Antoniotto Usodimare (cacciatorpediniere): differenze tra le versioni

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{{Infobox nave
{{Infobox nave
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|nome=''Antoniotto Usodimare''
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|didascalia=L'esploratore ''Antoniotto Usodimare'' durante i collaudi. Notare l'assenza dell'armamento.
|didascalia=L<nowiki>’</nowiki>''Usodimare'' fotografato a Taranto negli anni ’30
|bandiera=Naval_jack_of_Italy_(ca._1900-1946).svg
|bandiera=Flag of Italy (1861-1946) crowned.svg
|tipo=[[esploratore]] (1929-1938)<br/>[[cacciatorpediniere]] (1938-1942)
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<!-- Sezione descrizione generale -->
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|destino_finale=Affondato (8 giugno 1942)
|destino_finale=accidentalmente silurato ed affondato dal sommergibile italiano ''Alagi'' l’8 giugno 1942
|dislocamento=standard 1900 t<br/>pieno carico 2600
<!-- Sezione caratteristiche generali -->
|dislocamento=2380 (standard) [[Tonnellata|t]]<br>(pieno carico) 2657
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|propulsione=4 [[caldaia a vapore|caldaie]] Odero<br>2 [[turbina a vapore|turbine]] Parsons<br>2 [[elica|eliche]]<br>[[Potenza (fisica)|Potenza]]: 50000 [[Cavallo vapore|CV]]
|propulsione=4 caldaie Odero<br />2 gruppi di turbine a vapore Parsons su 2 assi<br />[[Potenza (fisica)|potenza]] 55.000 [[HP (unità di misura)|HP]]
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|velocità=38 (poi ridotta a 33)
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|equipaggio=9 ufficiali, 164 sottufficiali e marinai
|equipaggio=15 ufficiali, 215 tra sottufficiali e marinai
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<!-- Sezione equipaggiamento -->
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|sistemi_difensivi=2 [[paramine]] per dragaggio in corsa
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|armamento=6 cannoni da 120/50 in 3 torri binate <br>2 mitragliere antiaeree da 40/39 <br>4 mitragliere da 13,2 in 2 impianti binati <br>6 tubi lanciasiluri da 533,3 in 2 impianti trinati <br>dispositivi per posa mine e lancio bombe di profondità
* 6 pezzi da 120/50 [[millimetro|mm]]<br />
* 2 mitragliere da 40 [[millimetro|mm]]<br />
* 8 mitragliere da 13,2 [[millimetro|mm]]<br />
* 4-6 tubi lanciasiluri da 533 [[millimetro|mm]] <br />
* 2 tramogge per bombe di profondità
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|motto=''Navigare necesse''
<!-- Sezione note -->
|motto=Navigare Necesse
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|note='''Sigla identificativa '''US
|note= '''Sigla identificativa '''US<br/>
dati presi principalmente da http://www.warshipsww2.eu/shipsplus.php?language=E&period=2&id=61073, http://www.trentoincina.it/dbunita.php?unit=Usodimare e http://www.regiamarinaitaliana.it/Ct%20classe%20Navigatori.html
}}
}}
Il [[cacciatorpediniere]] '''Antoniotto Usodimare''' della [[Regia Marina]], [[classe Navigatori (cacciatorpediniere)|classe ''Navigatori'']], fu impostato nei [[Cantiere navale di Sestri Ponente|Cantieri Odero]] di [[Genova]] [[Sestri Ponente]] nel [[1927]], varato nel [[1929]] ed entrò in servizio nello stesso anno come [[esploratore (nave)|esploratore]] leggero. Nel [[1938]], nell'ambito della riorganizzazione della Regia Marina, fu riclassificato cacciatorpediniere.


L<nowiki>’</nowiki>'''Antoniotto Usodimare''' è stato un [[esploratore (nave)|esploratore]] e successivamente un [[cacciatorpediniere]] della [[Regia Marina]].
==Storia==
L<nowiki>'</nowiki>''Usodimare'' prese nome dal navigatore genovese [[Antoniotto Usodimare]] nato nel [[1416]], che esplorò le coste occidentali dell'[[Africa]] per conto di [[Enrico il Navigatore]] infante del [[Portogallo]]. Scomparve in circostanze non note intorno al [[1461]].


== Storia ==
[[Immagine:RCT_Usodimare_Taranto.jpg|thumb|left|L<nowiki>'</nowiki>''Usodimare'' a Taranto negli anni trenta. Sullo sfondo una [[corazzata]] [[Classe_Caio_Duilio_(nave_da_battaglia)|classe Duilio]]]]
=== Nome e motto ===

L<nowiki>'</nowiki>''Usodimare'' prese nome dal navigatore genovese [[Antoniotto Usodimare]] nato nel 1416, che esplorò le coste occidentali dell'[[Africa]] per conto di [[Enrico il Navigatore]] infante del [[Portogallo]]. Scomparve in circostanze non note intorno al 1461.


Il motto della nave, "Navigare necesse", è tratto dalla famosa frase pronunciata da [[Pompeo]] ai suoi marinai: [[Navigare_necesse_est,_vivere_non_est_necesse|"Navigare necesse est, vivere non necesse"]].
Il motto della nave, "Navigare necesse", è tratto dalla famosa frase pronunciata da [[Pompeo]] ai suoi marinai: [[Navigare_necesse_est,_vivere_non_est_necesse|"Navigare necesse est, vivere non necesse"]].


