Australovenator wintonensis

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Austrolovenator


Ricostruzione scheletrica di Australovenator, Australian Age of Dinosaurs Museum, Winton, Australia

Stato di conservazione
Fossile
Classificazione scientifica
Dominio Eukaryota
Regno Animalia
Phylum Chordata
Superordine Dinosauria
Ordine Saurischia
Sottordine Theropoda
Clade † Megaraptora
Famiglia † Megaraptoridae
Genere Australovenator
Hocknull et al., 2009
Nomenclatura binomiale
† Australovenator wintonensis
Hocknull et al., 2009

Australovenator (il cui nome significa "cacciatore meridionale") è un genere estinto di dinosauro teropode megaraptoride vissuto nel Cretaceo superiore, circa 95 milioni di anni fa (Cenomaniano[1]), in quella che oggi è la Formazione Winton, in Australia. Il genere contiene una singola specie, ossia A. wintonensis, nota da resti cranici e postcraniali parziali, descritti nel 2009 da Scott Hocknull e colleghi, sebbene continuino ad essere pubblicate ulteriori descrizioni ed analisi. Australovenator rappresenta il dinosauro predatore più completo scoperto in Australia.

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Secondo Hocknull, Australovenator raggiungeva una lunghezza di 7,5 metri (25 piedi), un'altezza alle anche di 2,4 metri (7,1 piedi), per un peso di circa 500-1.000 chilogrammi (1.100-2.200 libbre). Come tutti gli altri megaraptori, Australovenator era un predatore bipede.[2] Le sue proporzioni e la corporatura relativamente leggera, viene spesso identificato come il "ghepardo della sua era".[3]

Classificazione[modifica | modifica wikitesto]

Frammenti fossili con dentatura

Un'analisi filogenetica ha identificato Australovenator come un carnosauro allosauroide, condividendo alcune somiglianze con Fukuiraptor e i carcharodontosauridi. Nell'analisi iniziale, è stato dimostrato che era il sister taxon di Carcharodontosauridae.[4] Studi successivi più dettagliati hanno portato ad una riclassificazione che vede l'animale formare un clade con molti altri allosauri di tipo carcharodontosauride, i Neovenatoridae.[5] Le più recenti analisi filogenetiche suggeriscono che Australovenator sia un tyrannosauroide, come tutti gli altri megaraptori.[6] Un'analisi filogenetica del 2016, incentrata sul nuovo neovenatoride Gualicho, ha rilevato che Australovenator e altri megaraptoridi siano sia allosauroidi sia coelurosauri basali piuttosto che tyrannosauroidi.[7]

Le caviglie di Australovenator e Fukuiraptor sono simili all'astragalo australiano, noto come NMVP 150070, che in precedenza era stato identificato come appartenente ad Allosaurus sp.. Quest'osso, probabilmente, rappresenta un esemplare di Australovenator o un suo parente stretto.[4][8] In alternativa, quest'osso potrebbe appartenere ad un abelisauro.[9]

Il cladogramma seguente segue l'analisi del 2010 di Benson, Carrano e Brusatte.[5] Un altro studio pubblicato nel 2010 ha anche dimostrato che il teropode australiano Rapator era un megaraptoro, estremamente simile ad Australovenator.[10]

Scultura di Australovenator, a Winton
Neovenatoridae

Neovenator

unnamed

Chilantaisaurus

Megaraptora
unnamed

Siats meekerorum[11]

Australovenator

?Rapator

Fukuiraptor

unnamed

?Orkoraptor

Aerosteon

Megaraptor

Storia della scoperta[modifica | modifica wikitesto]

Elementi ossei conosciuti di Australovenator

Australovenator è basato sull'esemplare AODF 604, soprannominato affettuosamente "Banjo" in onore di Banjo Paterson, ritrovato nel "sito Matilda", le cui ossa erano mescolate con i resti del sauropode Diamantinasaurus matildae (AODL 85). L'olotipo, conservato presso l'Australian Age of Dinosaurs Museum of Natural History, consiste nel ramo mandibolare sinistro, alcuni denti, zampe anteriori parziali e arti posteriori quasi completi, un ileo destro parziale, costole, e gastralia. Australovenator è stato descritto nel 2009, dal paleontologo Scott Hocknull del Queensland Museum e colleghi. La specie tipo è A. wintonensis, in riferimento alla vicina Winton.[4] Sebbene l'olotipo sia stato descritto per la prima volta nel 2009, il processo di scavo del "sito Matilda" è ancora in corso, pertanto sono ancora in corso pubblicazioni che descrivono nuovi elementi dell'esemplare.

