Utente:Federica Paoli/Sandbox

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Guerra di Falco Nero
immagine di Falco nero
Data1832
LuogoIllinois e Wisconsin
EsitoVittoria degli Stati Uniti
Schieramenti
Esercito degli Stati UnitiEsercito di Sauk, Mesquakie e Kickapoo
Comandanti
Perdite
60 soldati450-600 morti
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Breve conflitto che si svolse tra il maggio e l'agosto del 1832 nella zona dell'attuale Midwest, tra gli Stati Uniti e i nativi americani guidati da Falco Nero, il capo di guerra delle tribù amerinde Sauk, Mesquakie e Kickapoo. Le due fazioni si scontrarono per il possesso delle terre della regione. Al conflitto, come afferma lo storico Tiziano Bonazzi, partecipò anche un giovanissimo Abraham Lincoln, all’epoca in servizio nella milizia dell’Illinois[1].

Prima della battaglia[modifica | modifica wikitesto]

I Sauk, chiamati così dagli uomini bianchi (il loro nome indiano era Osakiwug),[2] erano una tribù della regione Nord-Est del Wisconsin e dal 1733 formarono un’alleanza molto stretta con i Mesquakie. Le tribù vivevano in armonia: d’inverno si dedicavano alla caccia, mentre d’estate seminavano mais, fagioli e meloni e vivevano in villaggi sui fiumi.[3]

Nella società Sauk si distinguevano vari clan patrilineari. All’interno della tribù era prevista un’organizzazione per la pace e una per la guerra, che avevano per la maggior parte gli stessi membri ma capi distinti per le diverse funzioni.[4]

Trattato[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1804 ci fu un piccolo incidente in Illinois nel quale alcuni Sauk uccisero dei coloni.[4] Questo episodio diede l’opportunità al governatore del territorio dell’Indiana per farsi cedere alcune terre della tribù. Invitò infatti i leader delle tribù in un consiglio costringendoli a consegnargli i colpevoli, promettendo di liberarli solo se avessero risarcito le famiglie dei coloni con dei beni materiali, com’era nei costumi della tribù. A questa condizione tuttavia ne aggiunse un’altra: dovevano acconsentire a cedere alcune delle loro terre. Dopo ulteriori trattative dove il governatore tentò di corrompere i capi con molti regali e rifornimenti di alcool, riuscendo a convincerli a firmare il trattato di San Luis e a cedere tutte le terre a est del Mississippi, che comprendevano gran parte degli attuali Illinois, Missouri e Wisconsin, in cambio di 2000 dollari e un’annualità di beni del valore di 1000 dollari.[3]

Terre cedute con il trattato di San Luis del 1804, evidenziate in giallo

Ma-ka-tai-me-skekia-kiak, conosciuto come Falco Nero dagli uomini bianchi, un capo tribù della comunità di Saukenuk, situato al congiungimento dei fiumi Mississippi (fiume) e Rock River, ritenne questo trattato una vera e propria frode e dichiarò che il delegato che aveva acconsentito alle richieste del governatore non aveva autorità e non poteva prendere decisioni di sua iniziativa senza consultare i capi delle tribù coinvolte.[3]

Prime controversie[modifica | modifica wikitesto]

Il generale Edmund Pendleton Gaines alla testa di molti soldati, si incamminò verso Rock River incitandoli a lasciare le terre entro un giorno. Così Falco Nero e la tribù si accamparono poco lontano da Rock Island. Il generale convocò un consiglio per firmare un nuovo trattato, dove si impegnava a fornire loro il grano in cambio di quello che avevano lasciato nei loro campi e Falco Nero acconsentì. Tuttavia gli venne fatto firmare inconsapevolmente anche un trattato nel quale sottoscriveva le decisioni prese nel 1804 a proposito della cessione delle terre.[5] Ben presto si resero conto che il grano era insufficiente per tutti i loro bisogni; donne e bambini iniziarono a lamentarsi, così un gruppo di coraggiosi tentò di rubare il grano dai propri campi, ma vennero scoperti dai soldati che gli spararono.[6]

Il nuovo trattato diede via libera all’invasione da parte dei coloni bianchi, cosìcché la conflittualità non si spense e anzi si manifestò in modo ancora più radicale man mano che aumentò il numero dei coloni sulle terre tribali.[7]

