Arcangelo Rotunno

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Umberto II di Savoia e don Arcangelo Rotunno nella Certosa di San Lorenzo, Padula, 1932.

Don Arcangelo Rotunno (Padula, 31 gennaio 1852Padula, 22 ottobre 1938) è stato un presbitero, archeologo e scrittore italiano.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nacque a Padula, nella casa situata nell’allora via Annunziata (oggi a lui intitolata).[1] L’infanzia fu piena di patriottismo: il padre Giuseppe, agricoltore, era stato guardia urbana fino al 1857, quando ne fu espulso perché cognato dell’“attendibile” Antonio Santoro; la madre aveva legami parentali col noto sindaco carbonaro Raffaele Cavoli. In piena infanzia, Arcangelo ebbe modo di vedere coi suoi occhi sia Carlo Pisacane, durante la Spedizione dei Trecento, mentre saliva verso il Palazzo dei Romano il 30 giugno 1857[2], sia Garibaldi nella sosta al crocevia di Padula, del 5 settembre 1860.

Carriera[modifica | modifica wikitesto]

Venne ordinato sacerdote nel 1876, l’anno dopo istituì una scuola privata, di cui fu direttore, insegnante ed educatore fino al 1880. Fermamente convinto che il magistero sia missione da portare avanti. In seguito e ininterrottamente fino al 1923, insegnò nelle scuole elementari comunali, dedicandosi alle ripetizioni gratuite dei figli degli operai più indigenti e chiudendo la sua carriera da direttore didattico.[3]

Assieme all'attività di insegnante, don Arcangelo coltivò la propria passione per l'archeologia: fu ispettore onorario delle belle arti dal 1907, archeologo autodidatta e ricercatore instancabile per tutta la vita. A lui è attribuita l’individuazione del sito archeologico di Cosilinum sul colle detto “Civita” ai primi del ‘900, sulla base dei suoi studi e comprovata dal rinvenimento di numerosi resti architettonici e soprattutto epigrafi, oggi visibili presso il Museo Archeologico della Lucania Occidentale della Certosa di San Lorenzo.[4]

S'interessò mediante perorazioni, istanze, sensibilizzazioni, proposte di utilizzo del recupero del cenobio nella Certosa di San Lorenzo. Si distinse, prediligendo la saggistica, in collaborazione con varie riviste come L’Istitutore di Torino, cimentandosi anche in generi diversi (come la commedia Calendimaggio). Ha lasciando inediti non pochi scritti di carattere didattico-pedagogico e preziosi appunti su ricognizioni archeologiche.[5]

Le critiche contro Giovanni Camera[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Giovanni Camera.

Recentemente è stato ritrovato un libello satirico, scritto in forma anonima, attribuito a don Arcangelo Rotunno,[6] intitolato "Ultimo a comparire...", oggi conservato nella Biblioteca di storia dell'arte Bruno Molajoli di Napoli.[7] Il pamphlet si presenta senza copertina e luogo di edizione ma reca nella pagina finale il nome dell’autore “Arcangelo Rotunno fu Giuseppe”, luogo e data “Padula, novembre 1913".[8] Il titolo è allusivo al vecchio detto “Ultimo a comparir fu Gambacorta”, epiteto scherzoso rivolto a un ritardatario cronico. L'autore fa capire che intende rispondere a tono satirico, seppure in ritardo, ad accuse e maldicenze rivoltegli contro da un “Onorevole” locale e dal suo “cerchio magico”. Si tratta del deputato padulese Giovanni Camera, il quale rappresentò l’autentico “dominus” della politica nel Vallo di Diano, che non viene mai nominato da don Rotunno.[9] Il "cerchio magico" si riferisce alla vicinanza di Camera alla loggia massonica "Porta Pia" di Sala Consilina.

Nei primi tempi dell’attività parlamentare intrattenne un buon rapporto col compaesano don Arcangelo, con cui aveva condiviso, parte degli studi e della formazione presso lo storico ebolitano Giacinto Romano. Ma la iniziale distanza per fede e ideologia fu accresciuta da due questioni di vitale importanza per Rotunno e sulle quali le sue aspettative erano contrastate o addirittura ignorate dall’onorevole Camera: in primis, le condizioni strutturali della Certosa di San Lorenzo, avviata verso la rovina a causa dell’abbandono in cui lo Stato la lasciava dopo che i restanti monaci furono espulsi nel 1866, nonostante fosse stata dichiarata monumento nazionale.[5] La sua attività di parroco e archeologo, e le segnalazioni non premiarono i suoi sforzi, come da lui stesso dichiarato nel pamphlet:

«L’on. dichiarò più volte che la Certosa non formò mai il caposaldo del suo programma. Infatti non voleva mai sbottonarsi in proposito; la teneva “in pectore” o non so dove, e bastava… Il tempo trascorreva; il cielo pioveva altrove manna e quaglie; sulla Certosa neppure un granellino né un uccello mosca...»