Nel 2012, sono stati descritti ulteriori elementi del braccio dell'olotipo,[12] altri elementi ossei delle gambe sono stati descritti nel 2013,[13] ed il ramo mandibolare destro è stato descritto nel 2015.[14]

Il genere Rapator è stato descritto da Huene per un metacarpo dall'Australia. Quando Australovenator venne descritto, fu considerato un alvarezsauride o un teropode intermedio. Hocknull et al. (2009) identificarono alcuni caratteri distintivi tra i taxa, basati su un metacarpo I scarsamente conservato dall'olotipo di Australovenator.[4] Agnolin et al. (2010), ha quindi riclassificato Rapator come un megaraptora, potenzialmente come sister taxon di Australovenator. Hanno inoltre menzionato che Megaraptor, l'unico altro taxon che preservava anche il metacarpo I, era meno simile a Rapator che ad Australovenator. Tuttavia, non vi erano chiare differenze tra quest'ultimi due generi.[10] I metacarpi di entrambi i taxa furono ridescritti da White et al. (2014), che ha determinato che non erano sinonimi, aggiungendo più caratteristiche e due potenziali caratteristiche identificate da Hocknull et al. e Angolan et al.[1]

Paleobiologia[modifica | modifica wikitesto]

Data la relativa completezza di mani e piedi ben conservati, Australovenator è stato oggetto di vari documenti di ricerca sullo studio delle dinamiche degli arti dei teropodi.

Uno studio del 2015, ha testato la gamma di movimento delle braccia di Australovenator usando modelli computerizzati, e ha scoperto che l'animale aveva braccia flessibili, con gli avambracci in grado di creare un angolo di 144-66 gradi con l'omero, una gamma di movimento del gomito simile a quella dei maniraptoriformi. Insolitamente, il radio dell'animale poteva scorrere indipendentemente dall'ulna quando il braccio era flesso, in modo simile agli uccelli ma a differenza della maggior parte dei dinosauri non-aviari. Lo studio ha anche dimostrato che le dita di Australovenator erano in grado di estendersi ben oltre quelle di qualsiasi altro teropode campionato, ad eccezione di Dilophosaurus che presenta una capacità d'estensione simile. Questo studio ha concluso che flessibilità degli arti dell'animale, facilitata da una combinazione di tratti sia primitivi che avanzati, giocasse un ruolo molto importante nella cattura della preda, dandogli la capacità di afferrare la preda e trattenerla vicino al petto, rendendo più facile alle sue mascelle relativamente deboli di ferire mortalmente la preda.[15]

Uno studio del 2016, ha utilizzato le scansioni TC di un piede d'emù per ricostruire digitalmente la muscolatura e il tessuto molle di un piede di Australovenator, nonché determinare in che modo il tessuto molle influisse sulla flessibilità. Lo studio ha determinato che la gamma muscolare del movimento è spesso sovrastimata quando non tiene conto dei tessuti molli e che la ricostruzione dei tessuti molli è di vitale importanza per rendere più accurate le future analisi sulla flessibilità dei teropodi. Una revisione degli elementi degli arti posteriori descritta nel 2013 ha ri-identificato diverse falangi che inizialmente erano posizionate in modo errato. Inoltre, notò che la falange II-3 di Australovenator era distesa, una patologia che poteva essere il risultato dell'impatto del movimento di un calcio. Alcuni uccelli moderni, come il casuario, usano il secondo dito del piede come armi in combattimenti difensivi o territoriali.[16]