Accortosi dell’inganno, Falco Nero scese di nuovo sul piede di guerra, anche perché il numero di coloni bianchi che si trasferivano nelle terre tribali aumentava a dismisura e rapidamente.[5]

Nel 1808 iniziò l’ostilità e per opporsi alla cessione delle terre, il capo indiano e i suoi seguaci del villaggio di Saukenuk diedero vita a ripetuti assedi a Fort Madison.[7]

Divisione dei Sauk[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1811 sostenne il piano di Tecumseh, capo degli Shawnee, per la formazione di una coalizione di tribù che fosse in grado di opporsi alle pretese degli uomini bianchi. Ma lo scoppio della guerra anglo-americana creò una frattura tra le tribù indiane. I Mesquakie erano dalla parte degli Americani mentre i Sauk erano schierati con gli Inglesi, infatti Falco Nero condusse alcune spedizioni a danno delle colonie americane situate sul confine.[7] Tuttavia il capo Keokuk, suo rivale della tribù Sauk (popolo), parteggiò con gli Americani e dopo la fine delle ostilità, accolse con favore il trasferimento della sua gente nei territori dell'Iowa. Falco Nero invece non accettò le condizioni e la sconfitta degli Inglesi ebbe delle ripercussioni anche sulla sua tribù che dovette cedere buona parte delle terre rimaste ai vincitori.[8]

Nel 1827 dopo un protrarsi di violenti incidenti con la milizia americana, tra cui un giovane Abraham Lincoln, dove i soldati americani abbattevano i boschi e distruggevano la selvaggina, il governo federale comunicò ai Sauk (popolo) la decisione di trasferirli nell'Illinois e Falco Nero assieme ai suoi seguaci, conosciuti a quel tempo come "Il gruppo inglese" a causa della loro alleanza con gli Inglesi, si rifiutarono di acconsentire a tale piano.[9]

Fino al 1831 gli scontri con gli americani si fecero sempre più numerosi  e quell’anno la milizia statale americana bruciò il suo villaggio.[7]

Ritorno nelle terre native[modifica | modifica wikitesto]

Con il sopraggiungere dell'inverno gli indiani si allontanarono per la caccia e quando, nella primavera del 1831, si riaffacciarono alle terre native, vi trovarono insediati ancora più coloni. La cosa si ripeté anche l’anno successivo, così Falco Nero riportò 2000 persone, delle quali 500 guerrieri, a est del fiume, installandosi nei suoi vecchi territori del fiume Rock River e aspettò l'arrivo dei Potawatomi e dei Winnebago che avevano promesso di aiutarlo in questa sfida contro gli Americani. Occuparono così il villaggio che avevano lasciato nel periodo della caccia, scacciando i coloni dalle proprie abitazioni.[5]

I coloni, sentendosi in pericolo, si affrettarono a chiedere aiuto all'esercito per riprendere ciò che gli apparteneva dagli indiani.[10]

Il governatore fece intervenire la milizia e le truppe federali inviando circa 700 soldati per cacciare i Sauk dalle loro terre, ma costoro lasciarono il villaggio prima di entrare in contatto con le truppe, che perciò occuparono un villaggio fantasma.

Nel frattempo un guaritore e mistico dei Winnebago, Nuvola Bianca, richiamò le tribù della regione per contrastare l’uomo bianco e per supportare Falco Nero, che ben presto poté contare sull’appoggio dei Mesquakie, di una parte dei Winnebago, dei Potaqatomi e dei Kickapoo. Insieme costituivano una forza di circa 600 guerrieri; Falco Nero decise perciò di tornare a Saukenuk e riprendere le consuete occupazioni agricole della stagione temperata, il che spinse il governatore a fare intervenire nuovamente la milizia e le truppe federali[4].

