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Casta Diva

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Casta Diva è il cantabile della cavatina della protagonista nella Norma di Vincenzo Bellini. È la pagina più celebre composta da Bellini.

Casta Diva (info file)
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Il compositore francese Fromental Halévy dichiarò che avrebbe barattato tutta la sua musica per quest'aria.[1] Si colloca nel numero 4 dello spartito, la "scena e cavatina" di Norma, dove costituisce la sezione cantabile, dopo il recitativo "Sediziose voci" e prima del tempo di mezzo "Fine al rito; e il sacro bosco" e della cabaletta "Ah! bello a me ritorna". Costituisce una preghiera che la sacerdotessa gallica eleva alla luna. Davanti al desiderio dei Galli di ribellarsi al giogo romano, la sacerdotessa e veggente Norma cerca di placare gli animi dato che è scritto nel cielo che Roma dovrà cadere, ma non al momento e né per mano dei Galli. È preceduta dalla didascalia:

«[Norma] Falcia il vischio: le Sacerdotesse lo raccolgono in canestri di vimini. Norma si avanza, e stende le braccia al cielo. La luna splende in tutta la sua luce. Tutti si prostrano.»

Prima composta in Sol maggiore, l'aria fu abbassata di un tono, a Fa maggiore, perché giudicata troppo acuta da Giuditta Pasta, prima interprete dell'opera. A questa modifica dobbiamo non solo lo scarto armonico tra l'accordo di La bemolle maggiore che conclude il precedente recitativo e l'accordo di sesta napoletana (sol bemolle maggiore) che consente di modulare alla tonalità di Fa, ma anche l'anticipazione degli arpeggi dei violini dalla terza alla prima battuta dell'introduzione strumentale, che Bellini sostituì ai tre accordi isolati, a crome e in pizzicato, della versione in Sol, collocati rispettivamente nel quarto ottavo della prima battuta e sul primo e quarto ottavo della seconda battuta. In tal modo il passaggio modulante, che in origine fungeva da raccordo tra il recitativo e l'aria, venne incorporato in quest'ultima.[2]

Una banconota da 5.000 lire - emessa dal 1985 al 1996 - con le illustrazioni di Vincenzo Bellini e, sul retro, dell'aria Casta Diva: la sacerdotessa Norma, le querce sacre, il tempio e la luna.

La struttura in due strofe ("Casta Diva", "Tempra, o Diva"), ciascuna delle quali corrisponde ad una quartina di versi ottonari, ricalca quella di una romanza. Le prime 10 battute della melodia sono anticipate dalla voce del primo flauto, raddoppiato nelle battute finali dal primo oboe.

Tra le due strofe si colloca una sezione intermedia, in cui il coro ripete sotto voce i versi di Norma su una melodia sillabica che fa da sfondo ai vocalizzi del soprano.

La seconda strofa, identica alla prima tranne che nei versi e nell'aggiunta degli accordi staccati del Coro e di Oroveso, è chiusa da una cadenza vocale cromatica che porta la voce del soprano al La centrale, che nelle odierne esecuzioni è spesso sostituita da cadenze standardizzate e pressoché sempre conclusa sul Fa acuto.

La melodia principale è un tipico esempio di stile melismatico belliniano, in cui le fioriture presentano carattere di arabesco anziché di passaggio di agilità. Altrettanto tipico è l'attacco sulla terza dell'accordo, lo stesso La che nello spartito belliniano (non nella tradizione esecutiva) sigilla il brano come a chiuderne il cerchio.

Sulle sestine dei violini il periodo melodico si distende asimmetricamente. Solo i primi due versi presentano infatti ciascuno la canonica misura di 4 battute, mentre gli ultimi due si fondono in un'unica frase di 7 battute, che culmina nel Si bemolle acuto, dopo un lungo sincopato sulla nota La, di difficile esecuzione.

Altri grandi soprani a cantarla sono stati Giuseppina Ronzi de Begnis, Giuditta Grisi, Lilli Lehmann, Rosa Ponselle, Gina Cigna, Zinka Milanov, Maria Callas, Anita Cerquetti, Joan Sutherland, Montserrat Caballé, Renata Scotto,Toti Dal Monte e Maria Dragoni.

Casta Diva che inargenti
Queste sacre antiche piante,
A noi volgi il bel sembiante
Senza nube e senza vel.

Tempra o Diva,
Tempra tu de' cori ardenti,
Tempra ancor lo zelo audace,
Spargi in terra quella pace
Che regnar tu fai nel ciel.

Fantasie strumentali

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La musica di Casta Diva è impiegata in alcune parafrasi strumentali della Norma:


Anche Fryderyk Chopin lavorò ad uno studio pianistico sulla musica di quest'aria.[3]

Colonne sonore

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L'aria si ascolta in numerose colonne sonore.

Cinematografia

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  • Nel film Casta Diva di Carmine Gallone si racconta una storia priva di fondamento, secondo cui l'aria sarebbe nata come romanza da camera (intitolata Occhi puri) scritta dal giovane Bellini durante gli anni di studio per la sua innamorata di allora, Maddalena Fumaroli. La prima versione dell'opera, quella della disastrosa prima scaligera, non avrebbe incluso questo pezzo, che sarebbe stato aggiunto grazie all'intervento della stessa Maddalena che, recatasi espressamente a Milano, ne avrebbe portato lo spartito al compositore.
  • La traccia 3 dell'album Gommalacca di Franco Battiato, dedicata alla memoria di Maria Callas, è intitolata Casta diva e inizia con la musica dell'aria di Bellini.
  1. ^ «Pour moi je vous avoue que je donnerais toute ma musique pour avoir composé seulement la Casta Diva» - in Francesco Florimo, Bellini: memorie e lettere, Firenze 1882, p. 35.
  2. ^ La versione originale si può leggere nel facsimile della partitura autografa della Norma (Norma. Facsimile della partitura autografa, Reale Accademia d'Italia, Roma 1935, 2 voll., oppure Norma. Tragedia Lirica in Two Acts. A Facsimile Edition of the Original Manuscript and the Surviving Sketches, con un'introduzione di Philip Gossett, Early Romantic Opera, Garland Press, New York 1983, 2 voll.). La versione in Sol si può ascoltare nell'incisione del 1964 diretta da Richard Bonynge, con Joan Sutherland nei panni di Norma. Nasce a Catania Vincenzo Bellini, musicista e compositore. Diventa noto nel 1826, con l’opera “Bianca e Fernando”, rappresentata al S. Carlo di Napoli. Nel 1827 gli viene commissionata un’opera per la Scala e si trasferisce; nelle pagine della stampa milanese dell'epoca, Bellini è già considerato l'unico operista italiano con uno spiccato stile personale, in grado di tener testa a quello di Gioacchino Rossini. A Milano nel 1831 compone “La sonnambula” e “Norma”. Ma la svolta decisiva nella sua carriera come nella sua evoluzione artistica coincide con il suo trasferimento a Parigi, dove Bellini entra in contatto con alcuni dei più grandi compositori d'Europa, fra cui Chopin. Muore a Parigi a soli trentatré anni.
  3. ^ Wojciech Nowik, Chopin e Bellini. Casta diva, manoscritto di F. Chopin, in Quadrivium, prima serie, Vol. XVII, fasc. 2, Accademia Filarmonica di Bologna, 1976.
  4. ^ Curiosamente, l'opera è attribuita nei titoli di coda a Vincenzio Bellini, chiaramente un refuso.

Altri progetti

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Collegamenti esterni

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