Luciobarbus graellsii

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Barbo dell'Ebro

Stato di conservazione
Rischio minimo[1]
Classificazione scientifica
Dominio Eukaryota
Regno Animalia
Phylum Chordata
Classe Actinopterygii
Ordine Cypriniformes
Famiglia Cyprinidae
Genere Luciobarbus
Specie L. graellsii
Nomenclatura binomiale
Luciobarbus graellsii
Steindachner, 1866
Sinonimi

Barbus graellsii
, Messinobarbus graellsii

Areale naturale

Foto del labbro inferiore in cui è ben visibile l'assenza del lobo mediano

Il barbo dell'Ebro (Luciobarbus graellsii Steindachner, 1866) è un pesce osseo d'acqua dolce appartenente alla famiglia Cyprinidae. In italiano viene chiamato anche barbo di Graells o barbo spagnolo.

Distribuzione e habitat[modifica | modifica wikitesto]

È una specie endemica della Spagna nordorientale nel bacino del fiume Ebro e di altri tributari del mar Mediterraneo: Oria, Nervión, Artibai, Oca, Ter e Llobregat nonchè nell'Ason che invece sfocia nell'oceano Atlantico.

Una popolazione introdotta è stata inesplicabilmente ritrovata negli anni 90 del XX secolo in Toscana nel fiume Ombrone[2] e, dopo pochi anni, anche nell'Albegna e nel Fiora, sempre in provincia di Grosseto, in tutti e tre questi bacini ha popolazioni abbondanti e ben strutturate[3] tanto da aver soppiantato sia l'autoctono Barbus tyberinus che altre specie di Barbus alloctone nel basso e medio corso dei fiumi[2]. Negli anni 10 del XXI secolo è stato ritrovato anche nel tratto umbro del bacino del Tevere[4] dove sembra essersi insediato con un successo pari a quello dei fiumi toscani[5].

Si tratta di una specie fluviale amante però di correnti meno vivaci dei Barbus autoctoni dell'Italia, si incontra nei tratti medio collinari e planiziali dei fiumi nelle zone superiore e inferiore dei Ciprinidi[3]. Preferisce zone ricche di vegetazione di sponda con alberi che ombreggiano l'acqua[6].

Caratteristiche[modifica | modifica wikitesto]

L'aspetto generale di questo pesce appare molto simile ai membri del genere Barbus autoctoni dell'Italia anche se ha sagoma leggermente più alta, meno slanciata e più compressa ai lati ma appare immediatamente riconoscibile da questi per le scaglie più grandi e la colorazione argentea uniforme priva di punti o segni scuri[3]. L'aspetto del corpo, per dimensione delle scaglie e colorazione, può sembrare più simile al cavedano che ai barbi autoctoni, tanto che quando è comparso nei fiumi italiani veniva considerato dai pescatori un (impossibile) ibrido tra barbo e cavedano[3]. Il barbo dell'Ebro ha corpo affusolato con testa conica e appuntita. Le labbra sono carnose e presentano due paia di barbigli sul labbro superiore; il barbiglio posteriore è più lungo e raggiunge il bordo posteriore dell'occhio[3]. Come tutti i Luciobarbus manca il lobo mediano, una protuberanza posteriore al centro del labbro inferiore presente nei Barbus[3][7]. Le scaglie sono molto più grandi che nei Barbus[3]. Il raggio ossificato della pinna dorsale è liscio o ha solo deboli seghettature molto distanziate nei giovanili più piccoli di 15 cm; il bordo posteriore di questa pinna è diritto o appena concavo[6]. Il peritoneo è di colore nero (nei Barbus italiani è di colore grigiastro)[2]. Il maschio durante la fregola presenta tubercoli nuziali grandi e in piccolo numero solo sul muso[2] mentre i Barbus ne hanno molti, molto piccoli e disposti su tutta la testa e la parte anteriore del corpo[7].

La livrea è uniformemente argentata o bronzea più chiara sul ventre, senza la punteggiatura scura tipica dei Barbus, i giovanili possono avere delle macchiette scure sul corpo ma poco definite e in piccolo numero. Le pinne sono uniformemente scure senza disegni o maculature; talvolta nella parte posteriore possono avere una colorazione aranciata[3].

