Sala dei Giganti (Padova)

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Voce principale: Palazzo Liviano.
Sala dei Giganti
Veduta d'insieme della sala
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
LocalitàPadova
IndirizzoPiazza Capitaniato
Coordinate45°24′27.4″N 11°52′18.73″E / 45.40761°N 11.87187°E45.40761; 11.87187
Informazioni generali
CondizioniIn uso

La Sala dei Giganti (in latino Aula Virorum Illustrium) è un ambiente affrescato, facente parte del Palazzo Liviano, un edificio situato in Piazza Capitaniato, nel centro storico della città di Padova.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

In epoca tardo medievale, la Sala dei Giganti era uno degli ambienti di rappresentanza della Reggia Carrarese, palazzo dei signori di Padova. Per volontà di Francesco I da Carrara la sala venne decorata con un elaborato ciclo di affreschi che aveva per tema quello di rappresentare uomini illustri della storia antica, attraverso l'associazione di imagines e tituli o elogia,ovvero rappresentazioni di figure umane e di scene narrative accompagnate da dei testi descrittivi. Il programma iconografico fu curato dal celebre poeta aretino Francesco Petrarca, intimo amico del Carrarese, stabilitosi definitivamente a Padova dal 1368, sulla base del suo testo De Viris Illustribus. Il ciclo decorativo trecentesco fu probabilmente concluso entro il 1379; esso però è stato quasi completamente perduto se non per un unico lacerto, costituito dal riquadro con il ritratto del Petrarca che si trova sulla parete finestrata ad est. Questo fatto, congiuntamente all'assenza di fonti documentarie certe, hanno reso difficile stabilire chi si è occupato del lavoro: oltre ai nomi certi di Altichiero da Zevio, Jacopo Avanzi e un non meglio identificato Ottaviano da Brescia, è stata ipotizzata anche la partecipazione di Guariento di Arpo, già attivo alla Reggia Carrarese, che però probabilmente prese parte unicamente ai lavori iniziali, risultando già morto nel 1369.

Con l'assoggettamento di Padova da parte della Repubblica di Venezia nel 1405 e la fine della dinastia dei Carraresi, il palazzo divenne sede del Capitanio, l'autorità preposta al comando militare della città. Per causa di una cattiva manutenzione e dei diversi usi a cui fu destinata, la sala giunse al Cinquecento in un rovinoso stato di conservazione. Fortunatamente, la nomina di Girolamo Corner, discendente del ramo gentilizio dei Corner discendente da Caterina Cornaro, a capitano della città nel 1539 inaugurò un nuovo destino per la sala. Durante gli anni del suo capitaniato, tra il 1539 ed il 1540, la Sala dei Giganti subì un consolidamento e restauro della struttura architettonica. Essa venne inoltre ampliata in larghezza ed il soffitto venne rialzato; risalgono a quell'epoca le due aperture finestrate a triplo fornice collocate sui lati corti, attribuite all'architetto Michele Sanmicheli. Su commissione del Corner, venne anche eseguito un nuovo ciclo di affreschi. il cui tema riprende e amplia quello di epoca carrarese. Il nuovo programma iconografico fu stilato dall'umanista Alessandro Maggi da Bassano[1], per quanto concerne la selezione degli uomini illustri e le scelte iconografiche, e da Giovanni Cavazza, che si occupò invece della stesura degli elogia. Per quanto concerne il contributo più prettamente artistico, parteciparono alla realizzazione del nuovo ciclo affrescato Domenico Campagnola, Stefano dall'Arzere e Gualtiero Padovano. La critica è inoltre pressoché concorde nel riconoscere le mani di Giuseppe Porta e del Lambert Sustris, attivi a Padova dal 1541, nelle figure di Tullo Ostilio, Antonino Pio e dei rispettivi monocromi.[2]

La Sala dei Giganti è da sempre legata alla storia di Padova. Nei primi due secoli di dominazione veneziana era utilizzata come spazio di assemblea e riunione per le truppe che presidiavano la città. Essa inoltre aveva delle precise funzioni connesse all'Università: come racconta il Vasari[3], nel Cinquecento, tra le sue pareti si ospitavano feste per gli studenti dell'Ateneo. Inoltre, dal 1632 al 1912 fu qui allestito il primo nucleo della Biblioteca Universitaria, poi trasferita in via San Biagio. Nell'estate del 1922 un uragano ruppe le finestre della sala, che per alcuni anni rimase in stato di abbandono[4].