=== Gli anni Trenta ===
L<nowiki>'</nowiki>''Usodimare'' fu la sesta unità della classe ad entrare in servizio nel novembre del 1929 come esploratore leggero, subendo poco dopo il primo importante ciclo di modifiche per il miglioramento della stabilità (alleggerimento e abbassamento delle sovrastrutture). Come altre unità della stessa classe, nel periodo tra le due guerre effettuò la normale attività di squadra, partecipò alla crociera atlantica del [[1930]] e, successivamente, alle operazioni di appoggio navale durante la [[guerra civile spagnola]]. <br>

Nel 1938 fu riclassificato cacciatorpediniere e assegnato alla XVI [[Regia Marina#Classificazione e organizzazione della flotta|Squadriglia]] Cacciatorpediniere con base a [[Taranto]].
[[Immagine: RN usodimare.jpg |thumb|left|300px|L<nowiki>'</nowiki>''Usodimare'' durante le prove in mare: si noti che la nave è ancora priva dell’armamento]]
Contrariamente alla quasi totalità delle unità consorelle non subì l'ultimo ciclo di modifiche, per cui mantenne la conformazione originale fino alla fine della propria carriera operativa.

L<nowiki>'</nowiki>''Usodimare'' fu la sesta unità della classe ad entrare in servizio nel novembre del 1929 come [[esploratore (nave)|esploratore]] leggero, subendo poco dopo il primo importante ciclo di modifiche per il miglioramento della [[stabilità ]] (alleggerimento e abbassamento delle [[sovrastruttura|sovrastrutture]]), nonché la sostituzione di [[timone]] (1932) e [[tubo lanciasiluri|tubi lanciasiluri]]<ref name="Ct classe Navigatori">http://www.regiamarinaitaliana.it/Ct%20classe%20Navigatori.html</ref>.

Nel dicembre 1930 fu impiegato a supporto della [[crociera aerea transatlantica Italia-Brasile]] di [[Italo Balbo]].

Il 10 agosto 1934 fu speronato dal piroscafo Pallade al largo di Procida: nell’incidente rimasero uccisi due uomini dell’equipaggio del cacciatorpediniere<ref name="trentoincina">http://www.trentoincina.it/dbunita.php?unit=Usodimare</ref>.

Prese inoltre parte alla guerra civile spagnola (1936-1938).

Nel 1938 fu declassato a cacciatorpediniere e assegnato alla XVI [[Regia Marina#Classificazione e organizzazione della flotta|Squadriglia]] Cacciatorpediniere con base a [[Taranto]].

Contrariamente alla quasi totalità delle unità gemelle (eccettuato il Da Recco) non subì l'ultimo ciclo di modifiche, per cui mantenne la conformazione originale fino alla fine della propria carriera operativa.

=== La seconda guerra mondiale ===

All’inizio del secondo conflitto mondiale faceva parte della XVI Squadriglia Cacciatorpediniere insieme ai gemelli [[Nicoloso Da Recco (cacciatorpediniere)|''Da Recco'']], [[Luca Tarigo (cacciatorpediniere)|''Tarigo'']] e [[Emanuele Pessagno (cacciatorpediniere)|''Pessagno'']].

Alle due di notte del 12 giugno 1940 salpò da [[Taranto]], insieme al ''Pessagno'', al ''Da Recco'', alla I Divisione ([[incrociatore pesante|incrociatori pesanti]] [[Zara (incrociatore)|''Zara'']], [[Fiume (incrociatore)|''Fiume'']] e [[Gorizia (incrociatore)|''Gorizia'']]), alla VIII Divisione (incrociatori leggeri [[Duca degli Abruzzi (incrociatore)|''Duca degli Abruzzi'']] e [[Giuseppe Garibaldi (incrociatore)|''Garibaldi'']]) ed alla IX Squadriglia Cacciatorpediniere ([[Vittorio Alfieri (cacciatorpediniere)|''Alfieri'']], [[Alfredo Oriani (cacciatorpediniere)|''Oriani'']], [[Vincenzo Gioberti (cacciatorpediniere)|''Gioberti'']], [[Giosuè Carducci (cacciatorpediniere)|''Carducci'']]) per pattugliare il [[Mar Ionio]]<ref>http://www.naval-history.net/xDKWW2-4006-19JUN02.htm</ref>.

Alle 14.10 del 7 luglio 1940 salpò da Taranto insieme a ''Da Recco'' e ''Pessagno'' ed alle Divisioni incrociatori IV ([[Alberico da Barbiano (incrociatore)|''Da Barbiano'']], [[Alberto da Giussano (incrociatore)|''Di Giussano'']], [[Luigi Cadorna (incrociatore)|''Cadorna'']] e [[Armando Diaz (incrociatore)|''Diaz'']]) e VIII ([[Duca degli Abruzzi (incrociatore)|''Duca degli Abruzzi'']] e [[Giuseppe Garibaldi (incrociatore 1936)|''Garibaldi'']]) in appoggio ad un [[convoglio navale|convoglio]] per la [[Libia]] ([[trasporto truppe|trasporti truppe]] ''Esperia'' e ''Calitea'', [[motonave|motonavi]] ''Marco Foscarini'', ''Francesco Barbaro'' e ''Vettor Pisani'', scortate dalle [[torpediniera|torpediniere]] [[Orsa (torpediniera 1938)|''Orsa'']], [[Procione (torpediniera 1938)|''Procione'']], [[Orione (torpediniera 1938)|''Orione'']], [[Pegaso (torpediniera 1938)|''Pegaso'']], [[Giuseppe Cesare Abba (cacciatorpediniere)|''Abba'']] e [[Rosolino Pilo (cacciatorpediniere)|''Pilo'']])<ref>http://www.naval-history.net/xDKWW2-4007-20JUL01.htm</ref>.

