Irredentismo italiano in Svizzera: differenze tra le versioni

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Il Canton Ticino appartenne al [[Ducato di Milano]] fino al [[Quattrocento]], quando entrò a fare parte della [[Confederazione Elvetica]]. Questa area ha mantenuto la sua popolazione autoctona di [[lingua italiana]] (con [[dialetto lombardo]]) fino all'[[Ottocento]], il secolo del risveglio nazionalistico in Europa.
Il Canton Ticino appartenne al [[Ducato di Milano]] fino al [[Quattrocento]], quando entrò a fare parte della [[Confederazione Elvetica]]. Questa area ha mantenuto la sua popolazione autoctona di [[lingua italiana]] (con [[dialetto lombardo]]) fino all'[[Ottocento]], il secolo del risveglio nazionalistico in Europa.


Durante il [[Risorgimento|periodo risorgimentale]], la regione offrì rifugio ed aiuti agli esuli (tra i quali [[Mazzini]] e Cattaneo) che si avvalsero delle stamperie locali, come la tipografia della Svizzera italiana, per pubblicare opere, periodici e opuscoli di fede nazionale, antiaustriaca e liberale, introdotti poi clandestinamente nella penisola per mezzo di contrabbandieri. Tale situazione provocò rappresaglie da parte degli [[Asburgo]] (come quella del [[1848]] che causò l'espulsione dal [[Lombardo-Veneto]] di circa 2000 ticinesi ivi dimoranti).
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La comunità italiana nel Canton Ticino, sia quella autoctona che quella immigrata, fu interessata principalmente nella prima metà del [[Novecento]] dall'[[Irredentismo italiano]] ed i suoi legami con il [[Risorgimento]].
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il Ducato di Milano sotto i Visconti nel Quattrocento includeva il Ticino e quasi tutti i Grigioni meridionali

Irredentismo italiano in Svizzera fu un movimento, legato al Risorgimento italiano, che promuoveva l'unione della Svizzera italiana al Regno d'Italia.

Vicende

Nella seconda metà dell'Ottocento gli ideali risorgimentali di unificare sotto i Savoia tutti gli Italiani portarono allo sviluppo dell'Irredentismo italiano.

Ne furono interessate le Comunità italofone rimaste fuori dall'Unificazione del Regno d'Italia, come quelle degli Svizzeri italiani dei Cantoni Ticino e Grigioni.

La massima presenza dell'Irredentismo italiano in Svizzera avvenne negli anni trenta. Infatti dopo la vittoria del nazismo in Germania, seguita in Svizzera - specie nelle zone germanofone - dalla nascita dei "Fronti", venne fondato anche un Partito Fascista Ticinese che riceveva appoggio dallo stesso Mussolini.[1]

Dopo il 1945 l'irredentismo italiano in Svizzera è praticamente scomparso, sostituito da una moderata difesa della lingua e cultura italiana all'interno della Confederazione Elvetica (attuata da organizzazioni come la Pro Grigioni Italiano).

Canton Ticino

Il Canton Ticino appartenne al Ducato di Milano fino al Quattrocento, quando entrò a fare parte della Confederazione Elvetica. Questa area ha mantenuto la sua popolazione autoctona di lingua italiana (con dialetto lombardo) fino all'Ottocento, il secolo del risveglio nazionalistico in Europa.

«Durante il periodo risorgimentale, la regione offrì rifugio ed aiuti agli esuli (tra i quali Mazzini e Cattaneo) che si avvalsero delle stamperie locali, come la tipografia della Svizzera italiana, per pubblicare opere, periodici e opuscoli di fede nazionale, antiaustriaca e liberale, introdotti poi clandestinamente nella penisola per mezzo di contrabbandieri. Tale situazione provocò rappresaglie da parte degli Asburgo (come quella del 1848 che causò l'espulsione dal Lombardo-Veneto di circa 2000 ticinesi ivi dimoranti)[2]»

La comunità italiana nel Canton Ticino, sia quella autoctona che quella immigrata, fu interessata principalmente nella prima metà del Novecento dall'Irredentismo italiano ed i suoi legami con il Risorgimento.

La massima rappresentante di questo Irredentismo italiano in Svizzera fu Teresina Bontempi, figlia di Italiani emigrati a Locarno.

Il suo nome è legato all'irredentismo del Canton Ticino e al giornale L'Adula di cui fu la direttrice. Fu un'insegnante e giornalista ticinese al centro di continue polemiche in Ticino e nella Svizzera tutta, in particolare fra il 1912 e il 1936.