Attualmente la sala fa parte del complesso di Palazzo Liviano, costruito a partire dagli anni '30 su progetto dell'architetto e designer milanese Gio Ponti per volontà del rettore dell'Università degli Studi di Padova dell'epoca, il veronese Carlo Anti.

La sala ha subito nel tempo diversi restauri, il più recente dei quali, concluso nel 2008, ha riportato gli affreschi al loro splendore iniziale.

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

La sala si presenta come un'ampia aula dalla planimetria insolita, di forma pressoché trapezoidale: infatti, i due lati finestrati hanno lunghezze differenti così come la parete nord risulta "spezzata" e leggermente rientrante nella metà rivolta verso est.

La decorazione ad affresco interessa l'intera superficie delle pareti, dalla base fino al soffitto. I lati lunghi sono ritmati da una possente griglia architettonica dipinta ad imitare un colonnato con alti plinti decorati con finte specchiature marmoree; al suo interno si alternano nicchie coronate da festoni di verzura ed ampie aperture a fondo vuoto o con paesaggi campestri e collinari resi con semplicità. All'interno di questa partitura si inseriscono i diversi uomini illustri, a grandezza naturale, ognuno indicato con il suo nome latino. Ciascun personaggio è rispettivamente accompagnato da un elogium latino in prosa, in cui vengono ripercorsi i punti salienti della sua biografia, così come da un pannello a monocromo, che illustra ed integra alcune delle vicende sopra narrate, collocati entrambi nel basamento sottostante le figure. Il colonnato sorregge un architrave, sormontato a sua volta da un elaborato fregio continuo in cui, tra foglie d'acanto e girali vegetali, si inseriscono delle figure maschili e femminili di dimensioni nettamente minori rispetto ai Giganti, rese a grisaille. Esse rappresentano diverse divinità del pantheon greco-romano così come allegorie delle virtù cardinali e teologali, connesse tra loro da una ricca simbologia che attinge tanto alla tradizione classica quanto al neoplatonismo di matrice rinascimentale. In questa successione compaiono anche le riproduzioni dipinte di diversi stemmi araldici, tra cui si riconoscono in particolare quello della famiglia Corner e quello della casata imperiale d'Asburgo. Lo schema architettonico si semplifica lungo le pareti corte, dove permane solo il fregio mentre il colonnato viene a scomparire. Sui pilastri tra un finestrone e l'altro, lungo i lati minori, trovano posto inoltre alternativamente due leoni marciani in posa araldica, lo scudo a croce rossa su campo bianco della città di Padova e lo stemma del doge dell'epoca, Pietro Lando. Merita una menzione di pregio anche il soffitto ligneo a cassettoni, caratterizzato da cornici a treccia che inquadrano rosoni in pannelli ottagonali, pannelli rettangolari decorati con intrecci vegetali, mascheroni, grottesche e pannelli quadrati con volti umani ritratti di profilo, di chiara ispirazione numismatica.

La parete sud.

