Nur Jahan

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Mihru-ur-Nissa bint Mirza Ghiyas Beg
Padshah Begum, Nur Mahal, Nur Jahan
In carica1611-1627
PredecessoreSaliha Banu Begum
SuccessoreMumtaz Mahal
NascitaKandahar, 6 settembre 993 H/1577 d.C.
MorteLahore, 1063 H/1645 d.C.
DinastiaTimuride (per matrimonio)
PadreMirza Ghiyas Beg (?-1622)
MadreAsmat Begum (?-1621)
ConsorteSher Afgan Khan (m.1594–1607); Jahangir (m.1611–1627)
FigliMirh-ur-Nissa Ladli Begum (1605-?)
ReligioneIslam

Mihr-ur-Nissa Bint Mirza Ghiyas Beg (in urdu: مهر النسا, in persiano: مهر النسا, in hindi: मेहर उल नीसा, ossia “Sole tra le Donne”) (Kandahar, 31 maggio 1577Lahore, 18 dicembre 1645), è stata Nur Jahan (in urdu: نور جهان, in persiano: نور جهان, in hindi: नर्स जहान), la donna più potente della storia dell’India del XVII secolo, regnando indiscussa sul vasto impero Mughal per oltre 15 anni, paragonabile alla sua coeva la regina Elisabetta I d'Inghilterra (1533-1603)[1].

Vita[modifica | modifica wikitesto]

Origini familiari[modifica | modifica wikitesto]

Nata Mihru-un-Nissa (anche Mehrunissa)[2], era l’ultima e unica femmina dei cinque figli di Mirza Ghiyas Beg (?-1622) e di Asma Begum[3] (?-1621), aristocratica famiglia persiana di funzionari, ufficiali e poeti. Il nonno paterno era il poeta Hejri (aka Khwaja Muhammad-Sharif) (?-1576/77) ministro del sovrano persiano Scià Tahmasp I (1514 - 1576); mentre, il nonno materno era Mirza Ala-ud-Daula Aqa Mulla, capo del clan Aqa Mulla[4], noto per il suo raffinato livello culturale.

Mehrunissa nacque nel 1577, pochi mesi dopo che la famiglia si trasferì definitivamente da Teheran a Kandahar, allora provincia del Hindustan[5], territorio governato dai Mughal. Dove Mihra Ghiyas Beg[6] fu a servizio, prima dell’imperatore Akbar (1542– 1605), come tesoriere della provincia di Kabul (c.1579-1605), poi dell’imperatore Jahangir (1569 -1627), suo futuro genero.

Giovinezza[modifica | modifica wikitesto]

Mehrunissa venne educata alle lingue, la musica e la danza[7]. Oltre a diversi sport d’élite come il polo, la scherma e il tiro con l’arco[8]. Era un'esperta calligrafa (in arabo e sanscrito) e appassionata “designer”. È documentato che abbia realizzato gioielli, profumi, abiti[7] e perfino alcuni edifici[9].

A diciassette anni, nel 1594 secondo lo storico Heinrich Blochmann[10][7], Mehrunissa venne data in sposa a Sher Afhgan Khan (?-1607), un jagirdar dell'impero Mughal. Nel 1605 nacque la loro unica figlia Mihr-ur-Nissa Begum, conosciuta anche come Ladli Begun. Nel 1607 rimasta vedova, Merhrunissa entrò a far parte del harem reale della regina-madre Ruqaiya Sultan Begum (circa 1542 - 1626), sua futura suocera.

La sua permanenza nel harem[11], le permise di immergersi in una realtà i cui meccanismi la portarono a diventare unica nel suo genere. È noto che in poco tempo ne divenne un leader[12], molto apprezzato dalle altre donne[13].

Nur Janan[modifica | modifica wikitesto]

Shalimar Bagh nella città di Srinagar in Kashmir, è uno dei giardini moghul fatti realizzati da Nur Jahan

Secondo il cronista di corte Mu’tamid Khan[14], nel maggio del 1611 “Nur Mahal (la luce del palazzo)” fu incoronata imperatrice consorte dell’imperatore Mughal Nur-ud-din Muhammad Salim, conosciuto semplicemente come Jahangir. Matrimonio che verrà ricordato da tutti gli storici come una grande storia d’amore[15] e di collaborazione[16]. Primo tra tutti, Jangir stesso nel 1614 sul suo manoscritto autobigrafico “Tuzuk-e-Jahangiri”, scrisse: «per due coppe di vino e una minestra ho lasciato il mio impero alla mia amata» e ancora «compagna sensibile, cacciatrice esperta, ottima consigliera e diplomatica».[13]

