Battaglia di Valle Giulia

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Gli studenti di destra e di sinistra fronteggiano le forze di polizia durante i Fatti di Valle Giulia

La battaglia di Valle Giulia (1º marzo 1968) è il nome con cui è noto[1] uno scontro di piazza tra manifestanti universitari e polizia, in cui i primi tentarono di riconquistare la Facoltà di Architettura dell'Università di Roma attaccando la polizia, che la presidiava dopo averla sgomberata da un'occupazione studentesca.

Cronaca del fatto

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Alcuni membri del reparto "Celere" della Polizia di Stato e un funzionario di Polizia responsabile dell'ordine pubblico, con fascia tricolore, presidiano la zona immediatamente antistante la Facoltà di Architettura di Roma.
Alcuni mezzi del reparto "Celere" della Polizia di Stato in fiamme durante gli scontri.

Dopo che, nel mese di febbraio 1968, la facoltà era stata sede di numerose iniziative politiche, molte delle quali coordinate da docenti dello stesso ateneo, ed essendosi giunti all'occupazione della facoltà da parte degli studenti, il 29 febbraio (l'anno era bisestile) la stessa era stata sgomberata dalla polizia, chiamata dal rettore Pietro Agostino D'Avack, e restava presidiata.

Il 1º marzo 1968, un venerdì pieno di sole, circa 4000 persone si radunarono in Piazza di Spagna. Da lì il corteo si divise in due: una parte mosse verso la città universitaria, mentre la maggioranza degli studenti si diresse verso Valle Giulia con l'intento di occupare la facoltà precedentemente sgombrata dalla polizia. Giunti sul posto, gli studenti fronteggiarono un imponente cordone di forze dell'ordine. Un piccolo gruppo di poliziotti, staccatosi dalla fila, prese uno studente e iniziò a picchiarlo; la reazione degli studenti fu immediata e iniziò un lancio di sassi ed altri oggetti contundenti[2].

Solo gli ufficiali di presidio disponevano di armi cariche (la versione istituzionale affermò che ciò fu ordinato gerarchicamente per evitare il degenerare della situazione che si prevedeva incandescente, mentre "radio caserma" affermò - ripresa da fonti giornalistiche della destra estrema - che questa era una condizione ordinaria delle forze di polizia, dovuta alla carenza di fondi per l'acquisto delle munizioni). Gli scontri presto degenerarono in tutta l'area universitaria e, sorprendentemente, gli studenti mostrarono di essere in grado di reggere l'urto con le cariche della polizia, a differenza di quanto era accaduto in altri scontri accaduti nei mesi precedenti. A guidare l'attacco contro la polizia furono gli esponenti del disciolto movimento neofascista Avanguardia Nazionale Giovanile, che guidati da Stefano Delle Chiaie, erano già abituati agli scontri di piazza.[3]. Avanguardia Nazionale era inoltre supportata da alcuni esponenti del FUAN e del MSI.[4][5]. Tra i partecipanti agli scontri di Valle Giulia vicini al movimento studentesco ritroviamo molte figure che avranno in seguito percorsi tra i più svariati: il regista Paolo Pietrangeli (che all'episodio dedicò la famosa canzone "Valle Giulia" divenuta un simbolo del movimento sessantottino), Giuliano Ferrara (che rimase ferito), Paolo Liguori, Aldo Brandirali, Ernesto Galli della Loggia, Oreste Scalzone. Tra i poliziotti invece il futuro attore Michele Placido.[6]

Al termine degli scontri i fascisti guidati da Delle Chiaie e il FUAN occuparono la facoltà di Giurisprudenza[7], mentre gli studenti di sinistra occuparono Lettere[8]. Si registrarono 148 feriti tra le forze dell'ordine e 478 tra gli studenti. Ci furono 4 arrestati e 228 fermati. Otto automezzi della polizia furono incendiati. Cinque pistole furono sottratte agli agenti.[9].