Tale formazione si unì poi alla I e II Squadra Navale, partecipando alla [[battaglia di Punta Stilo]] del 9 luglio<ref>Giorgio Giorgerini, ''La guerra italiana sul mare. La marina tra vittoria e sconfitta 1940-1943'', p. 172 e ss.</ref>, nella quale tuttavia l<nowiki>’</nowiki>''Usodimare'' non ebbe un ruolo di rilievo.

Il 1° agosto lasciò [[Augusta]] insieme ai gemelli [[Ugolino Vivaldi (cacciatorpediniere)|''Vivaldi'']], [[Antonio Da Noli (cacciatorpediniere)|''Da Noli'']], ''Pessagno'' e ''Da Recco'' per una missione di caccia antisommergibile, che si concluse con l’affondamento del [[sommergibile]] britannico ''Oswald'' da parte del ''Vivaldi''<ref>http://www.naval-history.net/xDKWW2-4008-21AUG01.htm</ref>.

Il 1° febbraio 1941 rimase danneggiato in seguito ad una collisione con la grossa motonave mista Viminale<ref name="trentoincina"/>.

Il 3 giugno 1941 effettuò la posa di due campi minati a nordest di Tripoli, insieme ai cacciatorpediniere ''Pigafetta'', ''Da Verrazzano'', ''Da Recco'', [[Vincenzo Gioberti (cacciatorpediniere)|''Gioberti'']], [[Scirocco (cacciatorpediniere)|''Scirocco'']] e [[Alvise Da Mosto (cacciatorpediniere)|''Da Mosto'']] ed alle Divisioni IV (incrociatori leggeri [[Giovanni delle Bande Nere (incrociatore)|''Bande Nere'']] e [[Alberto da Giussano (incrociatore)|''Di Giussano'']]) e VII (incrociatori leggeri ''Eugenio di Savoia'', ''Duca d’Aosta'' ed ''Attendolo'')<ref>http://www.naval-history.net/xDKWW2-4106-33JUN01.htm</ref>.

Tra il 31 agosto ed il 2 settembre scortò (insieme ai cacciatorpediniere [[Aviere (cacciatorpediniere)|''Aviere'']], ''Da Noli'', [[Camicia Nera (cacciatorpediniere)|''Camicia Nera'']], ''Pessagno'' e ''Gioberti'') un convoglio composto dai trasporti truppe ''Victoria'', ''Neptunia'' ed ''Oceania'' in rientro da Tripoli a Taranto; le navi giunsero indenni a destinazione, nonostante un attacco da parte del sommergibile britannico [[HMS Upholder (P37)|''Upholder'']]<ref>http://www.naval-history.net/xDKWW2-4108-35AUG02.htm</ref>.

Nelle prime ore della sera del 16 settembre partì da Taranto per scortare il convoglio «Vulcania», diretto a Tripoli: formavano il convoglio i trasporti truppe ''Neptunia'' ed ''Oceania'', scortati, oltre che dall<nowiki>’</nowiki>''Usodimare'', dai cacciatorpediniere ''Nicoloso Da Recco'', ''Antonio Da Noli'', ''Vincenzo Gioberti'' ed ''Emanuele Pessagno''<ref name="Giorgerini-2">Giorgio Giorgerini, ''La guerra italiana sul mare. La marina tra vittoria e sconfitta 1940-1943'', pp. da 477 a 479</ref><ref name="Rocca-2">Gianni Rocca, ''Fucilate gli ammiragli. La tragedia della Marina italiana nella seconda guerra mondiale'', pp. da 158 a 160</ref>. Il convoglio incappò però in uno [[sbarramento]] formato al largo delle [[costa|coste]] libiche dai sommergibili britannici ''Upholder'', ''Unbeaten'', ''Upright'' ed ''Ursula'': alle 4.15 del 18 settembre, i siluri lanciati dall<nowiki>’</nowiki>''Upholder'' centrarono il ''Neptunia'' e l<nowiki>’</nowiki>''Oceania'', che s’immobilizzarono ed iniziarono ad imbarcare [[acqua]]<ref name="Giorgerini-2"/><ref name="Rocca-2"/>. Dopo aver recuperato 485 naufraghi, l’Usodimare fu distaccato per scortare il ''Vulcania'', indenne, mentre gli altri cacciatorpediniere si fermavano per dare la caccia al sommergibile e soccorrere le navi colpite (affondarono poi entrambe)<ref name="Giorgerini-2"/><ref name="Rocca-2"/>. Alle 6.20 le due unità furono attaccate dal sommergibile britannico Ursula, che alle 7.20 lanciò quattro siluri da 3.000 metri: sommergibile e siluri furono però avvistati da aerei e navi partite da Tripoli a supporto del convoglio, così che il Vulcania, avvertito, poté evitare i siluri di poppa con la manovra, giungendo poi illeso a Tripoli<ref name="Giorgerini-2"/><ref name="Rocca-2"/>.

Il 2 ottobre salpò da Napoli per scortare – insieme ai cacciatorpediniere ''Euro'', ''Antonio Da Noli'' e ''Vincenzo Gioberti'', cui poi si aggiunsero le torpediniere [[Partenope (torpediniera)|''Partenope'']] e ''Calliope'' – un convoglio formato dai trasporti ''Vettor Pisani'', ''Fabio Filzi'', ''Rialto'' e ''Sebastiano Venier''; quando – il 5 ottobre – la ''Rialto'', colpita da aerosiluranti britannici dell’830° Squadron, colò a picco in posizione 33°30’ N e 15°53’ E<ref>http://www.naval-history.net/xDKWW2-4110-37OCT01.htm</ref>.

