Stato libero d'Islanda

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Stato libero d'Islanda
Stato libero d'Islanda - Localizzazione
Stato libero d'Islanda - Localizzazione
Dati amministrativi
Nome completoStato libero d'Islanda
Nome ufficialeÞjóðveldið Ísland
Lingue parlateantico islandese
CapitaleÞingvellir
Politica
Forma di governoFederazione
Goðar più importantiSturla Sighvatsson

Kolbeinn ungi Arnórsson
Þórður kakali Sighvatsson
Gissur Þorvaldsson
Sturla Þórðarson

Nascita930
CausaFondazione dell'Alþingi
Fine1262
CausaAnnessione al Regno di Norvegia
Territorio e popolazione
Massima estensione103.000 km² nel 950
Popolazione50.000 nel 950
Religione e società
Religioni preminentiMitologia norrena (fino al XI sec.)
Religione cristiana
Evoluzione storica
Preceduto da Colonizzazione dell'Islanda
Succeduto da Regno di Norvegia
Ora parte diBandiera dell'Islanda Islanda

Lo Stato libero d'Islanda (in islandese: Þjóðveldið Ísland o semplicemente Þjóðveldið) era il paese esistente in Islanda tra la fondazione dell'Alþingi (930) ed il giuramento di fedeltà alla corona norvegese (1262); questo periodo della storia dell'Islanda è chiamato in islandese Þjóðveldisöld ("Epoca dello Stato libero"). Fu costituito dagli abitanti dell'Islanda di quel periodo, per la maggior parte immigrati dalla Norvegia fuggiti dall'unificazione del loro paese sotto re Harald Bellachioma.

Il sistema dei goðorð[modifica | modifica wikitesto]

Lo Stato libero d'Islanda aveva una struttura insolita. A livello nazionale, l'Alþingi fungeva insieme da corte giudiziaria e da organo legislativo, e non c'era alcun re o autorità centrale esecutiva di sorta; l'Islanda era divisa in numerosi goðorð (sia singolare che plurale), in sostanza clan o alleanze guidate da capitani chiamati goðar (singolare goði), che provvedevano alla difesa e nominavano giudici che risolvessero le dispute tra membri dello stesso goðorð. I goðorð non erano entità territoriali: l'appartenenza ad un goðorð era una scelta individuale, ed ognuno poteva, almeno in teoria, cambiare goðorð a suo piacimento. La carica di goði non poteva essere assegnata per elezione da un gruppo di uomini di classe inferiore: essa infatti era proprietà del goði stesso, e poteva essere comprata, venduta, prestata ed ereditata.

Altri organi[modifica | modifica wikitesto]

Se una persona voleva protestare contro una decisione presa dalla corte del suo goðorð o se era nata una disputa tra membri di differenti goðorð, il caso andava riferito ad un'autorità superiore, cioè una delle quattro corti regionali che avevano il potere di formare l'Alþingi, costituito dai goðar delle quattro parti dell'Islanda (nord, sud, est, ovest). L'Alþingi in seguito creò una "quinta corte" nazionale, la più alta di tutte, in cui erano presenti più goðar che nelle altre.

L'Alþingi riuscì solo in parte a fermare le faide; Magnus Magnússon lo definisce "uno scomodo sostituto della vendetta". Tuttavia poteva agire molto rapidamente: nel 1000, anno della cristianizzazione dell'Islanda, per prevenire l'invasione da parte del re cristiano Olaf I di Norvegia, l'Alþingi decretò che tutti gli Islandesi sarebbero stati battezzati, e proibì la pubblica celebrazione di rituali pagani[1]; pochi anni dopo ne fu proibita anche la celebrazione in privato.

Nel 1117 le leggi islandesi furono messe per iscritto, e questo codice scritto prese in seguito il nome di Grágás.

L'Alþingi, in un dipinto del XIX secolo di W. G. Collingwood

L'operato di questo sistema è un tema frequente in alcune delle saghe della letteratura islandese, soprattutto nelle Íslendingasögur: opere come la Njáls saga e la Laxdœla saga ci forniscono molti dettagli, sebbene la loro accuratezza sia oggetto di aspri dibattiti.

Guerra[modifica | modifica wikitesto]

I seguaci dei vari goðar dovevano prestare per lui servizio militare; essi erano organizzati in plotoni o compagnie basate sul loro status sociale e sull'equipaggiamento, che a loro volta si univano in eserciti o leiðangr (armate di contadini liberi[2], analogo scandinavo dei fyrd anglosassoni) più vasti. La tradizione militare islandese del tempo seguì da vicino quella norvegese: non viene ricordato alcun reparto organizzato di cavalleria o di truppe equipaggiate con armi da assedio, mentre il grosso delle forze era costituito di unità di fanteria leggera, media o pesante, con arcieri o frombolieri sparsi in mezzo ad esse come aiuto nelle schermaglie.

Prima della fine dello Stato libero d'Islanda, almeno 21 fortezze e castelli erano stati costruiti in Islanda[3].

Durante la guerra civile islandese, in media in battaglia combattevano meno di 1000 uomini, con un indice di mortalità di appena il 15%: questo indice basso è stato attribuito alla mentalità delle faide di sangue che permeava la società e la cultura islandese del tempo, secondo cui massacrare un esercito sconfitto era motivo di disonore per un uomo[4].

Declino e caduta[modifica | modifica wikitesto]

All'inizio del XIII secolo, durante l'Epoca degli Sturlungar (1200-1262), lo Stato libero d'Islanda cominciò a soffrire di contrasti interni molto seri, che sfociarono in una guerra civile tra due potenti famiglie (tra cui quella degli Sturlungar che diede il nome all'epoca) per il controllo dell'isola; nel frattempo il re di Norvegia cominciò ad esercitare pressioni sui suoi vassalli in Islanda perché ponessero il paese sotto il suo comando. In un'Islanda in cui l'Alþingi aveva sempre meno potere, martoriata dalle lotte intestine e soffocata dalle pressioni estere, i capi del paese alla fine accettarono il re norvegese Haakon IV come loro sovrano e firmarono il Gamli sáttmáli ("Vecchio Patto") nel 1262. Con questo atto, lo Stato libero d'Islanda cessò di esistere.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Þorgeir Ljósvetningagoði - The Conversion to Christianity in 1000 AD, su sagamuseum.is, Saga Museum. URL consultato il 17 febbraio 2017.
  2. ^ Ancora oggi l'Islanda non possiede un esercito permanente, ma all'occorrenza chiama alle armi la stessa popolazione.
  3. ^ Hernaðarsaga Íslands: 1170-1581, Birgir Loftsson, Pjaxi, Reykjavík, 2006; pagina 76.
  4. ^ Hernaðarsaga Íslands: 1170-1581, Birgir Loftsson, Pjaxi, Reykjavík, 2006.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Hernaðarsaga Íslands: 1170-1581, Birgir Loftsson, Pjaxi, Reykjavík, 2006.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

  • (EN) Articolo di David Friedman che descrive in dettaglio il sistema dei goðorð
  • (EN) Articolo Archiviato il 13 gennaio 2010 in Internet Archive. di Roderick Long su una teoria sulle cause della caduta dello Stato libero d'Islanda
  • (EN) Recensione di Danny Yee sul libro Medieval Iceland: Society, Sagas, and Power di Jesse L. Byock
  • (EN) Articolo sul governo dello Stato libero d'Islanda
  • (EN) Articolo sulla forma di governo dell'Islanda medievale.