriere Segreto Soprannumerario durante munere[4]. Tra i canonici della basilica vi fu anche Mons. Nazareno Patrizi, che vi entrò nel 1898 per poi divenirne segretario e camerlengo[5].
Dal 2019, la Basilica è attualmente gestita dall'Istituto di Cristo Re Sommo Sacerdote, che vi celebra ogni domenica la messa in rito tridentino.[6]
Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Costruita su un impianto ovale, non immemore dell'arte di Francesco Borromini, la chiesa è un bell'esempio di arte settecentesca e conserva all'altare maggiore una pala raffigurante Cristo in Gloria con i Santi Celso, Giuliano, Basilissa e Marcionilla di Pompeo Batoni, opera realizzata nel 1736.
Nella prima cappella a destra dell'ingresso si trova l'unico altare superstite dell'edificio preesistente, con reliquie di Sant'Artemia, Papa Cornelio e Santa Gianuaria.
Note[modifica | modifica wikitesto]
- ^ (EN) Gcatholic.org Basilics in Italy
- ^ Si trova menzionata al n.107 col nome di sancto Celso nel catalogo di Cencio Camerario.
- ^ Cf. Archivio Segreto Vaticano, Segr. Stato, Parte moderna (1816-1822; 1846-1935) anno 1914, rubr. 5, fasc. 1.
- ^ Il Breve pontificio venne emesso il 20 giugno 1939, cf. Archivio Storico Diocesano di Roma, Archivi di basiliche: "Ss. Celso e Giuliano".
- ^ Cf. D. Bracale, Mons. Nazareno Patrizi. Da Bellegra alla Corte Pontificia. Con Excursus: Araldica di Bellegra e pubblicazione dei componimenti di Mons. Nazareno Patrizi A Benedetto XV nella sua festa onomastica del 25 luglio 1919 e Sacro Ritiro Francescano, Roma 2020, pp. 24-59.
- ^ Institute of Christ the King - International, su www.institute-christ-king.org. URL consultato il 17 aprile 2023.
Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]
- Mariano Armellini, Le chiese di Roma dal secolo IV al XIX, Roma 1891, pp. 363–365
- Christian Hülsen, Le chiese di Roma nel Medio Evo, Firenze 1927, p. 237
- Filippo Titi, Descrizione delle Pitture, Sculture e Architetture esposte in Roma, Roma 1763, pp. 426–427
Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]
Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]
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