Dal 16 al 19 ottobre fece parte della scorta (cacciatorpediniere ''Folgore'', ''Fulmine'', ''Gioberti'', ''Da Recco'', [[Sebenico (cacciatorpediniere)|''Sebenico'']]) di un convoglio in [[navigazione]] da Napoli a Tripoli (trasporti ''Beppe'', ''Marin Sanudo'', ''Probitas'', ''Paolina'' e ''Caterina''), cui si aggregarono poi il moto[[peschereccio]] ''Amba Aradam'' e la torpediniera [[Generale Antonio Cascino (cacciatorpediniere)|''Cascino'']]; il ''Beppe'' fu silurato il 18 dal sommergibile HMS ''Ursula'', dovendo essere preso a rimorchio dal [[rimorchiatore]] ''Max Barendt'' ed assistito dal ''Da Recco'' e dalla torpediniera ''Calliope'' (giunse a Tripoli il 21), mentre il ''Caterina'' affondò nel punto a 62 miglia per 350° da Tripoli in seguito ai danni riportati in un attacco aereo; il resto del convoglio giunse a Tripoli il 19<ref>http://www.naval-history.net/xDKWW2-4110-37OCT02.htm</ref><ref name="trentoincina"/>.

Alle 10.30 del 12 dicembre salpò da Messina per scortare a Taranto – da dove le navi sarebbero proseguite per Tripoli – insieme al Da Recco, nell’ambito dell’operazione M 41, il convoglio A, formato dalle moderne motonavi Fabio Filzi e Carlo Del Greco; alle 2.30 del 13, mentre le navi transitavano 15 miglia a sud di Capo San Vito, ad una decina di miglia da Taranto, furono attaccate dal sommergibile HMS Upright che silurò i mercantili: il Filzi si capovolse ed affondò in sette minuti, il Del Greco, mentre se ne tentava rimorchio, affondò per i danni; perirono 214 dei 649 uomini imbarcati sulle due navi<ref>Giorgio Giorgerini, ''La guerra italiana sul mare. La marina tra vittoria e sconfitta 1940-1943'', p. 509</ref><ref>Rolando Notarangelo, Gian Paolo Pagano, ''Navi mercantili perdute'', pp. 103-177</ref>.

Il 16 dicembre, aggregato alla X Squadriglia Cacciatorpediniere, partecipò, unitamente alle corazzate [[Andrea Doria (nave da battaglia)|''Andrea Doria'']], [[Giulio Cesare (nave da battaglia)|''Giulio Cesare'']] e ''Littorio'', agli incrociatori pesanti ''Trento'' e ''Gorizia'' ed ai cacciatorpediniere ''Granatiere'', [[Bersagliere (cacciatorpediniere 1939)|''Bersagliere'']], ''Fuciliere'', ''Alpino'', ''Corazziere'', ''Carabiniere'', ''Gioberti'', ''Oriani'' e ''Maestrale'', alla scorta indiretta nell’ambito dell’operazione di convogliamento per la Libia «M 42» (due convogli formati in totale dai mercantili ''Monginevro'', ''Napoli'', ''Ankara'' e ''Vettor Pisani'' con la scorta dei cacciatorpediniere ''Saetta'', ''Da Recco'', ''Vivaldi'', ''Da Noli'', ''Malocello'', ''Pessagno'' e ''Zeno'', entrambi partiti da Taranto e diretti a Bengasi – l<nowiki>’</nowiki>''Ankara'' ed il ''Saetta'' – e Tripoli – le altre unità –); le navi arrivarono a destinazione senza danni il 18<ref>http://www.naval-history.net/xDKWW2-4112-39DEC02.htm</ref>, mentre il gruppo d’appoggio prese parte ad un inconclusivo scontro con una formazione britannica che prese il nome di [[prima battaglia della Sirte]] (17 dicembre 1942)<ref>Giorgio Giorgerini, ''La guerra italiana sul mare. La marina tra vittoria e sconfitta 1940-1943'', p. 342 e ss.</ref><ref name="trentoincina"/>.

Nel 1942 le mitragliere da 13,2 mm furono rimpiazzate da 7 da 20 mm<ref name="Ct classe Navigatori"/>.

Alle 10.15 del 3 gennaio 1942 salpò da Messina unitamente ai cacciatorpediniere ''Bersagliere'', ''Fuciliere'', ''Vivaldi'' e ''Da Recco'' per scortare a Tripoli, nell’ambito dell’operazione «M 43» (tre convogli per la Libia con in mare complessivamente 6 mercantili, 6 cacciatorpediniere e 5 torpediniere), un convoglio composto dalle moderne motonavi ''Nino Bixio'', ''Lerici'' e ''Monginevro'': tutti i [[nave cargo|mercantili]] giunsero a destinazione il 5 gennaio<ref>http://www.naval-history.net/xDKWW2-4201-41JAN01.htm</ref>.

Il 18 gennaio stava scortando insieme al Da Recco la grande motonave cisterna Giulio Giordani quando il convoglio venne attaccato da aerosiluranti Fairey Swordfish dell’830° Squadron, uscendone tuttavia senza danni<ref>http://www.naval-history.net/xDKWW2-4201-41JAN02.htm</ref>.