L'attività di Teresina Bontempi va inquadrata nella grave condizione economico-sociale nella quale versava il Ticino fra le due guerre mondiali, anche con riferimento alla cultura e alla lingua italiane, con le conseguenti Rivendicazioni presentate alle autorità federali nel 1924 e appoggiate da tutti i partiti ticinesi.

Mappa delle regioni considerate italiane dagli irredentisti italiani nel 1918. Nella mappa il Ticino viene segnato in verde

Assieme ad una amica, Rosetta Colombi, fondò la rivista L'Adula (dal nome della cima che divide il Ticino dalla zona germanofona), stampato a Bellinzona, in cui denunciava soprattutto la progressiva tedeschizzazione alla quale andava soggetto il Canton Ticino. [3]

Successivamente i toni del giornale si spostarono verso simpatie irredentiste ed infine filofasciste. Al giornale collaborarono noti esponenti della cultura, non solo ticinese, ma anche del Regno d'Italia: ricordiamo Giuseppe Prezzolini (che nel 1912 aprì sulla Voce un dibattito sull' italianità del Ticino e nel 1913 riservò un numero della rivista al tema con la partecipazione fra gli altri di Francesco Chiesa), Giovanni Papini, Giani Stuparich, Scipio Slataper ed altri.

Le autorità elvetiche cominciarono a perseguitarla, prima sospendendo più volte il giornale che stava ottenendo successo specialmente tra gli Italo-svizzeri, quindi allontanandola dall'insegnamento. Nel 1935 fu condannata con l'accusa di irredentismo ad alcuni mesi di prigione, che scontò nel penitenziario di Lugano, e dovette chiedere asilo politico in Italia nel 1936.

Dopo avere promosso la fondazione della Scuola ticinese di coltura italiana e della sezione ticinese della Dante Alighieri, Giuseppe Prezzolini sostenne nella sua la Voce un dibattito a favore della creazione di una Università italiana nel Ticino (cosa che avvenne successivamente solo nel 1996 con la fondazione della Università della Svizzera italiana) per contrastare la "tedeschizzazione" voluta secondo lui da Berna.[4]

Negli anni trenta furono numerose le adesioni ai "Fasci" della Svizzera da parte di Svizzeri italiani, ma dopo il 1940 queste organizzazioni politiche furono proibite allorché Mussolini studiò piani di invasione della Svizzera.[5]

«L'Italia, con la dichiarazione di guerra alla Francia e alla Gran Bretagna, elaborò, il 10 giugno 1940, il Piano Vercellino, stilato sulle direttive del generale Roatta, Capo di Stato Maggiore dell'Esercito: si prevedeva l'attacco alla Svizzera di cinque divisioni nelle direttrici dei passi alpini nel saliente ticinese, presumendo tra l'altro una resistenza puramente formale del governo e dell'esercito elvetico. Due mesi dopo, il 12 agosto, dopo l'attacco del Regno alla Francia, fu elaborato un nuovo piano, il Piano Tannenbaum, d'invasione simultanea da nord (Germania) e da sud che prevedeva una soluzione radicale (spartizione della Svizzera alla Catena Mediana, patrocinata da Aurelio Garobbio) e una minima (una salita italiana fino allo spartiacque alpino - in conformità con le correnti irredentiste più moderate -, il mantenimento della Svizzera alla quale sarebbe andata l’alta Savoia e alla quale, però, sarebbero state levate alcune enclaves a favore della Germania e della Francia).[6]»

Il fascista ticinese Aurelio Garobbio fu promotore dell'organizzazione Giovani Ticinesi, che fu in diretto contatto con Gabriele D'Annunzio (durante la sua Reggenza del Carnaro dopo la prima guerra mondiale) nel possibile tentativo di emularlo a Lugano.[7]

Canton Grigioni

Il Canton Grigioni ha risentito minimamente degli ideali risorgimentali. Le comunità di Svizzeri italiani dei Grigioni italiani praticamente sono rimaste isolate nelle loro valli alpine e solo a causa dell'avanzata del processo di tedeschizzazione nell'area di Bivio si è avuta un atteggiamento irredentista.

Infatti durante il Fascismo fu promossa l'azione della docente e giornalista Elda Simonett-Giovanoli, nata in val Bregaglia. Questa insegnante di italiano continua tutt'oggi a difendere l'uso dell'italiano a Bivio (unico comune svizzero al di là dello spartiacque alpino dove l'italiano è lingua ufficiale), e per questo motivo ha ricevuto un'onorificenza da parte del presidente della Repubblica Italiana Oscar Luigi Scalfaro.


