Nicolò Zeno (cacciatorpediniere): differenze tra le versioni

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{{Infobox nave
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|nome=''Nicolò Zeno''
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|immagine= RCT Zeno 1942 ANMI-MI.jpg
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|didascalia=Lo ''Zeno'' nel 1942, durante una missione di scorta convogli. Si noti la livrea mimetica sperimentale «Claudus»
|didascalia=Il cacciatorpediniere ''Nicolò Zeno'' in navigazione alla fine del 1941.
|bandiera=Naval_jack_of_Italy_(ca._1900-1946).svg
|bandiera=Flag of Italy (1861-1946) crowned.svg
|tipo=[[esploratore]] (1930-1938)<br/>[[cacciatorpediniere]] (1938-1943)
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<!-- Sezione caratteristiche generali -->
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|propulsione=4 [[caldaia a vapore|caldaie]] Yarrow<br>2 [[turbina a vapore|turbine]] Belluzzo<br> 2 [[elica|eliche]]<br>[[Potenza (fisica)|Potenza]]: 50000 [[Cavallo vapore|CV]]
|propulsione=4 caldaie Odero<br />2 gruppi di turbine a vapore Parsons su 2 assi<br />[[Potenza (fisica)|potenza]] 55.000 [[HP (unità di misura)|HP]]
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|velocità=38 (poi ridotta a 28)
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|equipaggio=9 ufficiali, 164 sottufficiali e marinai
|equipaggio=15 ufficiali, 215 tra sottufficiali e marinai
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* 2 [[paramine]] per dragaggio in corsa<br>
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|armamento=6 cannoni da 120/50 in 3 torri binate <br>2 mitragliere antiaree da 40/39 <br>4 mitragliere da 13,2 in 2 impianti binati <br>6 tubi lanciasiluri da 533,3 in 2 impianti trinati <br>dispositivi per posa mine e lancio bombe di profondità
* 6 pezzi da 120/50 [[millimetro|mm]]<br />
* 2 mitragliere da 40 [[millimetro|mm]]<br />
* 8 mitragliere da 13,2 [[millimetro|mm]]<br />
* 4-6 tubi lanciasiluri da 533 [[millimetro|mm]] <br />
* 2 tramogge per bombe di profondità
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<!-- Sezione note -->
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|motto=''Più oltre''
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|note='''Sigla identificativa '''ZE
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dati presi principalmente da http://www.warshipsww2.eu/shipsplus.php?language=E&period=2&id=61075, http://www.trentoincina.it/dbunita2.php?short_name=Zeno e http://www.regiamarinaitaliana.it/Ct%20classe%20Navigatori.html
}}
}}


Il '''Nicolò Zeno''' è stato un [[esploratore (nave)|esploratore]] e successivamente un [[cacciatorpediniere]] della [[Regia Marina]].
Il [[cacciatorpediniere]] '''''Nicolò Zeno''''' della [[Regia Marina]], [[classe Navigatori (cacciatorpediniere)|classe ''Navigatori'']], fu impostato nei [[Cantieri navali del Quarnaro|Cantieri Navali del Quarnaro]] di [[Fiume (Croazia)|Fiume]] nel [[1927]], varato nel [[1928]] ed entrò in servizio nel [[1930]] come [[esploratore (nave)|esploratore]] leggero. Nel [[1938]], nell'ambito della riorganizzazione della Regia Marina, fu riclassificato cacciatorpediniere.

== Storia ==
=== Nome e motto ===


==Storia==
Lo ''Zeno'' prese nome dal navigatore veneziano [[Fratelli Zeno|Nicolò Zeno]] che già nel [[XIV secolo]] esplorò il Nord Atlantico, raggiungendo le [[Isole Svalbard]].
Lo ''Zeno'' prese nome dal navigatore veneziano [[Fratelli Zeno|Nicolò Zeno]] che già nel [[XIV secolo]] esplorò il Nord Atlantico, raggiungendo le [[Isole Svalbard]].


Il motto della nave, "Più oltre", è tratto dalla "''Canzone a [[Umberto Cagni]]''" (da [[Opere_di_Gabriele_d%E2%80%99Annunzio#Poesia|"Merope"]], 1912) di [[Gabriele D'Annunzio]].
Il motto della nave, "Più oltre", è tratto dalla ''Canzone a [[Umberto Cagni]]'' (da [[Opere_di_Gabriele_d%E2%80%99Annunzio#Poesia|"Merope"]], 1912) di [[Gabriele D'Annunzio]].

=== Gli anni Trenta ===

Lo ''Zeno'' fu la prima unità della classe costruita dai [[Cantieri navali del Quarnaro|Cantieri del Quarnaro]] a [[Fiume (Croazia)|Fiume]] e, come le altre unità costruite presso gli stessi cantieri, ebbe inizialmente gravi problemi di affidabilità delle turbine Belluzzo che ne ritardarono l'entrata in servizio. Anche le prime modifiche per il miglioramento della [[stabilità]] (alleggerimento e abbassamento delle [[sovrastruttura|sovrastrutture]]), nonché la sostituzione di [[timone]] (1932) e [[tubo lanciasiluri|tubi lanciasiluri]]<ref name="Ct classe Navigatori">http://www.regiamarinaitaliana.it/Ct%20classe%20Navigatori.html</ref> furono eseguite quasi subito e tennero l'unità ferma in cantiere fino al 7 ottobre 1930.

Ricevuta a Viareggio la bandiera di combattimento il 4 ottobre 1931, come altre unità della stessa classe nel periodo tra le due guerre effettuò la normale attività di squadra.

Il 28 giugno 1935, durante un’[[esercitazione militare|esercitazione]] notturna (simulazione di un [[attacco]]), entrò in [[collisione]] con il gemello ''Malocello'': entrambe le navi ebbero gravi [[danno|danni]] e sullo ''Zeno'' si ebbero un morto e due feriti<ref>http://digilander.libero.it/carandin/malocello.htm</ref>. L’unità dovette quindi trascorrere alcuni mesi in riparazione.

Tra il 1936 ed il 1937 partecipò alle operazioni di appoggio navale durante la [[guerra civile spagnola]].

Nel 1938 fu declassato a cacciatorpediniere ed assegnato alla XV [[Regia Marina#Classificazione e organizzazione della flotta|Squadriglia]] Cacciatorpediniere.