Il 21 febbraio, nel corso dell’operazione «K. 7», fece parte – unitamente ai cacciatorpediniere ''Maestrale'', ''Pigafetta'', ''Pessagno'', ''Scirocco'' ed alla torpediniera [[Circe (torpediniera)|''Circe'']] – della scorta di un convoglio (formato dalla grande [[petroliera|nave cisterna]] ''Giulio Giordani'' e motonavi da carico ''Lerici'' e ''Monviso'') salpato da [[Corfù]] alle 13.30 ed arrivato poi a Tripoli<ref>http://www.naval-history.net/xDKWW2-4202-42FEB02.htm</ref><ref name="trentoincina"/><ref name="trentoincina"/>. Il 23 febbraio, alle 10.14, la ''Circe'' individuò il sommergibile britannico ''P 38'', che stava cercando di attaccare il convoglio: la torpediniera bombardò il sommergibile con [[bomba di profondità|cariche di profondità]], danneggiandolo seriamente, poi intervennero l<nowiki>'</nowiki>''Usodimare'' ed il ''Pessagno'' che gettarono a loro volta bombe di profondità e mitragliarono anche, in collaborazione con [[aereo|aerei]], l’unità nemica appena affiorata: il P 38 affondò con tutto l’equipaggio, nel punto 32°48’ N e 14°58’ E<ref>http://www.ask.com/wiki/HMS_P38_(1941)</ref><ref>http://crusaderproject.wordpress.com/2010/05/22/sinking-of-hm-submarine-p-38-23-february-1942/</ref><ref name="trentoincina"/>.

L’Usodimare è stato l’unico cacciatorpediniere italiano ad andare perduto in un tragico caso di fuoco amico. Alle due di notte dell’8 giugno 1942, infatti, l’unità lasciò Napoli per scortare a Tripoli la moderna motonave Vettor Pisani; le due unità si congiunsero poi, una volta nel Canale di Sicilia, con un altro convoglio diretto in Libia<ref name="danieleranocchia">http://www.danieleranocchia.it/naval_history/mediterraneo.htm</ref><ref name="trentoincina"/>. Nella stessa zona si trovava anche un sommergibile italiano, l’Alagi, appena giunto nel suo settore d’agguato (una ventina di miglia a settentrione di Capo Blanc) e non informato della presenza del convoglio: ritenendo perciò le navi britanniche, il sommergibile le attaccò lanciando tre siluri contro il cacciatorpediniere più vicino, che era proprio l’Usodimare<ref name="danieleranocchia"/><ref>Giorgio Giorgerini, ''Uomini sul fondo. Storia del sommergibilismo italiano dalle origini ad oggi'', p. 324</ref><ref name="trentoincina"/>. Centrato da un siluro alle 21.20, il cacciatorpediniere si spezzò in due e s’inabissò in cinque minuti, 72 miglia a nord di Capo Bon<ref name="danieleranocchia"/><ref name="trentoincina"/>.


Nel corso del conflitto l’Usodimare aveva effettuato 113 missioni di guerra, percorrendo complessivamente 41.972 miglia<ref name="trentoincina"/>.
==Attività bellica==
Durante il [[seconda guerra mondiale|secondo conflitto mondiale]] l' ''Usodimare'' svolse quasi esclusivamente attività di scorta ai convogli e posa mine, ma partecipò occasionalmente anche all'attività di squadra. In quest'ambito fu presente nella scorta alla [[corazzata]] ''[[Littorio_(nave_da_battaglia)|Littorio]]'' durante la [[Prima battaglia della Sirte]] ([[17 dicembre]] [[1941]]).
Numerose furono le azioni belliche compiute durante l'attività di scorta ai convogli. L' ''Usodimare'' faceva parte della scorta del convoglio veloce Vulcania (transatlantici ''Oceania'', ''Neptunia'' e ''Vulcania'') che vide l’affondamento dell’''Oceania'' e del ''Neptunia'' da parte del [[sommergibile]] inglese [[HMS Upholder (P37)|''Upholder'']] la notte del [[18 settembre]] [[1941]] e si prodigò, come gli altri caccia di scorta, nel soccorso ai naufraghi, dei quali ne furono salvati ben 5434 su un totale di 5818 uomini imbarcati. In un’altra famosa occasione nel febbraio del [[1942]], insieme alla torpediniera ''Circe'' affondò il sommergibile inglese ''P.38''.


== Note ==
L’attività dell’''Usodimare'' fu anche caratterizzata dalla sfortuna: esso subì ben tre collisioni con mercantili e una fine tragica l’[[8 giugno]] 1942 per siluramento ad opera del sommergibile italiano ''[[Alagi (sommergibile)|Alagi]]'' che lo aveva scambiato per un cacciatorpediniere britannico.
<references/>
Aveva svolto 113 missioni di guerra per un totale di quasi 42.000 [[miglio (unità di misura)|mn]] e 2618 ore di navigazione.


==Bibliografia==
==Bibliografia==
Riga 76: Riga 124:
* Nicola Sarto. ''Gli esploratori - poi cacciatorpediniere - classe "Navigatori"'', "Marinai d'Italia", 2007, 12, 17-32.
* Nicola Sarto. ''Gli esploratori - poi cacciatorpediniere - classe "Navigatori"'', "Marinai d'Italia", 2007, 12, 17-32.
* Ufficio Storico della Marina Militare. ''La battaglia dei convogli: 1940-1943''. Roma, 1994
* Ufficio Storico della Marina Militare. ''La battaglia dei convogli: 1940-1943''. Roma, 1994
* Gianni Rocca, "Fucilate gli ammiragli. La tragedia della Marina italiana nella seconda guerra mondiale", Mondadori, 1987
* Giorgio Giorgerini, ''La guerra italiana sul mare. La marina tra vittoria e sconfitta 1940-1943'', Mondadori, 1994


==Collegamenti esterni==
==Collegamenti esterni==
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{{Classe Navigatori}}
{{Classe Navigatori}}


{{Portale|Guerra|marina}}
{{Portale|Marina}}


[[Categoria:Cacciatorpediniere della Regia Marina|Usodimare, Antoniotto]]
[[Categoria:Cacciatorpediniere della Regia Marina]]

Versione delle 17:31, 9 feb 2011

Antoniotto Usodimare
voci di navi presenti su Wikipedia

L’Antoniotto Usodimare è stato un esploratore e successivamente un cacciatorpediniere della Regia Marina.

