Isola degli Alpini

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Isola degli Alpini
Geografia fisica
LocalizzazioneNordaustlandet
Coordinate80°21′01″N 24°45′02″E / 80.350278°N 24.750556°E80.350278; 24.750556
ArcipelagoIsole Svalbard
Geografia politica
StatoNorvegia
Demografia
Abitanti0
Cartografia
Mappa di localizzazione: Svalbard
Isola degli Alpini
Isola degli Alpini
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L'Isola degli Alpini è una piccola isola a Nord della Terra di Nord Est (Nordaustlandet), anch'essa un'isola a Nord-Est delle Isole Svalbard.

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

L'Isola degli Alpini (in norvegese: Alpiniøya) è un'isola dell'Arcipelago delle Svalbard, a Nord della Orvin Land (Austfonna) nell'isola della Terra di Nord-Est (Nordaustlandet). L'isolotto a forma di tripode si trova alla foce del Fiordo Finn Malmgren, ed al largo Nord-Ovest del capo del promontorio Bergströmodden ad una distanza di un solo mezzo miglio nautico.[1]

L'Isola degli Alpini presenta un perimetro di soli 6 km circa, con un'estensione areale di 1,5 kmq. L'altezza massima sul livello del mare è di 17 m.

A Nord, l'isolotto offre curiosamente circa 1 km di spiaggia di fine sabbia bianca, mista a sassi e roccia granitica; l'acqua marina è cristallina, ed è abitata stabilmente da alcune colonie di trichechi.

Coordinate geografiche decimali: lat = 80,3502778 N, lon = 24,7505556 E.

Denominazione[modifica | modifica wikitesto]

L'isola prende il nome dal Corpo militare italiano degli Alpini, in ragione dell'esplorazione dell'isola effettuata nel 1928 da parte del Capo spedizione Gennaro Sora, già Capitano di un Reggimento Alpini; partito alla ricerca dei sopravvissuti della Tenda Rossa assieme all’olandese Sjef van Dongen.[2]

L'isolotto fu sede di un campo base, e da qui raggiunsero a piedi su una banchisa instabile e in deriva le leggendarie Foyn e Broch, le due isole che come un miraggio comparivano o scomparivano dagli occhi di Umberto Nobile ed i suoi compagni di sventura alla deriva sui ghiacci artici, dopo essere sopravvissuti allo schianto del Dirigibile Italia sul pack artico[3], a nord del Nordaustlandet nel 1928.

Gennaro Sora e Sjef van Dongen

La spedizione Sora alla ricerca dei naufraghi del Dirigibile Italia, fu preparata minuziosamente con due slitte trainate da 14 cani ognuna con l’appoggio della nave baleniera Braganza.[4]

Il 18 giugno 1928 il Capitano Sora insieme all'ingegnere danese Ludvig Warming e l'olandese Sjef van Dongen, un esperto conduttore di cani da slitta, partirono alla ricerca del cosiddetto gruppo Mariano, ma il giorno seguente, Warming fu colpito da un malessere agli occhi dovuto al forte accecamento, e dovette abbandonare la spedizione, tornando indietro.

Il 4 Luglio, pur stremati dalle lunghe marce artiche, Sora e Van Dongen raggiunsero l'isola di Foyn ove stabilirono un campo, ma a causa delle mutate condizioni meteorologiche non furono più in condizione di andare avanti, ed essi si trasformarono da soccorritori in naufraghi a loro volta. Il 13 Luglio 1928 furono avvistati da idrovolanti svedesi ed in seguito tratti fortunosamente in salvo.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ L’isola inizialmente non fu indicata come tale nelle carte geografiche poiché si riteneva che facesse parte del promontorio Bergströmodden. Il Cap. Sora fu il primo a comprendere che l'isola era tale, a dispetto della copertura dei ghiacci, e la chiamò Isola degli Alpini (Alpinioya).
  2. ^ Il Capitano Sora dopo aver profondamente esplorato le isole Svalbard con le sue tante ricerche, giunto alla Baia di Mosselbutka, raggiunse la cima di un monte perché lo volle dedicare al suo battaglione e così lo chiamò Cima Edolo.
  3. ^ Lo schianto avvenne a causa delle avverse condizioni meteo che causando spesse incrostazioni di ghiaccio appesantirono la poppa dell'aeronave con conseguente discesa sino al pack artico.
  4. ^ Il Cap. Sora pur sapendo che avrebbe dovuto affrontare per tanti giorni, rischi immensi, sofferenze, fatiche, tormentato dal vento gelido sui rilievi ghiacciati, sui ghiacci del pack artico che infidi avvolgevano e stritolavano uomini e mezzi, con ardito coraggio fece affidamento sulla sua preparazione a muoversi in questi ambienti estremi, e che già ebbe a maturare sulle nostre montagne.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Gennaro Sora, Con gli Alpini all'80º parallelo, Milano, Mondadori, 1929,
  • Gianni Albertini, Alla ricerca dei naufraghi dell'Italia, mille chilometri sulla banchisa; Libreria d'Italia, Milano, 1929.
  • Gianni Albertini, La "Heimen" Sucai nei mari artici, Firenze, Bemporad, 1932.
  • Mario Cagetti, Cronografia di un'epopea: Umberto Nobile e l'impresa polare con il dirigibile "Italia" 1928; Edizioni Donati - Rovato, 1993.
  • Arctic Pilot: Sailing directions Svalbard–Jan Mayen. Vol. 7. Stavanger: The Norwegian Hydrographic Service and The Norwegian Polar Institute. 1988. pp. 332–333. ISBN 82-90653-06-9.
  • Sandford, Kenneth. S. 1955. The Geology of Isis Point, North-East Land (Spitsbergen). The Quarterly Journal of the Geological Society of London 110: 11–18, p. 14.
  • Simmons, George. 1965. Target: Arctic: Men in the Skies at the Top of the World. Philadelphia: Chilton Books, p. 175.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]