Dopo un periodo di stanza a [[Lero]] insieme ai gemelli ''[[Antonio Pigafetta (cacciatorpediniere)|Pigafetta]]'' e ''[[Giovanni da Verrazzano (cacciatorpediniere)|Da Verazzano]]'', rientrò in Italia per essere sottoposto al secondo ciclo di modifiche, che prevedevano l’allargamento dello scafo, la ricostruzione della prua e l’incremento dell’armamento<ref name="Ct classe Navigatori"/>.

Rientrò in servizio il 1º maggio 1940 sempre con la XV Squadriglia, alle dipendenze dell'VIII [[Regia Marina#Classificazione e organizzazione della flotta|Divisione]] [[Incrociatore|Incrociatori]] Lo ''Zeno'' svolse inizialmente l'attività di squadra con varie missioni di scorta, ricerca nemico, posa mine, caccia sommergibili e bombardamenti costieri dell'[[Albania]] in appoggio alla [[Campagna_italiana_di_Grecia|campagna di Grecia]] fino alla primavera del [[1941]]. Da allora in poi condivise il destino delle unità similari svolgendo unicamente attività di scorta ai convogli per la [[Grecia]] e l'[[Africa Settentrionale]] e di posa mine nell'ambito della I [[Regia Marina#Classificazione e organizzazione della flotta|Squadra]].

=== La seconda guerra mondiale ===

All’ingresso dell’[[Italia]] nel [[secondo conflitto mondiale]] faceva ancora parte della XV Squadriglia Cacciatorpediniere, insieme ai gemelli [[Antonio Pigafetta (cacciatorpediniere)|''Pigafetta'']], [[Alvise Da Mosto (cacciatorpediniere)|''Da Mosto'']] e [[Giovanni Da Verrazzano (cacciatorpediniere)|''Da Verrazzano'']]. Svolse inizialmente l'attività di squadra con varie missioni di scorta, ricerca nemico, posa mine, caccia sommergibili e bombardamenti costieri dell'[[Albania]] in appoggio alla [[Campagna_italiana_di_Grecia|campagna di Grecia]] fino alla primavera del 1941, dopo di che svolse quasi unicamente attività di scorta ai convogli per la [[Grecia]] e l'[[Africa Settentrionale]] (durante la quale diede caccia a sommergibili, abbatté aerei, soccorse naufraghi) e di posa mine<ref name="trentoincina">http://www.trentoincina.it/dbunita2.php?short_name=Zeno</ref>.

All’ingresso dell’Italia nel secondo conflitto mondiale si trovava ancora in cantiere per le modifiche; terminati i lavori, fu assegnato alla XV Squadriglia Cacciatorpediniere, di cui facevano parte i gemelli [[Antonio Pigafetta (cacciatorpediniere)|''Pigafetta'']], [[Alvise Da Mosto (cacciatorpediniere)|''Da Mosto'']] e [[Nicolò Zeno (cacciatorpediniere)|''Zeno'']]. Fino a metà 1941 fu impiegato prevalentemente nel [[Adriatico meridionale|Basso Adriatico]], poi fu destinato alle scorte sulle [[rotta|rotte]] per il [[Nordafrica]] ed a [[missione|missioni]] di [[posamine|posa di mine]].
Il 7 luglio 1940, alle 14.10 salpò da [[Taranto]] insieme al Pigafetta, alle [[nave da battaglia|corazzate]] [[Giulio Cesare (nave da battaglia)|''Giulio Cesare'']] e [[Conte di Cavour (nave da battaglia)|''Conte di Cavour'']] ed alle Squadriglie Cacciatorpediniere VII (Freccia, Dardo, Saetta, Strale) e VIII ([[Folgore (cacciatorpediniere)|''Folgore'']], [[Fulmine (cacciatorpediniere 1932)|''Fulmine'']], [[Lampo (cacciatorpediniere 1932)|''Lampo'']] e [[Baleno (cacciatorpediniere)|''Baleno'']]) in appoggio ad un [[convoglio navale|convoglio]] per la [[Libia]] ([[trasporto truppe|trasporti truppe]] ''Esperia'' e ''Calitea'', [[motonave|motonavi]] ''Marco Foscarini'', ''Francesco Barbaro'' e ''Vettor Pisani'', scortate dalle [[torpediniera|torpediniere]] [[Orsa (torpediniera 1938)|''Orsa'']], [[Procione (torpediniera 1938)|''Procione'']], [[Orione (torpediniera 1938)|''Orione'']], [[Pegaso (torpediniera 1938)|''Pegaso'']], [[Giuseppe Cesare Abba (cacciatorpediniere)|''Abba'']] e [[Rosolino Pilo (cacciatorpediniere)|''Pilo'']]); ebbe però delle avarie meccaniche<ref>http://www.naval-history.net/xDKWW2-4007-20JUL01.htm</ref>.

Tale formazione si unì poi alla I e II Squadra Navale, partecipando alla [[battaglia di Punta Stilo]] del 9 luglio<ref>Giorgio Giorgerini, ''La guerra italiana sul mare. La marina tra vittoria e sconfitta 1940-1943'', p. 172 e ss.</ref><ref name="trentoincina"/>, nella quale comunque lo Zeno non ebbe un particolare ruolo.

Tra il 30 luglio ed il 1° agosto fornì scorta indiretta – insieme ai gemelli [[Antonio Pigafetta (cacciatorpediniere)|''Pigafetta'']] e [[Lanzerotto Malocello (cacciatorpediniere)|''Malocello'']], agli incrociatori [[Pola (incrociatore)|''Pola'']], [[Zara (incrociatore)|''Zara'']], [[Fiume (incrociatore)|''Fiume'']], [[Gorizia (incrociatore)|''Gorizia'']], [[Trento (incrociatore)|''Trento'']], [[Alberico da Barbiano (incrociatore)|''Da Barbiano'']], [[Alberto da Giussano (incrociatore)|''Di Giussano'']], [[Eugenio di Savoia (incrociatore)|''Eugenio di Savoia'']], ''Duca degli Abruzzi'', [[Muzio Attendolo (incrociatore)|''Attendolo'']], [[Raimondo Montecuccoli (incrociatore)|''Montecuccoli'']] ed alle Squadriglie Cacciatorpediniere IX, XII, XIII e XV per un totale di 11 unità – a due convogli per la [[Libia]], che videro in mare complessivamente 10 [[nave cargo|mercantili]], 4 cacciatorpediniere e 12 [[torpediniera|torpediniere]]<ref>http://www.naval-history.net/xDKWW2-4007-20JUL02.htm</ref>.