La Sala dei Giganti di Padova ospita in tutto 50 Uomini Illustri, inseriti in un quadro temporale che va dalla fondazione di Roma fino all'epoca prerinascimentale, anche se non sempre i protagonisti si susseguono rispettando l'ordine cronologico di esistenza. Sui lati lunghi trovano posto 44 uomini di governo, appartenenti alla sfera politica e civile della storia romana; si suddividono a loro volta in 16 re ed imperatori, isolati all'interno delle nicchie, e 28 uomini della Repubblica, collocati nei vani aperti a gruppi di due o di tre. Questa porzione del ciclo si apre con la figura di Romolo, collocata all'estremità occidentale della parete nord, e si conclude con Carlo Magno, allo stesso angolo della parete opposta. Sulle pareti corte invece si trovano 6 uomini di lettere, appartenenti all'epoca antica e a quella moderna e tutti particolarmente significativi per la storia di Padova. Ad eccezione dei letterati, la maggioranza dei Giganti indossa abiti militari, in virtù delle imprese militari a cui sono legati i loro nomi, ed esibisce uno o più attributi che trovano risonanza con le stesse. Rispetto al ciclo di età carrarese, che constava di 36 uomini illustri (4 re di Roma, 24 uomini della Repubblica, 5 uomini dell'impero e 3 condottieri esterni alla storia romana ovvero Alessandro Magno, Pirro e Annibale) quello commissionato da Girolamo Corner risulta sensibilmente ampliato. Risulta chiaro il significato attribuito ai soggetti; come accade in numerosi altri esempi contemporanei, anche nel caso padovano essi rappresentano modelli di virtù politica, culturale e morale, esempi utili ad esaltare e rimarcare il buon governo illuminato della Repubblica Veneziana. In questo insieme, apparentemente di facile lettura, si inseriscono tuttavia anche rimandi di altro genere. L'inserimento di figure di letterati di origine padovana sia antichi, come Lucio Arrunzio Stella, che moderni,come Francesco Zabarella, è un rimando al vivace ambiente culturale della città e trasversalmente al mondo universitario, dove si formavano i futuri funzionari della Repubblica e che in quel momento storico stava vivendo il suo massimo splendore. Singolare è l'inserimento, tra gli imperatori, delle figure di Antonio Pio, Marco Aurelio e dei più tardi Costantino, Teodosio e Carlo Magno, una scelta dal chiaro valore politico. Essi alludono alla traslatio imperii dai Cesari a Carlo V d'Asburgo, e quindi dall'Impero Romano al Sacro Romano Impero Germanico, con il quale la Serenissima Repubblica aveva intessuto precisi legami politici di fedeltà e tacita sottomissione.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ MAGGI, Alessandro in "Dizionario Biografico", su treccani.it. URL consultato l'11 giugno 2020.
  2. ^ Bodon, Giulio., Elisabetta Saccomani, "Parrà che Roma propria si sia trasferita a Padova". Le pitture cinquecentesche. Il contesto artistico, gli artefici., in Heroum imagines : la Sala dei Giganti a Padova : un monumento della tradizione classica e della cultura antiquaria, Istituto veneto di scienze, lettere ed arti, 2009, ISBN 978-88-95996-06-6, OCLC 430347411. URL consultato il 13 luglio 2020.
  3. ^ «la sala degl’imperadori romani, dove nel tempo di carnovale vanno gli scolari a danzare»,in "Vita di Vittore Scarpaccio et altri pittori viniziani e lombardi" Giorgio Vasari, Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti, E-text, 1º marzo 2018, ISBN 978-88-281-0090-4. URL consultato l'11 giugno 2020.
  4. ^ Bruno Brunelli, Una sala dimenticata, Le Vie d'Italia n.2, febbraio 1925

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Giulio Bodon, Heroum Imagines. La Sala dei Giganti a Padova, Istituto Veneto di Scienze ed Arti, Venezia, 2009
  • Giorgio Vasari, Le vite de' più eccellenti architetti, pittori, et scultori italiani, da Cimabue insino a' tempi nostri. (Nell'edizione per i tipi di Lorenzo Torrentino, prima ed. Firenze 1550), a cura di L. Bellosi, A. Rossi, Einaudi, 2015
  • Giacomo Zabarella, 1674, Aula Heroum sive Fasti Romanorum, Patavii

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