Yahya al-Muzáffar

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Yahya al-Muzáffar
Dinaro d'oro coniato nel 1029 da Yahya al-Muzáffar come re della taifa di Saragozza
sovrano della taifa di Saragozza
In carica1022 - 1036
PredecessoreAl-Mundhir bin Yahya al-Tajibi
SuccessoreMúndir II
Nome completoYahya ibn al-Mundhir al-Tuğībī al-Mudhaffar
Nascita1036
DinastiaTugibidi

Giàḥyà ibn a il-Munḏandare a il-Il tuoğībī al-Muẓaffar in arabo يحي بن المنذر التجيبي المظفر? (... – 1036) è stato Re della taifa di Saragozza dal 1021/1023 al 1036[1].

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Anche se inizialmente era un ḥağib, lo stesso titolo usato da Almanzor con il significato letterale di ciambellano, intendente o maggiordomo, del califfo Hammudidi di Cordova al-Qasim, che allora era detenuto da suo nipote Yahya a il-Muhtal, era abituale dei re delle taifa rifugiarsi nell'autorità fittizia di un califfo e agire come un re indipendente. Così coniò moneta propria, adottando successivamente il titolo di al-Muzáffar e condusse il suo regno in forma simile a quello che facevano i re cristiani confinanti.

Continuò la politica di suo padre, al-Mundhir I, di consolidamento del regno di Saragozza e di protezione delle arti e delle lettere. Mantenne buone relazioni con la poderosa taifa di Toledo, e a questo fine sposò la sorella di Ismail a il-Zafir, dalla quale ebbe il suo erede Múndir II. Seppe anche garantirsi la fedeltà di Sulaymán ibn Hud, che a quel tempo era cadí o governante dei distretti di Tudela e Lleida, e che nel 1039 sarebbe diventato il primo re della dinastia hudí della taifa di Saragozza.

Yahya dovette combattere contro Sancho il Maggiore, re di Pamplona, e contro i suoi figli García di Pamplona e Ramiro I di Aragona. Intraprese anche campagne o "razias" nell'Ebro superiore, come quella che portò ad assaltare Nájera ottenendo prigionieri e un considerevole bottino.

La riforma della moschea aljama di Saragozza del 1023[modifica | modifica wikitesto]

L'antica moschea di metà dell'IX secolo aveva, dopo la riforma di Musa ibn Musa, una dimensione di 56 x 44 metri, con una superficie di circa 2500 m². Nel 1023, per mandato del padre di Yahya, al-Mundhir I, iniziò l'ampliamento della moschea aljama fino a farle raggiungere le dimensioni di 86 x 54 metri mediante l'allargamento verso est per quasi il doppio della lunghezza iniziale, quella che divenne una delle maggiori moschee di al-Ándalus con una superficie di quasi 5000 m².

Per fare questo, dovette far spostare un blocco di alabastro o marmo bianco che costituiva il miḥrāb, scavando le fondamenta, spostandolo su rulli, operazione complicata che causò crepe nel blocco.

Fece anche erigere un grande minareto che, trasformato in torre-campanaria mudéjar, rimase fino al XVII secolo, quando fu demolito e sostituito dall'odierna torre barocca. Durante i restauri, terminati nel 1999, sono state scoperte numerose tracce, come la pianta dell'antico edificio e l'impronta del minareto nelle pareti esterne, cosa che ha permesso di ricostruire il suo aspetto originale[2].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ M. J. Viguera (1988, págs. 182-183 y 1995, 61-62) demostró a partir de una referencia de Al-Udri que Yahya murió en 1036. Apud Andú Resano (2007), págs. 166-167; v. t. Corral (1998), pág. 27 y Cervera Fras (1999), pág. 40.
  2. ^ Foto

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Andù Resano, Fernando, «La Taifa de Zaragoza», en El esplendor de la poesía en la Taifa de Zaragoza, Zaragoza, Mira, 2007, págs. 163-178. ISBN 978-84-8465-253-3.
  • Cervera Fras, Mª José, El reino de Saraqusta, Zaragoza, CAI, 1999. ISBN 8488305931
  • Corral, José Luis, Historia de Zaragoza. Zaragoza musulmana (714-1118), Zaragoza, Ayto. de Zaragoza y CAI, 1998. ISBN 8480691557
  • Montaner Frutos, Alberto, "Introducción histórica" al capítulo "El palacio musulmán", en: Bernabé Cabañero Subiza et alt., La Aljafería (vol. I), Zaragoza, Cortes de Aragón, 1998. págs. 35-65. ISBN 8486794978
  • Viguera Molins, M.ª Jesús, Aragón musulmán, Zaragoza, Mira editores, 1988. ISBN 8486778069
  • Viguera Molins, M.ª Jesús, El islam en Aragón, Zaragoza, CAI, (Col. «Mariano de Pano y Ruata», nº 9), 1995. ISBN 8488305273

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