Da subito, Nur Mahal ottenne dei diritti impensabili per le donne dell’epoca: aveva il controllo sulla zenana (i diversi quartieri femminili del palazzo reale)[11], accompagnava il sovrano nei suoi viaggi di caccia o d’affari, ordinava e organizzava ogni cosa relativa a Jahangir. Patrona delle arti e della cultura, fu un’icona di stile e raffinatezza[17], nota anche per la sua generosità verso i bisognosi e per la carità pubblica. Furono costruire in suo onore città, moschee e palazzi. I famosi giardini di Achabal in Kashmir furono ideati e progettati da lei stessa[7]. Dopo la sua nomina a “Nur Jahan (la luce del mondo)”, nel 1616, la co-reggenza divenne legale. Secondo il cronista di corte Muhammad Hadi, all’imperatrice venne dato un sigillo reale con cui firmare, potere decisionale sul "diwan al-malaki" (assemblea reale) e sull’esercito. E nel 1617, fu perfino coniata una moneta d’argento[18] che portava il suo nome. Tutto ciò accentuò sempre più il suo potere politico e decisionale sull’impero, cosa non gradita da molti illustri funzionari dell’epoca e neanche dai “mullah” religiosi. Il cronista reale Muhammad Hadi[13] annotò che non le fu mai dedicata alcuna “khodba” del venerdì, cosa fondamentale per ufficializzare una reggenza.

Nur Janan Junta[modifica | modifica wikitesto]

La manovra politica più audace di Nur Jahan fu la “junta”[19], ossia l’assunzione dei suoi familiare nelle posizioni più delicate dell’impero, tra il 1611 al 1627. Tra i fedelissimi più prossimi alla moglie, Jahangir assunse[7]:

  • Mirza Ghias Beg, padre di Nur Jahan, come Gran Visier (1611-1622).
  • Asmaa Bagun, madre di Nur Jahan, come Darogha Bagun (gran matrona) del harem reale (1611-1621).
  • Asaf Khan, fratello di Nur Jahan, come Wakil (capo dei funzionari delle tasse Mughul), (1611-1627).

Nur Jahan cercò di garantire alla sua famiglia un futuro di rilievo nell’impero Mughal, combinando i matrimoni di sua figlia Ladli Begun[20] con il principe Shahryar (1605-1628) e di sua nipote Arjumand Banu Begum[20] (futura Mumtaz Mahal) con il Prince Khurram (futuro Shah Jahan). La preferenza di Nur Jahan per il principe Shahryar, come marito di sua figlia e come futuro imperatore[21], fu la causa di pesanti dissapori[22] tra Jahangir e suo figlio Shah Jahan.

Esilio[modifica | modifica wikitesto]

Alla morte di Jahangir nel 1627, l’odio[23] che diversi membri della famiglia reale covavano contro Nur Jahan esplose inesorabilmente. Asaf Khan e Shah Jahan si allearono, uccidendo Sharyar ed esiliando[22][17] a vita Nur Jahan e Ladli Bangun, nel palazzo di Lahore. Secondo lo storico Lal Ruby, è possibile che Shah Jahan si fosse appellato alla “fitna[24] per riuscire ad avere l’approvazione del diwan al-malaki contro Nur Jahan e che ciò sia evidente nelle dichiarazioni presenti nel Shahjahannama ("Le Cronologie di Shah Jahan") del XVII secolo. Nur Jahan morì nel 1645, dopo diciotto anni di vita molto ritirata[17]; venne sepolta vicino al marito, nel suo mausoleo di Lahore. L’epigrafe sulla sua lapide dice: ” Sulla tomba di questo povero sconosciuto, giammai lampada né rosa. Né ala di farfalla venga bruciata ne canto d’usignolo udito”[25]

Titoli[modifica | modifica wikitesto]

Nel manoscritto ” Iqbal Nama”, il cronista di corte Mu’tamid Khan annotò i seguenti titoli:

  • Padshah Begum (la signora imperatore),
  • Nur Mahal (la luce del palazzo)
  • Nur Jahan Begum (la signora luce della terra)
  • Nur Jahan (la luce del mondo)

Fonti storiche[modifica | modifica wikitesto]

Secondo lo storico Lal Ruby[26], la figura di Nur Jahan è stata volutamente screditata e distorta nel tempo ed a ciò ha contribuito in primis il manoscritto “Shahjahannama (le Cronologie di Shah Jahan) del XVII secolo, scritto dallo storico Inayat Khan per volere di Shah Jahan; in altri testi dello stesso periodo, l’imperatrice viene definita una "manipolatrice ambiziosa, che governava al posto di un imperatore dipendente dalle droghe e dall’alcool"[27][28] Nel 1615 Sir Thomas Roe[29], ambasciatore di re Giacomo I d'Inghilterra (1566 - 1625), definì Nur Jahan “la dea dell'empietà pagana”[30], dopo averla vista in azione nelle imprese di Gujaart e Malwa[31]. Mentre della relazione tra i due reggenti, asseri’: “ella lo comanda e lo adula a suo piacimento”[3]. Nel XIX secolo e durante il periodo coloniale, poi, si sottolinearono solo gli aspetti amorosi ed erotici della coppia reale, ommettendo del tutto il potere di Nur Jahan come sovrana[31].