Scontro[modifica | modifica wikitesto]

Il generale Henry Atkinson intimò Falco Nero di ritornare nell'Iowa altrimenti avrebbe iniziato a uccidere la sua gente. Quando il capo indiano si riunì con i capi dei Potawatomi e dei Winnebago, realizzò che non avrebbe potuto contare sul loro supporto durante la guerra, così decise di tornare in Iowa. Tuttavia giunse la notizia dell'arrivo di un reggimento a cavallo guidati dal maggiore Isaiah Stillman.[6]

La disfatta di Stillman in una rappresentazione del 1854

Stillman's Run[modifica | modifica wikitesto]

Gli americani aprirono il fuoco su Falco Nero e la sua gente il 14 maggio 1832.[11] Un distaccamento di circa 300 soldati si era accampato nelle vicinanze di Old Man's Creek, non lontano dal campo dei Sauk (popolo). Falco Nero si trovò con pochi uomini a sua disposizione, così mandò tre di loro con una bandiera bianca per negoziare con il comandante della milizia, mentre alcuni esploratori del capo indiano osservarono la riunione dalle colline circostanti.[12]

Appena i soldati videro gli uomini di Falco Nero appostati nei dintorni, spararono ai tre emissari uccidendone uno, mentre gli altri due riuscirono a fuggire verso il loro accampamento. I sopravvissuti riferirono al capo indiano gli avvenimenti, così i guerrieri dell'accampamento allestirono una linea di difesa per respingere l'imminente attacco della milizia.[12]

I soldati che inseguivano gli esploratori furono condotti nell'accampamento dove Falco Nero tese un'imboscata agli inseguitori, che si spaventarono e si ritirarono verso il campo principale.[5]

Si susseguirono una serie di piccole lotte tra alcuni membri della banda di Falco Nero e dei suoi alleati, contro i coloni bianchi che si erano insediati nelle loro terre.

Donne e bambini che durante la battaglia cercano di mettersi in salvo attraversando il Mississippi

Battaglia di Wisconsin Heights[modifica | modifica wikitesto]

La milizia americana era sulle tracce di Falco Nero e lo inseguì risalendo il fiume Rock River, fino ad arrivare al fiume Wisconsin. Il capo indiano viste le condizioni del suo popolo ormai stremato, decise di spostarlo verso il Wisconsin: giunti al fiume iniziarono a trasferire le donne e i bambini su un’isola, ma intravidero una grande formazione nemica che si dirigeva verso di loro.[9]

L’esercito era guidato dal Generale Henry Atkinson e il colonnello Henry Dodge che si scontrarono con gli uomini di Falco Nero.[13] I soldati li spinsero verso un profondo burrone dove inizialmente ne sfruttarono la posizione per distrarli, riuscendo a sconfiggere qualche soldato americano, ma la milizia americana ribaltò la situazione. I soldati iniziarono ad avanzare verso di loro e sentendosi ormai alle strette Falco Nero diede l’ordine di ritirata, avendo ormai dato l'opportunità e il tempo sufficiente alla sua gente di mettersi in salvo. Il colonnello Dodge non ordinò di inseguire il nemico perché avrebbero effettuato un nuovo attacco il giorno seguente.[14]

Bad Axe[modifica | modifica wikitesto]

Campo di battaglia di Bad Axe nel 1832

Durante tutta la guerra Falco Nero dispose solamente di 500 guerrieri, mentre gli Americani in campo furono molte migliaia. Di fronte all'offensiva nemica, ed a causa dell'enorme disparità di forze in campo, i Sauk decisero di ritirarsi verso la parte del Mississippi meridionale. Infatti donne e i bambini riuscirono ad attraversare il fiume e giungere sull’isola. Falco Nero e i guerrieri rimasti li seguirono, ma alcuni membri del gruppo andarono verso nord, dove un gruppo di soldati li aspettava vicino il fiume Bad Axe.[15]

Qui iniziarono a ucciderli sistematicamente, donne e bambini compresi, anche se avevano dichiarato di volersi arrendere. La battaglia, che prese il nome di massacro di Bad Axe, si svolse il 2 agosto dove vennero catturati alcuni uomini di Falco Nero e ne morirono circa 60.[7]

Con questa strage si pose così fine a una guerra che, durata solo poche settimane, fu estremamente sanguinosa, soprattutto per gli indiani. Circa 500 di loro furono uccisi contro circa una settantina di bianchi.

