Castello di Monopoli

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Castello Carlo V di Monopoli (Italia)
Parte del sistema di fortificazioni urbano di Monopoli (Italia)
Il castello Carlo V visto dal Bastione S.Maria: si noti, nella parte bassa di sinistra del castello, tangenzialmente alle mura, la cannoniera detta "la traditora" progettata per spazzare all'improvviso gli attaccanti che tentassero di scalare le mura
Ubicazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegionePuglia
CittàMonopoli
IndirizzoLargo Castello
Coordinate40°57′15.17″N 17°18′18.86″E / 40.954215°N 17.305239°E40.954215; 17.305239
Informazioni generali
Tipocastello urbano
StileArchitettura militare del XVI secolo
Termine costruzione1552
CostruttoreFrancesco Petrarca
Materialemurature in blocchi di tufo con nucleo interno di schegge di tufo e calcestruzzo di calce e pozzolana
Primo proprietarioOrazio Totaro
Condizione attualerestaurato
Proprietario attualeComune di Monopoli (Italia)
Visitabile
Informazioni militari
Funzione strategicacontrollo e difesa del porto di Monopoli (Italia)
Termine funzione strategicainizio del XVIII secolo, con l'attenuarsi del pericolo turco
Armamentocannoni e obici in “barbetta”, in “casamatta” all'interno della “sala d'armi” e ad una “traditora” della chiesa di S.Nicola a protezione delle mura
Historia di Monopoli del primicerio Giuseppe Indelli con note di D.Cosimo Tartarelli, Schena Editore, 2000
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Il castello Carlo V di Monopoli, è un fortilizio cinquecentesco edificato durante la dominazione spagnola della città.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

L'accesso al castello dal lato di terra, si notino le cannoniere sugli spalti rivolte verso la città, tipiche della funzione ambigua delle fortezze urbane (intimidazione interna e difesa esterna).

I lavori per la costruzione del castello terminarono nel 1552: il fortilizio fu voluto dall'Imperatore Carlo V nell'ottica del sistema di fortificazioni costiere pugliesi. Fu edificato su di un piccolo promontorio (detto Punta Pinna), utilizzando come nucleo centrale la chiesa di "S.Nicola in Pinna" del X secolo e una grande porta romana del I secolo a.C. (fortificata da due corpi di guardia laterali a due piani), a sua volta innalzata sulle mura messapiche del V secolo a.C. Gli scavi archeologici degli anni 1990-2010 della Soprintendenza Archeologica di Puglia hanno eliminato ogni dubbio in proposito.

L'opera fu portata a termine sotto la supervisione del viceré Don Pedro di Toledo, oppure secondo altre versioni, dal marchese Don Ferrante Loffredo.

Nel 1600 viene ampliato e ristrutturato: la fisionomia esterna e la composizione interna viene grandemente modificata, passando così da una struttura prettamente di difesa ad una di tipo residenziale.

Nella prima metà del XIX secolo il castello diventa carcere mandamentale fino al 1969. Successivamente abbandonato, viene oggi utilizzato (dopo esser stato sottoposto, negli anni novanta, ad importanti lavori di consolidamento e restauro) come sede per ospitare importanti eventi culturali quali mostre pittoriche, fotografiche e cinematografiche.

La struttura[modifica | modifica wikitesto]

La semplice pianta del castello è arricchita da bastioni pentagonali che si innalzano ai cinque vertici. Il ponte levatoio (e dunque l'entrata primaria) si doveva trovare a sud-ovest dove si innalza una torre cilindrica edificata in seguito raggiungibile tramite una piccola rampa.

A sinistra della torre è visibile ancora una parte ben conservata delle antiche mura. Ben disposte le numerose cannoniere distribuite dalle coperture fino al pelo d'acqua, all'esterno e all'interno del porto. Suggestiva la grande "sala d'armi". Sotto la loggia è presente lo stemma in pietra caricato della data 1552, e dal nome del viceré Don Pedro di Toledo, come già detto realizzatore materiale dell'edificio.

Interni[modifica | modifica wikitesto]

Sala d'armi; Cannoniera detta "a pelo d'acqua", servita da un obice napoletano del 1840, in ferro, a "canna liscia" con affusto, completo di dispositivo di brandeggio, alzo e slitta di "rinculo"; appena visibile sullo sfondo, in corrispondenza della luce, l'angolo sinistro della porta romana.

Diversi sono gli elementi di interesse artistico e storico dell'edificio:

  • La chiesa rupestre di San Nicola de Pinna, fondata alla fine del X secolo dal monopolitano Sassone.
  • La grande sala d'armi, caratterizzata da quattro cannoniere a "pelo d'acqua", due rivolte verso il mare aperto, due all'interno del porto, servite da quattro obici napoletani a canna liscia da 1.400 kg della prima metà del XIX secolo.
  • Il castello è sovrapposto ad una grande porta romana del I sec a.C. (che si affaccia sulla sala d'armi), munita di due corpi di guardia a due piani, sovrastati da due torri ottagonali (attualmente quasi interamente inglobate nelle masse del castello cinquecentesco). Le fortificazioni romane sono fondate sulle poderose mura messapiche del V sec a.C. che a loro volta, nella zona absidale della chiesa, si attestano sui resti di un antichissimo aggere preistorico

Questa complessa genesi del fortilizio è stata evidenziata dagli scavi archeologici effettuati dalla Soprintendenza Archeologica di Puglia (dottoressa Miranda Carrieri), dai restauri dell'ingegnere Francesco Selicato e dal restauro completato nel 2011 dall'architetto Domenico Capitanio. Molto interessante e ben documentato lo studio dell'architetto Angelo Papio.

Curiosità[modifica | modifica wikitesto]

  • Uno storico sconosciuto del 1700 riferisce che ai suoi tempi sotto il castello si faceva la pesca dei coralli che pare venissero raccolti in abbondanza nelle acque sottostanti.
  • Il residente del castello intorno al 1750, Martino Coquemont (colonnello degli eserciti di Ferdinando IV di Napoli), morì a centouno anni nel 1773.

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