Storia

Nome e motto

L'Usodimare prese nome dal navigatore genovese Antoniotto Usodimare nato nel 1416, che esplorò le coste occidentali dell'Africa per conto di Enrico il Navigatore infante del Portogallo. Scomparve in circostanze non note intorno al 1461.

Il motto della nave, "Navigare necesse", è tratto dalla famosa frase pronunciata da Pompeo ai suoi marinai: "Navigare necesse est, vivere non necesse".

Gli anni Trenta

L'Usodimare durante le prove in mare: si noti che la nave è ancora priva dell’armamento

L'Usodimare fu la sesta unità della classe ad entrare in servizio nel novembre del 1929 come esploratore leggero, subendo poco dopo il primo importante ciclo di modifiche per il miglioramento della stabilità (alleggerimento e abbassamento delle sovrastrutture), nonché la sostituzione di timone (1932) e tubi lanciasiluri[1].

Nel dicembre 1930 fu impiegato a supporto della crociera aerea transatlantica Italia-Brasile di Italo Balbo.

Il 10 agosto 1934 fu speronato dal piroscafo Pallade al largo di Procida: nell’incidente rimasero uccisi due uomini dell’equipaggio del cacciatorpediniere[2].

Prese inoltre parte alla guerra civile spagnola (1936-1938).

Nel 1938 fu declassato a cacciatorpediniere e assegnato alla XVI Squadriglia Cacciatorpediniere con base a Taranto.

Contrariamente alla quasi totalità delle unità gemelle (eccettuato il Da Recco) non subì l'ultimo ciclo di modifiche, per cui mantenne la conformazione originale fino alla fine della propria carriera operativa.

La seconda guerra mondiale

All’inizio del secondo conflitto mondiale faceva parte della XVI Squadriglia Cacciatorpediniere insieme ai gemelli Da Recco, Tarigo e Pessagno.

Alle due di notte del 12 giugno 1940 salpò da Taranto, insieme al Pessagno, al Da Recco, alla I Divisione (incrociatori pesanti Zara, Fiume e Gorizia), alla VIII Divisione (incrociatori leggeri Duca degli Abruzzi e Garibaldi) ed alla IX Squadriglia Cacciatorpediniere (Alfieri, Oriani, Gioberti, Carducci) per pattugliare il Mar Ionio[3].

Alle 14.10 del 7 luglio 1940 salpò da Taranto insieme a Da Recco e Pessagno ed alle Divisioni incrociatori IV (Da Barbiano, Di Giussano, Cadorna e Diaz) e VIII (Duca degli Abruzzi e Garibaldi) in appoggio ad un convoglio per la Libia (trasporti truppe Esperia e Calitea, motonavi Marco Foscarini, Francesco Barbaro e Vettor Pisani, scortate dalle torpediniere Orsa, Procione, Orione, Pegaso, Abba e Pilo)[4].

Tale formazione si unì poi alla I e II Squadra Navale, partecipando alla battaglia di Punta Stilo del 9 luglio[5], nella quale tuttavia l’Usodimare non ebbe un ruolo di rilievo.

Il 1° agosto lasciò Augusta insieme ai gemelli Vivaldi, Da Noli, Pessagno e Da Recco per una missione di caccia antisommergibile, che si concluse con l’affondamento del sommergibile britannico Oswald da parte del Vivaldi[6].

Il 1° febbraio 1941 rimase danneggiato in seguito ad una collisione con la grossa motonave mista Viminale[2].

Il 3 giugno 1941 effettuò la posa di due campi minati a nordest di Tripoli, insieme ai cacciatorpediniere Pigafetta, Da Verrazzano, Da Recco, Gioberti, Scirocco e Da Mosto ed alle Divisioni IV (incrociatori leggeri Bande Nere e Di Giussano) e VII (incrociatori leggeri Eugenio di Savoia, Duca d’Aosta ed Attendolo)[7].

Tra il 31 agosto ed il 2 settembre scortò (insieme ai cacciatorpediniere Aviere, Da Noli, Camicia Nera, Pessagno e Gioberti) un convoglio composto dai trasporti truppe Victoria, Neptunia ed Oceania in rientro da Tripoli a Taranto; le navi giunsero indenni a destinazione, nonostante un attacco da parte del sommergibile britannico Upholder[8].

