Campionati del mondo di ciclismo su strada 1981 - Gara in linea maschile Professionisti

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Bandiera della Cecoslovacchia Campionati del mondo di ciclismo su strada - Gara in linea maschile Professionisti 1981
Edizione54ª
Data30 agosto
ArrivoPraga
Percorso281,4 km
Tempo7h21'59"
Media38,201 km/h
Ordine d'arrivo
PrimoBandiera del Belgio Freddy Maertens
SecondoBandiera dell'Italia Giuseppe Saronni
TerzoBandiera della Francia Bernard Hinault
Cronologia
Edizione precedenteEdizione successiva
Sallanches 1980Goodwood 1982

La gara in linea maschile Professionisti dei Campionati del mondo di ciclismo su strada 1981 si svolse il 30 agosto 1981 a Praga, in Cecoslovacchia, su un percorso di 281,4 km. Fu vinta in volata dal belga Freddy Maertens, con il tempo di 7h21'59", davanti all'italiano Giuseppe Saronni e al francese Bernard Hinault.

Resoconto degli eventi[modifica | modifica wikitesto]

Dopo il duro circuito dell'edizione del 1980, a Praga si corse su un percorso adatto ai velocisti. Capitano designato della compagine italiana era Giuseppe Saronni, che all'ultimo chilometro sembrava essere nella posizione perfetta per disputare lo sprint lanciato dai compagni di squadra. Gianbattista Baronchelli, che stava tirando, si spostò troppo presto lasciando il capitano allo scoperto; il belga Freddy Maertens riuscì così a sorpassare il velocista italiano - esausto dopo una volata troppo lunga - e a batterlo, vincendo il suo secondo titolo mondiale[1]. Su centododici partenti, sessantanove conclusero la prova.

In merito allo svolgimento della volata, alcuni ipotizzarono che Baronchelli si fosse spostato, manifestando stizza, perché accortosi solo in quel momento di star lavorando per Saronni e non per Francesco Moser, con cui in precedenza si sarebbe accordato[2]. Anni dopo, lo stesso Baronchelli ha però spiegato che non si trattò di un gesto di slealtà ma che in quel momento la sua sorpresa e la sua stizza (nel vedere Saronni e non Moser) furono dovute al fatto che, terminato il suo turno nel "treno azzurro", sarebbe toccato proprio a Moser prendere il suo posto come "ultimo uomo" e pilotare Saronni nel rettilineo finale. Per contro, Moser ammise il suo mancato appoggio così come era stato pianificato ma giustificandolo con un improvvido salto di catena avvenuto proprio in quei metri conclusivi[3].

Nell'ottobre 1993 la rivista Bicisport pubblicò un'inchiesta dal titolo «Un azzurro ha tradito Martini», in cui Maertens, intervistato dal giornalista Marco Filacchione, rivelava che un corridore italiano gli aveva "venduto" la tattica della squadra azzurra[4]. Sul numero del successivo dicembre della stessa rivista, Palmiro Masciarelli, all'epoca nelle file dei gregari di Moser alla Famcucine-Campagnolo, respinse le accuse del campione belga sul suo presunto coinvolgimento nell'affaire[5]. Gian Carlo Iannella, insoddisfatto della versione secondo cui ci fosse un unico responsabile della sconfitta della nazionale italiana, fece notare inoltre come un promettente tentativo di fuga nell'ultimo giro dello stesso Baronchelli insieme allo scalatore scozzese Robert Millar (meno abile di lui in volata) fu neutralizzato non da altre squadre (come sarebbe stato più logico) ma proprio da una coppia di azzurri; e che Saronni avrebbe vinto il mondiale se gli altri due italiani che si piazzarono nei primi dieci dell'ordine d'arrivo, disputando quindi il loro personale sprint, si fossero messi invece a sua disposizione[6]. Lo studioso di sceneggiatura Raffaele Chiarulli ha definito la gara del mondiale di Praga «un Rashomon a pedali», perché «come nel capolavoro di Akira Kurosawa, ognuno racconta una versione diversa della stessa vicenda»[7].

Squadre partecipanti[modifica | modifica wikitesto]

N. Cod. Squadra
1-3 AUS Bandiera dell'Australia Australia
4-5 AUT Bandiera dell'Austria Austria
6-17 BEL Bandiera del Belgio Belgio
18 CAN Bandiera del Canada Canada
19-21 DEN Bandiera della Danimarca Danimarca
22-34 FRA Bandiera della Francia Francia
35-44 RFT Bandiera della Germania Ovest Germania Ovest
45-48 GBR Bandiera della Gran Bretagna Gran Bretagna
49-50 IRL Bandiera dell'Irlanda Irlanda
N. Cod. Squadra
51-62 ITA Bandiera dell'Italia Italia
63-64 LUX Bandiera del Lussemburgo Lussemburgo
65-76 NLD Bandiera dei Paesi Bassi Paesi Bassi
77 NZL Bandiera della Nuova Zelanda Nuova Zelanda
78-81 NOR Bandiera della Norvegia Norvegia
82-93 ESP Bandiera della Spagna Spagna
94-96 SWE Bandiera della Svezia Svezia
97-108 SUI Bandiera della Svizzera Svizzera
109-112 USA Bandiera degli Stati Uniti Stati Uniti

Ordine d'arrivo (Top 10)[modifica | modifica wikitesto]

Pos. Corridore Squadra Tempo
1 Bandiera del Belgio Freddy Maertens Belgio 7h21'59"
2 Bandiera dell'Italia Giuseppe Saronni Italia s.t.
3 Bandiera della Francia Bernard Hinault Francia s.t.
4 Bandiera della Francia Gilbert Duclos-Lassalle Francia s.t.
5 Bandiera del Belgio Guido Van Calster Belgio s.t.
6 Bandiera dell'Italia Francesco Moser Italia s.t.
7 Bandiera del Belgio Fons De Wolf Belgio s.t.
8 Bandiera della Svizzera Stefan Mutter Svizzera s.t.
9 Bandiera della Svizzera Bruno Wolfer Svizzera s.t.
10 Bandiera dell'Italia Pierino Gavazzi Italia s.t.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Mario Spairani, 100 Anni di Ciclismo: speciale mondiali 1971 - 1982, in spaziociclismo.it, 1º ottobre 2010. URL consultato il 7-10-2010.
  2. ^ Gianfranco Josti, Bravo Indurain, cuor di campione, in archiviostorico.corriere.it, 10 ottobre 1995. URL consultato il 17 aprile 2011 (archiviato dall'url originale il 1º gennaio 2016).
  3. ^ Gian Carlo Iannella, Gibi Baronchelli. Dodici secondi, Sondrio, Lyasis, 2018, pp. 88-90.
  4. ^ Marco Filacchione, Un azzurro ha tradito Martini, in Bicisport, XVII, n. 10, Ottobre 1993.
  5. ^ Marco Filacchione, Masciarelli a Maertens: "Ma vai al diavolo", in Bicisport, XVII, n. 12, Dicembre 1993.
  6. ^ Gibì Baronchelli. Dodici secondi, pp. 163-164.
  7. ^ Raffaele Chiarulli, Baronchelli, a 12" de ganar a Merckx: «El matrimonio es más importante, solo tras Dios y su Ley», su religionenlibertad.com.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

  • (EN) Lista partenti, su procyclingstats.com.
  • (FR) La corsa su, su les-sports.info.
  • (FR) La corsa su, su memoire-du-cyclisme.net. URL consultato il 21 ottobre 2023 (archiviato dall'url originale il 3 novembre 2004).
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