Il 6 agosto, insieme al gemello Pigafetta ed agli incrociatori Da Barbiano e Di Giussano, posò un campo minato al largo di Pantelleria scortato dalle torpediniere Cigno, Cassiopea, Aldebaran e Pleiadi<ref>http://www.naval-history.net/xDKWW2-4008-21AUG01.htm</ref>.

Successivamente rimase fermo per vari motivi fino a novembre.

Dal 19 al 23 aprile 1941, insieme alla VII Divisione incrociatori ([[Eugenio di Savoia (incrociatore)|''Eugenio di Saovia'']], [[Duca d'Aosta (incrociatore)|''Duca d’Aosta'']], [[Muzio Attendolo (incrociatore)|''Attendolo'']] e [[Raimondo Montecuccoli (incrociatore)|''Montecuccoli'']]) ed ai gemelli [[Nicoloso Da Recco (cacciatorpediniere)|''Da Recco'']], [[Alvise Da Mosto (cacciatorpediniere)|''Da Mosto'']], [[Emanuele Pessagno (cacciatorpediniere)|''Pessagno'']], [[Antonio Pigafetta (cacciatorpediniere)|''Pigafetta'']] e [[Giovanni Da Verrazzano (cacciatorpediniere)|''Da Verrazzano'']], effettuò la posa dei [[campo minato|campi minati]] «S 11», «S 12» ed «S 13» (con l’impiego in tutto di 321 [[mina navale|mine]] e 492 galleggianti esplosivi) ad est di [[Capo Bon]]<ref>http://www.naval-history.net/xDKWW2-4104-31APR02.htm</ref>.

Tra il 23 ed il 24 aprile le unità ripeterono l’operazione posando altre 740 mine<ref>http://www.naval-history.net/xDKWW2-4104-31APR02.htm</ref>.

Il 1° maggio posò nuovamente [[mina navale|mine]] a nordest di [[Tripoli]], insieme ai gemelli ''Pigafetta'', ''Da Mosto'', ''Da Recco'', ''Da Verrazzano'' e ''Pessagno'' ed agli incrociatori ''Eugenio di Savoia'', ''Duca d’Aosta'' ed ''Attendolo''<ref>http://www.naval-history.net/xDKWW2-4105-32MAY01.htm</ref>.

Il 4-5 maggio fornì scorta indiretta – insieme ai gemelli ''Pigafetta'', ''Da Recco'', ''Da Mosto'' e ''Da Verrazzano'' ed agli [[incrociatore leggero|incrociatori leggeri]] ''Eugenio di Savoia'', ''Attendolo'' e ''Duca d’Aosta'' – ad un [[convoglio navale|convoglio]] (formato dal [[trasporto truppe]] ''Victoria'' e dai [[nave cargo|cargo]] ''Marco Foscarini'', ''Barbarigo'', ''Calitea'', ''Ankara'', ''Andrea Gritti'' e ''Sebastiano Venier'' scortati dai cacciatorpediniere [[Ugolino Vivaldi (cacciatorpediniere)|''Vivaldi'']], [[Antonio Da Noli (cacciatorpediniere)|''Da Noli'']] e [[Lanzerotto Malocello (cacciatorpediniere)|''Malocello'']] e dalle [[torpediniera|torpediniere]] [[Cassiopea (torpediniera 1937)|''Cassiopea'']], [[Orione (torpediniera 1938)|''Orione'']] e [[Pegaso (torpediniera 1938)|''Pegaso'']]) in [[rotta]] [[Napoli]]-[[Tripoli]]: Zeno e Pigafetta individuarono un [[sommergibile]] che attaccarono, permettendo alle navi di giungere indenni in porto<ref>http://www.naval-history.net/xDKWW2-4105-32MAY01.htm</ref>. È possibile che in tale azione sia stato affondato il sommergibile britannico Usk, che risulta scomparso in quei giorni, ma che più probabilmente saltò su mine il giorno precedente<ref>http://www.naval-history.net/WW2aBritishLosses05SS.htm</ref>.

Verso il 20 ottobre svolse insieme ai gemelli ''Da Noli'' e ''Pessagno'' una missione di [[trasporto truppe]] a [[Bengasi]]; nelle prime ore del 21 ottobre, durante la [[navigazione]] di ritorno ad Augusta, le tre navi vennero infruttuosamente attaccate da un sommergibile una quindicina di miglia a [[nord]] di Bengasi<ref>http://www.naval-history.net/xDKWW2-4110-37OCT02.htm</ref>.

[[Immagine:Zeno_mimetica_1941.jpg|thumb|left|250px|Profilo del cacciatorpediniere ''Nicolò Zeno'' con la livrea mimetica sperimentale "Claudus" del 1941.]]

In novembre fu la prima unità della classe a ricevere la colorazione mimetica secondo lo schema sperimentale "Claudus", che fu mantenuto fino oltre la metà del 1942, per poi essere sostituito con la mimetizzazione ufficiale a linee spezzate nelle due classiche tonalità di grigio.

Il 20 novembre scortò da Taranto a [[Bengasi]], insieme al gemello ''Malocello'' ed alla torpediniera [[Partenope (torpediniera)|''Partenope'']] (aggiuntasi in seguito, proveniente da Bengasi) le motonavi ''Città di Palermo'' e ''Città di Tunisi''<ref>http://www.naval-history.net/xDKWW2-4111-38NOV02.htm</ref>.

Alle tre del pomeriggio del 13 dicembre salpò da Taranto insieme ai gemelli ''Vivaldi'', ''Da Noli'', [[Nicoloso Da Recco (cacciatorpediniere)|''Da Recco'']] e ''Malocello'' e si aggregò al gruppo scorta indiretta – [[nave da battaglia|corazzate]] [[Littorio (nave da battaglia)|''Littorio'']] e [[Vittorio Veneto (nave da battaglia)|''Vittorio Veneto'']], cacciatorpediniere [[Granatiere (D 550)|''Granatiere'']], [[Bersagliere (cacciatorpediniere 1939)|''Bersagliere'']], [[Fuciliere (cacciatorpediniere 1937)|''Fuciliere'']] ed ''Alpino'', torpediniere [[Clio (torpediniera 1938)|''Clio'']] e [[Centauro (torpediniera 1936)|''Centauro'']] – nell’ambito dell’operazione «M 41», che fu però funestata dagli attacchi dei sommergibili (che danneggiarono la ''Vittorio Veneto'' ed affondarono due mercantili, il ''Filzi'' ed il ''Del Greco'')<ref>http://www.naval-history.net/xDKWW2-4112-39DEC01.htm</ref>.