Nella sua autodifesa dalle accuse di presunti favori ricevuti dall’onorevole, come la nomina ad Ispettore ministeriale, Rotunno precisa che non fu Camera a proporne la carica al ministro, ma il senatore Giacomo Racioppi, che gli riconosceva, in due lettere del settembre 1903, meriti di storico e archeologo.[5] Lo stesso Camera tentò di calmare lo sdegno di don Arcangelo facendogli conferire la Croce di Cavaliere che don Rotunno rifiutò:

«Mi s’era proposto per una onorificenza? Vero: e grazie mille! Ma madre natura bizzarra e specialista nelle sue costruzioni, non mi impastò dell’argilla onde si foggiano i collettori o scroccatori di suffragi.. Libero cittadino.. mi sento cavaliere nell’anima e nel cuore; e mi basta. Mille grazie, amico!»

Rotunno mostrò ancora più sdegno quando il cenobio della Certosa divenne campo di concentramento per prigionieri di guerra e disertori, dal 1915. Camera, alle elezioni del 1924, venne sconfitto da Giovanni Amendola, appoggiato invece da don Rotunno. L'evento segnò il declino delle fortune politiche dello stesso Camera.[5]

Opere[modifica | modifica wikitesto]

  • Il Santuario e la Conciliazione, Sala Consilina, Tipografia sociale, 1888.
  • Il centenario d'un illustre incisore, Siena, Lazzeri, 1908.
  • Ultimo a comparire, pamphlet, Padula, 1913.[7]
  • Un libro pregevole ed utile, Napoli, Melfi & Joele, 1915.
  • Uno scongiuro, Premiato stab. tip. Spadafora , Salerno, 1926.
  • Giambattista Vico a Vatolla Cilento e il suo olivo, Napoli, Coop. Tip. Sanitaria, 1929.
  • La nostra vittoria era preveduta, incompiuto.
  • Per la scuola medica salernitana, documenti storici.

Altre opere e raccolte[modifica | modifica wikitesto]

  • Religione e patria: lettera aperta ai cittadini padulesi residenti all'estero, monografia, Padula, 1908.[10]
  • Scritti vari di Arcangelo Rotunno, Ferrara, (postumo) SATE, 1986.
  • Sant'Antonio in Polesine, Centro stampa Comune di Ferrara, prefazione, 1990.[11]

Fonte: Biblioteca Apostolica Vaticana

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Mappa di Padula - Via Arcangelo Rotunno - CAP 84034 | TuttoCittà, su TuttoCittà. URL consultato il 2 ottobre 2018.
  2. ^ Padula e Certosa | Palazzo Romano, su padulaecertosa.it. URL consultato il 2 ottobre 2018 (archiviato dall'url originale il 2 ottobre 2018).
  3. ^ Mario Casella, Alla scoperta della religiosità nell'Italia meridionale, Rubbettino Editore, 2005, ISBN 9788849813777. URL consultato il 2 ottobre 2018.
  4. ^ Uomini illustri di Padula - Centro Studi Vallo di Diano, su centrostudivallodidiano.it. URL consultato il 2 ottobre 2018 (archiviato dall'url originale il 28 settembre 2018).
  5. ^ a b c d ALESSIO DE DOMINICIS, Il sacerdote e l’onorevole, in La Città di Salerno, 6 novembre 2017. URL consultato il 2 ottobre 2018.
  6. ^ Il nome dell'A. in fondo allo scritto.
  7. ^ a b Arcangelo Rotunno, Ultimo a comparire, s. n, 1913. URL consultato l'11 gennaio 2019.
  8. ^ ALESSIO DE DOMINICIS, Il sacerdote e l’onorevole, in La Città di Salerno. URL consultato il 2 ottobre 2018.
    «Ci capita ora tra le mani un libello di poche pagine, senza editore né luogo di stampa nel frontespizio, che solo alla pagina finale reca il nome dell’autore “Arcangelo Rotunno fu Giuseppe”, luogo e data “Padula, novembre 1913”.»
  9. ^ I. Gallo, in Rotunno e Padula (1978), deduzioni e testimonianze su Rotunno.
  10. ^ Arcangelo Rotunno, Religione e patria: lettera aperta ai cittadini padulesi residenti all'estero, s.n, 1908. URL consultato l'11 gennaio 2019.
  11. ^ P. 73-87 ; 21 cm, Estratto da:Scritti vari di Arcangelo Rotunno, Ferrara, (postumo) S.A.T.E., 1986.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Italo Gallo, Arcangelo Rotunno e Padula, Salerno, Pietro Laveglia Editore, 1978.
  • Venturino Panebianco, Arcangelo Rotunno. Breve profilo biografico, collana Salernum, n.4-6, pp. 335-337, 1935.
  • Gabriele De Rosa, Vescovi, popolo e magia nel sud. Ricerche di storia socio-religiosa dal XVII al XIX secolo, Napoli, Guida, 1971.
  • Cosimato Donato, Natella Pasquale, Dente Donato, La provincia di Salerno dal 1860 alla fine del secolo XIX : società e scuole, Napoli, Morano, 1977.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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