Appresa la notizia del massacro, Falco Nero partì con pochi uomini e si recò a Prairie du Chien e si arrese il 27 agosto al generale americano e accettare la sorte.[16]

Dopo la battaglia[modifica | modifica wikitesto]

Memoriale dedicato a Falco Nero che si trova nel Black Hawk State Historic Site

In seguito alla sconfitta, Falco Nero fu imprigionato con altri otto capi delle tribù che avevano partecipato allo scontro a Fort Armstrong, la base militare americana durante la guerra e i Sauk (popolo) furono costretti a cedere un'enorme porzione di territorio lunga circa 50 miglia.[7]

Dopo otto mesi, nell'aprile 1833 arrivò l'ordine del presidente Andrew Jackson al generale Generale Henry Atkinson, di trasportare i prigionieri fino a Washington.

Giunti nella capitale portarono Falco Nero dal presidente che gli fece dono di un'uniforme e di una spada cesellata. Henry Clay gli regalò un bastone da passeggio e John Quincy Adams gli mise al collo un medaglione.[17]

In seguito fu rinchiuso nella prigione di Fort Monroe in Virginia dove fu trattato come una celebrità: posò infatti anche per i ritratti degli artisti come Charles Bird King e John Wesley Jarvis.[18]

Falco Nero venne rilasciato dopo qualche settimana, tuttavia prima fu inviato in giro per gli stati dell'Est, per dimostrare la grandezza e la superiorità degli Stati Uniti. In questo modo volevano scoraggiare qualsiasi atto di ribellione contro l'espansione americana.

Il suo viaggio comprendeva città come Louisville sulle sponde del fiume Ohio (fiume), poi verso Cincinnati. Fu accolto dalla gente con entusiasmo, considerato più come un eroe che come un nemico sconfitto.[19]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Tiziano Bonazzi, Abraham Lincoln. Un dramma americano, su ibs.it..
  2. ^ Falco Nero e Massimo de Pascale, Autobiografia di un capo indiano, Castelvecchi, 2016.
  3. ^ a b c Walter Pedrotti, Le guerre indiane, Milano, Demetra, 1998, pp. 5-8, ISBN 88-440-0729-0.
  4. ^ a b c Walter Pedrotti, Le guerre indiane, Milano, Demetra, 1998, pp. 8-12, ISBN 88-440-0729-0.
  5. ^ a b c d Charles Hamilton, Sul sentiero di guerra, Feltrinelli, 1987, p. 206, ISBN 88-07-80634-7.
  6. ^ a b Charles Hamilton, Sul sentiero di guerra, Milano, Feltrinelli, 1987, pp. 208-211, ISBN 88-07-80634-7.
  7. ^ a b c d e f Walter Pedrotti, Capi indiani, Giunti Demetra, 2000, pp. 18-25, ISBN 8844020130.
  8. ^ Mario Maffi, Mississippi. Il grande fiume: un viaggio alle radici dell'America, Il Saggiatore Tascabili, 2009, pp. 162-165.
  9. ^ a b Charles Hamilton, Sul sentiero di guerra, Feltrinelli, 1987, ISBN 88-07-80634-7.
  10. ^ Charles Hamilton, Sul sentiero di guerra, Milano, Feltrinelli, 1987, p. 206, ISBN 88-07-80634-7.
  11. ^ Robert B. Smith, Black Hawk War, su Military History magazine, 1998.
  12. ^ a b I “gemelli” dell’Upper Mississippi: Sauk e Fox (2), su farwest.it, 2014.
  13. ^ Robert D. Smith, Black Hawk war, su Military History Magazine, 1998.
  14. ^ James Lewis, Black Hawk War of 1832, su lincoln.lib.niu.edu (archiviato dall'url originale il 15 agosto 2009).
  15. ^ Fonda John H, Reminiscences of Wisconsin, su content.wisconsinhistory.org, State Historical Society of Wisconsin, 1832.
  16. ^ Charles Hamilton, Sul Sentiero di guerra, Feltrinelli, 1987, pp. 209-212, ISBN 88-07-80634-7.
  17. ^ Charles Hamilton, Sul sentiero di guerra, Feltrinelli, 1987, pp. 268-269, ISBN 88-07-80634-7.
  18. ^ Nichols Roger, Black Hawk and the Warrior's Path, Wiley, 1992, p. 147, ISBN 08-82-95884-4.
  19. ^ Charles Hamilton, Sul sentiero di guerra, Feltrinelli, 1987, p. 268, ISBN 88-07-80634-7.