Teatro medievale

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Voce principale: Storia del teatro.
Jean Fouquet, il Martirio di Santa Apollonia

Il primo luogo scenico del teatro medievale del quale ci sono giunte notizie è la chiesa. Probabilmente al di fuori dell'ambito liturgico e religioso esistevano da antico forme di spettacolo parateatrale che servirono d'ispirazione alle rappresentazioni liturgiche ma che sono andate perse. Durante le funzioni religiose, si cominciò a mettere in scena i passi del vangelo commentati dal sacerdote. Queste rappresentazioni assunsero in seguito una propria autonomia, spostandosi infine in luoghi esterni agli edifici religiosi. Quindi gli aspetti fondamentali del teatro medioevale che sono arrivati a noi furono la drammatizzazione, i motivi teatrali religiosi, una componente liturgica e didattica e uno sviluppo di una forma drammatica in volgare. Comunque il fatto che ad oggi siano conosciute solo le forme drammatiche antiche legate alla liturgia religiosa può essere dovuto ad un fattore culturale, in quanto le foorme strettamente popolari, se esistenti, sarebbero appartenute all'ambito dell'oralità, e quindi contrariamente alle forme religiose, legate alla cultura alta, letterale e scritta, non avrebbero lasciato traccia.

Le cerimonie liturgiche comprendevano aspetti della drammatizzazione teatrale: dialogo, musica, utilizzazione di elementi scenografici, per cui si può parlare di drammi liturgici (specie in occasione del Natale). In Francia, dapprima in occasione delle Ceneri, si rappresentavano i Misteri (sacra rappresentazione), strutturati in cicli di episodi biblici (il più antico è il Mistero d'Adamo, scritto nel XII secolo, opera di un anonimo anglo-normanno). In Italia dalla lauda lirica nacque la lauda drammatica, nella quale l'autore dava voce direttamente ai suoi personaggi. Uno dei soggetti più frequenti era la Passione di Cristo e la sofferenza della Vergine e dei santi. Jacopone da Todi fu autore anche di laude drammatiche.

Dal sacro al profano[modifica | modifica wikitesto]

La chiesa, intesa come spazio architettonico, diventò ben presto un ambiente troppo stretto per lo svolgimento delle rappresentazioni sacre, sia dal punto di vista volumetrico sia dal punto di vista riguardante la libertà espressiva.

Si iniziarono presto (cioè fin dalla fine del Trecento) a costruire dei "palcoscenici" nei sagrati all'esterno delle chiese e la conseguenza fu proprio la nascita di rappresentazioni teatrali con tematiche profane (dal greco pro fanòs che significa proprio prima/fuori dal tempio).

Tutti in piazza[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1264, in occasione dell'istituzione della festa del Corpus Domini, poiché il sagrato si dimostrò inadatto ad ospitare eventi tanto solenni e magnificenti, la rappresentazione si spostò in piazza. Qui l'interpretazione venne affidata ad attori conosciuti per la loro bravura e non più da chierici e le mansiones (da mansio = piccola casa) si arricchiscono di botole, trabocchetti, gru e fumo per simulare resurrezioni, cadute nell'inferno, voli di angeli ed antri infernali. Dopo il 1300, però, le confraternite avocarono a sé l'onere di organizzare gli spettacoli, coadiuvati dalle corporazioni, che si preoccupavano della costruzione e dell'arredamento delle scene. Dopo la piazza, il teatro si sposta nella città stessa attraverso le vie (soprattutto nel Seicento). Di queste rappresentazioni è rimasto qualche aspetto: nella festa del carnevale ancora oggi questi carri si spostano per le vie della città e mettono in scena uno spettacolo.

Il giullare[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Giullare.
Spettacolo di piazza medievale: durante l'esibizione, dei ladri approfittano della distrazione degli spettatori per derubarli

Il giullare, figura emblematica del teatro medievale, è a tutti gli effetti un attore professionista, si guadagna cioè da vivere divertendo il popolo nelle piazze od allietando i banchetti, le nozze, i festini e le veglie. Prima che prevalesse il termine generico "Giullare" (da latino Joculator), tali attori venivano chiamati con appellativi specifici che designavano ogni interprete secondo i loro campi d'azione. C'erano i saltatores (saltimbanchi), i balatrones (ballerini) i bufones (comici) e persino i divini (gli indovini) ed ancora trampolisti, vomitatori di amene scurrilità, acrobati. Alcuni di loro agivano sulla pubblica piazza, alcuni nelle corti dei grandi signori; cantavano ai pellegrini le vite degli eroi e dei santi, oppure si potevano trovare nelle taverne ad incitare il pubblico. La Chiesa li condannava perché rei di possedere le capacità di trasformare il loro corpo e la loro espressione, andando così contro natura e quindi contro la volontà di Dio creatore (soprattutto dopo la formazione dell'associazione di giullari fatta a Parigi nel 1332 al quale presero parte anche le giullaresse), perché girovaghi e conoscitori del mondo e per questo ragionevolmente irridenti nei confronti delle regole monastiche.[1] Le cose però cambiarono quando gli spettacoli dei mimi e dei giullari vennero messi per iscritto e la Chiesa iniziò a conservarli e contemporaneamente tramutò le feste pagane, legate ai giullari, in feste proprie dette paraliturgiche.

Inizialmente l'immagine del buffone è uniformata a quella del giullare, ma esiste una differenza, anche se minima, tra i due. Nel tempo si creò una distinzione netta tra buffone e giullare, quest'ultimo creatore di versi al contrario del primo che si limitava all'interpretazione (anche di musiche) altrui.

Ricollegandosi necessariamente ad alcune fonti storiche della Spagna medievale, segnatamente in Castiglia tra il XIII e il XIV secolo, vi è un aneddoto significativo. Sappiamo che i giullari percorrevano preferibilmente le strade che conducono alle tre città sante: Roma, Gerusalemme e Santiago di Compostela; sebbene la mèta fosse una di quelle città, lo scopo del giullare era quello di poetare, divulgare notizie, suonare e cantare versi a quanti più pellegrini possibile, affinché questi, ritornando nei rispettivi paesi, potessero a loro volta divulgare le parole dei giullari.

Percorrendo il “Camino de Santiago”, Giraldo Riquier, giullare spagnolo, giunse in Castiglia alla corte del Re e, spavaldo, fece al sovrano una richiesta precisa: essere riconosciuto come giullare - distinto dai buffoni - ed ottenere una “patente”. Quando il Re volle sapere il motivo di questa curiosa richiesta, Riquier rispose che i buffoni erano soltanto esecutori di opere altrui, mentre egli era un trovatore, cioè un artista colto che trovava e creava da sé musiche e versi originali. Il Re accolse la richiesta e Gerardo Riquier ottenne la sua “patente”, creando una divisione di significato tra giullari e buffoni.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Elisa Elena Carollo, Le due facce del teatro medievale: la sacra rappresentazione ed il giullare, su DramaQueen.it, 25 ottobre 2014. URL consultato il 6 aprile 2018.

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