Dal 16 al 18 dicembre, nell’ambito dell’operazione di traffico «M 42», scortò da [[Taranto]] a Tripoli, unitamente ai gemelli ''Vivaldi'', ''Da Noli'', ''Da Recco'', ''Malocello'' e [[Emanuele Pessagno (cacciatorpediniere)|''Pessagno'']], il convoglio «L», composto dalle moderne motonavi ''Napoli'', ''Monginevro'' e ''Vettor Pisani''<ref>http://www.naval-history.net/xDKWW2-4112-39DEC02.htm</ref> (inizialmente le navi viaggiarono insieme ad un altro convoglio, l’«N» – motonave ''Ankara'', cacciatorpediniere [[Saetta (cacciatorpediniere)|''Saetta'']], torpediniera [[Pegaso (torpediniera 1938)|''Pegaso'']] – separandosi poi al largo di [[Misurata]])<ref>Giorgio Giorgerini, ''La guerra italiana sul mare. La marina tra vittoria e sconfitta 1940-1943'', p. 511</ref>.

[[Immagine:RCT_Zeno_mimetica_1943.jpg|thumb|right|300px|Profilo del cacciatorpediniere ''Nicolò Zeno'' con la livrea mimetica<ref>Delle zone bianche con l'asterisco non è nota la colorazione.</ref> definitiva dal novembre 1942]]

Il 21 febbraio 1942 prese parte all’operazione di traffico «K 7» scortando, insieme ai cacciatorpediniere [[Strale (cacciatorpediniere 1932)|''Strale'']], [[Lanzerotto Malocello (cacciatorpediniere)|''Malocello'']], [[Ugolino Vivaldi (cacciatorpediniere)|''Vivaldi'']] e [[Premuda (cacciatorpediniere)|''Premuda'']] ed alla torpediniera [[Pallade (torpediniera 1938)|''Pallade'']], un convoglio composto dai trasporti ''Monginevro'', ''Ravello'' ed ''Unione'' sulla rotta da [[Messina]] (da dove il convoglio partì alle 17.30 del 21) a Tripoli<ref>http://www.naval-history.net/xDKWW2-4202-42FEB02.htm</ref>.


Alle 16.30 del 13 giugno salpò da [[Cagliari]] insieme a ''Vivaldi'' e ''Malocello'' per attaccare – insieme alla VII Divisione incrociatori (''Montecuccoli'' ed ''Eugenio di Savoia'') ed alla X Squadriglia cacciatorpediniere ([[Premuda (cacciatorpediniere)|''Premuda'']], ''Gioberti'', ''Ascari'', ''Oriani'') – il convoglio britannico «Harpoon» nell’ambito della [[Battaglia di mezzo giugno|battaglia di Mezzo Giugno]], ma dovette tornare in porto per avarie ai motori<ref>Gianni Rocca, ''Fucilate gli ammiragli. La tragedia della Marina italiana nella seconda guerra mondiale'', p. 248</ref><ref>Giorgio Giorgerini, ''La guerra italiana sul mare. La marina tra vittoria e sconfitta 1940-1943'', pp. 371 e ss.</ref>.
Lo ''Zeno'' fu la prima unità della classe costruita dai [[Cantieri navali del Quarnaro|Cantieri del Quarnaro]] a [[Fiume (Croazia)|Fiume]] e, come le altre unità costruite presso gli stessi cantieri, ebbe inizialmente gravi problemi di affidabilità delle turbine Belluzzo che ne ritardarono l'entrata in servizio. Anche le prime modifiche per il miglioramento della stabilità (alleggerimento e abbassamento delle sovrastrutture) furono eseguite quasi subito e tennero l'unità ferma in cantiere fino al [[7 ottobre]] 1930.
Ricevuta a Viareggio la bandiera di combattimento il [[4 ottobre]] [[1931]], come altre unità della stessa classe nel periodo tra le due guerre effettuò la normale attività di squadra e partecipò alle operazioni di appoggio navale durante la [[guerra civile spagnola]] dal [[1936]] al [[1937]].


Nel corso del 1942 lo Zeno subì lavori di modifica che videro la sostituzione di tubi lanciasiluri poppieri e mitragliere da 13,2 mm rispettivamente con 2 mitragliere da 37 mm e 7 da 20 mm<ref name="Ct classe Navigatori"/>.


Il 4 ottobre, a [[mezzanotte]], salpò da [[Brindisi]] per scortare – insieme al cacciatorpediniere [[Folgore (cacciatorpediniere)|''Folgore'']] ed alla torpediniera [[Antares (torpediniera 1936)|''Antares'']], cui poi si aggiunsero i cacciatorpediniere ''Saetta'' e [[Camicia Nera (cacciatorpediniere)|''Camicia Nera'']] – la motonave ''Sestriere'', diretta a [[Bengasi]] con un importante carico (3030 t di [[combustibile|combustibili]], 70 di [[munizioni]], 28 [[carro armato|carri armati]], 144 [[veicolo|veicoli]], 1060 t di altri materiali)<ref name="Giorgerini-2">Giorgio Giorgerini, ''La guerra italiana sul mare. La marina tra vittoria e sconfitta 1940-1943'', p. 531</ref>. Nonostante continui attacchi di [[bombardiere|bombardieri]] [[USAAF|statunitensi]], le unità giunsero in porto indenni alle 11.30 del 7 ottobre<ref name="Giorgerini-2"/>.
Nel 1938 fu riclassificato cacciatorpediniere e assegnato alla XV [[Regia Marina#Classificazione e organizzazione della flotta|Squadriglia]] Cacciatorpediniere. Dopo un periodo di stanza a [[Lero]] insieme al ''[[Antonio Pigafetta (cacciatorpediniere)|Pigafetta]]'' e al ''[[Giovanni da Verrazzano (cacciatorpediniere)|Da Verazzano]]'', rientrò in Italia per essere sottoposto al secondo ciclo di modifiche allo scafo. Rientrò in servizio il [[1º maggio]] [[1940]] sempre con la XV Squadriglia, alle dipendenze dell'VIII [[Regia Marina#Classificazione e organizzazione della flotta|Divisione]] [[Incrociatore|Incrociatori]] nell'ambito della I [[Regia Marina#Classificazione e organizzazione della flotta|Squadra]], anche se l'attività di messa a punto e addestramento lo tennero lontano dalle operazioni belliche fino al novembre dello stesso anno.


