I Quattrocento

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Ritratto di Mrs. Astor di Carolus-Duran, a Parigi nel 1890. Questo dipinto fu collocato in bella mostra nella casa della signora Astor che vi stava di fronte quando riceveva ospiti per i ricevimenti. Oggi si trova al Metropolitan Museum of Art.[1]

I Quattrocento (in inglese: The Four Hundred) furono un'influente cerchia sociale nella New York della Gilded Age, sorta intorno alla figura di Caroline Schermerhorn Astor. Dopo la sua morte, il suo ruolo nella società fu ricoperto da tre donne: Mamie Fish, Theresa Fair Oelrichs, e Alva Belmont,[2] noto come "triumvirato" della società americana.[3]

Il 16 febbraio 1892, il The New York Times pubblicò l'elenco "ufficiale" dei membri inclusi nei Quattrocento, dettato dall'arbitro sociale Ward McAllister, amico e confidente della signora Astor, in risposta alle liste già presentate da altri, e dopo anni di richieste a gran voce da parte della stampa per sapere esattamente chi fosse sulla lista.[4][5]

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Nei decenni che seguirono la guerra civile americana, la popolazione di New York crebbe in modo quasi esponenziale, e immigranti e facoltosi arrivisti del Midwest cominciarono a sfidare il dominio del vecchio establishment newyorkese.[6] Aiutata da McAllister, Mrs. Astor{{#tag:ref|McAllister called Mrs. Astor "the Mystic Rose," referring to the "figure in Dante's Paradise around whom all in Paradise revolve,"[7], come paladina della tradizione,[6] cercò di codificare il comportamento corretto e l'etichetta, nonché determinare chi fosse accettabile tra gli arrivisti.[8]

A quanto pare, Ward McAllister coniò la frase "I Quattrocento" dichiarando che c'erano "solo 400 persone nella società alla moda newyorchese."[9] Secondo McAllister, questo era il numero di persone che godessero davvero di una certa importanza a New York; quelle che si sentivano a proprio agio nelle sale da ballo dell'alta società.[10] Nel 1888, McAllister disse al New York Tribune che "Se si esce da questo numero," avvertì, "ti imbatti in persone che non si sentono a proprio agio in una sala da ballo oppure mettono a disagio gli altri."[11]

Sebbene il numero quattrocento sia stato popolarmente collegato alla capacità della sala da ballo della signora Astor nella sua grande casa in brownstone tra il 350 della Quinta Strada e la East 34th Street (oggi occupato dall'Empire State Building),[12][13] l'esatta origine rimane sconosciuta.[14] Tuttavia, nello stesso periodo a New York c'erano altre liste che richiedevano una capienza massima di quattrocento persone, tra cui il ristorante Delmonico's e balli di gruppo locali, che possono aver contribuito alla particolare somma di quattrocento.[15]

In risposta agli elenchi concorrenti dei presunti membri della società newyorkese pubblicati dal New York World che insistevano sul fatto che la società di New York fosse, in realtà, composta da sole 150 persone,[16] McAllister parlò con il Times, confutando l'articolo del World e fornendo al giornale la "lista ufficiale", che fu pubblicata il 16 febbraio 1892.

L'elenco, che si presumeva includesse la crème de la crème della società newyorkese, era composto in gran parte da "banchieri, avvocati, broker, uomini del settore immobiliare e ferrovieri, con un redattore (Paul Dana del The New York Sun), un editore, un artista e due architetti."[7] Includeva anche un mix di cosiddetti Nobs e Swells:[17] i "Nobs" provenivano dal "vecchio denaro" (incluso gli Astor, i Goelet, i Livingston e i Van Rensselaer), mentre gli "Swells" erano rappresentanti dei nouveau riche, che gli Astor ritenevano, a malincuore, in grado di partecipare alla società educata (personificato al meglio dalla famiglia Vanderbilt).[17]

Dopo che McAllister diffuse i nomi dei Quattrocento sul New York Times, ci furono notevoli reazioni, sia contro l'idea di una lista definitiva di "società accettabile", sia contro lo stesso McAllister.[18][19] I giornali lo soprannominarono Mr. Make-a-Lister e, in combinazione con le sue memorie pubblicate nel 1890 intitolate "Society as I Have Found It",[20] lo ostracizzarono ulteriormente dalla "vecchia guardia", che valorizzava la propria privacy in un'epoca in cui i leader della società erano l'equivalente delle moderne star del cinema.[15] William d'Alton Mann, proprietario di Town Topics, una rivista di gossip, considerava suo dovere denunciare i peccati della società e criticava regolarmente i Quattrocento.[19]

Diversi anni dopo, l'autore O. Henry pubblicò la raccolta intitolata The Four Million, esprimendo la sua opinione secondo cui ogni essere umano a New York era degno di nota.[21]

Nel 2009, il Museo della città di New York ha stilato un proprio elenco, intitolato The New York City 400, di 400 movers and shakers che hanno fatto la differenza nei 400 anni di storia della città di New York dall'arrivo di Henry Hudson nel 1609. McAllister è stato "l'unica persona dei Quattrocento originali a entrare nella lista del museo."[22]

Membri nominati[modifica | modifica wikitesto]

