Giovanni Gualberto: differenze tra le versioni
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Giovanni, figlio di Gualberto e di Willa degli Aldobrandeschi, nacque probabilmente a [[Firenze]] o secondo altre fonti nel castello chiamato [[villa di Poggio Petroio]], in [[val di Pesa]], nel 985 o comunque prima dell'anno [[1000|mille]] dalla nobile famiglia dei [[Visdomini]] o, secondo altre fonti, da quella dei [[Buondelmonti]]. Suo fratello Ugo venne assassinato e secondo i costumi del tempo Giovanni fu chiamato a vendicarne la morte con l'uccisione del rivale. La vendetta si doveva consumare fuori [[porta San Miniato]] a Firenze, ma secondo la leggenda agiografica, il suo avversario si inginocchiò e messo le braccia in forma di croce invocò pietà. Giovanni gettò la spada e concesse il perdono. |
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A quel punto Giovanni, secondo la tradizione, andò nel [[San Miniato al Monte|monastero di San Miniato]] in preghiera e il [[crocifisso]] lì presente avrebbe fatto segno, con il capo, di approvazione. Dopodiché Giovanni si ritirò all'interno del monastero [[Benedettini|benedettino]] annesso. Una volta diventato [[monachesimo|monaco]] il suo impegno si diresse a difendere la [[Chiesa cattolica|Chiesa]] dalla [[simonia]] e dal [[nicolaismo]]. I suoi primi avversari furono il suo stesso [[abate]], Oberto, nominato suo superiore dopo la morte dell'abate Leone, nel 1034<ref>{{cita libro|url=http://www.ersaf.lombardia.it/upload/ersaf/pubblicazioni/i_vallombrosani_in_lombardia_13383_617.pdf|titolo=I vallombrosiani in Lombardia|autore=Francesco Salvestrini|autore2=Enrico Sartoni|editore=Regione Lombardia|anno=2011|p=14|accesso=23 settembre 2017|dataarchivio=23 settembre 2017|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20170923153315/http://www.ersaf.lombardia.it/upload/ersaf/pubblicazioni/i_vallombrosani_in_lombardia_13383_617.pdf|urlmorto=sì}}</ref> e il [[vescovo di Firenze]], [[Atto I|Atto]], entrambi [[simonia]]ci. Non essendo incline ai compromessi, e confortato dal monaco [[Teuzzone (monaco)|Teuzzone]]<ref>{{cita libro|url=https://books.google.it/books?id=iLRHHXtUy7sC&pg=PA167&lpg=PA167&dq=Teuzzone++monaco&source=bl&ots=TNJXNJ-lS3&sig=Whpl3zLpFKcBluVzqbjmvqKCVI8&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwj9k7Gm9rrWAhXPKFAKHQoPDhIQ6AEIMTAE#v=onepage&q=Teuzzone%20%20monaco&f=false|titolo=Vite de santi e beati fiorentini|autore=Giuseppe Maria Brocchi|editore=Gaetano Albizzini}}</ref> e non riuscendo ad allontanarli dalla città preferì ritirarsi in solitudine. Nel [[1036]] dopo varie peregrinazioni insieme ad alcuni monaci giunse a [[Vallombrosa]], conosciuta allora come Acquabella. |
A quel punto Giovanni, secondo la tradizione, andò nel [[San Miniato al Monte|monastero di San Miniato]] in preghiera e il [[crocifisso]] lì presente avrebbe fatto segno, con il capo, di approvazione. Dopodiché Giovanni si ritirò all'interno del monastero [[Benedettini|benedettino]] annesso. Una volta diventato [[monachesimo|monaco]] il suo impegno si diresse a difendere la [[Chiesa cattolica|Chiesa]] dalla [[simonia]] e dal [[nicolaismo]]. I suoi primi avversari furono il suo stesso [[abate]], Oberto, nominato suo superiore dopo la morte dell'abate Leone, nel 1034<ref>{{cita