Un seguito del 2017, allo studio del 2016, ha utilizzato un modello stampato in 3D del piede dell'animale, ricostruito per creare impronte in una matrice di argilla e sabbia nel tentativo di comprendere la creazione di impronte di dinosauri. Lo studio in particolare è stato progettato per chiarire l'identità di particolari impronte dall'origine controversa ritrovate presso Lark Quarry, che potrebbero essere state lasciate da un grande teropode,come Australovenator, o un grosso ornitopode, come Muttaburrasaurus. Lo studio ha scoperto che le orme di Australovenator artificiali erano simili a quelle di Lark Quarry, concludendo che le piste in questione erano probabilmente quelle di un teropode. Gli autori dello studio hanno espresso interesse a creare anche una ricostruzione del piede di un Muttaburrasaurus, per testare la seconda ipotesi. Tuttavia, ciò non è ancora possibile data l'assenza di materiale dei piedi di Muttaburrasaurus.[17]

Paleoecologia[modifica | modifica wikitesto]

L'esemplare AODL 604 è stato ritrovato a circa 60 chilometri (37 miglia) a nord-ovest di Winton, vicino alla stazione di Elderslie, nella parte inferiore della Formazione Winton, datata alla fine del Cenomaniano, circa 95 milioni di anni fa. L'esemplare fu ritrovato in uno strato d'argilla tra strati di arenaria, interpretato come un lanca, o un billabong. La Formazione Winton aveva un assemblaggio faunistico molto variegato tra cui bivalvi, gasteropodi, insetti, dipnoi Metaceratodus, tartarughe, il coccodrillo Isisfordia, pterosauri e diversi tipi di dinosauri, come i sauropodi Diamantinasaurus e Wintonotitan, e ankylosauri e hypsilophodonti ancora non descritti. Le piante conosciute dalla formazione comprendono felci, ginkgo, gimnosperme e angiosperme.[4]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b M. A. White, P. L. Falkingham, A. G. Cook, S. A. Hocknull e D. A. Elliott, Morphological comparisons of metacarpal I for Australovenator wintonensis and Rapator ornitholestoides: Implications for their taxonomic relationships, in Alcheringa: An Australasian Journal of Palaeontology, vol. 37, 2013, p. 1, DOI:10.1080/03115518.2013.770221.
  2. ^ Thomas R., Jr. Holtz, Ralph E. Molnar e Philip J. Currie, The Dinosauria, a cura di David B. Weishampel, Peter Dodson e Osmólska Halszka, 2nd, Berkeley, University of California Press, 2004, pp. 71–110, ISBN 0-520-24209-2.
  3. ^ (EN) Nicky Phillips, Scientists discover 3 new Aussie dinosaurs, in ABC News, 3 luglio 2009. URL consultato l'11 gennaio 2018.
  4. ^ a b c d e Scott A. Hocknull, Matt A. White, Travis R. Tischler, Alex G. Cook, Naomi D. Calleja, Trish Sloan e David A. Elliott, New Mid-Cretaceous (Latest Albian) Dinosaurs from Winton, Queensland, Australia, in Paul Sereno (a cura di), PLoS ONE, vol. 4, n. 7, 2009, pp. e6190, Bibcode:2009PLoSO...4.6190H, DOI:10.1371/journal.pone.0006190, PMC 2703565, PMID 19584929.
  5. ^ a b R.B.J. Benson, M.T Carrano e S.L. Brusatte, A new clade of archaic large-bodied predatory dinosaurs (Theropoda: Allosauroidea) that survived to the latest Mesozoic, in Naturwissenschaften, vol. 97, n. 1, 2010, pp. 71-78, Bibcode:2010NW.....97...71B, DOI:10.1007/s00114-009-0614-x, PMID 19826771.
  6. ^ F. E. Novas, F. L. Agnolín, M. D. Ezcurra, J. I. Canale e J. D. Porfiri, Megaraptorans as members of an unexpected evolutionary radiation of tyrant-reptiles in Gondwana, in Ameghiniana, vol. 49, Suppl., 2012, pp. R33.
