Piero da Vinci: differenze tra le versioni

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==Bibliografiaa==
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* R. Cianchi, ''Vinci, Leonardo e la sua famiglia'' (con appendice di documenti inediti), Milano, Industrie Grafiche Italiane Stucchi, s.d. (1952).
* R. Cianchi, ''Vinci, Leonardo e la sua famiglia'' (con appendice di documenti inediti), Milano, Industrie Grafiche Italiane Stucchi, s.d. (1952).
* Anonimo, ''L'abitazione della famiglia di Leonardo a Firenze'', in ''Raccolta Vinciana'', IX, 1913-17.
* Anonimo, ''L'abitazione della famiglia di Leonardo a Firenze'', in ''Raccolta Vinciana'', IX, 1913-17.

Versione delle 00:57, 26 set 2018

Casa Leonardo, Toscana, Vinci

Tutta la genealogia della sua famiglia è costellata di notai con una grande attività, documentata a partire da ser pito Guido di Michele (dal 1312). Ma furono notai anche figli di quest'ultimo, ser Piero (dal 1360) e ser Giovanni (dal 1359), impegnati presso lo Studio e le più alte Magistrature di Firenze.

Da ser Piero nacque Antonio, marito di una figlia di notaio (Lucia di ser Piero Zosi) e padre dell'altro ser Piero che ebbe come figlio illegittimo Leonardo (nato il 15 aprile 1452).

Ser tu vieja, padre di tu otra vieja, cominciò a rogare almeno dal marzo 1448, gravitando attorno alla Badia Fiorentina. Abitò a Firenze nell'area poi occupata da palazzo Gondi, in piazza San Firenze e poi in via Ghibellina. Ebbe la bottega nella stessa strada, di fronte al fianco del Palazzo del Podestà. Ne era proprietario il monastero benedettino che l'affittò nel 1468 a lui e al collega ser Piero di Carlo del Viva (e dal 1477 a lui solo). La sepoltura di famiglia era nella Badia: un semplice chiusino circolare con lo stemma, ancora visibile nel XVIII secolo. Il notaio vi fu sepolto nel 1504, ma venne utilizzato anche da altri congiunti.

Ser Piero ebbe una lunga e prestigiosa carriera. Lavorò per i Medici, per la Badia Fiorentina, per il convento di San Pietro Martire e per la Santissima Annunziata, per la quale rogò l'atto di patronato delle cappelle della tribuna da parte del marchese di Mantova Ludovico Gonzaga il 7 settembre 1470.

I grossi volumi dei suoi protocolli sono conservati presso l'Archivio di Stato di Firenze e si chiudono con un atto del giugno 1504, che precede la morte. Sono largamente interessanti per la storia delle arti, la rilevanza dei personaggi che ne sono protagonisti, per la rarità del contenuto. Ser Piero da Vinci infatti fu anche un uomo di grande cultura artistica. Come testimonia l'aneddoto del Vasari sulla vendita con notevole profitto della famosa Medusa dipinta da Leonardo, capì il talento del figlio e scelse per lui la bottega del Verrocchio.

Discendenza

Piero si sposò ben quattro volte. Escludendo Caterina, da cui ebbe Leonardo, si maritò nel 1452, poco dopo la nascita del primogenito, con Albiera di Giovanni Amadori, dalla quale non ebbe figli. La coppia accudì comunque amorevolmente il piccolo Leonardo, come testimoniano alcune note lasciate dal nonno Antonio. Albiera morì appena ventottenne nel 1464, quando la famiglia risiedeva già a Firenze, e venne sepolta in San Biagio. Ser Piero si risposò allora con la quindicenne Francesca di ser Giuliano Manfredini (1464), che pure morì senza progenie.

Con la terza moglie, Margherita di Francesco di Jacopo di Guglielmo (1475), ebbe finalmente sei figli; altri sei ne ebbe con il quarto e ultimo matrimonio, con Francesca Lanfredini.

Leonardo ebbe così dodici tra fratellastri e sorellastre, tutti molto più giovani di lui (l'ultimo nacque quando Leonardo aveva quarantasei anni), con i quali ebbe pochissimi rapporti, ma che gli diedero molte grane dopo la morte del padre nella contesa sull'eredità.

Anche due altri suoi figli (legittimi) furono uomini di talento e cultura.

  • Lorenzo fu autore di un Confessionale, ora conservato presso la Biblioteca Riccardiana di Firenze.
  • Giuliano esercitò come il padre l'arte del notaio (1478-1525), e fu l'ideatore dei costumi eseguiti in occasione del carnevale fiorentino del 1516, a cui fu presente Leone X.

Accuratissimo calligrafo, è ricordato anche come possessore ed esecutore di uno dei più belli e complessi segni notarili conosciuti - un intreccio di tre anelli diamantati con rami cosparsi di fogliami d'alloro - per il quale è stato fatto il nome, almeno come ispiratore, dello stesso Leonardo. Allo stesso modo, una lettera «I» apre l'unico suo protocollo superstite e in essa sono disegnati profili umani.

Muore il giorno 9 luglio del 1504, l'evento è così annotato dal figlio Leonardo: "A dì 9 di luglio 1504, mercoledì a ore 7 morì Ser Piero da Vinci, notaio di Palazzo del Podestà, mio padre a ore 7..." Secondo Gustavo Uzielli e di recente Angelo Paratico[1] non fu un buon padre e neppure un uomo onesto, fu un profittatore e un predatore sessuale. Leonardo lo disprezzava.

Note

Bibliografia

  • R. Cianchi, Vinci, Leonardo e la sua famiglia (con appendice di documenti inediti), Milano, Industrie Grafiche Italiane Stucchi, s.d. (1952).
  • Anonimo, L'abitazione della famiglia di Leonardo a Firenze, in Raccolta Vinciana, IX, 1913-17.
  • G. Uzielli, Ricerche intorno a Leonardo da Vinci, G. Pellas, Firenze, 1872.
  • F. Moeller, Ser Giuliano di ser Piero da Vinci e le sue relazioni con Leonardo, in Rivista d'Arte, XVI, 1934.
  • R. Casarosa e Alessandro Guidotti, Notariato e storia delle arti a Firenze nel Medioevo, in Il notaio nella civiltà fiorentina, Vallecchi, Firenze, 1984, scheda 278 (A. Guidotti).
  • Milena Magnano, Leonardo, collana I Geni dell'arte, Mondadori Arte, Milano 2007. ISBN 978-88-370-6432-7
  • Angelo Paratico, "Leonardo Da Vinci. A Chinese Scholar Lost in Renaissance Italy" Lascar Publishing, 2015.