Storia della renitenza alla leva in Italia: differenze tra le versioni

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{{Citazione|uno stato di emergenza e di dittatura delle autorità militari, effettuando massicci rastrellamenti di renitenti, di sospetti, di evasi dalle carceri e di pregiudicati.}}
{{Citazione|uno stato di emergenza e di dittatura delle autorità militari, effettuando massicci rastrellamenti di renitenti, di sospetti, di evasi dalle carceri e di pregiudicati.}}


Fu una fase estremamente critica, tuttavia la leva venne introdotta nell'isola con la legge 30 giugno 1861, n. 63, per i nati nel [[1840]].<ref> {{pdf}} [http://dspace.unitus.it/bitstream/2067/1886/1/RTDP-Giulio.pdf Al Sandulli, Giulio Vesperini, ''L’organizzazione dello Stato unitario'', in Rivista trimestrale di diritto pubblico, n. 1/2011 (pubblicazione a cura dell'IRPA Istituto di Ricerche sulla Pubblica Amministrazione]</ref> Successivemente la legge 13 luglio 1862 n. 696 introdusse la leva obbligatoria per tutte le province dello Stato.<ref> {{pdf}} [http://dspace.unitus.it/bitstream/2067/1886/1/RTDP-Giulio.pdf Al Sandulli, Giulio Vesperini, ''L’organizzazione dello Stato unitario'', in Rivista trimestrale di diritto pubblico, n. 1/2011 (pubblicazione a cura dell'IRPA Istituto di Ricerche sulla Pubblica Amministrazione]</ref>
Fu una fase estremamente critica, tuttavia la leva venne introdotta nell'isola con la legge 30 giugno 1861, n. 63, per i nati nel [[1840]].<ref> {{pdf}} [http://dspace.unitus.it/bitstream/2067/1886/1/RTDP-Giulio.pdf Al Sandulli, Giulio Vesperini, ''L’organizzazione dello Stato unitario'', in Rivista trimestrale di diritto pubblico, n. 1/2011 (pubblicazione a cura dell'IRPA Istituto di Ricerche sulla Pubblica Amministrazione]</ref> Successivamente la legge 13 luglio 1862 n. 696 introdusse la leva obbligatoria per tutte le province dello Stato.<ref> {{pdf}} [http://dspace.unitus.it/bitstream/2067/1886/1/RTDP-Giulio.pdf Al Sandulli, Giulio Vesperini, ''L’organizzazione dello Stato unitario'', in Rivista trimestrale di diritto pubblico, n. 1/2011 (pubblicazione a cura dell'IRPA Istituto di Ricerche sulla Pubblica Amministrazione]</ref>


== Prima guerra mondiale ==
== Prima guerra mondiale ==

Versione delle 11:47, 3 apr 2015

La storia della renitenza alla leva in Italia si estende dall'Italia preunitaria sino ad oggi.

Nell'Italia preunitaria

Nella Repubblica di Venezia gli abitanti delle Valli del Natisone (in assoluta maggioranza di lingua slovena) godevano oltre a un'ampia autonomia amministrativa e giudiziaria, dell'esenzione dal servizio militare. In compenso erano tenuti alla sorveglianza dei cinque passi delle valli dell'Isonzo e del Judrio: Pulfero, Luico, Clabuzzaro, Clinaz e San Nicoló. Si erano organizzati corpi di guardia di 200 effettivi che impedivano l'arrivo di soggetti indesiderati nelle valli. Il passaggio al regime napoleonico del Regno Italico introdusse nel 1807 l'obbligo di leva, a cui conseguì una notevole diffusione della renitenza, attraverso la fuga verso territori esteri.

Il fenomeno perdurò durante il passaggio alla dominazione asburgica, ma si attenuò in seguito e anzi le Valli del Natisone durante la prima guerra mondiale si vantò di avere un numero di renitenti e disertori di molto inferiore alla media nazionale.

L'unità d'Italia e la renitenza in Sicilia nel 1861

Lo stesso argomento in dettaglio: Brigantaggio postunitario in Sicilia, Legge Pica e Unità d'Italia.

Il servizio di leva - già obbligatorio nello Stato sabaudo con la riforma La Marmora (legge 20 marzo 1854 n. 1676) - dopo l'unità d'Italia venne esteso progressivamente a tutti i territori della penisola.

La Sicilia era tradizionalmente sino ad allora esentata dalla leva militare.[1] L'ampia partecipazione dell'elemento popolare alla rivolta antiborbonica portò anche i liberali a credere in una favorevole accoglienza del regime piemontese alle nuove disposizioni del Regno d'Italia. La risposta fu, invece di una diffusa renitenza alla leva, che peraltro contribuì ad incrementare i fenomenti di brigantaggio postunitario in Sicilia, cui seguì oltre che ad una forte repressione, anche l'estensione all'isola della legge Pica.

Un anonimo compose una nota canzone:[senza fonte]

Vulemu a Garibaldi
c'un pattu: senza leva.
E s'iddu fa la leva
canciamu la bannera.
Lallararera, lallararà.

Vogliamo Garibaldi
ma ad un patto: senza leva
Se poi lui fa la leva
cambiamo bandiera
Lallararera, lallararà.

(Anonimo)

Il governo proclamò lo stato d'assedio[senza fonte], ed inviò il generale Giuseppe Govone che introdusse nell'isola, come affermò lo storico Franco Molfese:

«uno stato di emergenza e di dittatura delle autorità militari, effettuando massicci rastrellamenti di renitenti, di sospetti, di evasi dalle carceri e di pregiudicati.»

Fu una fase estremamente critica, tuttavia la leva venne introdotta nell'isola con la legge 30 giugno 1861, n. 63, per i nati nel 1840.[2] Successivamente la legge 13 luglio 1862 n. 696 introdusse la leva obbligatoria per tutte le province dello Stato.[3]

Prima guerra mondiale

I dati ufficiali dicono che su 5 milioni e 200 000 chiamati alle armi ci sono state 210 condanne per renitenza o diserzione. Un numero rilevante di casi riguardò emigranti rimasti all'estero.[4]

Seconda guerra mondiale

Dal secondo dopoguerra ad oggi

Note

Bibliografia

  • Aldo Sandulli, Giulio Vesperini L’organizzazione dello Stato unitario, in rivista trimestrale di diritto pubblico, n. 1/2011 (pubblicazione a cura dell'IRPA Istituto di Ricerche sulla Pubblica Amministrazione).
  • Comune di Vicopisano Renitenti alla leva 1859 - 1951.
  • Lucio Fabi 1914-1918 scampare la guerra. Renitenza, autolesionismo, comportamenti individuali e collettivi di fuga e la giustizia militare nella grande guerra Centro culturale pubblico polivalente, 1994.

Voci correlate