Bistorta officinalis

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Bistorta
Classificazione APG IV
Dominio Eukaryota
Regno Plantae
(clade) Angiosperme
(clade) Mesangiosperme
(clade) Eudicotiledoni
(clade) Eudicotiledoni centrali
(clade) Superasteridi
Ordine Caryophyllales
Famiglia Polygonaceae
Sottofamiglia Polygonoideae
Tribù Persicarieae
Genere Bistorta
Specie B. officinalis
Classificazione Cronquist
Dominio Eukaryota
Regno Plantae
Superdivisione Spermatophyta
Divisione Magnoliophyta
Classe Magnoliopsida
Sottoclasse Caryophyllidae
Ordine Polygonales
Famiglia Polygonaceae
Genere Bistorta
Specie B. officinalis
Nomenclatura binomiale
Bistorta officinalis
Delarbre, 1800
Sinonimi

Bistorta major
S.F.Gray.
Polygonum bistorta
L.
Persicaria bistorta
(L.) Samp.

Nomi comuni

Erba serpentina o Serpentaria
Biavetta
Amarella
Poligono bistorta

La bistorta (Bistorta officinalis Delarbre) è una piccola pianta erbacea, perenne, glabra, dai delicati fiori rosa, appartenente alla famiglia delle Poligonacee[1].

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Descrizione delle parti della pianta

La forma biologica è geofita rizomatosa (G rhiz): si tratta di una pianta con una parte del fusto sotterraneo (rizoma) che ogni anno produce nuove radici e nuovi fusti aerei.

Radici[modifica | modifica wikitesto]

Secondarie da rizoma.

Fusto[modifica | modifica wikitesto]

Fusto eretto, semplice con infiorescenza terminale
  • Parte ipogea: rizoma orizzontale contorto e a volte ripiegato ad "U". È del tipo tuberoso e indurito.
  • Parte epigea: fusto eretto e semplice con foglie distanziate. È lievemente ingrossato ai nodi.

Foglie[modifica | modifica wikitesto]

Foglia lanceolata tormentosa

Tutte le foglie sono a lamina intera, ovate con base cordata e con una lunga guaina avvolgente il fusto (derivata da stipole saldate al fusto) di colore bruno (ferruginoso). Sono persistenti fino in autunno.

  • Foglie basali: hanno un lungo picciolo alato, ondulato - crenato nella parte terminale. Lunghezza del picciolo: 5 – 10 cm. La lamina è triangolare - lanceolata troncata alla base. La foglia è di colore verde scuro sulla pagina superiore e glauco e debolmente tormentosa su quella inferiore. Dimensioni: lunghezza 6 – 10 cm. normalmente (massimo 20 cm); larghezza 2 – 3 cm.
  • Foglie cauline: sono alterne, sessili (amplessicauli), lineari - lanceolate e più piccole (lunghezza 1 – 3 cm). La lamina all'esterno è lievemente ondulata.

Infiorescenza[modifica | modifica wikitesto]

Fiori pentameri rosa con stami sporgenti

Infiorescenza a spiga cilindrica terminale, densa di fiori. Lunghezza delle spighe: 3 – 6 cm (fino a 9 cm); diametro 1 – 2 cm.

Fiori[modifica | modifica wikitesto]

Fiori ermafroditi con perianzio corollino (una via di mezzo tra calice e corolla). I fiori sono persistenti.

  • Tepali: sono 5 rosa o rossi (anche violetti), lunghi 4 – 6 mm.
  • Stami: sono 6 - 8 e molto evidenti (più lunghi del perianzio).
  • Stili: sono 3 e reciprocamente liberi.
  • Ovario: è supero e sincarpico a 3 carpelli saldati insieme.
  • Fioritura: da giugno ad agosto.
  • Impollinazione: tramite insetti
  • Moltiplicazione: da rizoma tuberoso.

Frutti[modifica | modifica wikitesto]

Frutto di tipo achenio lungo 4 – 5 mm, lucido, di colore bruno scuro a tre spigoli (trigono).

Distribuzione e habitat[modifica | modifica wikitesto]

Il geoelemento è del tipo circumboreale: ossia la pianta è originaria delle zone freddo - temperate dell'Europa occidentale e centrale e dell'Asia settentrionale, ma anche Nordamerica. Mentre in Europa meridionale si può trovare sole nelle zone montane. Assente nelle isole.

In Italia si trova in luoghi erbosi e umidi (presso corsi d'acqua), in genere su terreni ricchi di nitrati (concimati). È comune sulle Alpi e Appennini a quote dai 900 ai 2200 m s.l.m..

Tassonomia[modifica | modifica wikitesto]

Il Sistema Cronquist assegna la famiglia delle Poligonacee all'ordine Polygonales mentre la moderna classificazione APG la colloca nell'ordine Caryophyllales.

Nell'ambito della specie si rileva una certa variabilità (diverse forme anomale) dovuta al diverso aspetto delle foglie. Queste ultime possono presentarsi a lamina più o meno sottile sia nella parte centrale che alla base.

Specie simili:

  • Persicaria viviparum L. - Poligono viviparo: si differenzia per i fiori bianchi o rosa pallido e i tipici bulbilli rossi che si formano alla base dell'infiorescenza.

Usi[modifica | modifica wikitesto]

Le informazioni riportate non sono consigli medici e potrebbero non essere accurate. I contenuti hanno solo fine illustrativo e non sostituiscono il parere medico: leggi le avvertenze.

Farmacia[modifica | modifica wikitesto]

Per scopi medicinali si utilizzano le foglie e il rizoma che si raccoglie in Primavera (le parti aeree) e in Autunno (le parti ipogee). In genere si usano tramite decotti e infusi.

  • Composti chimici: acido ossalico, amido, acido gallico, vitamina C, tannino e zuccheri.
  • Proprietà: febbrifughe, astringenti, antidiarroiche, lenitive, toniche e vulnerarie. Le foglie sulle ferite agiscono da emostatico.
    Anticamente veniva usata per le sue proprietà astringenti per frenare le emorragie interne, ulcere, emorroidi e ferite in genere.

Cucina[modifica | modifica wikitesto]

Le foglie primaticce se tenere possono essere mangiate in insalata oppure cotte come spinaci. Si può usare anche la radice che è ricca di amido (anticamente era usata per fare il pane).

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (EN) Plants of the World Online, Royal Botanic Gardens, Kew, https://powo.science.kew.org/taxon/urn:lsid:ipni.org:names:60430545-2. URL consultato il 6 agosto 2023.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Wolfgang Lippert Dieter Podlech, Fiori, TN Tuttonatura, 1980.
  • Maria Teresa della Beffa, Fiori di campo, Novara, Istituto Geografico De Agostini, 2002.
  • Maria Teresa della Beffa, Fiori di montagna, Novara, Istituto Geografico De Agostini, 2001.
  • Roberto Chej, Piante medicinali, Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1982.
  • Giacomo Nicolini, Enciclopedia Botanica Motta. Volume terzo, Milano, Federico Motta Editore, 1960, p. 390.
  • Sandro Pignatti, Flora d'Italia. Volume primo, Bologna, Edagricole, 1982, pag.144, ISBN 88-506-2449-2.

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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