Cultura popolare[modifica | modifica wikitesto]

La leggendaria storia d’amore, tra Nur Jahan e Jangir, è ancora vivissima nell’immaginario collettivo dei moderni paesi dell’antico Hindustan: Afghanistan, Pakistan, India e Bangladesh[5]. Sono stati realizzati centinaia di libri, film, serie tv[32].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ world-asia-india-45319055
  2. ^ nur-jahan-1577-1645
  3. ^ a b https://www.livemint.com/
  4. ^ Ellison Banks Findly, Nur Jahan, Empress of Mughal India, Oxford University Press, p. 9. 1993
  5. ^ a b india-pakistan-bangladesh-map.html
  6. ^ https://www.danitadelimont.com/results.asp?searchtxtkeys=Tomb%20Of%20Mirza%20Ghiyas%20Beg
  7. ^ a b c d e Malika-V-Nur-Jahan
  8. ^ https://www.dawn.com/news/1393959
  9. ^ Copia archiviata, su sites.ualberta.ca. URL consultato il 14 giugno 2019 (archiviato dall'url originale il 1º marzo 2017).
  10. ^ Inb Mubarak, Abu'L-Fazl, “Akbar Nama (gli annali dell'Imperatore Akbar)", 1594, tradotti in inglese da Heinrich Blochmann nel XVIII secolo
  11. ^ a b [1]
  12. ^ https://www.encyclopedia.com/women/encyclopedias-almanacs-transcripts-and-maps/nur-jahan-1577-1645
  13. ^ a b c Jahangir, Nur-ud-din Muhamad, Khan Mu'tamad, Muhammad Hadi, "Tuzuk-e-Jahangiri (Chronicle of Jahangir)", 1627, first printed in 1863 in Ghazipur.
  14. ^ Mu'tamid Khan, "Iqbal Nama-i Jahangiri", Calcutta, 1865.
  15. ^ http://www.goodtimes.com.pk/memorable-romance-jahangir-nur-jahan/
  16. ^ smartbitchestrashybooks.com
  17. ^ a b c heroine11.html
  18. ^ Copia archiviata, su anwarscoincollection.com. URL consultato il 14 giugno 2019 (archiviato dall'url originale l'11 maggio 2019).
  19. ^ (EN) S. Nurul Hasan, "The Theory of the Nur Jahan 'Junta'. A Critical Examination", Indian History Congress. Vol. 21 (1958), pp. 324-335, https://www.jstor.org/stable/44145220
  20. ^ a b Womeninpower1600.htm
  21. ^ Balaji Sadasivan, The Dancing Girl: A History of Early India, Singapore, Institute of Southeast Asian Studies, Singapore, 2001, p. 279.
  22. ^ a b http://www.historydiscussion.net/history-of-india/nur-jahan/nur-jahans-influence-on-history-and-politics-of-india/6605
  23. ^ https://angel1900.wordpress.com/2018/06/04/empress-nur-jahan-a-life-of-ambition/
  24. ^ https://qz.com/india/1384118/how-nur-jahan-ruled-mughal-india-as-the-only-female-emperor/
  25. ^ story-CgUMlzr0nQXpYHqJQecTBI.html
  26. ^ http://mesas.emory.edu/home/people/faculty/lal.html
  27. ^ http://www.womeninworldhistory.com/heroine11.html
  28. ^ https://www.nytimes.com/2018/08/10/books/review/empress-nur-jahan-ruby-lal.html
  29. ^ http://www.treccani.it
  30. ^ JOURNAL ARTICLE, “The Perception of Reception: The Importance of Sir Thomas Roe at the Mughal Court of Jahangir”, MEHREEN M-CHIDA-RAZVI, Journal of World History, Vol. 25, No. 2/3, (June/September 2014), pp. 263-284.
  31. ^ a b qz.com
  32. ^ http://www.artsatl.org

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • (EN) Ruby Lal, Empress: The Astonishing Reign of Nur Jahan, New York, W.W. Norton & Company, 2018.
  • (EN) Claudia Gold, Queen, Empress, Concubine: Fifty Women Rulers from Cleopatra to Catherine the Great, London, Quercus, 2008, ISBN 978-1-84724-542-7.
  • (EN) Satish Chandra, Medieval India: From Sultanat to the Mughals Part - II, Har-Anand Publications, 2005.
  • (EN) Mukherjee Soma, Royal Mughal Ladies and Their Contributions, Gyan Publishing House, 2001.
  • (EN) Ellison Banks Findly, Nur Jahan: Empress of Mughal India, Oxford University Press, 1993.
  • (EN) Sugam Anand, History of Begum Nurjahan, Radha Publications, 1992.
  • (EN) Inayat Khan, Wayne Edison Begley, The Shah Jahan nama of 'Inayat Khan: an abridged history of the Mughal Emperor Shah Jahan, compiled by his royal librarian: the nineteenth-century manuscript translation of A.R. Fuller (British Library, add. 30,777), Oxford University Press, 1990.
  • (EN) Chandra Pant, Nur Jahan and Her Family, Dandewal Publishing House, 1978.
  • (EN) Indian History Congress, Proceedings - Indian History Congress, The University of Michigan, 1959.
  • (EN) Jahangir, Emperor of Hindustan, Memoirs of the Emperor Jahanguir, translated by Major David Price, London, J. Murray, 1829.

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