International Holocaust Remembrance Alliance

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International Holocaust Remembrance Alliance
AbbreviazioneIHRA
Fondazione1998
Sede centraleBandiera della Germania Berlino
Lingua ufficialeinglese
Sito web

L'International Holocaust Remembrance Alliance (IHRA) è un'organizzazione intergovernativa fondata nel 1998 che unisce i governi e gli esperti per rafforzare, promuovere e divulgare l'educazione sull'Olocausto, la ricerca e il ricordo in tutto il mondo e il sostegno degli impegni della Dichiarazione del Forum internazionale di Stoccolma. L'IHRA ha 34 paesi membri, un paese di collegamento e sette paesi osservatori[1]. Fino al gennaio 2013, l'organizzazione era conosciuta come il «Gruppo di lavoro per la cooperazione internazionale sull'educazione, il ricordo e la ricerca sull'olocausto» (Task Force for International Cooperation on Holocaust Education, Remembrance and Research)[2].

La presidenza a turno fra gli stati membri, è toccata alla Svizzera nel 2017[3], nel 2018 all'Italia[4] con il delegato presidente, l'ambasciatore Sandro de Bernardin[5]. Nel 2019 è stato il turno del Lussemburgo.

Il 1º giugno 2017, il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione[6] che invita gli Stati membri dell'Unione europea e le loro istituzioni ad adottare e applicare la definizione operativa di antisemitismo proposta dall'IHRA, la quale sostiene la controversa equiparazione di antisemitismo e antisionismo.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

L'IHRA è stata fondata nel 1998 dal primo ministro svedese Göran Persson. Tutto ha avuto inizio nel 1997 in seguito ad un'indagine che ha rivelato come molti bambini in età scolare non fossero a conoscenza dell'Olocausto. Inoltre, Perrson è rimasto profondamente colpito dalla propria esperienza personale nel visitare il Campo di concentramento di Neuengamme, vicino ad Amburgo. Rientrato nel proprio paese, Persson ha deciso di dare avvio ad un dibattito parlamentare sull'educazione all'Olocausto in Svezia. Ciò ha portato alla campagna informativa intitolata Levande Historia (Storia viva)[7]. Rendendosi conto che "la lotta contro l'ignoranza sull'Olocausto richiedeva un partenariato internazionale", Persson si rivolse anche al presidente americano Bill Clinton e al primo ministro britannico Tony Blair per il loro sostegno nella creazione di un'organizzazione internazionale a sostegno dell'educazione, del ricordo e della divulgazione dell'Olocausto in ogni parte del mondo[8].

La prima riunione internazionale ebbe luogo nel maggio 1998. Lo studioso dell'Olocausto Yehuda Bauer assunse il ruolo di consulente accademico. Tra le prime adesioni quelle di Germania e Israele, cui l'anno seguente aderirono Paesi Bassi, Polonia, Francia e Italia.

Il Forum internazionale di Stoccolma sull'Olocausto[modifica | modifica wikitesto]

Dal 26 al 28 gennaio 2000 si è tenuto il Forum internazionale di Stoccolma sull'Olocausto per celebrare il 55º anniversario della liberazione di Auschwitz. Vi hanno partecipato storici, politici e capi di stato di 45 paesi. Yehuda Bauer è stato invitato a dirigere il comitato accademico, mentre il premio Nobel, professor Elie Wiesel, è stato nominato Presidente Onorario del Forum. Una dichiarazione congiunta, la Dichiarazione di Stoccolma[9], è stata approvata all'unanimità. Come osserva il sociologo tedesco Helmut Dubiel (1946-2015), la conferenza si è svolta in un'atmosfera informata sulla violenza di destra e sullo spettacolare successo dei partiti di destra nelle elezioni, ciononostante, la fine del millennio e l'anniversario di Auschwitz costituiscono un punto di riferimento per la fondazione di un'unione transnazionale per la lotta contro il genocidio[10]. La dichiarazione è il documento fondante dell'IHRA. Si compone di otto paragrafi, che sottolineano l'importanza dell'istruzione, del ricordo e della ricerca sull'Olocausto.

Pubblicazioni[modifica | modifica wikitesto]

L'IHRA pubblica una serie di libri sull'Olocausto con la casa editrice Metropol Verlag di Berlino.

Controversie[modifica | modifica wikitesto]

La presidenza norvegese e Knut Hamsun[modifica | modifica wikitesto]

L'IHRA ha affrontato critiche da parte di numerosi gruppi e personalità ebraiche pubbliche e accademiche in relazione alla presidenza norvegese del 2009. La presidenza è coincisa con una controversa decisione della Norvegia di commemorare il 150º anniversario della nascita di Knut Hamsun, premio Nobel, autore norvegese e simpatizzante nazista. Manfred Gerstenfeld, Presidente del Centro per gli Affari Pubblici di Gerusalemme, ha sfidato la presidenza norvegese dell'IHRA sostenendo che questo paese non è in grado di mantenere una posizione antisemita quando nello stesso anno ha tenuto importanti attività commemorative per il simpatizzante nazista Hamsun[11].