libro|url=http://www.ersaf.lombardia.it/upload/ersaf/pubblicazioni/i_vallombrosani_in_lombardia_13383_617.pdf|titolo=I vallombrosiani in Lombardia|autore=Francesco Salvestrini|autore2=Enrico Sartoni|editore=Regione Lombardia|anno=2011|p=14|accesso=23 settembre 2017|dataarchivio=23 settembre 2017|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20170923153315/http://www.ersaf.lombardia.it/upload/ersaf/pubblicazioni/i_vallombrosani_in_lombardia_13383_617.pdf|urlmorto=sì}}</ref> e il [[vescovo di Firenze]], [[Atto I|Atto]], entrambi [[simonia]]ci. Non essendo incline ai compromessi, e confortato dal monaco [[Teuzzone (monaco)|Teuzzone]]<ref>{{cita libro|url=https://books.google.it/books?id=iLRHHXtUy7sC&pg=PA167&lpg=PA167&dq=Teuzzone++monaco&source=bl&ots=TNJXNJ-lS3&sig=Whpl3zLpFKcBluVzqbjmvqKCVI8&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwj9k7Gm9rrWAhXPKFAKHQoPDhIQ6AEIMTAE#v=onepage&q=Teuzzone%20%20monaco&f=false|titolo=Vite de santi e beati fiorentini|autore=Giuseppe Maria Brocchi|editore=Gaetano Albizzini}}</ref> e non riuscendo ad allontanarli dalla città preferì ritirarsi in solitudine. Nel [[1036]] dopo varie peregrinazioni insieme ad alcuni monaci giunse a [[Vallombrosa]], conosciuta allora come Acquabella. |
Versione delle 10:35, 17 apr 2024
San Giovanni Gualberto | |
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Tavola di polittico di Luca di Tommè | |
Abate | |
Nascita | Villa di Poggio Petroio, 995 |
Morte | Badia a Passignano, 12 luglio 1073 |
Venerato da | Chiesa cattolica |
Canonizzazione | Roma, 1193 da papa Celestino III |
Santuario principale | Abbazia di Vallombrosa |
Ricorrenza | 12 luglio |
Patrono di | forestali e selvicoltori d'Italia |
San Giovanni Gualberto (Villa di Poggio Petroio, 995 – Abbazia di San Michele Arcangelo a Passignano, 12 luglio 1073) è stato un monaco italiano, fondatore della Congregazione vallombrosana.
Biografia
Giovanni, figlio di Gualberto e di Willa degli Aldobrandeschi, nacque probabilmente a Firenze o secondo altre fonti nel castello chiamato villa di Poggio Petroio, in val di Pesa, nel 985 o comunque prima dell'anno mille dalla nobile famiglia dei Visdomini o, secondo altre fonti, da quella dei Buondelmonti. Suo fratello Ugo venne assassinato e secondo i costumi del tempo Giovanni fu chiamato a vendicarne la morte con l'uccisione del rivale. La vendetta si doveva consumare fuori porta San Miniato a Firenze, ma secondo la leggenda agiografica, il suo avversario si inginocchiò e messo le braccia in forma di croce invocò pietà. Giovanni gettò la spada e concesse il perdono.
A quel punto Giovanni, secondo la tradizione, andò nel monastero di San Miniato in preghiera e il crocifisso lì presente avrebbe fatto segno, con il capo, di approvazione. Dopodiché Giovanni si ritirò all'interno del monastero benedettino annesso. Una volta diventato monaco il suo impegno si diresse a difendere la Chiesa dalla simonia e dal nicolaismo. I suoi primi avversari furono il suo stesso abate, Oberto, nominato suo superiore dopo la morte dell'abate Leone, nel 1034[1] e il vescovo di Firenze, Atto, entrambi simoniaci. Non essendo incline ai compromessi, e confortato dal monaco Teuzzone[2] e non riuscendo ad allontanarli dalla città preferì ritirarsi in solitudine. Nel 1036 dopo varie peregrinazioni insieme ad alcuni monaci giunse a Vallombrosa, conosciuta allora come Acquabella.