In novembre ricevette la nuova colorazione mimetica in luogo della Claudus.
Nel novembre 1941 fu la prima unità della classe a ricevere la colorazione mimetica secondo uno schema sperimentale "Claudus" che fu mantenuto fino oltre la metà del 1942, per poi essere sostituito con la mimetizzazione ufficiale a linee spezzate nelle due classiche tonalità di grigio.
{| {{prettytable}} width="65%" border="0"
| align="center"|[[Immagine:Zeno_mimetica_1941.jpg|thumb|none|250px|Profilo del cacciatorpediniere ''Nicolò Zeno'' con la livrea mimetica sperimentale "Claudus" del 1941.]]
| align="center"|[[Immagine:RCT_Zeno_mimetica_1943.jpg|thumb|none|250px|Profilo del cacciatorpediniere ''Nicolò Zeno'' con la livrea mimetica definitiva dal novembre 1942<ref>Delle zone bianche con l'asterisco non è nota la colorazione.</ref>]]
|}
{{-}}


[[Immagine:RCT_Zeno_mimetica_1943.jpg|thumb|left|250px|Profilo del cacciatorpediniere ''Nicolò Zeno'' con la livrea mimetica<ref>Delle zone bianche con l'asterisco non è nota la colorazione.</ref> definitiva dal novembre 1942]]
== Attività bellica ==
[[Immagine:RCT_Zeno_1942_ANMI-MI.jpg|thumb|left|250px|Il cacciatorpediniere Nicolò Zeno in navigazione di scorta convoglio nel 1942. Ben visibile la prima mimetizzazione sperimentale tipo "Claudus", sostituita poi alla fine dello stesso anno.]]


Dal 28 al 30 novembre trasportò da Taranto a Bengasi 86 tonnellate di benzina<ref>Giorgio Giorgerini, ''La guerra italiana sul mare. La marina tra vittoria e sconfitta 1940-1943'', pp. 493-494. Giorgerini cita questa missione per mostrare la precarietà in cui venivano effettuate le missioni di trasporto carburanti con unità da guerra: le 86 tonnellate di benzina divenivano 110,6 se si aggiungeva il peso dei contenitori, ossia 101 fusti e 4380 lattine. Tutti i fusti e 150 lattine furono collocati in coperta, ove sarebbero potuti essere incendiati anche da un semplice mitragliamento, 1195 lattine negli alloggi dei fuochisti, 800 in quelli dei capi di seconda classe, 535 nella cambusa destinata all’equipaggio, 900 tra il quadrato ufficiali e due alloggi per ufficiali ed altrettanti in un serbatoio di nafta appositamente svuotato.</ref>.
Lo ''Zeno'' svolse inizialmente l'attività di squadra con varie missioni di scorta, ricerca nemico, posa mine, caccia sommergibili e bombardamenti costieri dell'[[Albania]] in appoggio alla [[Campagna_italiana_di_Grecia|campagna di Grecia]] fino alla primavera del [[1941]]. Da allora in poi condivise il destino delle unità similari svolgendo unicamente attività di scorta ai convogli per la [[Grecia]] e l'[[Africa Settentrionale]] e di posa mine.


Nel febbraio 1943 posò il campo minato S 62 insieme ai gemelli Pigafetta e Da Noli e scortato dai cacciatorpediniere Malocello, Mitragliere e Legionario<ref name="trentoincina"/>.
Proprio durante il rientro da una di queste missioni (la posa della prima spezzata dello sbarramento S10), il [[28 febbraio]] [[1943]], la squadriglia venne attaccata da un sommergibile. Durante le concitate manovre di evasione, il [[Antonio da Noli (cacciatorpediniere)|''Da Noli'']] per un'avaria al timone speronò violentemente lo ''Zeno''. Entrambe le unità riportarono gravi danni, ma riuscirono a rientrare in porto con i propri mezzi.


Il 28 febbraio dello stesso anno<ref name="trentoincina"/>, mentre rientrava in porto dopo aver posato la prima pezzata dello sbarramento di mine S 10, la squadriglia venne attaccata da un sommergibile. Durante le concitate manovre di evasione, il [[Antonio da Noli (cacciatorpediniere)|''Da Noli'']] per un'avaria al timone speronò violentemente lo ''Zeno'' a centro nave<ref name="trentoincina"/>. Entrambe le unità riportarono gravi danni, ma riuscirono a rientrare in porto con i propri mezzi.
Non rientrerà invece in servizio lo ''Zeno'', poiché l'[[Armistizio di Cassibile|armistizio]] lo troverà ancora in cantiere a La Spezia. Sarà auto-affondato dall'equipaggio il [[9 settembre]] 1943 per evitare di essere catturato dai tedeschi.


Lo Zeno non tornò mai più in servizio: portato all’Arsenale di La Spezia per le riparazioni, vi si trovava ancora alla proclamazione dell’armistizio<ref name="trentoincina"/>. Il 9 settembre 1943, per evitare la cattura, l’equipaggio provvide all’autoaffondamento: lo Zeno sbandò sulla dritta e si posò sul fondale, lasciando emergere parte delle sovrastrutture e dell’artiglieria<ref name="trentoincina"/><ref>http://www.warshipsww2.eu/shipsplus.php?language=E&period=2&id=61075</ref>.
Nella sua carriera bellica aveva svolto 182 missioni di guerra per un totale di 57.856 [[miglio (unità di misura)|miglia]] e 3564 ore di moto.


Nel corso del conflitto l’unità aveva svolto 182 missioni di guerra per un totale di 57.856 [[miglio (unità di misura)|miglia]] percorse<ref name="trentoincina"/> e 3564 ore di moto.
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== Note ==
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* Pier Filippo Lupinacci. ''La Marina Italiana nella Seconda Guerra Mondiale. Vol. XVIII: La Guerra di Mine''. Roma, Ufficio Storico della Marina Militare ,1966
* Pier Filippo Lupinacci. ''La Marina Italiana nella Seconda Guerra Mondiale. Vol. XVIII: La Guerra di Mine''. Roma, Ufficio Storico della Marina Militare ,1966
* Nicola Sarto. ''Gli esploratori - poi cacciatorpediniere - classe "Navigatori"'', "Marinai d'Italia", 2007, 12, 17-32.
* Nicola Sarto. ''Gli esploratori - poi cacciatorpediniere - classe "Navigatori"'', "Marinai d'Italia", 2007, 12, 17-32.
* Giorgio Giorgerini, ''La guerra italiana sul mare. La Marina tra vittoria e sconfitta 1940-1943'', Mondadori 2001


==Collegamenti esterni==
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Nicolò Zeno
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Il Nicolò Zeno è stato un esploratore e successivamente un cacciatorpediniere della Regia Marina.