Da questo momento si creò una frattura tra i giovani di destra e il MSI[10] che per bocca del segretario Arturo Michelini sconfessò i propri militanti: "A chi avesse per caso delle perplessità a questo proposito, diciamo francamente che non ha capito che cosa significa militare nel MSI"[11]. La crisi, tutta interna alla destra, raggiunse l'apice il 16 marzo quando i Volontari Nazionali, inviati da Michelini e guidati da Giorgio Almirante e Massimo Anderson si recarono presso l'Università occupata. Il tentativo di coinvolgere gli studenti di destra arroccati nella Facoltà di Giurisprudenza non ebbe effetto, anzi alcuni militanti missini defezionarono quando ne constatarono la presenza all'interno della facoltà occupata[12]. Il successivo tentativo, effettuato dai Volontari Nazionali, di penetrare all'interno di Lettere provocò duri scontri con gli studenti. Notando gli scontri gli studenti di Avanguardia Nazionale guidati da Delle Chiaie uscirono dalla facoltà di Legge e si disposero sui gradini del Rettorato[13]. Ad essi si aggiusero anche i militanti del FUAN[14].

«Volevamo in questo modo manifestare la nostra estraneità a quell'iniziativa e non partecipare agli scontri. In effetti non me la sentivo di schierarmi con nessuno dei due contendenti, mentre Primula Goliardica andò a Lettere a difendere i comunisti. E anzi furono i suoi militanti a sostenere il primo assalto.»

I missini furono rapidamente respinti dagli studenti, rafforzati dall'arrivo di attivisti comunisti, e furono costretti a ritirarsi rifugiandosi all'interno di Giurisprudenza. Fu travolta anche la squadra di Giulio Caradonna che era arrivata nel frattempo e che si rifugiò anch'essa dentro Giurisprudenza. A questo punto furono coinvolti anche gli studenti del FUAN che, rimasti estranei agli scontri, si barricarono nella Facoltà.

La componente neofascista della contestazione si allontanò dal movimento studentesco in seguito ai fatti di Valle Giulia, nel corso dell'assalto della facoltà di Lettere dell'Università La Sapienza del 16 marzo da parte di un gruppo di militanti del Movimento Sociale Italiano[16][17].

La poesia di Pasolini

Membri del reparto "Celere" della Polizia di Stato preparano artifizi lacrimogeni da lanciare contro gli studenti asserragliati nell'edificio della Facoltà di Architettura.
Carica dei reparti della polizia a cavallo

Sulla rivolta di Valle Giulia Pier Paolo Pasolini scrisse una famosa poesia, intitolata "Il PCI ai giovani!!", in cui affermò di schierarsi dalla parte dei celerini:[18]

«Adesso i giornalisti di tutto il mondo (compresi quelli delle televisioni vi leccano (come credo ancora si dica nel linguaggio delle università)
il culo. Io no, amici.
Siete paurosi, incerti, disperati (benissimo)
ma sapete anche come essere
prepotenti, ricattatori e sicuri:
prerogative piccoloborghesi, amici.
Quando ieri a Valle Giulia avete fatto a botte coi poliziotti
io simpatizzavo coi poliziotti!
Perché i poliziotti sono figli di poveri.
Vengono da periferie, contadine o urbane che siano.
Quanto a me, conosco assai bene
il loro modo di essere stati bambini e ragazzi
le preziose mille lire, il padre rimasto ragazzo anche lui,
a causa della miseria, che non dà autorità.
La madre incallita come un facchino, o tenera, la salvia rossa (in terreni altrui, lottizzati);
i bassi sulle cloache; o gli appartamenti nei grandi
caseggiati popolari, etc. etc.»

Pasolini così concludeva :

«A Valle Giulia, ieri
si è così avuto un frammento
di lotta di classe: e voi amici
(benché dalla parte della ragione)
eravate i ricchi.
Mentre i poliziotti (che erano dalla parte
del torto) erano i poveri.
Bella vittoria, dunque,
la vostra! In questi casi
ai poliziotti si danno i fiori, amici.»

Questa presa di posizione costò allo scrittore un ulteriore isolamento all'interno del suo partito, il PCI, ma catalizzò l'attenzione del mondo culturale italiano sul "movimentismo" che in questa fase storica stava nascendo con la battaglia. Pasolini colse però un aspetto che avrebbe distinto una particolarità di ciò che si svolse e di ciò che se ne sarebbe sviluppato: si trattava per la prima volta, almeno in Italia, di un contrasto politico in cui appartenenti a classi sociali privilegiate (come allora nella media degli studenti di quella particolare facoltà romana) si trovavano a rappresentare istanze della sinistra estrema e comunque in rottura con le istituzioni.

