Utente:Luciano G. Calì/Sandbox/PSDI - querelle legali e giudiziarie

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La lunga storia del PSDI, come quella di molti partiti italiani della Repubblica italiana, è spesso nota ai più attraverso il risalto mediatico ottenuto tramite gli scandali giudiziari e le diatribe legali che ne hanno punteggiato la duratura vita politica.

Rapporto cronistorico delle vicende giudiziarie e legali[modifica | modifica wikitesto]

Ritratto di Mario Tanassi
  • 1975 - Mario Tanassi, più volte ministro della Difesa, nel 1975 era alla guida del PSDI quando fu travolto, insieme a Mariano Rumor (Dc) e Luigi Gui (Dc), dal primo grande scandalo della politica italiana, venendo posto in stato d'accusa per corruzione dalla commissione inquirente. La Corte Costituzionale nel 1979 condannò Tanassi a 28 mesi di carcere, per tangenti ricevute dalla società americana Lockheed per facilitare la vendita dei C-130 all'Aeronautica militare italiana.
  • 1984 - A causa dello scandalo P2 Pietro Longo, nei cui elenchi degli iscritti fu trovato il suo nome associato alla tessera con il numero 926, fu costretto a dimettersi prima dal suo incarico di governo (13 luglio 1984) e poi dalla guida del PSDI nel 1985.
  • 1987 - La fine degli anni ottanta vede il coinvolgimento di due segretari del PSDI, Vizzini e Nicolazzi, in scandali giudiziari. L'ex ministro delle Poste Carlo Vizzini, dopo alcuni avvisi di garanzia - che non porteranno però a nessuna condanna - lascia per diversi anni la scena politica. Contemporaneamente il cosiddetto scandalo delle "carceri d'oro" travolse invece il segretario Franco Nicolazzi, che proprio in quegli anni aveva tentato di caratterizzare la propria segreteria sottraendo il partito socialdemocratico al suo ruolo subalterno rispetto alla Democrazia Cristiana e richiamando, sia pure vagamente, ad una posizione alternativa riformista e compiutamente di sinistra.
  • 1992 - In seguito alle inchieste di "Tangentopoli", che vedono implicati diversi esponenti di primo piano, il PSDI vede diminuire drasticamente il proprio consenso elettorale. L'ex segretario nazionale Pietro Longo viene arrestato il 30 aprile del 1992 per aver ricevuto una tangente di un miliardo e mezzo di lire dalla ditta milanese Icomec in relazione all'appalto di costruzione della centrale idroelettrica di Edolo, in provincia di Brescia, nel periodo in cui egli ricopriva anche l’incarico di consigliere di amministrazione dell'ENEL, e viene successivamente condannato per concussione a quattro anni e sei mesi di reclusione. L'11 giugno del 1992 Lamberto Mancini, assessore della Provincia di Roma ed ex Presidente della stessa Provincia, viene sorpreso dal Carabinieri nell'atto di intascare una tangente di 28 milioni di lire, ed arrestato in flagranza di reato. Nello stesso anno Antonio Cariglia viene accusato di aver violato le regole del finanziamento pubblico ai partiti. Di lui si occuperanno per diversi anni le procure di Foggia, Milano e Roma. L'ex segretario del PSDI, dopo oltre dieci anni di attese processuali, viene infine assolto dall'accusa.
  • 1998 - L'8 febbraio del 1998 il segretario del Partito Socialdemocratico Gianfranco Schietroma, senza un mandato esplicito del Consiglio Nazionale, decide di dar vita insieme ai socialisti del SI al nuovo soggetto politico denominato SDI, partito che poi aderirà alla coalizione di centrosinistra. In seguito a questa scelta, i socialdemocratici rimasti fedeli ad una visione autonomista, legittimati dal mancato pronunciamento dell'organo politico del PSDI, decidono di riprendere nome e simbolo celebrando nel gennaio 2004 quello che verrà definito - nel segno della continuità - il venticinquesimo congresso del partito fondato da Giuseppe Saragat, eleggendo quale segretario nazionale l'on. Giorgio Carta.
  • 2004 - La sentenza del 01/05/2004 della Suprema Corte di Cassazione - Ufficio Elettorale Nazionale per il Parlamento Europeo, deposita il medesimo giorno presso la cancelleria di Roma, sancisce la continuità storico-giuridica e la titolarità del simbolo al Partito Socialista Democratico Italiano (PSDI) guidato da Carta.
  • 2006 - 2007 - In seguito alle dimissioni improvvise del segretario nazionale i Giorgio Carta rimesse il 25 novembre 2006, la Direzione Nazionale del 14 dicembre elegge segretario Renato D'Andria. L'elezione viene però fatta oggetto di contestazione dal gruppo rimasto legato a Carta e che si proclama maggioritario. D'Andria procede invece a farsi confermare segretario con un congresso celebrato a Fiuggi (26-27-28 gennaio 2007). Vengono dunque chiamati i tribunali a chiarire su quale sia il PSDI legittimo. In ogni caso a Carta restano fedeli i 2/3 dei membri della Direzione Nazionale. Intanto il 1º marzo la fazione estromessa da D'Andria si riorganizza come "Associazione Politico Culturale Socialdemocratici Europei". Il 13 aprile il Tribunale di Roma sospende cautelativamente l'elezione di D'Andria e tutte le sue decisioni da segretario (tra cui diverse espulsioni eccellenti dal partito). Il 18 e il 21 maggio lo stesso tribunale respinge un reclamo di D'Andria. Il Partito Socialista Democratico Italiano, sotto la guida del vice Segretario Vicario Mimmo Magistro, riprende la sua attività organizzativa ed il 19 maggio la ritrovata Direzione Nazionale respinge all'unanimità le dimissioni di Carta, il quale guiderà il partito fino al XVII Congresso nazionale di Bellaria (RN). Il 15 giugno D'Andria fonda infine il Partito dei Riformatori Democratici, perdendo in data 19 luglio l'ennesimo ricorso contro il PSDI.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]