Nonostante la solitudine però il suo ideale monastico rimaneva quello cenobitico, com'è presentato dalla Regola benedettina. A Vallombrosa la Regola fu applicata in una forma inedita, quella poi detta vallombrosana. I monaci, con la preghiera, si preparavano all'intervento diretto con gli affari di Firenze. Qui il loro antagonista era il nuovo vescovo Pietro Mezzabarba, succeduto ad Atto e simoniaco anch'egli. La vittoria dei monaci avvenne sia grazie all'appoggio del partito della riforma sia grazie alla leggenda dell'ordalia (giudizio di Dio) di Badia a Settimo. Qui il monaco Pietro avrebbe attraversato indenne il fuoco dimostrando il favore divino e per questo fu detto "Igneo". Dopo l'approvazione papale, i vallombrosani conobbero un periodo di grande crescita.
Giovanni Gualberto morì nella badia di Passignano, un monastero che aveva accettato la sua Regola. Le sue reliquie erano conservate nel monastero di San Salvi presso Firenze, ma in occasione dell'assedio furono spostate a Passignano. In quell'occasione andò praticamente distrutto il sarcofago scolpito da Benedetto da Rovezzano, i cui frammenti sono oggi conservati nel Museo del cenacolo di Andrea del Sarto. Fu canonizzato nel 1193 da papa Celestino III; nel 1951 papa Pio XII lo dichiarò patrono del Corpo forestale italiano.
Iconografia
Gli episodi salienti della vita di san Giovanni Gualberto sono rappresentati in una serie di affreschi, opera di Livio Modigliani, che decorano le lunette del chiostro dell'abbazia di San Mercuriale a Forlì, che fu a lungo sede di un monastero vallombrosano.
A Firenze, un grande affresco di San Giovanni Gualberto in cattedra si trova nella chiesa vallombrosana di Santa Trinita ed è opera di Neri di Bicci.
Note
- ^ Francesco Salvestrini e Enrico Sartoni, I vallombrosiani in Lombardia (PDF), Regione Lombardia, 2011, p. 14. URL consultato il 23 settembre 2017 (archiviato dall'url originale il 23 settembre 2017).
- ^ Giuseppe Maria Brocchi, Vite de santi e beati fiorentini, Gaetano Albizzini.
Bibliografia
- C.C. Calzolai (a cura di), La chiesa fiorentina, Curia arcivescovile, Firenze 1970.
- Giovanni Spinelli, G. Rossi, Alle origini di Vallombrosa. Giovanni Gualberto nella società dell'XI secolo, 1985, ISBN 8816770066.
- Francesco Salvestrini e Enrico Sartoni, I vallombrosiani in Lombardia (PDF), Regione Lombardia, 2011. URL consultato il 23 settembre 2017 (archiviato dall'url originale il 23 settembre 2017).
- Approfondimenti
- Bernardo Giambullari, Storia e miracoli di San Giovanni Gualberto, Firenze, Bartolomeo de' Libri, circa 1500.
Voci correlate
Altri progetti
- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Giovanni Gualberto
Collegamenti esterni
- Giovanni Gualbèrto, su sapere.it, De Agostini.
- Antonella Degl'Innocenti, GIOVANNI GUALBERTO, santo, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 56, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2001.
- Opere di Giovanni Gualberto, su MLOL, Horizons Unlimited.
- Giovanni Gualberto, su Santi, beati e testimoni, santiebeati.it.
- San Giovanni Gualberto e le origini dei vallombrosani, su badia-a-passignano.com.
Controllo di autorità | VIAF (EN) 64818224 · ISNI (EN) 0000 0000 1046 1143 · CERL cnp00406263 · LCCN (EN) n85152848 · GND (DE) 119479303 · WorldCat Identities (EN) viaf-64818224 |
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