Oltre a contenere molto meno di 400 persone, la lista di McAllister "abbondava di imprecisioni: i nomi erano scritti in modo errato o incompleto e molti coniugi erano stati omessi o inclusi sebbene fossero morti."[23] Le regole dell'epoca imponevano che "solo la figlia maggiore non sposata di una famiglia portasse il titolo di 'signorina', senza nome di battesimo", ma lui ignorò regolarmente la regola.[23]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Mrs. William Astor (Caroline Webster Schermerhorn, 1831-1908), su metmuseum.org, Metropolitan Museum of Art. URL consultato il 3 febbraio 2019.
  2. ^ (EN) Gail MacColl e Carol McD Wallace, To Marry an English Lord: Tales of Wealth and Marriage, Sex and Snobbery in the Gilded Age, Workman Publishing, 2012, ISBN 9780761171980. URL consultato il 3 febbraio 2019.
  3. ^ (EN) David Patrick Columbia, The Adventures of Tessie, in New York Social Diary, 30 agosto 2007. URL consultato il 10 settembre 2018.
  4. ^ (EN) Ward McAllister, THE ONLY FOUR HUNDRED | WARD M'ALLISTER GIVES OUT THE OFFICIAL LIST. HERE ARE THE NAMES, DON'T YOU KNOW, ON THE AUTHORITY OF THEIR GREAT LEADER, YOU UNDER- STAND, AND THEREFORE GENUINE, YOU SEE. (PDF), in The New York Times, 16 febbraio 1892. URL consultato il 26 marzo 2017.
  5. ^ (EN) Edwin G. Burrows e Mike Wallace, Gotham: A History of New York City to 1898, Oxford University Press, 1998, p. 1072, ISBN 9780199729104. URL consultato il 3 febbraio 2019.
  6. ^ a b Vanderbilt Ball – how a costume ball changed New York elite society, su MCNY Blog: New York Stories, 6 agosto 2013. URL consultato il 12 novembre 2016.
  7. ^ a b William Bryk, The Father of the Four Hundred, in The New York Sun, 9 agosto 2005. URL consultato il 3 febbraio 2019.
  8. ^ (EN) Terrence Gavan, The Barons of Newport: A Guide to the Gilded Age, Newport, Pineapple Publications, 1988, p. 27, ISBN 9780929249018. URL consultato il 3 febbraio 2019.
  9. ^ (EN) Emil R. Salvini, Hobey Baker: American Legend, Hobey Baker Memorial Foundation, 2005, p. 3, ISBN 9780976345305. URL consultato il 27 febbraio 2018.
  10. ^ (EN) Esther Crain, The Gilded Age in New York, 1870-1910, Running Press, 2016, p. 135, ISBN 9780316353687. URL consultato il 3 febbraio 2019.
  11. ^ (EN) Reneé Somers, Edith Wharton as Spatial Activist and Analyst, Routledge, 2013, p. 27, ISBN 9781135922979. URL consultato il 3 febbraio 2019.
  12. ^ (EN) Lisa A. Keister, Getting Rich: America's New Rich and How They Got That Way, Cambridge University Press, 2005, p. 36, ISBN 9780521536677. URL consultato il 20 ottobre 2017.
  13. ^ Maggie Parker, The Four Hundred: Then and Now Tony Abrams has reinvented Gilded Age society. Will you get in?, in DuJour Media. URL consultato il 22 settembre 2018.
  14. ^ (EN) William Grimes, Appetite City: A Culinary History of New York, Farrar, Straus and Giroux, 2009, p. 102, ISBN 9781429990271. URL consultato il 3 febbraio 2019.
  15. ^ a b (EN) David Patrick Columbia, The First Four Hundred, in New York Social Diary, 18 agosto 2011. URL consultato il 1º marzo 2018.
  16. ^ (EN) THE GILT-EDGED 150, Society Leaders Make Fun of McAllister's Roster. | Sarcastic Comments by Mrs. Fish and Mrs. Whitney. | He is Not Society's Arbiter, and Society Accepts No Responsibility for His Acts., in The Evening World, 17 febbraio 1892, p. 1. URL consultato il 13 febbraio 2019.
  17. ^ a b (EN) Anthony Haden-Guest, The 400 Hottest New Yorkers…of 1892, in The Daily Beast, 25 luglio 2015. URL consultato il 3 febbraio 2019.
  18. ^ (EN) Rachel Torgerson, What Was it Like to Attend One of Mrs. Astor's Gilded Age Parties in NYC?, in Gotham, 15 maggio 2015. URL consultato il 3 febbraio 2019.
  19. ^ a b Evangeline Holland, The Four Hundred, in Edwardian Promenade, 6 aprile 2009. URL consultato il 3 febbraio 2019.
  20. ^ Ward McAllister (1890) Society as I Have Found It, Cassell, New York
  21. ^ WARD M'ALLISTER DEAD; He Had Been Ill for a Week with an Attack of the Grip. THE END WAS UNEXPECTED His Condition Not Considered Serious by His Physicians Until Wednesday Morning – His Long Career as a Society Leader. (PDF), in The New York Times, 1º febbraio 1895. URL consultato il 21 ottobre 2017.
  22. ^ Sam Roberts, 400 Years and 400 Names: Museum Tweaks City A-List, in The New York Times, 8 settembre 2009. URL consultato il 3 febbraio 2019.
  23. ^ a b (EN) Jerry E. Patterson, The First Four Hundred: Mrs. Astor's New York in the Gilded Age, Random House Incorporated, 2000, pp. 207-234, ISBN 9780847822089. URL consultato il 3 febbraio 2019.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]