Lingue ufficiali dei Grigioni nel 1860; si noti la successiva crescita del tedesco (in giallo) a scapito del romancio
Lingue ufficiali dei Grigioni nel 2000; si noti la riduzione dell'italiano (in grigioazzurro) a Bivio


L'associazione Pro Grigioni Italiano, che stampa tra l'altro l'Almanacco del Grigioni italiano per promuovere l'italianità del Cantone, è un'associazione fondata nel 1918 a Coira, nel Canton Grigioni, con lo scopo di accrescere la solidarietà tra le valli cantonali di lingua italiana (Val Poschiavo, Val Bregaglia, Val Mesolcina, Val Calanca e il centro abitato di Bivio). Ha sede a Coira, capoluogo dei Grigioni.

La Pro Grigioni Italiano promuove la lingua e la cultura italiana nel Grigioni italiano, nella Svizzera italiana e nell'intera Svizzera federale. Opera grazie a sussidi della Confederazione e del Cantone dei Grigioni.

Veduta di Bivio

Bivio

L'irredentismo, secondo Teresina Bontempi, ha avuto il merito di frenare la tedeschizzazione della Svizzera italiana nel Novecento, specialmente nel Ticino e nei Grigioni italiani.

Solamente a Bivio (comune non situato nel distretto italiano di Val Bregaglia) si è registrato un certo insuccesso, nonostante l'impegno di Elda Simonett-Giovanoli.

Infatti nel 2005 i cittadini di Bivio riuniti in assemblea comunale hanno accolto la proposta di cambiare protocollo e di usare il tedesco invece che l'italiano negli atti comunali. Questa decisione è stata molto avversata dalla Pro Grigioni Italiano, che ha attribuito la causa del cambiamento al fatto che Bivio è l'unico comune italiano in un distretto (Distretto di Albula) non di lingua italiana.

L'Italiano del resto è sceso in numero di parlanti a Bivio dall'80% del 1860, al 42% del 1980, al 34% del 1990 ed al 29% del 2000. La PGI (Pro Grigioni Italiano) sta cercando di promuovere l'uso dell'italiano a Bivio.


Lingue a Bivio
Lingue Censimento 1980 Censimento 1990 Censimento 2000
Abitanti Percentuale Abitanti Percentuale Abitanti Percentuale
Tedesco 88 36,97 % 120 53,81 % 113 55,39 %
Ladino 44 18,49 % 20 8,97 % 25 12,25 %
Italiano 100 42,02 % 76 34,08 % 60 29,41 %
Totale 238 100 % 223 100 % 204 100 %


Cantone Vallese

Fino al Rinascimento vi fu una comunità italiana nel Canton Vallese, concentrata nelle vallate del Sempione, a Briga e Gondo.

Queste comunità autoctone di lingua italiane furono assimilate, ma ancora nel primo Novecento vi erano alcuni membri a Briga ed a Gondo, che furono appoggiati da Giuseppe Prezzolini. Il Prezzolini nel 1912 aprì sulla rivista italiana La Voce un dibattito sull'italianità del Ticino, Gondo e Grigioni meridionali, e successivamente riservò un numero della rivista al tema con la partecipazione fra gli altri di Francesco Chiesa.

Note

  1. ^ Fra Roma e Berna, di Mauro Cerutti
  2. ^ Ticino
  3. ^ Il sogno irredentista del Ticino
  4. ^ Prezzolini e gli universitari ticinesi
  5. ^ Crespi, Ferdinando. Ticino irredento. La frontiera contesa. Dalla battaglia culturale dell'"Adula" ai piani d'invasione p. 65
  6. ^ La battaglia per la difesa dell'italianità del Ticino, di Francesco Mannoni
  7. ^ Garobbio, Aurelio. Gabriele D'Annunzio e i «Giovani Ticinesi»: le vicende de «L'Adula» p. 45

Bibliografia

  • Cerutti, Mauro. Fra Roma e Berna. La Svizzera nel ventennio fascista. Edizioni Franco Angeli. Milano, 1986.
  • Crespi, Ferdinando. Ticino irredento. La frontiera contesa. Dalla battaglia culturale dell'"Adula" ai piani d'invasione. Edizioni Franco Angeli. Milano, 2004.
  • Garobbio, Aurelio. Gabriele D'Annunzio e i «Giovani Ticinesi»: le vicende de «L'Adula», Editore Centro Studi Atesini. Trento, 1988.
  • Lurati, Ottavio. Dialetto e italiano regionale nella Svizzera italiana. Lugano, 1976.
  • sulle quattro valli italofone (Mesolcina, Calanca, di Poschiavo, Bregaglia) e su Bivio, Vignoli, Giulio, I territori italofoni non appartenenti alla Repubblica Italiana. Giuffrè, Milano, 1995.

Voci correlate

Collegamenti esterni