  7. ^ Sebastián Apesteguía, Nathan D. Smith, Rubén Juárez Valieri e Peter J. Makovicky, An Unusual New Theropod with a Didactyl Manus from the Upper Cretaceous of Patagonia, Argentina, in PLOS ONE, vol. 11, n. 7, 13 luglio 2016, pp. e0157793, Bibcode:2016PLoSO..1157793A, DOI:10.1371/journal.pone.0157793, ISSN 1932-6203 (WC · ACNP).
  8. ^ Ralph E. Molnar, Flannery, Timothy F. e Rich, Thomas H.V., An allosaurid theropod dinosaur from the Early Cretaceous of Victoria, Australia, in Alcheringa, vol. 5, n. 2, 1981, pp. 141-146, DOI:10.1080/03115518108565427.
  9. ^ F. L. Agnolin, M. D. Ezcurra, D. F. Pais e S. W. Salisbury, A reappraisal of the Cretaceous non-avian dinosaur faunas from Australia and New Zealand: Evidence for their Gondwanan affinities, in Journal of Systematic Palaeontology, vol. 8, n. 2, 2010, pp. 257-300, DOI:10.1080/14772011003594870.
  10. ^ a b Ezcurra Agnolin, Pais e Salisbury, A reappraisal of the Cretaceous non-avian dinosaur faunas from Australia and New Zealand: Evidence for their Gondwanan affinities, in Journal of Systematic Palaeontology, vol. 8, n. 2, 2010, pp. 257-300, DOI:10.1080/14772011003594870.
  11. ^ L. E. Zanno e P. J. Makovicky, Neovenatorid theropods are apex predators in the Late Cretaceous of North America, in Nature Communications, vol. 4, 2013, p. 2827, Bibcode:2013NatCo...4E2827Z, DOI:10.1038/ncomms3827, PMID 24264527.
  12. ^ M. A. White, A. G. Cook, S. A. Hocknull, T. Sloan, G. H. K. Sinapius e D. A. Elliott, New Forearm Elements Discovered of Holotype Specimen Australovenator wintonensis from Winton, Queensland, Australia, in Peter Dodson (a cura di), PLoS ONE, vol. 7, n. 6, 2012, pp. e39364, Bibcode:2012PLoSO...739364W, DOI:10.1371/journal.pone.0039364, PMC 3384666, PMID 22761772.
  13. ^ Matt A. White, Roger B. J. Benson, Travis R. Tischler, Scott A. Hocknull, Alex G. Cook, David G. Barnes, Stephen F. Poropat, Sarah J. Wooldridge e Trish Sloan, New Australovenator Hind Limb Elements Pertaining to the Holotype Reveal the Most Complete Neovenatorid Leg, in PLOS ONE, vol. 8, n. 7, 24 luglio 2013, pp. e68649, Bibcode:2013PLoSO...868649W, DOI:10.1371/journal.pone.0068649, ISSN 1932-6203 (WC · ACNP).
  14. ^ (EN) Matt A. White, Phil R. Bell, Alex G. Cook, Stephen F. Poropat e David A. Elliott, The dentary ofAustralovenator wintonensis(Theropoda, Megaraptoridae); implications for megaraptorid dentition, in PeerJ, vol. 3, 15 dicembre 2015, DOI:10.7717/peerj.1512, ISSN 2167-8359 (WC · ACNP), PMC 4690360.
  15. ^ Matt A. White, Phil R. Bell, Alex G. Cook, David G. Barnes, Travis R. Tischler, Brant J. Bassam e David A. Elliott, Forearm Range of Motion in Australovenator wintonensis (Theropoda, Megaraptoridae), in PLOS ONE, vol. 10, n. 9, 14 settembre 2015, pp. e0137709, Bibcode:2015PLoSO..1037709W, DOI:10.1371/journal.pone.0137709, ISSN 1932-6203 (WC · ACNP).
  16. ^ (EN) Matt A. White, Alex G. Cook, Ada J. Klinkhamer e David A. Elliott, The pes ofAustralovenator wintonensis(Theropoda: Megaraptoridae): analysis of the pedal range of motion and biological restoration, in PeerJ, vol. 4, 3 agosto 2016, DOI:10.7717/peerj.2312, ISSN 2167-8359 (WC · ACNP).
  17. ^ (EN) Matt A. White, Alex G. Cook e Steven J. Rumbold, A methodology of theropod print replication utilising the pedal reconstruction of Australovenator and a simulated paleo-sediment, in PeerJ, vol. 5, 6 giugno 2017, DOI:10.7717/peerj.3427, ISSN 2167-8359 (WC · ACNP).

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