Ranoidea caerulea

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Raganella di White
Ranoidea caerulea
Stato di conservazione
Rischio minimo[1]
Classificazione scientifica
Dominio Eukaryota
Regno Animalia
Phylum Chordata
Classe Amphibia
Sottoclasse Lissamphibia
Ordine Anura
Famiglia Pelodryadidae
Genere Ranoidea
Specie R. caerulea
Nomenclatura binomiale
Ranoidea caerulea
(White, 1790)
Areale

La raganella cerulea australiana (Ranoidea caerulea (White, 1790)), conosciuta anche come raganella verde australiana o raganella di White,è un anfibio della famiglia Pelodryadidae.[2]

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Ranoidea caerulea che dorme.

Rispetto agli altri componenti della famiglia Pelodryadidae, ha dimensioni maggiori (6–12 cm di lunghezza), con le femmine che sono in media più grandi dei maschi.

La colorazione del mantello dorsale va dal verde-bluastro al verde smeraldo fino ad diventare quasi completamente azzurra, occasionalmente con macchie bianche o dorate sui fianchi; in alcuni esemplari è presente una striscia bianca che va dall'angolo della bocca alla spalla. La superficie ventrale è invece color bianco crema ed è ricca di tessuto ghiandolare. I maschi hanno un sacco vocale grigio che si trova sotto la gola.

Come la maggior parte delle raganelle, possiede dischi adesivi sulle dita; le dita degli arti anteriori sono parzialmente palmate, quelle posteriori lo sono quasi completamente. Il secondo dito tende ad essere più lungo del primo.

L'occhio ha una pupilla orizzontale (mentre la gran parte degli ilidi cel'hanno verticale).

La pelle è ricoperta da una spessa cuticola che permette di trattenere l'umidità.[3]

Distribuzione e habitat[modifica | modifica wikitesto]

L. caerulea è diffusa in Australia (dall'Australia Occidentale, attraverso Territorio del Nord, Queensland, Nuovo Galles del Sud settentrionale e centrale, sino alla parte nord-orientale dell'Australia Meridionale), nonché in ristrette aree di Indonesia e Papua Nuova Guinea[4].

Si trova in diversi habitat forestali, in genere vicino a ruscelli e paludi, ma anche in boschi collinari, spesso lontano dall'acqua. Non è infrequente incontrarla anche in ambienti domestici quali cisterne e bagni.[5]

Biologia[modifica | modifica wikitesto]

Alimentazione[modifica | modifica wikitesto]

La raganella cerulea è una cacciatrice notturna e si nutre principalmente di insetti e piccoli invertebrati.

Riproduzione[modifica | modifica wikitesto]

Girino

Il richiamo del maschio è simile al gracchiare di una cornacchia.[6]

L'accoppiamento avviene da novembre a febbraio. La femmina depone sulla superficie dell'acqua da 200 a 2000 uova, che si schiudono in genere entro 24 ore. Lo sviluppo dei girini si completa in genere entro 6 settimane.[5]

L'aspettativa di vita media di questa specie è di circa 16 anni.[7]

Come animale da compagnia[modifica | modifica wikitesto]

La raganella di White è una delle rane più popolari come animali da compagnia in tutto il mondo.

Importanza per l'uomo[modifica | modifica wikitesto]

Questa rana è importante in campo medico: la sua pelle produce diversi utili composti antibatterici e antivirali e una sostanza, la ceruleina, che è stata impiegata per il trattamento dell'ipertensione.[8]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (EN) Jean-Marc Hero, Stephen Richards, Richard Retallick, Paul Horner, John Clarke, Ed Meyer 2004, Ranoidea caerulea, su IUCN Red List of Threatened Species, Versione 2020.2, IUCN, 2020.
  2. ^ (EN) Frost D.R. et al., Litoria caerulea (White, 1790), in Amphibian Species of the World: an Online Reference. Version 6.0, New York, American Museum of Natural History, 2014. URL consultato il 24 luglio 2017.
  3. ^ Bruin T, Litoria caerulea, su Animal Diversity Web, 2000. URL consultato il 24 maggio 2010.
  4. ^ IUCN, Litoria caerulea range map, su iucnredlist.org.
  5. ^ a b Litoria caerulea, su AmphibiaWeb: Information on amphibian biology and conservation.
  6. ^ Litoria caerulea call details, su AmphibiaWeb: Information on amphibian biology and conservation.
  7. ^ Duellman W., Trueb L., Biology of Amphibians, Baltimore, Maryland, McGraw-Hill Publishing Company, 1986.
  8. ^ Abba J. Kastin, Handbook of biologically active peptides, Elsevier Inc., 2006, ISBN 0-12-369442-6.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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