Legge sul cognome

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Documenti di identità di Atatürk secondo la legge sul cognome

La legge sul cognome (in turco Soyadı Kanunu) della Repubblica di Turchia fu votata e adottata il 21 giugno 1934.[1] La legge imponeva ai cittadini turchi l'adozione di un cognome qualora non ne fossero già in possesso. Turchi cristiani ed ebrei già facevano normalmente uso di un cognome, mentre i musulmani non lo prevedevano nella loro tradizione onomastica.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

I musulmani nell'Impero ottomano usavano, per le classi più abbienti, titolature onorifiche quali "pascià", "khwaja", "bey", "hanım", "efendi", etc. Tali titoli definivano in linea di massima la professione formale (è il caso di pascià, khwaja, etc.) oppure il loro status sociale informale (bey, hanım, efendi, etc.). Il gran vizir ottomano (Sadrazam/Vezir-î Azam), i ministri (Nazır/Vezir o vizir) e altre funzioni amministrative civili di alto rango usavano del pari il titolo di pascià.

I generali/ammiragli in pensione continuavano per parte loro a far uso del titolo che avevano quando erano ancora in servizio. Un "pascià", d'altra parte, non sarebbe mai stato chiamato "bey" dopo la sua cessazione dal servizio attivo, militare o politico. Con l'avvento della repubblica nel 1923 il titolo di pasha fu consentito solo ai vertici militari. Con la nuova legge fu però creato un nuovo titolo, quello di "Atatürk" (padre della Patria) destinato a Mustafa Kemal.

Disposizioni[modifica | modifica wikitesto]

Gli articoli della legge sul cognome del 1934, abolendo i titoli onorifici, stabilirono che ogni turco doveva portare il cognome in aggiunta al nome (art. 1) e il cognome doveva seguire il nome nella firma, nel parlato e nello scritto (art. 2). Erano proibiti (art. 3) cognomi legati a cariche civili o militari, tribù, etnie straniere, nonché cognomi inopportuni, urtanti o ridicoli. I capifamiglia dovevano scegliere i nomi, e potevano essere in questo sostituiti dalla moglie in caso di assenza, morte o incapacità di intendere e volere. Era inoltre proibito l'uso di cognomi "storici" senza una evidenza genealogica.[2]

Era vietato portare cognomi contenenti riferimenti o legami a culture, tribù, nazionalità e religioni straniere[3][4][5][6] e i nuovi cognomi dovevano derivare dalla lingua turca. Il cognome poteva avere il suffisso patronimico -oğlu, ma erano proibiti suffissi stranieri come l'armeno -yan, gli slavi -of, -ov, -viç, -, i greci -is, -dis, -pulos, -aki, il persiano -zade, gli arabi -mahdumu, -veled e -bin. Nomi dalla connotazione straniera come Arnavut oğlu (figlio dell'albanese) o Kürtoğlu (figlio del curdo) non potevano essere comunque adottati. Anche i nomi di clan o tribù non erano consentiti.[7] Inoltre non potevano esservi nomi duplicati negli stessi distretti e in caso di disputa il cognome spettava alla famiglia che lo aveva registrato per prima.[8]

Come conseguenza, molti greci, bulgari, albanesi, bosniaci, circassi, ebrei, arabi, armeni, assiri, georgiani e curdi residenti in Turchia furono costretti ad adottare un cognome turco,[3] a volte traducendo in turco il loro cognome originale, oppure sostituendo il loro nasab con il suffisso patronimico turco "oğlu" (es. Kazantzoğlu, Keşişoğlu invece dell'armeno Keshishian[9], Mitroğlu invece del greco Mitropoulos, Mouratoğlu ecc.).

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ 1934 in history, from Turkish Ministery of Culture and Tourism.
  2. ^ Soy Adı Kanunu (PDF), su nvi.gov.tr (archiviato dall'url originale il 7 gennaio 2017).
  3. ^ a b Başak İnce, Citizenship and identity in Turkey : from Atatürk's republic to the present day, London, I.B. Tauris, 2012, ISBN 978-1-78076-026-1.
  4. ^ Senem Aslan, Incoherent State: The Controversy over Kurdish Naming in Turkey, su ejts.revues.org, European Journal of Turkish Studies. URL consultato il 16 gennaio 2013.
    (EN)

    «the Surname Law was meant to foster a sense of Turkishness within society and prohibited surnames that were related to foreign ethnicities and nations»

    (IT)

    «La legge sul cognome era intesa per alimentare un sentimento turco nella società e proibì cognomi legati a etnie e nazioni straniere»

  5. ^ edited by Ronald Grigor Suny, Goçek,, Fatma Müge; Naimark, Norman M., A question of genocide : Armenians, and Turks at the end of the Ottoman Empire, Oxford, Oxford University Press, ISBN 978-0-19-539374-3.
  6. ^ Sule Toktas, Citizenship and Minorities: A Historical Overview of Turkey’s Jewish Minority, in Journal of Historical Sociology, vol. 18, n. 4, 2005. URL consultato il 7 gennaio 2013.
  7. ^ Soy Adı Nizamnamesi (PDF), su nvi.gov.tr (archiviato dall'url originale il 23 novembre 2015).
  8. ^ Meltem Turkoz, Surname narratives and the state–society boundary: Memories of Turkey's family name law of 1934, in Middle Eastern Studies, vol. 43, n. 6, 2007.
  9. ^ Filmato audio Anna Maria Giordano, L'ultimo atto di un genocidio è la sua negazione - seconda parte, Rai Radio 3, 2013, a 8 min 55 s..

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]