Castello di Giannina

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Castello di Giannina
Le mura e la torre dell'orologio sopra il cancello principale di Giannina
Ubicazione
Stato attualeBandiera della Grecia Grecia
RegioneEpiro
CittàGiannina
Coordinate39°40′18.12″N 20°51′38.16″E / 39.6717°N 20.8606°E39.6717; 20.8606
Informazioni generali
Tipofortezza
Inizio costruzione1378
Condizione attualeMuseo
Informazioni militari
Termine funzione strategica1920
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Il castello di Giannina (in greco Κάστρο Ιωαννίνων?) è l'insieme degli apparati fortificati della città-vecchia di Giannina (Grecia nord-occidentale). Si compone principalmente delle opere difensive fatte erigere da Alì Pascià di Tepeleni alla fine del XVIII secolo, pur comprendendo ancora strutture datate all'epoca dell'Impero bizantino.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

La prima menzione ufficiale del castello di Giannina data al 1020, quando la struttura viene citata in un decreto del basileus Basilio II Bulgaroctono. Quasi sicuramente, l'erigenda della fortezza data però a diversi secoli precedenti[1]. Procopio (De aedificiis, IV.1.39–42) riporta che nel VI secolo l'imperatore bizantino Giustiniano fece costruire una nuova ben fortificata città per gli abitanti di Euroia. Il dato non è però supportato da evidenze oggettive[2]. Recenti scavi archeologici hanno rinvenuto un tracciato murario preesistente l'intervento giustinianeo, databile all'Ellenismo. Non è stato però ancora possibile definire a quale antica città dell'Epiro corrisponda l'odierna Giannina[2]. Gli studi di Tsoures hanno datato ad un intervento bizantino del X secolo, ripreso nel XI secolo, le mura e le cittadelle di nord-est e sud-est (quest'ultima ritenuta tradizionalmente frutto di un intervento ascrivibile all'occupazione della città da parte dei normanni di Boemondo di Taranto[2]).

Con il collasso del potere bizantino nel 1204 (v. Quarta crociata), la storia di Giannina si fece turbolenta.
Inizialmente parte del Despotato d'Epiro, venne rioccupato dal restaurato impero dei Paleologi nel 1319, salvo poi essere conquistata dai serbi di Stefano Uroš IV Dušan nel 1346. Alla morte del despota serbo Tommaso Preljubović (1385), la città passò ad un avventuriero fiorentino, Esaù de' Buondelmonti[3], cui succedettero nel 1411 i Tocco, conti di Cefalonia e Zante, gli ultimi signori cristiani della città prima della conquista da parte degli ottomani il 9 ottobre 1430.[1]
Durante il XIII secolo, le fortificazioni di Giannina furono oggetto di ampliamenti e ristrutturazioni (fond. la cittadella di nord-est), proseguite nel XIV secolo per opera del despota Preljubović. Mancano però dati significativi relativi all'effettiva consistenza degli apparati, al numero delle torri e quant'altro.

Nel 1670, Giannina divenne il centro di una nuova circoscrizione amministrativa ottomana, il Eyalet di Giannina, strategicamente collocato tra le montagne che separano Albania e Grecia. Nel 1788, il dominio sulla città passò ad Alì Pascià di Tepeleni, già sangiacco di Trikala, che fece della città la capitale di un vasto stato semi-autonomo[4] estesosi a nord e sud a discapito degli altri potentati locali.
Durante il dominio di Ali Pascià, le strutture fortificate di Giannina vennero massicciamente ristrutturate ed abbellite, raggiungendo l'apice del loro splendore. La città venne poi attaccata dagli ottomani, inviati dal sultano Mahmud II a deporre Tepeleni (1822)[5].

Giannina restò in mano ottomana sino al 1913, quando venne conquistata dai greci durante la prima guerra balcanica.
Il centro fortificato mantenne validità strategica sino al 1920, poi perse qualsiasi funzionalità da un punto di vista militare.

Architettura[modifica | modifica wikitesto]

Il castello di Giannina sorge su di un promontorio roccioso in aggetto sul lago Pamvotida, nell'angolo sud-orientale dell'attuale città. Il complesso è diviso in due distinti cittadelle: la cittadella nord-orientale, ora dominata dalla moschea di Aslan Pascià, e la più grande cittadella sud-orientale, chiamata Its Kale (tu. Iç Kale, "Castello Interno")[2].

Cittadella nord-orientale[modifica | modifica wikitesto]

Cittadella sud-orientale (Iç Kale)[modifica | modifica wikitesto]

Galleria d'immagini[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b Anastassiadou, Meropi (2002), Yanya, The Encyclopedia of Islam, nuova ed., v. XI: W–Z, Leida e New York City, BRILL, ISBN 90-04-12756-9, pp. 282–283.
  2. ^ a b c d (EL) Κάστρο Ιωαννίνων: Περιγραφή, su odysseus.culture.gr, Ministero ellenico della cultura. URL consultato il 14 maggio 2014 (archiviato dall'url originale il 16 maggio 2021).
  3. ^ Fine, John Van Antwerp (1994), The Late Medieval Balkans: A Critical Survey from the Late Twelfth Century to the Ottoman Conquest, University of Michigan Press, ISBN 978-0-472-08260-5; Kazhdan, Alexander [a cura di] (1991), Oxford Dictionary of Byzantium, Oxford University Press, ISBN 978-0-19-504652-6; Miller, William (1908), The Latins in the Levant, a History of Frankish Greece (1204–1566), New York City, E.P. Dutton and Company; MacGillivray Nicol, Donald (2010), The Despotate of Epiros 1267–1479: A Contribution to the History of Greece in the Middle Ages, Cambridge University Press, ISBN 978-0-521-13089-9.
  4. ^ Raymond Zickel and Walter R. Iwaskiw, Albania: A Country Study ("Local Albanian Leaders in the Early 19th Century"), su countrystudies.us, 1994. URL consultato il 9 aprile 2008.
  5. ^ Fleming, Katherine Elizabeth (1999), The Muslim Bonaparte: diplomacy and orientalism in Ali Pasha's Greece, Princeton University Press, ISBN 978-0-691-00194-4.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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