Utente:Silvia bruni1/Sandbox/carlo alfieri

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Carlo Alfieri di Sostegno

Senatore del Regno d'Italia
LegislaturaXI

Deputato del Regno d'Italia
LegislaturaVIII-IX-X

Deputato del Regno di Sardegna
LegislaturaVI-VII
Sito istituzionale

Il marchese Carlo Alfieri di Sostegno (Torino, 30 settembre 1827Firenze, 18 dicembre 1897) è stato un politico italiano, deputato e senatore del Regno d'Italia.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Figlio del presidente del Senato Cesare Roberto Alfieri e di Luisa Irene Costa della Trinità. Dopo aver compiuto i primi studi con precettori, si iscrive a giurisprudenza all'Università di Torino, ma lascia la facoltà per sposarsi con Ernestina Doria di Ciriè che muore molto giovane nel 1849. Ha avuto modo di conoscere nella casa paterna Cesare Balbo, Antonio Berti, Carlo Bon Compagni e Massimo D'Azeglio che lo consiglia in merito agli studi politici da intraprendere. Conosce Cavour, che diventa il suo principale punto di riferimento culturale e politico, e inizia a collaborare con il quotidiano Il Risorgimento, fondato dallo stesso Camillo Benso. Sposa Giuseppina[1], figlia di Gustavo Benso di Cavour da cui ha due figlie, Luisa[2] e Adele.

Divenne senatore nel 1870 dopo tredici anni da deputato (1857-1860 per il Regno di Sardegna e 1860-1870 per il Regno d'Italia[3]) nei collegi di Alba, Caluso, Aosta e Porto Maurizio, fu l'ultimo maschio della linea di San Martino e Sostegno. Muore a Firenze, città che non ha voluto lasciare nemmeno dopo il trasferimento della capitale a Roma, il 18 dicembre 1997[4].

Il pensiero politico[modifica | modifica wikitesto]

Convinto liberale, per incontri umani e formazione, sente una particolare affinit' con Tocqueville di cui ammira, in modo particolare, La democrazia in America. Più in generale si interessa dei pensatori liberali francesi (tra cui Jules Simon)[5]. La libertà estesa a tutti gli ambiti del pensiero e della religione è per lui il valore supremo che non può per nessun motivo essere sacrificato a dittature e derive plebiscitarie. In questa logica, dopo l'unità d'Italia, fallito il progetto federativo, è un convinto assertore dell'autogoverno che consenta la libertà amministrativa agli enti locali: Teme, infatti, le conseguenze derivanti dall'ordinamento unitario in un paese come l'Italia, con tradizioni culturali, politiche e sociali estremamente diverse[6]. E' convinto che la classe dirigente di un paese debba essere espressa da un'aristocrazia liberale, che ritiene, in modo positivistico, superiore per natura. Questa élite ,CURCIO P.17 deve essere in grado di contrastare l'ascesa della borghesia emergente. E- anche in quest-ottica che si siega il suo interesse per la formazione

La fondazione della Scuola di Scienze sociali[modifica | modifica wikitesto]

E' intenzionato a fondare un'associazione liberale che preveda una sezione elettorale e parlamentare, una dedicata alla propaganda , una terza che si occupi della riforma dell'istruzione. Fallito il progetto si dedica al punto che più gli sta a cuore, quello della creazione di una scuola per la preparazione all'esercizio delle cariche pubbliche. Su questo era in corso un dibattito soprattutto in Francia e in Germania Si prendeva atto dei cambiamenti intervenuti nelle funzioni e nell'organizzazione dello stato e della conseguente insufficienza delle facoltà di diritto nel formare funzionari e politici. L'amministrazione della giustizia e della politica si erano fortemente specializzate e differenziate l'una dall'altra. Restava da capire se fosse necessario aggiornare l'insegnamento giuridico o creare una nuova disciplina. CURCIO, P. 40-41E' su questo aspetto che emergono le maggiori divergenze. Si fa strada anche un terzo punto di vista, quello che vuole la creazione di scuole per la formazione degli impiegati dello stato. Una voce autorevole che aveva preso parte al dibattito, propendendo per quest'ultima soluzione era quella di Angelo Messedaglia. Tuttavia già Cesare Alfieri, nel 1844, in qualità di reggente per la riforma degli studi in Piemonte, era intervenuto introducendo nuovi insegnamenti nella facoltà di diritto[7]. Era, inoltre, convinto dell'opportunità di orientare maggiormente l'insegnamento accademico alla formazione professionale in ambito giuridico, facendo gestire l'istruzione da soggetti diversi dallo stato.

atraverso l'intervento di soggetti diversi dallo stato sulle eparato dalla politica nell'insufficienza delle al fallimento di questo progetto, si dedica organizzata in tre sezioni: La prima riunione riguardante la fondazione di "un istituto per l'insegnamento delle scienze morali e politiche" è del 15 giugno 1871 p Nel 1875 fondò l'Istituto Cesare Alfieri di scienze sociali a Firenze, scuola superiore per la formazione dei diplomatici italiani.Organizza una riunione resso gli Uffizi, sede del Senato negli anni in cui Firenze è capitale del Regno d'Italia

https://it.wikipedia.org/wiki/%C3%89douard_Ren%C3%A9_de_Laboulaye Édouard René de Laboulaye

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Onorificenze italiane[modifica | modifica wikitesto]

Cavaliere di Gran Croce decorato di Gran Cordone dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro - nastrino per uniforme ordinaria
Cavaliere di Gran Croce decorato di Gran Cordone dell'Ordine della Corona d'Italia - nastrino per uniforme ordinaria

Onorificenze straniere[modifica | modifica wikitesto]

Grand'Ufficiale dell'Ordine della Legion d'Onore (Francia) - nastrino per uniforme ordinaria

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Giuseppina Alfieri Benso di Cavour, su sba.unifi.it, Università degli studi di Firenze. Biblioteca di Scienze sociali. URL consultato il 09/05/2018.
  2. ^ Luisa sposerà Emilio Visconti-Venosta, che sarà soprintendente dell'Istituto Cesare Alfieri dal 1898 al 1914.
  3. ^ Camera.it
  4. ^ Spadolini, Giovanni, Il "Cesare Alfieri" nella storia d'Italia: nascita e primi passi della scuola fiorentina di scienze sociali, Firenze, Le Monnier, 1975, p. 103.
  5. ^ Curcio Carlo, Carlo Alfieri e le origini della scuola fiorentina di Scienze politiche, Milano, Giuffrè, 1963, p. 14-15.
  6. ^ "Soli quei popoli sono degni del nome di nazione che sanno vivere liberi. Onde lo studio del problema dell'autogoverno non deve essere differito nemmeno di un giorno" . CRCIO P: 18
  7. ^ Si trattava di: Storia del diritto, Prinicipi razionali del diritto, Teoria delle prove, Medicina legale, Diritto pubblico e internazionale, Diritto amministrativo, Economia politica. CURCIO p. 43

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Malfatto V., Asti antiche e nobili casate. Il Portichetto 1982
  • Masi E., Asti e gli Alfieri nei ricordi della Villa di San Martino, Firenze 1903
  • Spadolini, Giovanni, Il "Cesare Alfieri" nella storia d'Italia: nascita e primi passi della scuola fiorentina di scienze sociali , Firenze: Le Monnier, 1975

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]