Nelle prime ore della sera del 16 settembre partì da Taranto per scortare il convoglio «Vulcania», diretto a Tripoli: formavano il convoglio i trasporti truppe Neptunia ed Oceania, scortati, oltre che dall’Usodimare, dai cacciatorpediniere Nicoloso Da Recco, Antonio Da Noli, Vincenzo Gioberti ed Emanuele Pessagno[9][10]. Il convoglio incappò però in uno sbarramento formato al largo delle coste libiche dai sommergibili britannici Upholder, Unbeaten, Upright ed Ursula: alle 4.15 del 18 settembre, i siluri lanciati dall’Upholder centrarono il Neptunia e l’Oceania, che s’immobilizzarono ed iniziarono ad imbarcare acqua[9][10]. Dopo aver recuperato 485 naufraghi, l’Usodimare fu distaccato per scortare il Vulcania, indenne, mentre gli altri cacciatorpediniere si fermavano per dare la caccia al sommergibile e soccorrere le navi colpite (affondarono poi entrambe)[9][10]. Alle 6.20 le due unità furono attaccate dal sommergibile britannico Ursula, che alle 7.20 lanciò quattro siluri da 3.000 metri: sommergibile e siluri furono però avvistati da aerei e navi partite da Tripoli a supporto del convoglio, così che il Vulcania, avvertito, poté evitare i siluri di poppa con la manovra, giungendo poi illeso a Tripoli[9][10].

Il 2 ottobre salpò da Napoli per scortare – insieme ai cacciatorpediniere Euro, Antonio Da Noli e Vincenzo Gioberti, cui poi si aggiunsero le torpediniere Partenope e Calliope – un convoglio formato dai trasporti Vettor Pisani, Fabio Filzi, Rialto e Sebastiano Venier; quando – il 5 ottobre – la Rialto, colpita da aerosiluranti britannici dell’830° Squadron, colò a picco in posizione 33°30’ N e 15°53’ E[11].

Dal 16 al 19 ottobre fece parte della scorta (cacciatorpediniere Folgore, Fulmine, Gioberti, Da Recco, Sebenico) di un convoglio in navigazione da Napoli a Tripoli (trasporti Beppe, Marin Sanudo, Probitas, Paolina e Caterina), cui si aggregarono poi il motopeschereccio Amba Aradam e la torpediniera Cascino; il Beppe fu silurato il 18 dal sommergibile HMS Ursula, dovendo essere preso a rimorchio dal rimorchiatore Max Barendt ed assistito dal Da Recco e dalla torpediniera Calliope (giunse a Tripoli il 21), mentre il Caterina affondò nel punto a 62 miglia per 350° da Tripoli in seguito ai danni riportati in un attacco aereo; il resto del convoglio giunse a Tripoli il 19[12][2].

Alle 10.30 del 12 dicembre salpò da Messina per scortare a Taranto – da dove le navi sarebbero proseguite per Tripoli – insieme al Da Recco, nell’ambito dell’operazione M 41, il convoglio A, formato dalle moderne motonavi Fabio Filzi e Carlo Del Greco; alle 2.30 del 13, mentre le navi transitavano 15 miglia a sud di Capo San Vito, ad una decina di miglia da Taranto, furono attaccate dal sommergibile HMS Upright che silurò i mercantili: il Filzi si capovolse ed affondò in sette minuti, il Del Greco, mentre se ne tentava rimorchio, affondò per i danni; perirono 214 dei 649 uomini imbarcati sulle due navi[13][14].

Il 16 dicembre, aggregato alla X Squadriglia Cacciatorpediniere, partecipò, unitamente alle corazzate Andrea Doria, Giulio Cesare e Littorio, agli incrociatori pesanti Trento e Gorizia ed ai cacciatorpediniere Granatiere, Bersagliere, Fuciliere, Alpino, Corazziere, Carabiniere, Gioberti, Oriani e Maestrale, alla scorta indiretta nell’ambito dell’operazione di convogliamento per la Libia «M 42» (due convogli formati in totale dai mercantili Monginevro, Napoli, Ankara e Vettor Pisani con la scorta dei cacciatorpediniere Saetta, Da Recco, Vivaldi, Da Noli, Malocello, Pessagno e Zeno, entrambi partiti da Taranto e diretti a Bengasi – l’Ankara ed il Saetta – e Tripoli – le altre unità –); le navi arrivarono a destinazione senza danni il 18[15], mentre il gruppo d’appoggio prese parte ad un inconclusivo scontro con una formazione britannica che prese il nome di prima battaglia della Sirte (17 dicembre 1942)[16][2].

Nel 1942 le mitragliere da 13,2 mm furono rimpiazzate da 7 da 20 mm[1].

Alle 10.15 del 3 gennaio 1942 salpò da Messina unitamente ai cacciatorpediniere Bersagliere, Fuciliere, Vivaldi e Da Recco per scortare a Tripoli, nell’ambito dell’operazione «M 43» (tre convogli per la Libia con in mare complessivamente 6 mercantili, 6 cacciatorpediniere e 5 torpediniere), un convoglio composto dalle moderne motonavi Nino Bixio, Lerici e Monginevro: tutti i mercantili giunsero a destinazione il 5 gennaio[17].

Il 18 gennaio stava scortando insieme al Da Recco la grande motonave cisterna Giulio Giordani quando il convoglio venne attaccato da aerosiluranti Fairey Swordfish dell’830° Squadron, uscendone tuttavia senza danni[18].

Il 21 febbraio, nel corso dell’operazione «K. 7», fece parte – unitamente ai cacciatorpediniere Maestrale, Pigafetta, Pessagno, Scirocco ed alla torpediniera Circe – della scorta di un convoglio (formato dalla grande nave cisterna Giulio Giordani e motonavi da carico Lerici e Monviso) salpato da Corfù alle 13.30 ed arrivato poi a Tripoli[19][2][2]. Il 23 febbraio, alle 10.14, la Circe individuò il sommergibile britannico P 38, che stava cercando di attaccare il convoglio: la torpediniera bombardò il sommergibile con cariche di profondità, danneggiandolo seriamente, poi intervennero l'Usodimare ed il Pessagno che gettarono a loro volta bombe di profondità e mitragliarono anche, in collaborazione con aerei, l’unità nemica appena affiorata: il P 38 affondò con tutto l’equipaggio, nel punto 32°48’ N e 14°58’ E[20][21][2].

