Bēixī móshòu

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Bēixī móshòu
Scena tratta dal film
Titolo originale悲兮魔兽
Bēixī móshòu
Lingua originalecinese mandarino
Paese di produzioneCina, Francia
Anno2015
Durata95 min
Rapporto1,90:1
Generedocumentario
RegiaZhao Liang
ProduttoreSylvie Blum
Casa di produzioneInstitut National de l'Audiovisuel (INA)
FotografiaZhao Liang
MontaggioFabrice Rouaud
Effetti specialiEve Ramboz
MusicheAlain Mahé, Huzi, Mamer
(EN)

«Ill fares the land, to hastening ills a prey,
Where wealth accumulates, and men decay»

(IT)

«La malattia viaggia per la terra, affrettando la fine delle sue prede,
laddove si accumula ricchezza, e l'umanità viene estirpata»

Bēixī móshòu (悲兮魔兽S) è un film documentario cinese diretto da Zhao Liang, noto anche col titolo internazionale Behemoth.

Trama[modifica | modifica wikitesto]

Tra le distese rocciose della Mongolia Interna si annida un'immensa miniera di carbone. Migliaia di camion avanzano imperturbabili nel loro lavoro, migliaia di volti logorati e distrutti dall'incessante tortura, vagano come anime condannate riempiendo carri di carbone o sfidando la sorte in fonderia: un vero e proprio "Inferno" in Terra.[1] A causa della cenere, dell'infernale frastuono provocato dall'incessante attività delle trivelle e dalla continua diminuzione dei pascoli, i pastori e le loro famiglie non hanno altra scelta se non allontanarsi. Negli ospedali chi si è ammalato per causa di servizio attende in una sorta di "Purgatorio" la morte. Quello che era un vero e proprio "Paradiso" è stato distrutto in cambio di un miraggio: la città fantasma di Ordos.[2]

Il documentario racconta la vita di tutti i giorni di una comunità mongola che si trasforma in un viaggio dantesco. Un documentario che offre uno spaccato della società contemporanea e dello sviluppo economico cinese e, al tempo stesso, una tragedia dell'assurdo e un monito all'imprudenza umana.[3][4][5]

Produzione[modifica | modifica wikitesto]

Sceneggiatura[modifica | modifica wikitesto]

La pellicola mescola documentario e installazione artistica.[6] L'autore non si limita a inquadrare il mondo attraverso uno sguardo oggettivo e realista, ma oltrepassa il confine del documentario classico, caratterizzando il suo lavoro in modo addirittura poetico.[3]

Si possono trarre varie somiglianze e influenze tra Behemoth e opere di autori come Wang Bing e Xu Xin, in particolare in lavori come I dannati di Jabiangou (in concorso al festival di Venezia nel 2010) e Karamay (2010). Il film è ispirato alla leggenda biblica del demone Behemoth che prende liberamente spunto dalla Divina Commedia di Dante; la maggior parte dei dialoghi della voce narrante (del regista), che compaiono sottotitolati, sono tratti dalla composizione omonima. Il paesaggio torturato e immobile rotto da un’esplosione al rallentatore dove le rocce vanno in mille pezzi è una evidente citazione del Zabriskie Point (1970) di Michelangelo Antonioni[7][8] mentre le immagini di proteste silenziose, le speranze, i sogni e desideri dei lavoratori sfruttati sono ispirate a La classe operaia va in paradiso (1972) di Elio Petri.[8]

Il linguaggio attuato da Liang è una riformulazione di una grammatica del tutto personale, dove la liricità degli intermezzi narrati in prima persona cozza volutamente con la ripresa ardita e ferocemente speculare di un contesto sociale di sfruttamento e di disumanizzazione dell’individuo, visto qui come mostruoso e deforme schiavo della sua stessa natura (il Behemoth), di volontà perverse e prive di senso. Lo specchio che vediamo portato da un uomo per tutta la durata del film è quasi un modo per intrappolare una realtà perduta, un mezzo per rivivere il passato ma anche per non dimenticarsi del presente.[2][4]

Riprese[modifica | modifica wikitesto]

Behemoth è un low budget, le riprese sono state effettuate principalmente da tre persone: cameramen, regista ed un assistente. È stata utilizzata una videocamera Red Scarlet a risoluzione 4K.[8]

Distribuzione[modifica | modifica wikitesto]

Il film è stato presentato in anteprima internazionale alla 72ª edizione della Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica della Biennale di Venezia.[9]

Date di uscita[modifica | modifica wikitesto]

Le date di uscita internazionali nel corso della stagione cinematografica 2015/2016 sono state:[10]

Divieti[modifica | modifica wikitesto]

Il film, come tutti gli altri prodotti dal regista (eccetto Together), è stato censurato in Cina.[6][13]

Riconoscimenti[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Behemoth (Beixi moshuo). 2015. Directed by Zhao Liang | MoMA, su The Museum of Modern Art. URL consultato il 21 maggio 2016.
  2. ^ a b Mo-Net s.r.l. Milano-Firenze, Behemoth (2015), su mymovies.it. URL consultato il 21 maggio 2016.
  3. ^ a b Behemoth. Un film di Zhao Liang. 72ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. Concorso, su CultFrame - Arti Visive, 11 settembre 2015. URL consultato il 21 maggio 2016.
  4. ^ a b True/False 2016: Behemoth – first look | Sight & Sound, su British Film Institute. URL consultato il 21 maggio 2016.
  5. ^ (EN) Jay Weissberg, Film Review: ‘Behemoth’, su Variety, 25 ottobre 2015. URL consultato il 21 maggio 2016.
  6. ^ a b (EN) Interview: Zhao Liang Talks Behemoth and Censorship | Feature | Slant Magazine, su Slant Magazine. URL consultato il 21 maggio 2016.
  7. ^ Francesco Boille, Behemoth di Zhao Liang è un film visionario dalla parte degli ultimi, su Internazionale, 13 settembre 2015. URL consultato il 21 maggio 2016.
  8. ^ a b c (EN) ND/NF Interview: Zhao Liang - Film Comment, su Film Comment, 17 marzo 2016. URL consultato il 21 maggio 2016.
  9. ^ Venice 2015 Line-Up: 'Equals' With Kristen Stewart, 'Beasts Of No Nation,' 'The Danish Girl,' More, su Indiewire. URL consultato il 30 luglio 2015 (archiviato dall'url originale il 31 luglio 2015).
  10. ^ Liang Zhao, Behemoth, 4 marzo 2016. URL consultato il 21 maggio 2016.
  11. ^ Dubai International Film Festival - Films 2015 - BEI XI MO SHOU (BEHEMOTH), su Dubai International Film Festival. URL consultato il 21 maggio 2016 (archiviato dall'url originale il 1º luglio 2016).
  12. ^ HKIFF Society, su hkiff.org.hk. URL consultato il 21 maggio 2016 (archiviato dall'url originale il 17 giugno 2016).
  13. ^ hermes, No show in China for documentary, su The Straits Times, 22 gennaio 2016. URL consultato il 21 maggio 2016.
  14. ^ Awards - The 40th Hong Kong International Film Festival, su 40.hkiff.org.hk. URL consultato il 20 maggio 2016 (archiviato dall'url originale il 17 giugno 2016).
  15. ^ Behemoth, su Stockholm Film Festival. URL consultato il 20 maggio 2016 (archiviato dall'url originale il 20 maggio 2016).
  16. ^ a b La Biennale di Venezia - Premi Collaterali della 72. Mostra, su labiennale.org. URL consultato il 20 maggio 2016 (archiviato dall'url originale il 16 giugno 2016).

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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