Kaysaniyya

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Kaysāniyya (in arabo ﻛﻴﺴﺎﻧﻴـة?) è il nome con cui era conosciuto il movimento ereticale islamico dei seguaci di al-Mukhtār b. Abī ʿUbayd, che pretendeva di agire in nome e per conto di Muḥammad b. al-Ḥanafiyya, figlio di ʿAlī - quarto califfo Rāshidūn e primo Imam dello sciismo - che al-Mukhtār indicava come legittimo Imām dell'intera Umma e Mahdī.

Sembra che il nome derivasse da Abū ʿAmra Kaysān, un mawlā che guidava i suoi simili nell'azione perseguita da al-Mukhtār.[1]

Storia[modifica | modifica wikitesto]

I kaysaniti perseguivano un'attività politica che mirava ad abbattere la dinastia omayyade e a portare al califfato gli Alidi.[2] e miravano a una stretta alleanza dei fedeli sciiti (anche lasciando spazio agli Imamiti)[3] fino a poco dopo la rivoluzione abbaside. Inizialmente si staccarono dagli atteggiamenti religiosamente moderati della prima Shi'a kufana.[4] Buona parte del sostegno alla Kaysaniyya venne dai mawālī superficialmente islamizzati della Mesopotamia meridionale, della Persia e di altre parti del califfato.[5] ma anche da Kufa e da al-Madāʾin (Seleucia-Ctesifonte).[6]

In seguito alla morte di Muhammad ibn al-Hanafiyya, il grosso dei kaysaniti riconobbe l'Imamato di ʿAbd Allāh ibn Muḥammad ibn al-Ḥanafiyya, cioè di Abū Hāshim, il primogenito di Muhammad ibn al-Hanafiyya. Questa branca della setta della Kaysaniyya - la Hashimiyya -, che comprendeva la maggioranza dei kaysaniti, fu il primo gruppo sciita, i cui insegnamenti e le cui istanze rivoluzionarie erano diffuse in Persia, specialmente nel Grande Khorasan, massimamente tra i mawālī e gli Arabi che ci si erano insediati fin dall'epoca del califfato di Mu'awiya ibn Abi Sufyan.[7]

Dalla fine del periodo omayyade, la maggioranza della Hashimiyya riconobbe come intestatarie dei diritti dell'Ahl al-Bayt la famiglia abbaside e svolse un ruolo importante nella campagna propagandistica in favore della "causa abbaside" che si affermò infine con la caduta del califfato omayyade a metà esatta del VII secolo.[8]

Tuttavia i kaysaniti sopravvivono come setta solo fino a poco dopo la "Rivoluzione abbaside", anche se occupavano una posizione maggioritaria nella Shi'a.[9] I kaisaniti sopravvissuti e che non avevano raggiunto il partito abbaside, cercarono di allinearsi alle altre comunità sciite. In Khurasan e in altri territori orientali numerosi kaysaniti infoltirono dunque i ranghi khurramiti. In Iraq si unirono a Ja'far al-Sadiq o a Muhammad al-Nafs al-Zakiyya, che erano in principali oppositori degli Abbasidi e pretendenti dell'Imamato. Con la disfatta però del movimento di al-Nafs al-Zakiyya, Jaʿfar al-Ṣādiq emerse come il principale esponente dell'Ahl al-Bayt e il più importante punto di aggregazione alide.[10] Alla fine dell'VIII secolo il movimento della Kaysaniyya poteva dirsi del tutto dissolto.[11]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Secondo W. Madelung il movimento, col nome che si era attribuito, mirava a sottolineare l'importanza dei mawālī nella sua azione ideologica, politica e militare contro gli Omayyadi.
  2. ^ Ismaili literature: a bibliography of sources and studies, by Farhad Daftary, Institute of Ismaili Studies, p. 4
  3. ^ The historical, social and economic setting, di M.S. Asimov e Clifford Edmund Bosworth, p. 51
  4. ^ Farhad Daftary, Ismailis in medieval Muslim societies, Londra, Institute of Ismaili Studies, p. 15
  5. ^ Ibidem
  6. ^ Heinz Halm, Shi'ism, p. 18
  7. ^ M.S. Asimov, Clifford Edmund Bosworth, The historical, social and economic setting, cit., p. 45
  8. ^ Farhad Daftary, Ismailis in medieval Muslim societies, Londra, Institute of Ismaili Studies, p. 15
  9. ^ A short history of the Ismailis: traditions of a Muslim community, di Farhad Daftary, p. 22
  10. ^ A short history of the Ismailis: traditions of a Muslim community, di Farhad Daftary, p. 31
  11. ^ Heinz Halm, Shi'ism, p. 18

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]