Storia

Nome e motto

Lo Zeno prese nome dal navigatore veneziano Nicolò Zeno che già nel XIV secolo esplorò il Nord Atlantico, raggiungendo le Isole Svalbard.

Il motto della nave, "Più oltre", è tratto dalla Canzone a Umberto Cagni (da "Merope", 1912) di Gabriele D'Annunzio.

Gli anni Trenta

Lo Zeno fu la prima unità della classe costruita dai Cantieri del Quarnaro a Fiume e, come le altre unità costruite presso gli stessi cantieri, ebbe inizialmente gravi problemi di affidabilità delle turbine Belluzzo che ne ritardarono l'entrata in servizio. Anche le prime modifiche per il miglioramento della stabilità (alleggerimento e abbassamento delle sovrastrutture), nonché la sostituzione di timone (1932) e tubi lanciasiluri[1] furono eseguite quasi subito e tennero l'unità ferma in cantiere fino al 7 ottobre 1930.

Ricevuta a Viareggio la bandiera di combattimento il 4 ottobre 1931, come altre unità della stessa classe nel periodo tra le due guerre effettuò la normale attività di squadra.

Il 28 giugno 1935, durante un’esercitazione notturna (simulazione di un attacco), entrò in collisione con il gemello Malocello: entrambe le navi ebbero gravi danni e sullo Zeno si ebbero un morto e due feriti[2]. L’unità dovette quindi trascorrere alcuni mesi in riparazione.

Tra il 1936 ed il 1937 partecipò alle operazioni di appoggio navale durante la guerra civile spagnola.

Nel 1938 fu declassato a cacciatorpediniere ed assegnato alla XV Squadriglia Cacciatorpediniere.

Dopo un periodo di stanza a Lero insieme ai gemelli Pigafetta e Da Verazzano, rientrò in Italia per essere sottoposto al secondo ciclo di modifiche, che prevedevano l’allargamento dello scafo, la ricostruzione della prua e l’incremento dell’armamento[1].

Rientrò in servizio il 1º maggio 1940 sempre con la XV Squadriglia, alle dipendenze dell'VIII Divisione Incrociatori Lo Zeno svolse inizialmente l'attività di squadra con varie missioni di scorta, ricerca nemico, posa mine, caccia sommergibili e bombardamenti costieri dell'Albania in appoggio alla campagna di Grecia fino alla primavera del 1941. Da allora in poi condivise il destino delle unità similari svolgendo unicamente attività di scorta ai convogli per la Grecia e l'Africa Settentrionale e di posa mine nell'ambito della I Squadra.

La seconda guerra mondiale

All’ingresso dell’Italia nel secondo conflitto mondiale faceva ancora parte della XV Squadriglia Cacciatorpediniere, insieme ai gemelli Pigafetta, Da Mosto e Da Verrazzano. Svolse inizialmente l'attività di squadra con varie missioni di scorta, ricerca nemico, posa mine, caccia sommergibili e bombardamenti costieri dell'Albania in appoggio alla campagna di Grecia fino alla primavera del 1941, dopo di che svolse quasi unicamente attività di scorta ai convogli per la Grecia e l'Africa Settentrionale (durante la quale diede caccia a sommergibili, abbatté aerei, soccorse naufraghi) e di posa mine[3].

All’ingresso dell’Italia nel secondo conflitto mondiale si trovava ancora in cantiere per le modifiche; terminati i lavori, fu assegnato alla XV Squadriglia Cacciatorpediniere, di cui facevano parte i gemelli Pigafetta, Da Mosto e Zeno. Fino a metà 1941 fu impiegato prevalentemente nel Basso Adriatico, poi fu destinato alle scorte sulle rotte per il Nordafrica ed a missioni di posa di mine. Il 7 luglio 1940, alle 14.10 salpò da Taranto insieme al Pigafetta, alle corazzate Giulio Cesare e Conte di Cavour ed alle Squadriglie Cacciatorpediniere VII (Freccia, Dardo, Saetta, Strale) e VIII (Folgore, Fulmine, Lampo e Baleno) in appoggio ad un convoglio per la Libia (trasporti truppe Esperia e Calitea, motonavi Marco Foscarini, Francesco Barbaro e Vettor Pisani, scortate dalle torpediniere Orsa, Procione, Orione, Pegaso, Abba e Pilo); ebbe però delle avarie meccaniche[4].

Tale formazione si unì poi alla I e II Squadra Navale, partecipando alla battaglia di Punta Stilo del 9 luglio[5][3], nella quale comunque lo Zeno non ebbe un particolare ruolo.

Tra il 30 luglio ed il 1° agosto fornì scorta indiretta – insieme ai gemelli Pigafetta e Malocello, agli incrociatori Pola, Zara, Fiume, Gorizia, Trento, Da Barbiano, Di Giussano, Eugenio di Savoia, Duca degli Abruzzi, Attendolo, Montecuccoli ed alle Squadriglie Cacciatorpediniere IX, XII, XIII e XV per un totale di 11 unità – a due convogli per la Libia, che videro in mare complessivamente 10 mercantili, 4 cacciatorpediniere e 12 torpediniere[6].

Il 6 agosto, insieme al gemello Pigafetta ed agli incrociatori Da Barbiano e Di Giussano, posò un campo minato al largo di Pantelleria scortato dalle torpediniere Cigno, Cassiopea, Aldebaran e Pleiadi[7].

Successivamente rimase fermo per vari motivi fino a novembre.

Dal 19 al 23 aprile 1941, insieme alla VII Divisione incrociatori (Eugenio di Saovia, Duca d’Aosta, Attendolo e Montecuccoli) ed ai gemelli Da Recco, Da Mosto, Pessagno, Pigafetta e Da Verrazzano, effettuò la posa dei campi minati «S 11», «S 12» ed «S 13» (con l’impiego in tutto di 321 mine e 492 galleggianti esplosivi) ad est di Capo Bon[8].