Note

  1. ^ vedi p. 397 Nanni Balestrini, Primo Moroni,L'orda d'oro: 1968-1977, Feltrinelli, 1997.
  2. ^ Ugo Gaudenzi Asinelli, testimonianza in Nicola Rao, La fiamma e la celtica, Sperling & Kupfer Editori, 2006, pp. 125-126 - ISBN 978-88-200-4193-9
  3. ^ Nicola Rao, La fiamma e la celtica, op. cit., pp. 126: "Ma la cosa più interessante è che a capeggiare l'attacco alla polizia sono i fascisti, a cominciare da quelli di Avanguardia Nazionale, guidati da Delle Chiaie"
  4. ^ Mario Caprara e Gianluca Semprini, Neri, la storia mai raccontata della destra radicale, eversiva e terrorista, Edizioni tascabili Newton, Roma 2011, pag 223
  5. ^ Piero Ignazi, Il polo escluso. Profilo del Movimento Sociale Italiano, Bologna, il Mulino, 1989, p. 131
  6. ^ "CIAK", settembre 2009, n° 9, pag. 62.
  7. ^ Piero Ignazi, Il polo escluso. Profilo del Movimento Sociale Italiano, Bologna, il Mulino, 1989, p. 132
  8. ^ Mario Caprara e Gianluca Semprini, Neri, la storia mai raccontata della destra radicale, eversiva e terrorista, Edizioni tascabili Newton, Roma 2011, pag 223: "Dopo la battaglia di Valle Giulia venne occupata l'università: la facoltà di Giurisprudenza passò in mano al gruppo guidato da Stefano Delle Chiaie, quella di Lettere fu invece "presa" dal Movimento Studentesco. Su Giurisprudenza svettava bandiera nera, su Lettere il drappo rosso"
  9. ^ Cfr. anche Marco Iacona, 1968. Le origini della contestazione globale, Solfanelli, 2008, pp. 86-87
  10. ^ Nicola Rao, La fiamma e la celtica, op. cit., pp. 127: "Il gap tra i vecchi dirigenti del partito e i giovani militanti è incolmabile"
  11. ^ Nicola Rao, La fiamma e la celtica, op. cit., pp. 127
  12. ^ Adalberto Baldoni, "Storia della destra, Dal postfascismo al Popolo della libertà", Edizioni Vallecchi, 2009, Firenze, pag. 126 "Numerose defezioni tra le file degli attivisti missini quando vengono a sapere che la base studentesca di destra è schierata sulle stesse posizioni del Movimento studentesco"
  13. ^ Nicola Rao, La fiamma e la celtica, op. cit., pp. 130
  14. ^ Testimonianza di Teodoro Buontempo in Nicola Rao, La fiamma e la celtica, op. cit., pp. 131: "Pur non avendo rapporti con Avanguardia Nazionale, apprezzai la decisione di Delle Chiaie di salire sulle scalinate del Rettorato e non partecipare agli scontri, manifestando così contrarietà a quella decisione. Per questo, insieme ad altri camerati, ci unimmo ai militanti di Avanguardia Nazionale sulle scalinate"
  15. ^ Nicola Rao, La fiamma e la celtica, op. cit., pp. 130
  16. ^ Alessandro Gasparetti, La destra e il '68, Edizioni Settimo Sigillo, 2006, pp. 101-129 - ISBN 88-6148-001-2
  17. ^ Nicola Rao, La fiamma e la celtica, op. cit., pp. 130
  18. ^ Scriverà poi Pasolini, a proposito della notorietà che quelle parole raggiunsero: "quei miei versi, che avevo scritto per una rivista per pochi, Nuovi Argomenti, erano stati proditoriamente pubblicati da un rotocalco, L'Espresso (io avevo dato il mio consenso solo per qualche estratto): il titolo dato dal rotocalco non era il mio, ma era uno slogan inventato dal rotocalco stesso, slogan (Vi odio, cari studenti) che si è impresso nella testa vuota della massa consumatrice come se fosse cosa mia." Enzo Siciliano, che di Pasolini fu biografo, ne riporta la sintesi di "fascismo di sinistra" e l'individuazione di "una cifrata rivolta della borghesia contro se stessa".

Bibliografia

  • Mario Michele Merlino, E venne Valle Giulia, Edizioni Settimo Sigillo, Roma, 2008.
  • Nicola Rao, La fiamma e la celtica, Sperling & Kupfer Editori, 2006.
  • Alessandro Gasparetti, La destra e il '68, Edizioni Settimo Sigillo, 2006

Voci correlate

Collegamenti esterni