L’Usodimare è stato l’unico cacciatorpediniere italiano ad andare perduto in un tragico caso di fuoco amico. Alle due di notte dell’8 giugno 1942, infatti, l’unità lasciò Napoli per scortare a Tripoli la moderna motonave Vettor Pisani; le due unità si congiunsero poi, una volta nel Canale di Sicilia, con un altro convoglio diretto in Libia[22][2]. Nella stessa zona si trovava anche un sommergibile italiano, l’Alagi, appena giunto nel suo settore d’agguato (una ventina di miglia a settentrione di Capo Blanc) e non informato della presenza del convoglio: ritenendo perciò le navi britanniche, il sommergibile le attaccò lanciando tre siluri contro il cacciatorpediniere più vicino, che era proprio l’Usodimare[22][23][2]. Centrato da un siluro alle 21.20, il cacciatorpediniere si spezzò in due e s’inabissò in cinque minuti, 72 miglia a nord di Capo Bon[22][2].

Nel corso del conflitto l’Usodimare aveva effettuato 113 missioni di guerra, percorrendo complessivamente 41.972 miglia[2].

Note

  1. ^ a b http://www.regiamarinaitaliana.it/Ct%20classe%20Navigatori.html
  2. ^ a b c d e f g h i j k http://www.trentoincina.it/dbunita.php?unit=Usodimare
  3. ^ http://www.naval-history.net/xDKWW2-4006-19JUN02.htm
  4. ^ http://www.naval-history.net/xDKWW2-4007-20JUL01.htm
  5. ^ Giorgio Giorgerini, La guerra italiana sul mare. La marina tra vittoria e sconfitta 1940-1943, p. 172 e ss.
  6. ^ http://www.naval-history.net/xDKWW2-4008-21AUG01.htm
  7. ^ http://www.naval-history.net/xDKWW2-4106-33JUN01.htm
  8. ^ http://www.naval-history.net/xDKWW2-4108-35AUG02.htm
  9. ^ a b c d Giorgio Giorgerini, La guerra italiana sul mare. La marina tra vittoria e sconfitta 1940-1943, pp. da 477 a 479
  10. ^ a b c d Gianni Rocca, Fucilate gli ammiragli. La tragedia della Marina italiana nella seconda guerra mondiale, pp. da 158 a 160
  11. ^ http://www.naval-history.net/xDKWW2-4110-37OCT01.htm
  12. ^ http://www.naval-history.net/xDKWW2-4110-37OCT02.htm
  13. ^ Giorgio Giorgerini, La guerra italiana sul mare. La marina tra vittoria e sconfitta 1940-1943, p. 509
  14. ^ Rolando Notarangelo, Gian Paolo Pagano, Navi mercantili perdute, pp. 103-177
  15. ^ http://www.naval-history.net/xDKWW2-4112-39DEC02.htm
  16. ^ Giorgio Giorgerini, La guerra italiana sul mare. La marina tra vittoria e sconfitta 1940-1943, p. 342 e ss.
  17. ^ http://www.naval-history.net/xDKWW2-4201-41JAN01.htm
  18. ^ http://www.naval-history.net/xDKWW2-4201-41JAN02.htm
  19. ^ http://www.naval-history.net/xDKWW2-4202-42FEB02.htm
  20. ^ http://www.ask.com/wiki/HMS_P38_(1941)
  21. ^ http://crusaderproject.wordpress.com/2010/05/22/sinking-of-hm-submarine-p-38-23-february-1942/
  22. ^ a b c http://www.danieleranocchia.it/naval_history/mediterraneo.htm
  23. ^ Giorgio Giorgerini, Uomini sul fondo. Storia del sommergibilismo italiano dalle origini ad oggi, p. 324

Bibliografia

  • Franco Bargoni. Esploratori Italiani. Roma, Ufficio Storico della Marina Militare ,1996
  • Aldo Cocchia, Filippo De Palma. La Marina Italiana nella Seconda Guerra Mondiale. Vol. VI: La Guerra nel Mediterraneo – La difesa del Traffico coll'Africa Settentrionale: dal 10 giugno 1940 al 30 settembre 1941. Roma, Ufficio Storico della Marina Militare ,1958
  • Aldo Cocchia. La Marina Italiana nella Seconda Guerra Mondiale. Vol. VII: La Guerra nel Mediterraneo – La difesa del Traffico coll'Africa Settentrionale: dal 1º ottobre 1941 al 30 settembre 1942. Roma, Ufficio Storico della Marina Militare ,1962
  • Luis de la Sierra. La guerra navale nel Mediterraneo: 1940-1943. Milano, Mursia, 1998. ISBN 88-425-2377-1
  • Nicola Sarto. Gli esploratori - poi cacciatorpediniere - classe "Navigatori", "Marinai d'Italia", 2007, 12, 17-32.
  • Ufficio Storico della Marina Militare. La battaglia dei convogli: 1940-1943. Roma, 1994
  • Gianni Rocca, "Fucilate gli ammiragli. La tragedia della Marina italiana nella seconda guerra mondiale", Mondadori, 1987
  • Giorgio Giorgerini, La guerra italiana sul mare. La marina tra vittoria e sconfitta 1940-1943, Mondadori, 1994

Collegamenti esterni

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