Tra il 23 ed il 24 aprile le unità ripeterono l’operazione posando altre 740 mine[9].

Il 1° maggio posò nuovamente mine a nordest di Tripoli, insieme ai gemelli Pigafetta, Da Mosto, Da Recco, Da Verrazzano e Pessagno ed agli incrociatori Eugenio di Savoia, Duca d’Aosta ed Attendolo[10].

Il 4-5 maggio fornì scorta indiretta – insieme ai gemelli Pigafetta, Da Recco, Da Mosto e Da Verrazzano ed agli incrociatori leggeri Eugenio di Savoia, Attendolo e Duca d’Aosta – ad un convoglio (formato dal trasporto truppe Victoria e dai cargo Marco Foscarini, Barbarigo, Calitea, Ankara, Andrea Gritti e Sebastiano Venier scortati dai cacciatorpediniere Vivaldi, Da Noli e Malocello e dalle torpediniere Cassiopea, Orione e Pegaso) in rotta Napoli-Tripoli: Zeno e Pigafetta individuarono un sommergibile che attaccarono, permettendo alle navi di giungere indenni in porto[11]. È possibile che in tale azione sia stato affondato il sommergibile britannico Usk, che risulta scomparso in quei giorni, ma che più probabilmente saltò su mine il giorno precedente[12].

Verso il 20 ottobre svolse insieme ai gemelli Da Noli e Pessagno una missione di trasporto truppe a Bengasi; nelle prime ore del 21 ottobre, durante la navigazione di ritorno ad Augusta, le tre navi vennero infruttuosamente attaccate da un sommergibile una quindicina di miglia a nord di Bengasi[13].

Profilo del cacciatorpediniere Nicolò Zeno con la livrea mimetica sperimentale "Claudus" del 1941.

In novembre fu la prima unità della classe a ricevere la colorazione mimetica secondo lo schema sperimentale "Claudus", che fu mantenuto fino oltre la metà del 1942, per poi essere sostituito con la mimetizzazione ufficiale a linee spezzate nelle due classiche tonalità di grigio.

Il 20 novembre scortò da Taranto a Bengasi, insieme al gemello Malocello ed alla torpediniera Partenope (aggiuntasi in seguito, proveniente da Bengasi) le motonavi Città di Palermo e Città di Tunisi[14].

Alle tre del pomeriggio del 13 dicembre salpò da Taranto insieme ai gemelli Vivaldi, Da Noli, Da Recco e Malocello e si aggregò al gruppo scorta indiretta – corazzate Littorio e Vittorio Veneto, cacciatorpediniere Granatiere, Bersagliere, Fuciliere ed Alpino, torpediniere Clio e Centauro – nell’ambito dell’operazione «M 41», che fu però funestata dagli attacchi dei sommergibili (che danneggiarono la Vittorio Veneto ed affondarono due mercantili, il Filzi ed il Del Greco)[15].

Dal 16 al 18 dicembre, nell’ambito dell’operazione di traffico «M 42», scortò da Taranto a Tripoli, unitamente ai gemelli Vivaldi, Da Noli, Da Recco, Malocello e Pessagno, il convoglio «L», composto dalle moderne motonavi Napoli, Monginevro e Vettor Pisani[16] (inizialmente le navi viaggiarono insieme ad un altro convoglio, l’«N» – motonave Ankara, cacciatorpediniere Saetta, torpediniera Pegaso – separandosi poi al largo di Misurata)[17].

Profilo del cacciatorpediniere Nicolò Zeno con la livrea mimetica[18] definitiva dal novembre 1942

Il 21 febbraio 1942 prese parte all’operazione di traffico «K 7» scortando, insieme ai cacciatorpediniere Strale, Malocello, Vivaldi e Premuda ed alla torpediniera Pallade, un convoglio composto dai trasporti Monginevro, Ravello ed Unione sulla rotta da Messina (da dove il convoglio partì alle 17.30 del 21) a Tripoli[19].

Alle 16.30 del 13 giugno salpò da Cagliari insieme a Vivaldi e Malocello per attaccare – insieme alla VII Divisione incrociatori (Montecuccoli ed Eugenio di Savoia) ed alla X Squadriglia cacciatorpediniere (Premuda, Gioberti, Ascari, Oriani) – il convoglio britannico «Harpoon» nell’ambito della battaglia di Mezzo Giugno, ma dovette tornare in porto per avarie ai motori[20][21].

Nel corso del 1942 lo Zeno subì lavori di modifica che videro la sostituzione di tubi lanciasiluri poppieri e mitragliere da 13,2 mm rispettivamente con 2 mitragliere da 37 mm e 7 da 20 mm[1].

Il 4 ottobre, a mezzanotte, salpò da Brindisi per scortare – insieme al cacciatorpediniere Folgore ed alla torpediniera Antares, cui poi si aggiunsero i cacciatorpediniere Saetta e Camicia Nera – la motonave Sestriere, diretta a Bengasi con un importante carico (3030 t di combustibili, 70 di munizioni, 28 carri armati, 144 veicoli, 1060 t di altri materiali)[22]. Nonostante continui attacchi di bombardieri statunitensi, le unità giunsero in porto indenni alle 11.30 del 7 ottobre[22].

In novembre ricevette la nuova colorazione mimetica in luogo della Claudus.

Profilo del cacciatorpediniere Nicolò Zeno con la livrea mimetica[23] definitiva dal novembre 1942

Dal 28 al 30 novembre trasportò da Taranto a Bengasi 86 tonnellate di benzina[24].

Nel febbraio 1943 posò il campo minato S 62 insieme ai gemelli Pigafetta e Da Noli e scortato dai cacciatorpediniere Malocello, Mitragliere e Legionario[3].

Il 28 febbraio dello stesso anno[3], mentre rientrava in porto dopo aver posato la prima pezzata dello sbarramento di mine S 10, la squadriglia venne attaccata da un sommergibile. Durante le concitate manovre di evasione, il Da Noli per un'avaria al timone speronò violentemente lo Zeno a centro nave[3]. Entrambe le unità riportarono gravi danni, ma riuscirono a rientrare in porto con i propri mezzi.