La taglia può eccezionalmente raggiungere gli 80 cm. Non sono rari comunque individui di 60-70 cm per un peso di 3-4 kg[3].

Biologia[modifica | modifica wikitesto]

Sembra possa vivere fino a 16 anni[6].

Alimentazione[modifica | modifica wikitesto]

Si nutre prevalentemente di invertebrati bentonici e di alghe e altri vegetali acquatici[8]

Riproduzione[modifica | modifica wikitesto]

Effettua migrazioni riproduttive verso il tratto alto dei fiumi in cui vive[6] scegliendo per la deposizione aree con corrente veloce e fondale sassoso o roccioso[7]. Raggiunge la maturità sessuale a 4 anni, a una lunghezza di 15-20 cm[7]. Si riproduce più tardi rispetto ai barbi italiani[3], tra maggio e agosto[3][7]. Ogni femmina depone fino a 25.000 uova[3]. La crescita dei giovanili è più lento che negli altri barbi[3].

Pesca[modifica | modifica wikitesto]

Non ha importanza per la pesca commerciale[6] mentre è apprezzato dai pescatori sportivi a causa della potenza che esprime nel combattimento[3]. Viene catturato con la tecnica della passata con esche naturali come vermi, larve o impasti anche a base vegetale e talvolta abbocca alle esche artificiali dei pescatori a spinning.

Conservazione[modifica | modifica wikitesto]

Si tratta di una specie abbondante sia nell'areale naturale che in quello d'introduzione e per la quale non sono note minacce. La Lista rossa IUCN la classifica come "a rischio minimo"[1].

Tassonomia[modifica | modifica wikitesto]

Talvolta considerato una sottospecie o addirittura sinonimo di Luciobarbus bocagei come ad esempio in Porcellotti, 2005[9].

Galleria d'immagini[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b (EN) Luciobarbus graellsii, su IUCN Red List of Threatened Species, Versione 2020.2, IUCN, 2020.
  2. ^ a b c d (EN) P. G. Bianco e V. Ketmaier, Anthropogenic changes in the freshwater fish fauna of Italy, with reference to the central region and Barbus graellsii, a newly established alien species of Iberian origin (PDF), in Journal of Fish Biology, vol. 59, Supplemento A, 2001, pp. 190-208, DOI:10.1006/jfbi.2001.1766. URL consultato il 29 aprile 2024.
  3. ^ a b c d e f g h i j k l m n Fortini N., Nuovo atlante dei pesci delle acque interne italiane, Aracne, 2016, ISBN 978-88-548-9494-5.
  4. ^ (EN) Luca Buonerba, Laura Pompei e Massimo Lorenzoni, First record of Iberian barbel Luciobarbus graellsii (Steindachner, 1866) in the Tiber River (Central Italy) (PDF), in BioInvasions Records, vol. 2, 2013, DOI:10.3391/bir.2013.2.4.06. URL consultato il 29 aprile 2024.
  5. ^ (EN) A. Carosi, L.Ghetti, C. Cauzillo, L. Pompei e M. Lorenzoni, Occurrence and distribution of exotic fishes in the Tiber River basin (Umbria, central Italy), in Journal of Applied Ichthyology, vol. 1, n. 10, 2017, pp. 1-10. URL consultato il 29 aprile 2024.
  6. ^ a b c d e (EN) Luciobarbus graellsii, su FishBase. URL consultato il 29.04.2024.
  7. ^ a b c d e Kottelat M., Freyhof J., Handbook of European Freshwater Fishes, Cornol (CH), Publications Kottelat, 2007, ISBN 88-7021-299-8.
  8. ^ Food items reported for Luciobarbus graellsii, su fishbase.de. URL consultato il 30 aprile 2024.
  9. ^ Stefano Porcellotti, Pesci d'Italia, Ittiofauna delle acque dolci, Edizioni PLAN, 2005.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Fortini N., Nuovo atlante dei pesci delle acque interne italiane, Aracne, 2016, ISBN 978-88-548-9494-5.
  • Kottelat M., Freyhof J., Handbook of European Freshwater Fishes, Cornol (CH), Publications Kottelat, 2007, ISBN 88-7021-299-8.

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

http://www.fishbase.de/Summary/speciesSummary.php?ID=46094&genusname=Barbus&speciesname=graellsii

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