In un articolo per il quotidiano israeliano The Jerusalem Post, Yehuda Bauer, ha difeso la presidenza norvegese. Bauer ha enfatizzato l'impegno della Norvegia per l'educazione all'Olocausto, pur riconoscendo la presenza continua di antisemitismo in quel paese e altrove: Gli argomenti contro la Norvegia sarebbero più credibili se i norvegesi non ammettessero che in Norvegia c'è antisemitismo, che ignorassero o volessero seppellire la posizione filo-nazista di Hamsun o che ostacolassero in qualche modo il lavoro dell'IHRA nel combattere l'antisemitismo. Tutto ciò non è vero, ma è stato il presidente norvegese che, prima che questa polemica esplodesse, ha insistito per includere la lotta contro l'antisemitismo come componente centrale nell'immediato programma dell'IHRA. La proposta è stata accettata per acclamazione[12].

L'IHRA e la Santa Sede[modifica | modifica wikitesto]

Nel 2009, l'IHRA ha suggerito al Vaticano di entrare in un "accordo speciale" con l'IHRA stessa. Il sottosegretario di Stato della Santa Sede, mons. Pietro Parolin, ha risposto favorevolmente. Inoltre, ha suggerito che il Vaticano diventasse un Paese osservatore dell'IHRA. I negoziati sono iniziati, ma diversi mesi dopo la proposta è stata respinta.

Dopo varie vicissitudini legate anche alla vicenda di WikiLeaks, secondo la diplomatica americana presso l'ambasciata alla Santa Sede, Julieta Valls Noyes, l'imbarazzo del Vaticano nei confronti dell'IHRA potrebbe indicare la preoccupazione per un declassamento della figura del pontefice Pio XII[13]. Papa Pio XII è stato a lungo, infatti, una figura controversa proprio in ragione dei suoi rapporti coi partiti della destra europea e col nazismo.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (EN) Countries & Membership, in Holocaust Remembrance. URL consultato il 7 febbraio 2020.
  2. ^ (EN) Task Force for International Cooperation on Holocaust Education, Remembrance and Research Becomes the International Holocaust Remembrance Alliance, in The Holocaust and the United Nations Outreach Programme. URL consultato il 20 marzo 2018.
  3. ^ (EN) Switzerland's chairmanship of the International Holocaust Remembrance Alliance in 2017, in Confederazione Svizzera-Dipartimento Federale degli Affari Esteri. URL consultato il 20 marzo 2018.
  4. ^ International Holocaust Remembrance Alliance (IHRA), in Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca. URL consultato il 20 marzo 2018 (archiviato dall'url originale il 18 marzo 2018).
  5. ^ Discorso pronunciato dall’ambasciatore Sandro De Bernardin in occasione della cerimonia, tenutasi presso l’ambasciata italiana a Berlino, con cui la Svizzera ha passato il testimone all’Italia alla guida dell’International Holocaust Remembrance Alliance (IHRA), su osservatorioantisemitismo.it. URL consultato il 21 marzo 2018.
  6. ^ Risoluzione del Parlamento europeo sulla lotta contro l'antisemitismo, in Parlamento Europeo, 29 maggio 2017. URL consultato il 20 marzo 2018.
  7. ^ (EN) About Us - With the Holocaust as a Starting Point, in Forum for Levande Historia. URL consultato il 20-3-2018.
  8. ^ (EN) Holocaust forum seeks lessons from history, in BBC News, 26 gennaio 2000. URL consultato il 20 marzo 2018.
  9. ^ Stockholm Declaration, in Holocaust Remembrance, gennaio 2000. URL consultato il 20 marzo 2018.
  10. ^ (EN) Helmut Dubiel, The Rememberance of the Holocaust as a Catalyst for a Transnational Ethic?, in JSTOR, 2003. URL consultato il 20 marzo 2018.
  11. ^ (EN) Manfred Gerstenfeld, Norway's Nazi Problem, in Front Page Magazine, 26 giugno 2009. URL consultato il 20 marzo 2018 (archiviato dall'url originale il 2 agosto 2017).
  12. ^ (EN) Yehuda Bauer, Fighting our friends instead of our enemies, in The Jerusalem Post, 26 giugno 2009. URL consultato il 20 marzo 2018.
  13. ^ (EN) Andrew Brown, WikiLeaks cables: Vatican vetoed Holocaust memorial over Pius XII row, in The Guardian, 21 dicembre 2010. URL consultato il 20 marzo 2018.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Controllo di autoritàVIAF (EN315105043 · LCCN (ENno2015089098 · GND (DE1068652888 · J9U (ENHE987007574934005171 · WorldCat Identities (ENlccn-no2015089098