Lo Zeno non tornò mai più in servizio: portato all’Arsenale di La Spezia per le riparazioni, vi si trovava ancora alla proclamazione dell’armistizio[3]. Il 9 settembre 1943, per evitare la cattura, l’equipaggio provvide all’autoaffondamento: lo Zeno sbandò sulla dritta e si posò sul fondale, lasciando emergere parte delle sovrastrutture e dell’artiglieria[3][25].

Nel corso del conflitto l’unità aveva svolto 182 missioni di guerra per un totale di 57.856 miglia percorse[3] e 3564 ore di moto.

Note

  1. ^ a b c http://www.regiamarinaitaliana.it/Ct%20classe%20Navigatori.html
  2. ^ http://digilander.libero.it/carandin/malocello.htm
  3. ^ a b c d e f g h http://www.trentoincina.it/dbunita2.php?short_name=Zeno
  4. ^ http://www.naval-history.net/xDKWW2-4007-20JUL01.htm
  5. ^ Giorgio Giorgerini, La guerra italiana sul mare. La marina tra vittoria e sconfitta 1940-1943, p. 172 e ss.
  6. ^ http://www.naval-history.net/xDKWW2-4007-20JUL02.htm
  7. ^ http://www.naval-history.net/xDKWW2-4008-21AUG01.htm
  8. ^ http://www.naval-history.net/xDKWW2-4104-31APR02.htm
  9. ^ http://www.naval-history.net/xDKWW2-4104-31APR02.htm
  10. ^ http://www.naval-history.net/xDKWW2-4105-32MAY01.htm
  11. ^ http://www.naval-history.net/xDKWW2-4105-32MAY01.htm
  12. ^ http://www.naval-history.net/WW2aBritishLosses05SS.htm
  13. ^ http://www.naval-history.net/xDKWW2-4110-37OCT02.htm
  14. ^ http://www.naval-history.net/xDKWW2-4111-38NOV02.htm
  15. ^ http://www.naval-history.net/xDKWW2-4112-39DEC01.htm
  16. ^ http://www.naval-history.net/xDKWW2-4112-39DEC02.htm
  17. ^ Giorgio Giorgerini, La guerra italiana sul mare. La marina tra vittoria e sconfitta 1940-1943, p. 511
  18. ^ Delle zone bianche con l'asterisco non è nota la colorazione.
  19. ^ http://www.naval-history.net/xDKWW2-4202-42FEB02.htm
  20. ^ Gianni Rocca, Fucilate gli ammiragli. La tragedia della Marina italiana nella seconda guerra mondiale, p. 248
  21. ^ Giorgio Giorgerini, La guerra italiana sul mare. La marina tra vittoria e sconfitta 1940-1943, pp. 371 e ss.
  22. ^ a b Giorgio Giorgerini, La guerra italiana sul mare. La marina tra vittoria e sconfitta 1940-1943, p. 531
  23. ^ Delle zone bianche con l'asterisco non è nota la colorazione.
  24. ^ Giorgio Giorgerini, La guerra italiana sul mare. La marina tra vittoria e sconfitta 1940-1943, pp. 493-494. Giorgerini cita questa missione per mostrare la precarietà in cui venivano effettuate le missioni di trasporto carburanti con unità da guerra: le 86 tonnellate di benzina divenivano 110,6 se si aggiungeva il peso dei contenitori, ossia 101 fusti e 4380 lattine. Tutti i fusti e 150 lattine furono collocati in coperta, ove sarebbero potuti essere incendiati anche da un semplice mitragliamento, 1195 lattine negli alloggi dei fuochisti, 800 in quelli dei capi di seconda classe, 535 nella cambusa destinata all’equipaggio, 900 tra il quadrato ufficiali e due alloggi per ufficiali ed altrettanti in un serbatoio di nafta appositamente svuotato.
  25. ^ http://www.warshipsww2.eu/shipsplus.php?language=E&period=2&id=61075

Bibliografia

  • Erminio Bagnasco, Maurizio Brescia. La mimetizzazione delle navi italiane 1940-1945. Parma, Ermanno Albertelli Editore, 2006 ISBN 88-7372-519-8
  • Franco Bargoni. Esploratori Italiani. Roma, Ufficio Storico della Marina Militare ,1996
  • Maurizio Brescia. Cacciatorpediniere Classe "NAVIGATORI". Parma, Ermanno Albertelli Editore, 1995 ISBN 88-85909-57-4
  • Aldo Cocchia. La Marina Italiana nella Seconda Guerra Mondiale. Vol. VII: La Guerra nel Mediterraneo – La difesa del Traffico coll'Africa Settentrionale: dal 1º ottobre 1941 al 30 settembre 1942. Roma, Ufficio Storico della Marina Militare ,1962
  • Aldo Cocchia e Filippo De Palma. La Marina Italiana nella Seconda Guerra Mondiale. Vol. VI: La Guerra nel Mediterraneo – La difesa del Traffico coll'Africa Settentrionale: dal 10 giugno 1940 al 30 settembre 1941. Roma, Ufficio Storico della Marina Militare, 1958.
  • Giuseppe Fioravanzo. La Marina Italiana nella Seconda Guerra Mondiale. Vol. IV: La Guerra nel Mediterraneo – Le azioni navali: dal 10 giugno 1940 al 31 marzo 1941. Roma, Ufficio Storico della Marina Militare ,1959
  • Giuseppe Fioravanzo. La Marina Italiana nella Seconda Guerra Mondiale. Vol. VIII: La Guerra nel Mediterraneo – La difesa del Traffico coll'Africa Settentrionale: dal 1º ottobre 1942 alla caduta della Tunisia. Roma, Ufficio Storico della Marina Militare ,1964
  • Giorgio Giorgerini. La battaglia dei convogli in Mediterraneo. Milano, Mursia, 1977.
  • Agostino Incisa Della Rocchetta. Un CT e il suo equipaggio – mare Mediterraneo 1940-43. Ferrara, Giovanni Vicentini Editore, 1988
  • Pier Filippo Lupinacci. La Marina Italiana nella Seconda Guerra Mondiale. Vol. XVIII: La Guerra di Mine. Roma, Ufficio Storico della Marina Militare ,1966
  • Nicola Sarto. Gli esploratori - poi cacciatorpediniere - classe "Navigatori", "Marinai d'Italia", 2007, 12, 17-32.
  • Giorgio Giorgerini, La guerra italiana sul mare. La Marina tra vittoria e sconfitta 1940-1943, Mondadori 2001

Collegamenti esterni

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