Mario Merlin

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Mario Merlin
NascitaChioggia, 27 agosto 1887
MorteAltopiano della Bainsizza, 29 settembre 1917
Cause della morteCaduto in combattimento
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Italia Italia
Forza armataRegio Esercito
CorpoFanteria
Reparto84º Reggimento fanteria "Venezia"
Anni di servizio1915-1917
GradoCapitano
GuerrePrima guerra mondiale
BattaglieUndicesima battaglia dell'Isonzo
Decorazionivedi qui
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Mario Merlin (Chioggia, 27 agosto 1887Altopiano della Bainsizza, 29 settembre 1917) è stato un militare italiano. Capitano pluridecorato dell'84º Reggimento fanteria dalla Brigata "Venezia", cadde in combattimento nel settembre del 1917, e fu decorato con la Medaglia d'oro al valor militare alla memoria.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nacque a Chioggia[N 1] il 27 agosto 1887, figlio di Fruttuoso, segretario del comune di Pozzonovo (Padova) e Giustina Poli. Durante l'infanzia i suoi genitori si trasferirono dapprima a Correzzola, poi a Codevigo e quindi a Padova. Compì gli studi secondari presso il liceo Tito Livio, e quindi si iscrisse alla Facoltà di giurisprudenza della locale Università[N 2] laureandosi con il massimo del voti nel 1914. Convinto interventista al contrario della sorella, la futura senatrice Lina Merlin,[1] all'atto dell'entrata in guerra del Regno d'Italia, il 24 maggio 1915, si arruolò nel Regio Esercito in seno al 58º Reggimento fanteria "Abruzzi". Promosso capitano mentre prestava servizio presso l'84º Reggimento della Brigata di fanteria "Venezia",[N 3] assunse il comando del servizio esplorazione della brigata. A partire dal 28 agosto il suo reparto fu impiegato durante l'undicesima battaglia dell'Isonzo,[2] operando in seno alla 53ª Divisione al comando del principe Maurizio Ferrante Gonzaga, nel settore di Ternova,[2] resistendo ai violenti contrattacchi lanciati dagli austro-ungarici tra il 4 e il 5 settembre[3] sulla linea che andava da Castagnevizza al mare.[3] Morì in combattimento sull'altopiano della Bainsizza il 29 settembre 1917, e per il coraggio dimostrato durante l'ultima azione fu decorato con la Medaglia d'oro al valor militare[1] alla memoria.

Durante il corso della guerra morirono anche due suoi altri fratelli, Umberto e Carluccio,[1][N 4] mentre sopravvisse un terzo, Antonio, ritornato dal fronte nel 1919.

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Medaglia d'oro al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Con fervore di apostolo e di soldato, seppe trasformare costantemente nel suo reparto il proprio entusiasmo e l’incrollabile fede nella vittoria. Offertasi novella prova al suo ardimento, più volte si spinse volontario fin sotto le difese nemiche, per riconoscerne l’efficienza. Al momento dell’attacco, comandante di nuclei esploratori di una Brigata, balzò per primo dalla trincea sotto la furia dell’artiglieria e delle mitragliatrici avversaria, piantando il tricolore sugli obiettivi raggiunti. Oltrepassati poi con le sue truppe infiammate dal suo mirabile esempio, fulmineamente sorprese, costrinse alla resa i rincalzi nemici. Corse ancora, infaticabile, in cerca di nuovi pericoli, finché lasciò gloriosamente la vita sul campo. Altipiano della Bainsizza, 29 settembre 1917
— 19 aprile 1917[4]
Medaglia d'argento al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Comandante di un reparto esploratori, trovandosi isolato per assolvere ad altro compito affidatogli, saputo che il nemico muoveva di sorpresa all'attacco di una importante nostra posizione, di propria iniziativa piombava rapidamente sul reparto avversario, lo attaccava violentemente alla baionetta, lo sbatagliava, lo inseguiva catturando 15 prigionieri e riuscendo così a sventare la sorpresa e l'attacco. Malga Cenon, 30 agosto 1916
— Decreto luogotenenziale 25 gennaio 1917
Medaglia d'argento al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
— Decreto luogotenenziale 13 giugno 1918
Medaglia di bronzo al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Comandante interinale di una compagnia, la guidava brillantemente all'assalto di una trincea nemica che conquistava, entrandovi tra i primo e facendovi alcuni prigionieri. Malga Treves, 12 aprile 1916

Note[modifica | modifica wikitesto]

Annotazioni[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Dove viveva la nonna materna.
  2. ^ Fu uno dei tre studenti dell'ateneo padovano ad essere decorato con la Medaglia d’oro al valor militare, gli altri furono Federico Guella e Carlo Ederle.
  3. ^ Suo comandante di reggimento era il colonnello Ettore Crespi, mentre comandante della Brigata era il colonnello Vittorio Balbo Bertone di Sambuy.
  4. ^ Quest'ultimo rimasto ucciso dai gas asfissianti.

Fonti[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c Lorenzetto 2010, p. 142.
  2. ^ a b Silvestri 2001, p. 230.
  3. ^ a b Cavaciocchi, Ungari 2014, p. 192.
  4. ^ Bollettino Ufficiale anno 1921, dispensa 4.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Luigi Cadorna, La guerra alla fronte italiana. Vol. 1, Milano, Fratelli Treves editori, 1921.
  • Luigi Cadorna, La guerra alla fronte italiana. Vol. 2, Milano, Fratelli Treves editori, 1921.
  • Alberto Cavaciocchi, Andrea Ungari, Gli italiani in guerra, Milano, Ugo Mursia Editore s.r.l., 2014.
  • Renzo Chiozzotto, Anton Maria Scarpa, In un nimbo di gloria, Chioggia, Associazione Nazionale del Fante, Sezione di Chioggia, 2014.
  • Roberto Giardina, 1914 la grande guerra: L'Italia neutrale spinta verso il conflitto, Reggio Emilia, Imprimatur s.r.l., 2014, ISBN 88-6830-159-8.
  • Stefano Lorenzetto, Cuor di veneto: Anatomia di un popolo che fu nazione, Venezia, Marsilio Editore, 2010, ISBN 88-317-3178-5.
  • (EN) John R. Schindler, Isonzo: The Forgotten Sacrifice of the Great War, Westport, Praeger Publishers, 2001, ISBN 0-275-97204-6.
  • Mario Silvestri, Isonzo 1917, Milano, Biblioteca Universale Rizzoli, 2001, ISBN 978-88-17-07131-4.

Periodici[modifica | modifica wikitesto]

  • Renzo Chiozzotto, Chi per la patria muor, vissuto è assai..., in Il Fante d'Italia, n. 1, Milano, Associazione Nazionale del Fante, marzo 2012, pp. 4-5.